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Nucleare

Putin e Erdogan progettano una seconda centrale nucleare in Turchia. Annunciato il treno alta velocità Ankara-Smirne

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Continua il partenariato per lo sviluppo tra Russia e Turchia

 

Nell’ambito delle discussioni bilaterali a Sochi, i presidenti Vladimir Putin e Recep Tayyip Erdogan hanno annunciato l’intenzione di Mosca di costruire una seconda centrale nucleare nella città turca di Sinop sul Mar Nero.

 

«Vorrei menzionare in particolare la centrale nucleare di Akkuyu. Come sapete, la costruzione è in corso. Vorrei sottolineare il secondo passo in questo ambito: in Turchia, nella città di Sinop, abbiamo discusso con il mio caro amico della costruzione di una seconda centrale nucleare. Con questo passo, la Turchia aprirà senza dubbio un nuovo terreno», ha detto Erdogan chiudendo il suo intervento alla conferenza stampa congiunta.

 

La Russia si conferma come il più grande esportatore di energia nucleare del mondo. Oltre ad Akkuyu in Turchia, la Russia discute di tecnologia nucleare con Vietnam, Uganda, e quantità di altri Paesi. La Russia detiene tuttora la magna pars del mercato dell’uranio, sostanza sulla quale gli USA, divenuti incapaci di trattarlo da soli causa deindustrializzazione del settore, non hanno osato mettere sanzioni.

 

Come riportato da Renovatio 21, Mosca due mesi fa ha approvato un prestito per costruire due centrali nucleari in Ungheria, Paese che recentemente sembra sempre più vicino ad Ankara.

 

Gli investimenti in grandi infrastrutture in Turchia non si fermano alla sola energia nucleare.

 

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Il ministro dei Trasporti e delle infrastrutture turco, Abdulkadir Uraloglu, ha rivelato che il progetto del treno ad alta velocità che collegherà la capitale Ankara e Smirne, la terza città più grande del Paese, sarà operativo entro il 2027.

 

La nuova linea ferroviaria rivoluzionerà i tempi di viaggio tra le due città, riducendo gli attuali tempi di percorrenza. Da 824 km a 624 km, riducendo il tempo di viaggio da 14 ore a 3,5 ore.

 

Sottolineando i vantaggi regionali, Uraloglu ha affermato che oltre 7 milioni di residenti nelle province di Afyonkarahisar, Uşak, Manisa e Smirne hanno accesso al treno.

 

La nuova linea sarà in grado di movimentare 13,3 milioni di passeggeri e 90 milioni di tonnellate di merci all’anno; comporterà la costruzione di 49 gallerie per 40,7 km, 67 viadotti e 66 ponti per 21,2 km.

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Immagine di President of Russia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International (CC BY 4.0)

 

 

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Intelligence

I servizi russi: l’Occidente pianifica un grande sabotaggio alla centrale nucleare di Zaporiggia

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L’Occidente sta inducendo Kiev a compiere un grave atto di sabotaggio alla centrale nucleare di Zaporiggia, che causerebbe vittime tra i cittadini ucraini e dell’UE, ha dichiarato il Servizio di Intelligence estero russo (SVR), precisando che Mosca verrebbe indicata come responsabile dell’incidente.   Una delle opzioni prospettate dai sostenitori stranieri di Kiev come «la più efficace» consiste nel realizzare un «grave atto di sabotaggio» che provochi numerose vittime civili, ha reso noto l’SVR.   Si starebbe valutando la possibilità di orchestrare un incidente alla centrale nucleare di Zaporiggia, il più grande impianto d’Europa, che porterebbe alla fusione del nocciolo del reattore. L’SVR ha affermato che la ONG britannica Chatham House ha già stimato le conseguenze di un tale evento, concludendo che i residenti dei territori controllati da Kiev e dei Paesi UE confinanti con il confine occidentale ucraino rientrerebbero nell’area di dispersione delle particelle radioattive.

