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Cina

Si prepara la guerra nucleare per Taiwan

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Renovatio 21 pubblica questo articolo di Réseau Voltaire. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.

 

 

Le reazioni ufficiali al Patto Australia-Regno Unito-Stati Uniti (AUKUS) vertono unicamente sulla risoluzione del contratto di fornitura di armamenti fra Australia e Francia. Ma per quanto disastrose siano, le ripercussioni sui cantieri navali sono solamente il portato collaterale di un rovesciamento di alleanze in vista di una guerra contro la Cina.

 

 

 

L’annuncio del Patto Australia-Regno Unito-Stati Uniti (A-UK-US) (1) ha provocato un terremoto nella regione dell’Indo-Pacifico.

 

Non v’è dubbio: Washington si prepara a uno scontro a lungo termine con la Cina.

 

Fin a ora il dispiegamento occidentale, finalizzato a contenere politicamente e militarmente la Cina, aveva coinvolto Stati Uniti e Regno Unito, nonché Francia e Germania. Oggi invece gli europei sono messi da parte. Domani la zona sarà controllata dai Quad+ (Stati Uniti, Regno Unito, Australia, India e Giappone). Washington prepara una guerra entro uno o due decenni.

 

Non v’è dubbio: Washington si prepara a uno scontro a lungo termine con la Cina.  Washington prepara una guerra entro uno o due decenni

Se Francia e Germania non sono state consultate − e neppure avvisate prima del pubblico annuncio del mutamento di strategia − altri Paesi, come l’Indonesia, sono stati invece avvertiti. Il dispositivo dovrebbe andare in scena la prossima settimana, a Washington.

 

Se è logico che Londra e Washington si appoggino a Canberra piuttosto che a Parigi − visto che l’Australia è membro dei Cinque Occhi, cui la Francia è solo associata − la discesa in campo del Giappone, e soprattutto dell’India, mette fine a un lungo periodo d’incertezza.

 

Più sconcertante il ruolo assegnato alla Germania, che potrebbe unirsi ai Cinque Occhi (2), ma non entrare nei Quad; ossia entrare nel sistema di spionaggio delle telecomunicazioni, ma non partecipare all’azione militare.

 

 

Alleanze stravolte

La nuova situazione costringe tutte le alleanze a riposizionarsi.

 

L’A-NZ-US, alleanza fra Australia, Nuova Zelanda e Stati Uniti, non funziona più dal 1985 ed è stata definitivamente archiviata dopo che la Nuova Zelanda ha adottato una politica di disarmo nucleare e, conseguentemente, rifiutato l’ingresso nei propri porti a navi con armi nucleari o a propulsione nucleare.

 

Siccome gli Stati Uniti si sono rifiutati di svelare questi «dettagli» sulle proprie navi, nei porti neozelandesi non sono più entrate navi da guerra USA. Anche i futuri sottomarini australiani ne saranno banditi.

 

Per il momento l’Unione Europea non ha reagito. La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen − che proprio il giorno dell’annuncio dell’AUKUS pronunciava il discorso sullo stato dell’Unione (3) − è rimasta impietrita: mentre parlava della nuova strategia europea nella zona dell’Indo-Pacifico, gl’inglesi della Brexit le giocavano un tiro mancino: non solo l’Unione Europea non è una potenza militare, addirittura i Paesi membri che lo sono non avranno più voce in capitolo.

 

Non solo l’Unione Europea non è una potenza militare, addirittura i Paesi membri che lo sono non avranno più voce in capitolo

La NATO è ammutolita: ambiva estendersi nella regione dell’Indo-Pacifico e ora le è chiaro che non sarà della partita.

 

Nemmeno l’ASEAN ha reagito, ma l’Indonesia, ove ha sede il segretariato generale, ha già manifestato la propria delusione.

 

Come l’ANZUS e la UE, anche l’Associazione delle Nazioni del Sud-Est Asiatico era stata concepita durante la guerra fredda per contenere il blocco comunista, ma in seguito ha cambiato natura. A differenza della UE − diventata una burocrazia sovranazionale − per l’influenza dei Paesi non allineati, l’ASEAN aspira a formare una vasta zona di libero-scambio che includa la Cina. Numerosi intellettuali indonesiani hanno immediatamente denunciato che l’AUKUS significa affossamento delle speranze di pace.

