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Raid USA contro gli Houthi in Yemen. Trump: «l’inferno» se non smetteranno di interrompere la navigazione

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Decine di persone sono state uccise o ferite dopo che gli Stati Uniti hanno lanciato una massiccia campagna di attacchi aerei contro i militanti Houthi dello Yemen, con il presidente Donald Trump che ha osservato personalmente lo svolgimento dell’operazione.

 

Gli attacchi hanno colpito lo Yemen poco dopo che Trump ha annunciato sabato un’«azione militare decisa e potente» contro gli Houthi, avvertendo che «l’inferno si abbatterà» su di loro se non smetteranno di attaccare gli interessi degli Stati Uniti e di interrompere la navigazione commerciale internazionale nella regione.

 

Almeno 13 civili sono stati uccisi nella capitale dello Yemen, Sanaa, mentre altri dieci, tra cui quattro bambini e una donna, hanno perso la vita in un attacco statunitense sulla provincia settentrionale di Saada, secondo il Ministero della Salute gestito dagli Houthi. Circa due dozzine di altre persone sono rimaste ferite.

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«Il 15 marzo, il Comando Centrale degli Stati Uniti ha avviato una serie di operazioni consistenti in attacchi di precisione contro obiettivi Houthi sostenuti dall’Iran in tutto lo Yemen per difendere gli interessi americani, scoraggiare i nemici e ripristinare la libertà di navigazion», ha affermato il Comando Centrale degli Stati Uniti (CENTCOM) in una breve dichiarazione, senza specificare gli obiettivi degli attacchi.

 

 

Il CENTCOM ha condiviso video di attacchi aerei contro gli Houthi.

 


L’ufficio politico degli Houthi ha condannato l’attacco definendolo un «crimine di guerra», affermando che «le nostre forze armate yemenite sono pienamente pronte a rispondere all’escalation con un’escalation».

 

Secondo la TV yemenita Al Masirah, l’attacco a Saada ha preso di mira una centrale elettrica fondamentale, provocando un’interruzione di corrente.

 

Washington ha «informato» Mosca dei suoi attacchi nello Yemen, secondo il Dipartimento di Stato americano, che ha annunciato che il Segretario di Stato Marco Rubio ha parlato con il Ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov in mattinata.

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«Il Segretario ha informato la Russia delle operazioni di deterrenza militare degli Stati Uniti contro gli Houthi sostenuti dall’Iran e ha sottolineato che i continui attacchi degli Houthi contro le navi militari e commerciali statunitensi nel Mar Rosso non saranno tollerati», ha affermato il dipartimento in un comunicato .

 

Non è chiaro se la chiamata sia avvenuta prima o dopo che il presidente Trump avesse ordinato gli attacchi.

 

La Casa Bianca ha pubblicato foto del comandante in capo degli Stati Uniti mentre osserva gli attacchi in Yemen mentre indossa un cappello con la scritta «Make America Great Again».

 

 

 

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I raid angloamericani contro postazioni Houthi non sono una novità.

 

Come riportato da Renovatio 21, ancora tre mesi fa, sotto la precedente amministrazione forze aeree USA e britanniche avevano colpito obiettivi Houthi in Yemen.

 

Come riportato da Renovatio 21, gli Houthi hanno subito nelle scorse settimane anche bombardamenti da parte di Israele, obiettivo a sua volta di missili del gruppo sciita.

 

Come riportato da Renovatio 21, settimane fa gli Houthi hanno abbattuto l’ottavo drone statunitense MQ-9 Reaper. Avevano tirato giù un Reaper già tre mesi fa. Il mese scorso una petroliera battente bandiera greca che attraversava il Mar Rosso ha preso fuoco a seguito di attacchi nei pressi di un porto yemenita controllato dai ribelli sciiti.

 

A marzo gli Houthi avevano fatto circolare la voce secondo la quale la milizia sciita avrebbe effettuato con successo un volo di prova di un missile ipersonico e si stava preparando ad aggiungerlo al suo arsenale.

 

Come riportato da Renovatio 21, quattro mesi fa il Corpo delle Guardie Rivoluzionarie Islamiche dell’Iran (IRGC) – i cosiddetti pasdaran, considerati alleati degli Houthi – ha presentato un nuovo missile ipersonico durante una cerimonia tenutasi a Teheran alla presenza del leader supremo, l’Ayatollah Ali Khamenei.

