Geopolitica
Putin: la prosperità occidentale basata sul saccheggio mondiale
La prosperità dell’Occidente collettivo si basa in gran parte sul «saccheggio» delle sue colonie in tutto il mondo, ha affermato il presidente russo Vladimir Putin.
Il presidente ha espresso queste osservazioni giovedì durante la sessione plenaria del 20° incontro del Club di discussione internazionale Valdai a Sochi.
L’intera storia occidentale è stata caratterizzata da una «espansione infinita», e l’Occidente persegue ancora questo approccio con il mondo intero per mantenere la propria prosperità, ha affermato.
«L’influenza occidentale nel mondo è un’enorme piramide militare-finanziaria. Ha costantemente bisogno di nuovo carburante per sostenersi: risorse naturali, tecnologiche, umane che appartengono ad altri», ha detto Putin in sessione plenaria.
Dopo la fine della Guerra Fredda, l’Occidente collettivo, guidato dagli Stati Uniti, ha cercato di stabilire e mantenere la propria egemonia globale, ha osservato Putin, aggiungendo che tali sforzi erano destinati a fallire fin dall’inizio.
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«Il mondo è troppo complesso e troppo diversificato per essere modellato secondo un unico schema, anche se dietro c’è il potere, l’enorme potere dell’Occidente, accumulato in secoli di colonialismo», ha affermato.
La crisi globale in corso è principalmente il risultato della «fiducia in se stessi» mostrata dall’Occidente collettivo e dal suo rifiuto di prendere in considerazione e persino di ascoltare la posizione di altri attori internazionali, ha affermato Putin. All’inizio del 21° secolo, c’era la speranza che «gli Stati e i popoli avessero imparato la lezione dal costoso e distruttivo confronto ideologico-militare del secolo scorso», ma non è stato così, ha osservato Putin.
«L’egoismo, la presunzione e il disprezzo per le sfide reali ci porteranno inevitabilmente in un vicolo cieco, così come il tentativo del più forte di imporre le proprie idee e i propri interessi agli altri. Questo avrebbe dovuto diventare evidente a tutti – avrebbe dovuto, ma si è scoperto che non era così», ha sottolineato il presidente.
Il discorso al Club Valdai costituisce il momento dell’anno in cui Putin si lascia ad andare a dichiarazioni di analisi storica, metastorica, antropologica anche di grande profondità, che bisognerebbe sempre ascoltare con attenzione – anche quando non si è del tutto d’accordo (capita).
Negli anni passati, aveva parlato del gender e di una vera e propria «satanizzazione» della società occidentale.
Nei prossimi giorni Renovatio 21 pubblicherà la traduzione del discorso del presidente russo per intero.
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Geopolitica
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Geopolitica
Mosca inserisce Zelens’kyj nella lista dei ricercati
Ieri il presidente ucraino Volodymyr Zelens’kyj è apparso sulla lista dei ricercati del ministero degli Interni russo. Lo riporta il sito governativo russo RT. Il reato esatto di cui è accusato non è ancora chiaro.
Il sito web del ministero russo afferma che il presidente ucraino è ricercato ai sensi di un articolo del codice penale russo e contiene il suo nome completo e la sua fotografia, nonché la sua data e luogo di nascita. Non sono stati rilasciati dati sui procedimenti penali contro di lui.
Lo sviluppo arriva il giorno dopo che anche il capo del Consiglio di sicurezza e difesa nazionale ucraino, Aleksandr Litvinenko, è stato inserito nella lista dei ricercati della Russia. A marzo ha preso il posto del suo predecessore Oleksyj Danilov. Anche in questo caso non è stato specificato il dettaglio delle accuse.
Ad aprile, Litvinenko affermò che era necessario lanciare attacchi con droni all’interno del territorio russo, per esercitare «pressione» su Mosca, descrivendo questa tattica come un elemento chiave della strategia di Kiev.
Mosca ha ripetutamente accusato Kiev di utilizzare metodi terroristici durante il conflitto in corso tra i due vicini. Il mese scorso, il portavoce del Cremlino Demetrio Peskov ha affermato che le minacce dello Zelens’kyj di distruggere le infrastrutture civili russe erano la prova delle intenzioni terroristiche del suo governo.