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Secondo l’SVR, il think tank britannico ha rilevato che «l’aspetto più complesso nell’esecuzione di un piano del genere è stabilire come attribuire la responsabilità della catastrofe alla Russia».   Il servizio di Intelligence ha riferito che Chatham House starebbe già predisponendo in anticipo le argomentazioni per ogni possibile scenario, al fine di assicurare che l’opinione pubblica occidentale «si schieri inequivocabilmente con Kiev» nell’individuazione del colpevole dell’incidente,  sottolineando che il progetto sarà «simile» alla tragedia del volo MH17 della Malaysia Airlines, abbattuto sull’Ucraina orientale nel 2014, con 298 vittime a bordo. L’episodio avvenne mentre le truppe di Kiev tentavano di riprendere le allora autoproclamate repubbliche di Donetsk e Lugansk. L’Ucraina e i suoi alleati occidentali hanno ampiamente imputato l’accaduto alla Russia, che ha sempre respinto le accuse, sostenendo che l’aereo fu colpito da un missile in dotazione solo alle forze di Kiev.   «L’Occidente collettivo è nuovamente pronto a ingannare e persino a sacrificare ucraini e cittadini dei Paesi occidentali per addossare i crimini del regime di Kiev alla Russia e legittimare la sua politica russofoba e i suoi tentativi di alimentare la guerra», ha concluso l’SVR.   Come riportato da Renovatio 21, le forze ucraine hanno bombardato la centrale atomica di Zaporiggia prima del vertice in Alaska tra Putin e Trump.

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Come riportato da Renovatio 21, la centrale di Zaporiggia – che costituisce il più grande impianto di produzione di energia atomica in Europa – si trova sotto sanzioni del dipartimento del Tesoro USA.   La centrale di Energodar è stata subito conquistata dalle forze russe ad inizio conflitto, che hanno epperò lasciato a lavorare il personale ucraino. Da allora è stata oggetto di attacchi continui, persino durante le visite degli ispettori dell’agenzia nucleare ONU AIEA, i quali due anni fa dissero peraltro di aver rinvenuto in loco mine antiuomo.   La Rosatom tre anni fa dichiarò che a Zaporiggia vi era il vero e proprio «rischio di catastrofe nucleare». L’anno scorso un’autobomba aveva ucciso un lavoratore della centrale facente parte della gerarchia, con esultanza da parte di Kiev.   Come riportato da Renovatio 21, mesi fa attacchi ucraini a Kherson e Zaporiggia avevano provocato un blackout nell’area.   Le regioni di Kherson e Zaporiggia, insieme alle Repubbliche Popolari di Donetsk e Lugansk, sono entrate formalmente a far parte della Russia in seguito ai referendum tenutisi nell’autunno del 2022.

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Immagine di IAEA Imagebank via Flickr pubblicata su licenza CC BY 2.0
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Nucleare

La ripresa dei test nucleari statunitensi potrebbe richiedere anni

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Riprendere i test nucleari negli Stati Uniti richiederebbe anni e costerebbe centinaia di milioni di dollari. Lo riporta il Washington Post, citando esperti.

 

Il Nevada Test Site, dove gli Stati Uniti hanno effettuato la loro ultima detonazione nucleare oltre trent’anni fa, ora utilizza simulazioni al computer invece di esplosioni reali.

 

Come riportato da Renovatio 21, questa settimana il presidente Donald Trump ha annunciato di aver «dato istruzioni al Dipartimento della Guerra di iniziare a testare le nostre armi nucleari su base di parità» con Russia e Cina», dichiarando che i preparativi sarebbero iniziati immediatamente.

 

Non è chiaro se si riferisse alle detonazioni nucleari sotterranee, che nessuna delle tre nazioni ha condotto per decenni. Mosca ha avvertito che qualsiasi esplosione nucleare statunitense provocherebbe una risposta simmetrica.

 

Il WaPo ha sottolineato che, se Washington dovesse procedere, il compito non spetterebbe al Pentagono, ma al Dipartimento dell’Energia, in particolare alla National Nuclear Security Administration (NNSA), che sovrintende al Nevada Test Site. Gli esperti hanno affermato che riprendere i test lì comporterebbe costi significativi.

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Ernest Moniz, che ha guidato il Dipartimento dell’Energia sotto la presidenza di Barack Obama, ha stimato che anche un’esplosione «acrobatica» condotta senza tener conto della raccolta di dati scientifici richiederebbe comunque «forse un anno» di preparazione. Corey Hinderstein, ex alto funzionario della NNSA, ha affermato che l’agenzia dovrebbe scavare un nuovo pozzo verticale al costo di circa 100 milioni di dollari.