 

Spedizioni e commerci nel Mar Rosso hanno subito in questi mesi un crollo sino al -90%.

 

Vi è inoltre preoccupazione per la possibilità che gli Houthi trancino i cavi sottomarini di internet, con alcuni che sostengono che il blackout di rete mondiale di otto mesi fa fosse legato proprio ad un sabotaggio da parte del movimento yemenita.

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Geopolitica

Europa e Gran Bretagna preparano il blocco navale della Russia: parla il consigliere di Putin

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L’UE e il Regno Unito si stanno preparando a imporre un blocco navale alla Russia, ha affermato l’alto collaboratore del presidente russo Vladimir Putin Nikolaj Patrushev. Lo riporta il giornale russo Kommersant.   L’alto funzionario russo ha avvertito che Mosca dispone di una flotta sufficientemente potente da rispondere a qualsiasi mossa del genere.   In un’intervista pubblicata lunedì, Patrushev, che presiede il Consiglio marittimo russo, un organismo che supervisiona la politica nazionale in questo settore, ha affermato che Mosca sta affrontando crescenti minacce e sfide in mare nel contesto delle crescenti tensioni geopolitiche.   «L’Occidente nel suo insieme non nasconde più la sua intenzione di espellere le nostre navi dai mari, mentre i piani di sanzioni valutati, ad esempio, dagli inglesi e da alcuni membri dell’UE assomigliano sempre più a un blocco marittimo», ha affermato.

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Patrushev ha avvertito che queste misure «incontreranno una risposta adeguata e proporzionata» da parte di Mosca. «Se gli strumenti diplomatici o legali non entreranno in vigore, la sicurezza della navigazione russa sarà garantita dalla nostra Marina. Le teste calde di Londra o Bruxelles devono capirlo chiaramente», ha affermato.   Il  consigliere del presidente Putin ha sottolineato che la Russia sta portando avanti un programma di modernizzazione navale su larga scala, che include lo sviluppo e l’impiego di sistemi senza pilota, perfezionando al contempo le tattiche navali. Tuttavia, Mosca non intende impegnarsi in una «corsa agli armamenti navali», ha aggiunto.  
  I Paesi occidentali hanno introdotto restrizioni marittime nei confronti della Russia nel 2022 a causa del conflitto in Ucraina e hanno sanzionato decine di navi russe per aver presumibilmente aggirato il tetto massimo del prezzo del petrolio. Le navi russe hanno inoltre incontrato notevoli ostacoli nell’accesso ai porti, alle compagnie assicurative e agli istituti finanziari dell’UE.   Da mesi la Marina britannica monitora le navi russe che transitano nelle sue acque, esprimendo preoccupazione per una possibile minaccia alla sicurezza nazionale e alle infrastrutture marittime.   Anche le tensioni marittime si sono acuite negli ultimi mesi a seguito di diverse rotture nelle infrastrutture sottomarine del Mar Baltico. Nonostante le speculazioni su un presunto coinvolgimento russo, i funzionari occidentali non hanno fornito prove. Il Cremlino ha liquidato le speculazioni come «assurde».   A seguito delle accuse di sabotaggio, la NATO ha aumentato la sua presenza militare nel Mar Baltico, spingendo la Russia ad avvertire che avrebbe risposto in modo appropriato a qualsiasi «violazione» da parte delle navi del blocco.   Come riportato da Renovatio 21, un mese fa Patrushev aveva dichiarato che la NATO starebbe preparando attacchi sottomarini contro la Russia.

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Come riportato da Renovatio 21le forze britanniche hanno addestrato militari ucraini nell’uso di droni sottomarini sminatori.   All’inizio del conflitto russo-ucraino la trasmissione del giornalista Dmitrij Kiselev sul canale Rossija 1 mostrava il Regno Unito sommerso da uno tsunami radioattivo provocato da un nuovo tipo di arma, il drone atomico Poseidon, che sarebbe in grado di provocare maremoti immani.   Come riportato da Renovatio 21, l’idea di far inabissare la Gran Bretagna fu ripetuta anche dall’ex presidente russo Demetrio Medvedev.