 

Cina e Russia, i principali nemici degli anglosassoni, non hanno ancora reagito. Diversamente dagli occidentali, questi Paesi non annunciano intenzioni, comunicano decisioni già prese e messe in atto.

 

Parlando soltanto a proprio nome, la Cina s’è indignata della mentalità anglosassone che vuole formare alleanze più vaste e potenti possibili, senza tenere conto delle peculiarità dei Paesi coinvolti.

 

La NATO è ammutolita: ambiva estendersi nella regione dell’Indo-Pacifico e ora le è chiaro che non sarà della partita.

Non si tratta di furbizia mediatica: i cinesi mettono tutti i Paesi sullo stesso piano, ciascuno con le proprie peculiarità. Per esempio, quando il presidente Xi ha incontrato i dirigenti europei, ha passato più tempo a Monaco che in alcuni Paesi dell’Unione Europea.

 

Facendo seguire alle parole i fatti, l’indomani dell’annuncio della costituzione dell’AUKUS la Cina ha depositato una richiesta ufficiale di adesione all’Accordo Globale e Progressivo di Partenariato Trans-Pacifico (CPTPP), ossia all’organizzazione nata dal progetto del presidente Obama di partenariato trans-Pacifico. La concomitanza dei due fatti è ufficialmente fortuita. Di fatto però Beijing è aperta a scambi economici senza distinguo, Washington invece propone la guerra.

 

 

Lo spettro nucleare

Fino a ora, e probabilmente tuttora, gli Stati Uniti ritengono che possedere navi a propulsione nucleare apra rapidamente la via alla costruzione di bombe atomiche. Per questa ragione hanno offerto la tecnologia di propulsione nucleare solo all’alleato britannico.

 

Costruire sottomarini a propulsione nucleare prelude all’accesso dell’Australia al club delle potenze atomiche

Di conseguenza − checché ne dicano gli australiani − costruire sottomarini a propulsione nucleare prelude all’accesso dell’Australia al club delle potenze atomiche. La guerra contro la Cina sarà una guerra nucleare (4).

 

Sotto questo aspetto, l’ingresso del Giappone nei Quad dopo Hiroshima e Nagasaki è un ardimento.

 

Fin qui solo i cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite disponevano di sottomarini a propulsione nucleare. Ora l’India è il sesto Paese e l’Australia dovrebbe diventare il settimo.

 

Siccome gli Stati Uniti non possono più fare i loro discorsi sulle tecnologie nucleari a doppio uso, non possono nemmeno più affermare che le ricerche nucleari iraniane sono a scopo militare. Questo dovrebbe aprire la porta a una cooperazione esplicita tra Washington e Teheran, immediatamente anticipata da Israele (5).

 

 

Il declassamento degli Europei

Chi più di ogni altro fa le spese di questa nuova architettura è la Francia, che perde il proprio statuto di potenza globale, benché mantenga il seggio di membro permanente al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.

 

L’arretramento di Parigi era prevedibile sin dal 2009, quando la Francia mise le proprie forze armate sotto il comando statunitense, in seno al Comando Integrato della NATO.

 

Siccome gli Stati Uniti non possono più fare i loro discorsi sulle tecnologie nucleari a doppio uso, non possono nemmeno più affermare che le ricerche nucleari iraniane sono a scopo militare

Non sono più in grado di proteggere l’intero territorio francese, ma spediscono soldati a difendere gli interessi USA in Africa. Infatti, gli Stati Uniti non sono ancora riusciti a dispiegare l’AfriCom sul continente nero, sicché utilizzano truppe terrestri francesi inquadrate dal loro sistema di controllo aereo.

 

Parigi ha reagito… annullando una serata di gala dell’ambasciata francese negli Stati Uniti.

 

Nelle ore precedenti l’annuncio dell’AUKUS, il Quai d’Orsay (ministero degli Esteri, ndt) ha chiesto spiegazioni urgenti al dipartimento di Stato statunitense; alla fine, è giunto alla conclusione che l’Australia gli avesse deliberatamente nascosto il disegno i cui istigatori erano gli Stati Uniti.

 

Parigi ha perciò richiamato i propri ambasciatori di Canberra e Washington.

 

Chi più di ogni altro fa le spese di questa nuova architettura è la Francia, che perde il proprio statuto di potenza globale, benché mantenga il seggio di membro permanente al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.