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Il Peskov ha risposto alle dichiarazioni del presidente riguardo al ponte di Crimea, che è già stato preso di mira da due importanti attentati, ciascuno dei quali ha causato la morte di diversi civili.
Sabato anche l’ex presidente ucraino Petro Poroshenko è stato inserito nella lista dei ricercati. Finora, anche qui, non sono stati resi pubblici i dettagli di un caso contro di lui.
Il Poroshenko è entrato in carica nel giugno 2014, mentre il governo ucraino post-Maidan stava usando la forza militare nel tentativo di reprimere una ribellione nelle regioni di Donetsk e Lugansk. Il presidente, già industriale cioccolataio, firmò gli Accordi di Minsk, volti a riconciliare Kiev con le due repubbliche del Donbass che si erano rifiutate di riconoscere il governo post-colpo di stato.
Nel 2023, Poroshenko ha affermato in un’intervista al Corriere della Sera che gli accordi erano stati utilizzati per guadagnare tempo extra per armare l’Ucraina. L’ex presidente ha affermato di essersi rivolto alla NATO per preparare un conflitto invece di seguire la tabella di marcia di pace degli accordi di Minsk.
Venerdì, pure l’ex ministro delle finanze ucraino, Aleksandr Shlapak, e l’ex capo della banca centrale nazionale, Stepan Kubiv, sono stati inseriti nella lista delle persone ricercate dalla Russia. Anche se i dettagli sui loro casi penali rimangono poco chiari, il comitato investigativo russo aveva già accusato entrambi gli ex funzionari di aver finanziato la repressione militare di Kiev sul Donbass nel 2014, l’operazione ha segnato l’inizio del bombardamento da parte delle forze armate ucraine delle aree popolate delle Repubbliche Popolari di Donetsk e Lugansk.
Come riportato da Renovatio 21, il vice capo dell’Intelligence ucraina un anno fa dichiarò l’esistenza una un elenco di funzionari russi da assassinare, affermando che «Putin è in cima alla lista. Stiamo cercando di ucciderlo».
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Flickr
Economia
La Turchia sospende ogni commercio con Israele
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Come riportato da Renovatio 21 il leader turco ha effettuato in questi mesi molteplici attacchi con «reductio ad Hitlerum» dei vertici israeliani, paragonando più volte il primo ministro Beniamino Netanyahu ad Adolfo Hitler e ha condannato l’operazione militare a Gaza, arrivando a dichiarare che Israele è uno «Stato terrorista» che sta commettendo un «genocidio» a Gaza, apostrofando il Netanyahu come «il macellaio di Gaza». Il presidente lo scorso novembre aveva accusato lo Stato Ebraico di «crimini di guerra» per poi attaccare l’intero mondo Occidentale (di cui Erdogan sarebbe di fatto parte, essendo la Turchia aderente alla NATO e aspirante alla UE) a Gaza «ha fallito ancora una volta la prova dell’umanità». Un ulteriore nodo arrivato al pettine di Erdogan è quello relativo alle bombe atomiche dello Stato Ebraico. Parlando ai giornalisti durante il suo volo di ritorno dalla Germania, il vertice dello Stato turco ha osservato che Israele è tra i pochi Paesi che non hanno aderito al Trattato di non proliferazione delle armi nucleari del 1968. Il mese scorso Erdogan ha accusato lo Stato Ebraico di aver superato il leader nazista uccidendo 14.000 bambini a Gaza. Israele, nel frattempo, ha affermato che il presidente turco è tra i peggiori antisemiti della storia, a causa della sua posizione sul conflitto e del suo sostegno a Hamas..@RTErdogan is breaking agreements by blocking ports for Israeli imports and exports. This is how a dictator behaves, disregarding the interests of the Turkish people and businessmen, and ignoring international trade agreements. I have instructed the Director General of the…
— ישראל כ”ץ Israel Katz (@Israel_katz) May 2, 2024
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