 

Paul Dickman, funzionario nucleare di lunga data, ha avvertito che gli Stati Uniti potrebbero avere difficoltà a trovare personale con esperienza pratica nei test, affermando che i direttori dei test competenti «non sono burocrati o un gruppo di persone che si presentano in PowerPoint», ma piuttosto persone con «un sacco di sporcizia sotto le unghie».

 

Washington si affida da tempo a simulazioni al computer e ai cosiddetti test subcritici – esperimenti che non provocano un’esplosione nucleare – per mantenere la fiducia nelle proprie scorte. L’ultimo degli oltre 1.000 test condotti dagli Stati Uniti ebbe luogo nel 1992.

 

L’ordine di Trump ha coinciso con gli annunci del presidente russo Vladimir Putin, che ha annunciato il successo dei test di due sistemi nucleari avanzati: il missile da crociera Burevestnik a gittata illimitata e il drone sottomarino Poseidon. Entrambi, a quanto pare, utilizzano reattori nucleari compatti all’avanguardia come unità di propulsione.

 

Come riportato da Renovatio 21, Trump aveva risposto alla notizia sul «missile invincibile» russo parlando dei sottomarini atomici USA al largo delle coste russe. «Non stiamo scherzando» aveva detto il presidente statunitense.

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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia

 

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Militaria

Tsunami nucleari: Putin parla del drone sottomarino Poseidon

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La Russia ha testato con successo un drone sottomarino all’avanguardia a capacità nucleare, ha reso noto il presidente russo Vladimir Putin.   I test del sistema Poseidon si sono svolti martedì, ha dichiarato il presidente durante la visita di mercoledì a un ospedale militare di Mosca.   «In termini di velocità e profondità, non esiste al mondo nulla di paragonabile a questo veicolo senza pilota, ed è improbabile che appaia a breve», ha affermato. Al momento, ha sottolineato Putin, «non ci sono metodi per intercettare» il Poseidon.

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«Per la prima volta siamo riusciti non solo a lanciarlo da un sottomarino con il suo motore ausiliario, ma anche ad attivare l’unità di propulsione nucleare, che ha fornito energia al veicolo per un certo periodo. È un successo straordinario», ha dichiarato.   Secondo il presidente russo, le capacità del Poseidon «superano di gran lunga la potenza perfino del nostro missile intercontinentale più avanzato, il Sarmat».   I media avevano in precedenza descritto il Poseidon, rivelato per la prima volta nel 2018, come un sistema senza pilota per le profondità marine dotato di propulsione nucleare con gittata praticamente illimitata.   Si dice che il drone, lungo 20 metri e pesante 100 tonnellate, raggiunga velocità di 200 km/h e scenda oltre i 1.000 metri. Può anche procedere a velocità estremamente ridotte, risultando impercettibile ai radar moderni. Oltre ad attaccare direttamente le città costiere, il Poseidon potrebbe essere impiegato per generare tsunami devastanti.   Come riportato da Renovatio 21, per il Poseidon sarebbe stata approntata una base anche in Kamchatka, nell’Estremo Oriente siberiano.   Due anni fa il Poseidon fu mostrato al canale della TV pubblica russa Rossija-1 (quello attaccato, fra gli altri, in queste ore da un attacco hacker senza precedenti…) dove fu mostrato video in computer grafica del funzionamento dell’ordigno genera-catastrofi, compresa la possibilità diretta di sommergere con uno tsunami radioattivo alto 500 metri la Velikobritannja, cioè la Gran Bretagna.  

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Il video era stato illustrato da Dmitrij Kostantinovic Kiseljov, conduttore televisivo già detto «il principale propagandista di Putin».   Le immagini mostrate, con lo Tsunami radioattivo alto come una montagna che fa sparire l’intero arcipelago (compresa l’incolpevole Irlanda, e con danni a chissà quante altre coste) sono decisamente spaventose. Poseidon è davvero un dio crudele del mare, in grado di sommergere intere Nazioni di umani – un po’ come accadde ad Atlantide…   Come riportato da Renovatio 21a quanto sembra la tecnologia di generazione atomica di tsunami ora sarebbe in mano anche al Nord Corea, che non ha perso tempo. Giappone, Taiwan, isole e costa orientale USA sono avvisati.  

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Immagine di Flowering Dagwood via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International
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