La Francia ha deciso di reagire all’annullamento da parte degli australiani del contrato del secolo. L’accordo di 90 miliardi di dollari è però poca cosa rispetto a quanto c’è in gioco e alle perdite reali.

 

Parigi è rimasta ancor più sbalordita perché credeva di aver stabilito una relazione privilegiata con Londra: erano in corso negoziati segreti per lo spostamento della base dei sottomarini britannici a propulsione nucleare (Trident) in Francia, in caso di secessione della Scozia (6).

 

La Francia può consolarsi constatando che il suo declassamento avviene in un contesto di regressione generale di tutti i Paesi europei.

 

Il fatto che la Germania possa eventualmente uscirne meno malconcia è di secondaria importanza: dalla seconda guerra mondiale, Berlino è autorizzata a essere potenza economica ma non potenza politica globale.

 

La Francia non è soltanto un territorio europeo. È anche una costellazione di territori sparsi ovunque nel mondo, che la dota del secondo dominio marittimo mondiale, dopo gli Stati Uniti. Nella regione dell’Indo-Pacifico possiede i dipartimenti della Réunion e della Mayotte, Collettività della Nuova Caledonia e della Polinesia francese, del Territorio di Wallis e Futuna, delle Terre Australi e Antartiche Francesi (TAAF). Luoghi in cui risiedono 1,6 milioni di cittadini francesi.

 

La Francia ha deciso di reagire all’annullamento da parte degli australiani del contrato del secolo. L’accordo di 90 miliardi di dollari è però poca cosa rispetto a quanto c’è in gioco e alle perdite reali.

La Francia è perciò una potenza della regione dell’Indo-Pacifico; a tale titolo s’è offerta di favorirvi gli interessi dei partner dell’Unione Europea, che ha badato a tenere fuori dalla rivalità strategica USA-Cina.

 

La Francia è membro della Commissione dell’Oceano Indiano, partecipa ai vertici dei ministri della Difesa dell’ASEAN, al suo coordinamento di polizia e d’intelligence (ASEANAPOL); dovrebbe anche aderire a breve alla Cooperazione Regionale contro la Pirateria (RECAAP).

 

Sicché la Francia − che assumerà la presidenza del Consiglio Europeo nel primo semestre 2022 − si proponeva di fare dell’uso del proprio radicamento nella regione una delle poste in gioco dell’Unione Europea.

 

 

Taiwan, il pomo della discordia

Tutti sanno che gli isolotti del Pacifico rivendicati dalla Cina non saranno occasione di futura guerra: infatti nessuno degli altri Paesi che li reclama lo auspica e la storia dà ragione a Beijing. Ma Taiwan è questione totalmente diversa.

 

Mao Zedong unificò la Cina sconfiggendo uno dopo l’altro tutti i Signori della guerra che se n’erano spartiti il territorio. Si riprese anche il Tibet, che aveva fatto secessione e si era alleato con Chiang Kai-shek e gli Occidentali. Fallì però con Formosa, dove Chiang si era insediato instaurandovi un regime che si trasformò gradualmente, passando da un’implacabile dittatura a una certa forma di democrazia, Taiwan.

 

La Francia può consolarsi constatando che il suo declassamento avviene in un contesto di regressione generale di tutti i Paesi europei

Il Patto AUKUS sembra concepito per accorrere in aiuto a Taiwan, qualora la Cina tentasse di riprenderla con la forza.

 

Il generale sir James Hockenhull, comandante dell’intelligence militare di Sua Maestà, ha confermato che le forze armate britanniche reclutavano agenti asiatici. L’ex primo ministro, Theresa May, ha tirato un sasso nello stagno chiedendo alla Camera dei Comuni se il Patto preveda l’ingresso in guerra qualora la Cina tentasse di recuperare Taiwan

 

Nel vertice del G7 dello scorso giugno a Carbis Bay il Giappone era riuscito a imporre un sostegno indefettibile a Taiwan. Ma è stato proprio durante questo summit che, dietro le quinte, Joe Biden, Scott Morrison e Boris Johnson hanno suggellato le basi del Patto.

 

Per poter rispondere alla domanda di May bisognerebbe poter leggere per intero il testo dell’AUKUS, compresi gli eventuali annessi segreti. Ma per il momento non si ha in mano nulla, bisogna accontentarsi dei comunicati stampa.