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Immagine di President of Russia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International (CC BY 4.0), immagine ingrandita.
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«Basta demonizzare Putin»: parla il leader del serbi di Bosnia

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L’UE dovrebbe smettere di denigrare la Russia e il suo leader, Vladimir Putin, ha affermato il presidente della Repubblica Serba, Milorad Dodik. Il leader serbo della regione autonoma della Bosnia-Erzegovina ha anche respinto le accuse secondo cui Mosca nutre piani aggressivi contro i paesi dell’UE.

 

In un’intervista rilasciata mercoledì alla rivista svizzera Die Weltwoche, Dodik ha affermato che «il punto di vista russo è che la guerra in Ucraina è stata imposta alla Russia dall’élite mondiale occidentale», citando quindi il presunto ruolo di Boris Johnson nel fallimento dei negoziati di pace tra Mosca e Kiev a Costantinopoli, in Turchia, nel 2022. Da allora, funzionari russi hanno affermato che l’allora primo ministro britannico avrebbe convinto l’Ucraina a non firmare un accordo e a «continuare a combattere».

 

Nel novembre 2023, David Arakhamia, parlamentare alleato di Zelens’kyj e alla guida della delegazione ucraina, ha confermato che le accuse erano fondate. Johnson ha negato l’accusa.

 

Secondo Dodik, «i russi hanno imparato che non possono fidarsi dell’Occidente perché l’Occidente mente continuamente». Il leader dei serbi di Bosnia ha fatto riferimento alle ammissioni dell’ex cancelliera tedesca Angela Merkel e dell’ex presidente francese François Hollande, secondo cui gli accordi di Minsk del 2014-2015 erano stati un mero stratagemma per aiutare Kiev a rafforzare le sue capacità militari.

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Commentando le preoccupazioni di alcuni stati membri dell’UE sul fatto che la Russia potrebbe pianificare un attacco contro i membri orientali del blocco, Dodik ha affermato: «penso che questa non sia una spiegazione o un’aspettativa razionale e che Putin non nutra alcuna aspirazione nei confronti di quegli Stati».

 

Quando gli è stato chiesto di fornire raccomandazioni a Bruxelles su come rapportarsi con la Russia, ha sostenuto che «dovrebbero, prima di tutto, smettere di demonizzare Putin e la Russia, e cercare di inventare una narrazione che possa sostenere ciò». Secondo Dodik, il presidente russo sembra voler dialogare con il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, senza tuttavia avere alcuna intenzione di «dialogare con l’Europa».

 

Il Dodik ha suggerito che nei suoi colloqui con Mosca, Trump «dovrebbe prendere in considerazione e rispettare le esigenze e le richieste russe» e puntare a un «accordo globale», anziché a uno incentrato solo sull’Ucraina.

 

Parlando ai media serbi questa settimana, Dodik ha sfidato l’avvertimento rivolto dalla diplomatica di alto rango dell’UE Kaja Kallas ai paesi candidati all’adesione all’UE, chiedendo loro di «non prendere parte agli eventi del 9 maggio a Mosca». Il 9 maggio è il giorno in cui la Russia celebra la vittoria nella «Guerra Patriottica», cioè la Seconda Guerra Mondiale.

 

«Voglio essere lì e ci andrò», ha detto il leader serbo-bosniaco, aggiungendo di non temere possibili ripercussioni da parte di Bruxelles.

 

Come riportato da Renovatio 21, due mesi fa un tribunale della Bosnia-Erzegovina ha condannato Dodik a un anno di prigione per aver sfidato l’autorità di un funzionario internazionale incaricato di supervisionare la pace nel Paese balcanico.

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Immagine di Medija centar Beograd via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported

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Il giornale israeliano Haaretz chiede al mondo di costringere Israele a «smettere di affamare Gaza»

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Uno dei maggiori giornali dello Stato di Israele lancia l’allarme sulla fame a Gaza, chiedendo un intervento internazionale che scavalchi il governo israeliano stesso.   Un editoriale del quotidiano israeliano Haaretz, sia in ebraico che in inglese, infrange il rifiuto prevalente di parlare del «crimine umanitario continuo» della carestia di massa che il governo israeliano sta perpetrando a Gaza, con il sostegno dell’amministrazione Trump, come sottolinea.   Haaretz invita le nazioni del mondo a fare pressione sul «governo da incubo» israeliano affinché fermi questo crimine, un grido che proviene dall’interno di Israele e che deve essere accolto.

