Spirito
«Sono questi i tempi ultimi? Sembra proprio di sì»: cardinale Burke
Il cardinale americano Raimondo Leone Burke ritiene che probabilmente stiamo vivendo nei «tempi ultimi».
«Sono questi gli ultimi tempi? Non lo so. Nostro Signore stesso ha detto che spetta al Padre prendere queste decisioni. Ma sembra proprio così, e quindi abbiamo bisogno di un forte intervento da parte di Nostro Signore», ha scritto Burke in un post X giovedì, mentre invitava le persone a unirsi a una novena di 9 mesi alla Beata Madre.
“Are these the last times? I don’t know that. Our Lord Himself said that it is for the Father to make these decisions. But it certainly seems that way, and so we need a strong intervention from Our Lord; and we’re begging Our Lady to intercede on our behalf.” Join the 9-month… pic.twitter.com/Bvoz4KQN2v
— Cardinal Burke (@cardinalrlburke) September 12, 2024
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In un post successivo di X di lunedì, il cardinale Burke ha invitato il suo pubblico a invocare l’intercessione della Vergine Maria per ottenere la grazia di essere «fedeli e coraggiosi “collaboratori nella verità’» con Cristo.
Il porporato raccontato come Nostro Signore abbia inviato la Beata Madre attraverso apparizioni per riportarci a Dio attraverso i secoli, come nel 1531, quando il «sacrificio umano» devastava il Messico e la rivolta protestante stava attaccando la Chiesa cattolica in Europa. Poi, Dio ha inviato la Madonna di Guadalupe per «portare innumerevoli cuori al suo Cuore Immacolato affinché potessero riposare nel Suo Cuore gloriosamente trafitto, trovando lì il buon ordine della Legge Divina e dell’Amore».
Il cardinale invita «ogni cattolico in America» e oltre a tornare alla Beata Madre e unirsi a lei in una novena.
Il 13 luglio, Burke ha riconsacrato l’America al Cuore Immacolato di Maria durante un evento mensile per commemorare gli anniversari delle apparizioni di Fatima, a cui hanno partecipato circa 3.000 fedeli cattolici.
Durante la sua omelia, Burke ha invitato i cattolici a prepararsi alla possibilità del martirio per essere rimasti fedeli a Cristo.
«Dobbiamo rivolgerci ogni giorno a Cristo e abbracciare il martirio bianco dell’indifferenza, del ridicolo e della persecuzione», ha dichiarato, avvertendo che «alcuni di noi potrebbero persino essere chiamati a dare la testimonianza suprema del martirio rosso, della morte nel rimanere fedeli a Cristo e al Suo piano per la nostra salvezza e la salvezza del mondo».
«Ciascuno di noi è chiamato, con Maria Immacolata, a fare la propria parte nell’opera salvifica di Cristo, secondo la nostra vocazione nella vita e i nostri doni distintivi», ha spiegato.
«Ciascuno di noi è chiamato a pregare e fare penitenza per la conversione della Russia, a compiere i primi sabati di riparazione e a recitare il Rosario, conservando nel cuore, uniti al Cuore Immacolato di Maria, tutto ciò che Nostro Signore ha detto e fatto per la nostra salvezza eterna».
«Possiamo noi, uniti nel cuore al Cuore Immacolato di Maria, custodire sempre nei nostri cuori il Mistero della Fede, affinché, con Maria, possiamo portare Cristo e la sua opera salvifica al mondo», ha pregato il prelato.
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Come riportato da Renovatio 21, Burke è stato attaccato varie volte da Bergoglio, sia perché critico del Sinodo che per la scelta di non vaccinarsi, per la quale il gesuita argentino sembra averlo preso pure in giro malvagiamente dopo l’ospedalizzazione dello statunitense. Francesco ha inoltre manovrato per togliere stipendio ed appartamento al cardinale.
Il cardinale Burke fu tra i protagonisti del convegno organizzato a Roma da Renovatio 21 nel marzo 2019 «Fede, Scienza e Coscienza», dove si trattò – prima della pandemia – del tema dei vaccini prodotti con feti abortiti.