 

Il Patto AUKUS sembra concepito per accorrere in aiuto a Taiwan, qualora la Cina tentasse di riprenderla con la forza

Tutt’al più si sa che l’AUKUS si basa su una cooperazione molto ampia in materia di armamenti.

 

Non si tratta soltanto di dotare di sottomarini a propulsione nucleare l’Australia, ma di fornirle anche missili Tomahawks e Hornet, nonché di farla partecipare alle ricerche sui missili ipersonici, in grado di rivaleggiare con i missili nucleari russi.

 

 

Thierry Meyssan

 

NOTE

(1) «Biden, Morrison & Johnson Announcing the Creation of AUKUS», by Boris Johnson, Joseph R. Biden Jr., Scott Morrison, Voltaire Network, 15 settembre 2021.

(2) «I Cinque Occhi diventeranno Nove Occhi», Traduzione Rachele Marmetti, Rete Voltaire, 6 settembre 2021.

(3 «Discours 2021 sur l’état de l’Union européenne» di Ursula von der Leyen, Réseau Voltaire, 15 settembre 2021.

(4) «Joe Biden apprendista stregone nucleare», di Manlio Dinucci, Il Manifesto (Italia) , Rete Voltaire, 21 settembre 2021.

(5) «Israele riconosce la validità della diplomazia USA nei confronti dell’Iran», Traduzione Rachele Marmetti, Rete Voltaire, 15 settembre 2021.

(6) «UK draws up plan to shift Trident subs abroad if Scotland secedes», Sebastain Payne & Hellen Warren, Financial Times, 2 settembre, 2021.

 

 

 

 

Articolo ripubblicato su licenza Creative Commons CC BY-NC-ND

 

 

 

La traduzione italiana del libro è disponibile in versione cartacea.

 

Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.

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Cina

Litio, gli USA accusano la Cina di concorrenza sleale

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Un alto funzionario statunitense ha affermato che la Cina sta fornendo litio in eccesso al mercato globale e sta abbassando i prezzi per assicurarsi una posizione dominante nella fornitura di questo metallo essenziale. Lo riporta l’agenzia Reuters.

 

José Fernández, sottosegretario per la crescita economica, l’energia e l’ambiente del Dipartimento di Stato americano, ha fatto queste affermazioni lunedì sera durante una visita in Portogallo, il più grande produttore di litio in Europa.

 

Fernandez ha dichiarato durante un briefing che la Cina sta producendo molto più litio «di quanto il mondo necessiti oggi, di gran lunga».

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«Questa è una risposta intenzionale della Repubblica Popolare Cinese a ciò che stiamo cercando di fare» con l’Inflation Reduction Act, ha detto Fernandez. «Si impegnano in prezzi predatori… (essi) abbassano i prezzi finché la concorrenza non scompare. Questo è ciò che sta accadendo», ha affermato.

 

La Cina è il terzo produttore mondiale di litio, dopo Cile e Australia. Viene utilizzato per realizzare batterie essenziali per l’elettronica di consumo e i veicoli elettrici. Il litio è considerato un «pilastro per l’economia libera dai combustibili fossili» dall’ONU, in quanto si prevede che diventerà il modo principale per immagazzinare energia nelle reti elettriche pulite del futuro.

 

Tuttavia, il costo del litio è crollato di oltre l’80% nell’ultimo anno, in gran parte a causa della sovrapproduzione cinese e del rallentamento della domanda di auto elettriche.

 

Il Fernandez ha affermato che il prezzo basso «limita la nostra capacità di diversificare le nostre catene di fornitura su vasta scala globale», affermando inoltre che danneggia Paesi come il Portogallo che hanno bisogno di investimenti per sviluppare queste industrie.

 

L’UE, che riceve il 97% del litio per batterie dalla Cina, punta ad aumentare l’attività di estrazione per spezzare la morsa del paese asiatico sul mercato.

 

A luglio, il blocco ha imposto tariffe elevate sui veicoli elettrici importati dalla Cina a seguito di un’indagine anti-sovvenzioni. Bruxelles ha affermato che stava cercando di arginare l’ondata di EV a basso prezzo dalla superpotenza economica asiatica per proteggere i propri produttori.