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«La carestia di oltre due milioni di palestinesi da parte di Israele è stata pienamente normalizzata… La carestia è diventata una politica apertamente dichiarata e persino motivo di orgoglio», afferma l’editoriale.   Da oltre sei settimane, nella Striscia non sono arrivate spedizioni di cibo, medicine, tende o altri aiuti. Non sono i membri di Hamas a pagarne il prezzo, ma centinaia di migliaia di bambini, madri, anziani e poveri.   Secondo un’indagine condotta dalle agenzie umanitarie a Gaza, solo a marzo 3.696 bambini sono stati ricoverati in ospedale a causa di grave malnutrizione. Il Programma Alimentare Mondiale delle Nazioni Unite è stato costretto a chiudere tutte le panetterie che gestiva nella Striscia e la maggior parte dei residenti ora fa affidamento su un singolo pasto giornaliero fornito dalle cucine gestite dalle Nazioni Unite.   La maggior parte della popolazione di Gaza non ha accesso a cibo fresco, inclusi carne, latticini, uova, verdura o frutta. La grave crisi alimentare è aggravata dalla mancanza di acqua pulita, dalla diffusione delle tende, dal collasso dei sistemi fognari e di raccolta dei rifiuti, dalla distruzione del sistema sanitario e da altri fattori di rischio cumulativi.   Secondo i medici di Gaza, la maggior parte della popolazione soffre di gravi carenze di calorie, proteine ​​e vitamine. Esperti nutrizionisti israeliani descrivono inoltre la situazione come causa di «danni irreversibili allo sviluppo cerebrale dei bambini e di un calo sia della produzione che della qualità del latte materno».   «Esperti internazionali sulla mortalità hanno lanciato l’allarme su potenziali epidemie e malattie diffuse a Gaza, e all’inizio di questa settimana le Nazioni Unite hanno descritto la situazione umanitaria come la peggiore dall’inizio della guerra.   «La sofferenza e la morte causate dalla politica israeliana di fame a Gaza non favoriscono nessuno degli obiettivi della guerra. La morte di bambini dovuta a malnutrizione e malattie non porterà al rilascio degli ostaggi o alla caduta di Hamas. Israele deve riprendere immediatamente il flusso di aiuti nella Striscia di Gaza, e tutte le nazioni del mondo devono fare pressione su Israele in ogni modo possibile per costringerlo a farlo», conclude Haaretz.   Come riportato da Renovatio 21, il ministro israeliano Bezalel Smotrich aveva dichiarato che permettere a due milioni di abitanti di Gaza di morire di fame «potrebbe essere morale».

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Come riportato da Renovatio 21, a fine marzo 2024 un rapporto ONU riferiva quella di Gaza come una «fame catastrofica», portando alla luce il tema dei bambini che stanno letteralmente morendo di fame a Gaza. Un articolo dell’Associated Press di mesi fa indicava che quella di Gaza è una «fame artificiale».   A maggio la direttrice esecutiva del Programma Alimentare Mondiale (WFP), Cindy McCain, ha dichiarato in un’intervista a «Meet the Press» che «c’è una carestia, una carestia in piena regola nel Nord, e si sta spostando verso sud».   Secondo l’ONU, il 90% della popolazione gazana è sfollata.   L’ONU ha documentato ingenti perdite civili a Gaza e ha criticato le tattiche militari di Israele, suggerendo che alcune azioni potrebbero costituire gravi violazioni del diritto internazionale, tra cui crimini di guerra e crimini contro l’umanità. Amnesty International ha pubblicato un rapporto secondo cui il genocidio è l’«unica conclusione ragionevole» per i crimini di Israele a Gaza, tra cui il blocco degli aiuti alimentari e della fornitura di acqua.

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Immagine del 10 ottobre 2023 di Palestinian News & Information Agency (Wafa) in contract with APAimages via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported
 
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