Il video della conferenza è stato recentemente rimosso da YouTube, che ha quindi assegnato uno strike (più di cinque anni dopo…) al canale di Renovatio 21.
Renovatio 21 ha ricaricato il filmato integrale sulla piattaforma Rumble.
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Immagine da Twitter
Spirito
Nuovi cardinali: Papa Francesco affronta la tentazione del conclave
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Geopolitica
Bergoglio incontra privatamente Zelens’kyj
Bergoglio ha incontrato in Vaticano il presidente ucraino Volodymyr Zelens’kyj, segnando il loro terzo incontro da maggio 2023.
Venerdì mattina presto, il grande corteo di Zelensky lo ha condotto attraverso Roma per un’udienza privata con Papa Francesco.
La visita, durata 35 minuti, era stata annunciata dal Vaticano il 9 ottobre. È il secondo incontro di persona tra Francesco e Zelens’kyj quest’anno: si erano già incontrati durante l’evento del G7 ospitato dall’Italia a giugno.
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In una leggera deviazione dai normali dettagli sommari rilasciati dal Vaticano sulle visite dei capi di stato, il comunicato stampa riguardava solo la conversazione di Zelensky con il Segretario di Stato vaticano, il cardinale Pietro Parolin, e il ministro degli esteri, l’arcivescovo Richard Gallagher. Non sono stati forniti dettagli sulla conversazione del Bergoglio con lo Zelens’kyj.
«I colloqui in Segreteria di Stato sono stati dedicati allo stato della guerra e alla situazione umanitaria in Ucraina, nonché alle vie che potrebbero metterle fine, portando ad una pace giusta e stabile nel Paese» si legge nel comunicato stampa della Santa Sede. «Inoltre, sono state esaminate anche alcune questioni relative alla vita religiosa nel Paese».
Dopo l’incontro, il presidente ucraino ha pubblicato online che «la questione del rientro a casa del nostro popolo dalla prigionia è stata il tema principale del mio incontro con Papa Francesco».
«Contiamo sull’assistenza della Santa Sede per aiutare a riportare indietro gli ucraini fatti prigionieri dalla Russia», ha aggiunto.
For all of us in Ukraine, the issue of captured and deported people remains incredibly painful. These are adults and children, many civilians who are now held in prisons and camps in Russia.
Yesterday, it was reported that Ukrainian journalist Viktoria Roshchyna died in Russian… pic.twitter.com/9AECwB6ncY
— Volodymyr Zelenskyy / Володимир Зеленський (@ZelenskyyUa) October 11, 2024
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Sono degne di nota le discussioni di Zelens’kyj con Parolin e Gallagher sulla vita religiosa in Ucraina, poiché la religione ha rappresentato un importante elemento latente dell’attuale conflitto nella regione.
Come riportato da Renovatio 21, il regime di Kiev sta perseguitando la Chiesa Ortodossa Ucraina canonica (UOC), arrestando e condannando i suoi preti e vescovi, privandoli della cittadinanza, proibendo le preghiore in russo, assediando con i militari i luoghi di culto facendoli sgombrare dall’antico monastero della Lavra. Bergoglio aveva in passato fatto un timido appello per i monaci di Kiev, a quanto pare inascoltato, o sommerso dalle velleità diplomatiche della nuova Santa Sede, che pure in assenza dell’antico prestigio e potere diplomatico, vorrebbe portare Mosca e Kiev ad un negoziato, ricevendo plateali porte in faccia pure quando ospita Zelens’kyj presso il Sacro Palazzo.
Ad agosto, papa Francesco aveva condannato pubblicamente la decisione del governo Zelens’kyj di vietare le attività della Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Mosca (UOC) nel Paese, accusata dal governo ucraino di essere un mezzo utilizzato dalla Russia per spiare il Paese.
In precedenza, l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani (OHCHR) aveva criticato il governo ucraino per aver fatto irruzione nelle proprietà della Chiesa ortodossa ucraina e per aver arrestato alcuni membri del suo clero a causa dei precedenti legami ufficiali della chiesa con il Patriarcato di Mosca.