 

La manovra dell’UE segue l’aumento dei dazi sui veicoli elettrici cinesi deciso da Washington a maggio dal 25% al ​​100%.

 

Pechino ha affermato che queste azioni violano le regole del commercio globale, presentando un reclamo al WTO per ciò che ha definito i requisiti «discriminatori» di Washington per i sussidi ai veicoli elettrici. Ha inoltre avviato indagini sulle importazioni europee di brandy, latticini e prodotti a base di carne di maiale.

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Martedì, il Ministero del Commercio cinese ha annunciato tariffe provvisorie sul brandy proveniente dall’UE.

 

Sembrerebbe montare, insomma, una «guerra commerciale» anche tra Bruxelles e Pechino.

 

Come riportato da Renovatio 21, in settimana Mercedes Benz aveva denunciato le sanzioni della Commissione Europea sui veicoli elettrici cinesi come lesivi dell’automotive tedesco.

 

Come riportato da Renovatio 21, la cosiddetta geopolitica del litio è un fenomeno che sta segnando profondamente questo decennio e con probabilità i prossimi a venire.

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Cina

App cattolica rimossa dall’AppStore cinese

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Hallow, una delle applicazioni di preghiera più popolari sull’AppStore, non può più essere scaricata in Cina, dopo che i suoi contenuti sono stati dichiarati «illegali» dai Mandarini Rossi. Una decisione che indica un certo nervosismo del regime cinese di fronte alla crescita del cristianesimo spesso visto come una minaccia per il regime in carica.   Hallow rappresenta, secondo il suo ideatore Alex Jones, 18 milioni di download in più di 150 Paesi, 500 milioni di preghiere, 200.000 recensioni a «cinque stelle». Questo strumento dedicato alla trasmissione delle preghiere cattoliche è addirittura diventato l’applicazione numero uno nell’AppStore sei anni dopo il suo lancio nel 2018, e finora tollerato dalle autorità cinesi.   Ma la storia si complica nel primo trimestre del 2024, quando il saggista George Weigl viene avvicinato da Alex Jones che gli chiede di poter trasmettere alcuni passaggi della sua biografia su Papa Giovanni Paolo II, con l’aiuto di Jim Caviezel, attore e regista divenuto un’icona del cattolicesimo in America.

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Così verrà trasmessa nell’estate del 2024 la serie Giovanni Paolo II Testimone della Speranza, arricchita dalle meditazioni guidate da mons. James Shea, presidente della Holy University-Marie de Bismarck (Nord Dakota, Stati Uniti).   Unico lato negativo, ma significativo per il regime comunista cinese: la serie evoca il ruolo del papa polacco nel crollo del comunismo nel suo Paese, con le conseguenze che conosciamo in Europa. Tanto da spaventare i censori fedeli al pensiero del Grande Timoniere, che si sono affrettati a dichiarare il contenuto «illecito» e si sono affrettati a bloccare l’applicazione a partire dal 15 luglio.   «Continueremo a cercare di servire i nostri fratelli e sorelle in Cristo Gesù che sono in Cina nel miglior modo possibile attraverso il nostro sito e i contenuti dei nostri social media, e soprattutto con le nostre preghiere», ha detto Alex Jones alla Catholic News Agency, astenendosi dal dire cautela dal commentare le ragioni del ritiro della sua domanda.   L’atteggiamento delle autorità cinesi rivela una certa eccitazione? È quanto sostiene George Weigl dalle colonne del National Catholic Register: «I controlli sociali sempre più invadenti del regime mostrano una popolazione più spaventata che entusiasta per il modello sociale promosso da Xi Jinping».

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«Il dinamismo della democrazia di Taiwan è un rimprovero vivente all’affermazione secondo cui i cinesi possono essere governati solo in modo autocratico. E nonostante la repressione e la persecuzione, il cristianesimo cinese continua a crescere, anche se il regime stringe la sua presa su di esso», sottolinea il saggista.   Per non parlare della depressione economica che regna in Cina, dove gli operatori economici esitano a investire, della crisi immobiliare che dura da tre anni, dell’innalzamento dell’età pensionabile: tanti temi che potrebbero mettere in discussione la legittimità e la governance del Partito Comunista Cinese.   Da parte di Santa Marta il tono è più ottimista. Sull’aereo che lo riportava da Singapore, il 12 settembre, il Papa ha dichiarato: «Sono soddisfatto del dialogo con la Cina. Il risultato è buono. (…) È un grande Paese, ammiro la Cina, la rispetto. È un Paese che ha una cultura antica, una capacità di dialogo per comprendere se stesso, che va oltre i diversi sistemi di governo che ha conosciuto». Ma anche in diplomazia il metodo Coué [autosuggestione terapeutica, ndt] ha i suoi limiti…   Articolo previamente apparso su FSSPX.news.