Poi, nel dicembre 2023, l’ufficio comunicazioni della Chiesa greco-cattolica ucraina (UGCC) ha riferito che le autorità russe hanno vietato la chiesa nella regione occupata di Zaporizhzhia. I russi avrebbero anche vietato i Cavalieri di Colombo e l’organizzazione Caritas cattolica.
Parlando con Bergoglio all’inizio di questa settimana, alla vigilia della visita di Zelens’kyj, l’arcivescovo maggiore di Kiev, monsignor Sviatoslav Shevchuk, ha informato il pontefice sulla situazione attuale in Ucraina. Ha aggiunto che Zelens’kyj considera il papa una «voce e un’autorità morale globale», forse dimenticando gli insulti fatti piovere da un consigliere del presidente ucraino sul vertice della Chiesa cattolica e sul cristianesimo tutto qualche mese fa: Mikhailo Podolyak è arrivato a definire il papa uno «strumento della propaganda russa» che «ingannerrebbe l’Ucraina».
Va ricordatoBergoglio aveva pure baciato pubblicamente, durante un’udienza dello scorso anno, la bandiera di una «centuria» del golpe di Maidan.
Tornando dal viaggio apostolico a Budapest, dove Bergoglio aveva incontrato il metropolita ortodosso Ilarione, religioso di vedute moderniste (e sfrenatamente vacciniste) allontanato dalla gerarchia centrale del Patriarcato di Mosca, aveva millantato ai giornalisti chissà quali manovre dietro le quinte per risolvere il conflitto in corso. All’epoca ci sembrarono vanterie e fandonie improvvisate, e non possiamo ora che confermare la nostra impressione.
Ci fu poi la visita, fatta in maglioncino con simboli banderisti, di Zelens’kyj presso la Santa Sede nel suo tour romano, dove ha potuto abbracciare la Meloni, Mattarella e Bruno Vespa. Dal papa, ricorderete tutti, Zelens’kyj si contraddistinse per una boria inflessibile, al punto che, come mostrato dalle TV, contrariamente ad ogni protocollo, si sedette prima che lo facesse il pontefice che lo ospitava. In pratica, l’intera operazione era una grande porta sbattuta di persona dal vertice di Kiev in faccia alle ambizioni diplomatiche del papato.
Attualmente è impegnato in un tour di 48 ore nelle capitali europee e tra i leader politici nazionali, dopo aver incontrato il primo ministro britannico Keir Starmer con il nuovo segretario generale della NATO Mark Rutte, il presidente francese Emmanuel Macron e il primo ministro italiano Giorgia Meloni.
La Santa Sede è stata coinvolta in missioni diplomatiche che cercano di realizzare la pace nell’attuale guerra tra Russia e Ucraina. Dal 2023, tali sforzi sono stati guidati pubblicamente dal cardinale Matteo Zuppi, presidente della conferenza episcopale italiana, con praticamente nessun risultato, se non l’umiliazione della comprensione che la diplomazia vaticana, un tempo tanto potente, ora non vale più nulla..
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Grazie a questi sforzi è stato effettuato più di una volta uno scambio di prigionieri; in particolare la Santa Sede ha chiesto alla Russia di restituire i bambini all’Ucraina.
A luglio, il cardinale Parolin aveva visitato Zelens’kyj in Ucraina. Parolin, che ha guidato la posizione diplomatica della Santa Sede sull’Ucraina a livello internazionale più ampio, in forum come l’ONU, ha costantemente ribadito la richiesta del Papa di dialogo e pace nella regione.
Renovatio 21, piuttosto in solitaria, ha fatto notare il caso di un sacerdote greco-cattolico ucraino, quindi in comunione con Roma e Bergoglio, sia stato attaccato e costretto a scusarsi per essersi permesso una preghiera Dio per la pace durante un’omelia. Al momento, per questa grave violazione della libertà religiosa di un sacerdote cattolico, non una parola è stata detta dal Vaticano.
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Spirito
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