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Cina

Taiwan annuncia che riconoscerà i matrimoni omosessuali che coinvolgono cittadini della Cina comunista

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Il Consiglio per gli Affari Continentali (MAC) di Taiwan ha dichiarato che le «coppie» omosessuali taiwanesi-cinesi possono registrare legalmente i loro «matrimoni» nel paese, un riconoscimento senza precedenti di tali unioni attraverso lo stretto.

 

Il termine «attraverso lo stretto» si riferisce alle relazioni politiche tra Cina e Taiwan, separate da poco più di un braccio di mare.

 

Da qualche tempo l’isola di Formosa è il campo di battaglia tra i sostenitori della famiglia e i sostenitori dell’agenda LGBT, essendo il primo posto in Asia a riconoscere i «matrimoni» tra persone dello stesso sesso nel 2019, in seguito a una sentenza della Corte costituzionale del 2017.

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«D’ora in poi, le coppie dello stesso sesso potranno essere soggette alle regole delle coppie eterosessuali», ha dichiarato il 19 settembre Liang Wen-chieh, portavoce del MAC di Taiwan.

 

Le «coppie» omosessuali transfrontaliere dovranno prima sposarsi legalmente in uno dei 35 paesi che riconoscono tali «matrimoni». Una volta depositato il certificato e gli altri documenti, «le agenzie competenti condurranno interviste con la coppia», ha riferito UCA News.

 

«Solo dopo aver superato il colloquio alla frontiera possono entrare nel paese per registrare i loro matrimoni. Questo è il nostro attuale principio per i matrimoni tra due Paesi», ha aggiunto Liang.

 

Attualmente, secondo il sito web del Dipartimento di registrazione delle famiglie del Ministero degli Interni di Taiwan (MOI), sono circa 35 i paesi che riconoscono i «matrimoni» omosessuali, tra cui Stati Uniti, Regno Unito, Canada e Australia.

 

In seguito alla recente dichiarazione, «il governo sostiene il principio di trattare equamente il matrimonio tra persone dello stesso sesso e quello eterosessuale», ha affermato Liang.

 

Per quanto riguarda la possibilità di un partner omosessuale cinese di ottenere un documento d’identità taiwanese, Liang ha affermato che l’esito dipenderà dall’atteggiamento della Cina nei confronti del «matrimonio» tra persone dello stesso sesso, che attualmente non è riconosciuto nella Cina continentale.

 

«La nostra attuale regolamentazione è che se riconosciamo il tuo matrimonio, puoi richiedere la residenza (a Taiwan) e, dopo aver completato la procedura, puoi richiedere la residenza permanente», ha affermato Liang.

 

Tuttavia, nella fase finale della procedura per ottenere i documenti d’identità taiwanesi, i «coniugi» cinesi omosessuali devono annullare la registrazione della loro famiglia in Cina, ha ribadito il portavoce taiwanese.

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L’8 agosto, l’Alta Corte amministrativa di Taipei ha decretato che una coppia omosessuale di due Paesi «sposata» negli Stati Uniti dovrebbe essere trattata come una coppia eterosessuale sposata, compresa la possibilità di richiedere la residenza a Taiwan, ha affermato Liang. «Dopo le discussioni tra le agenzie governative competenti, abbiamo deciso di rispettare la sentenza del tribunale amministrativo».

 

Nel 2018, il popolo di Taiwan ha votato contro il riconoscimento dei «matrimoni» tra persone dello stesso sesso in una serie di referendum, ma alla fine ha visto comunque la pratica legalizzata.

 

Come riportato da Renovatio 21, l’anno passato Taiwan cinque anni fa aveva iniziato la legalizzazione di utero in affitto e matrimonio omosessuale. L’anno passato il governo di Formosa aveva consentito l’adozione dei bambini alle coppie omofile.

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