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Processione di riparazione, il messaggio ai fedeli di Mons. Viganò

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Renovatio 21 pubblica il messaggio dell’arcivescovo Carlo Maria Viganò ai fedeli che parteciperanno alla processione di riparazione per le parate LGBT. La processione si svolgerà oggi sabato 2 luglio 2022 a Reggio Emilia, con ritrovo in Piazza Duca d’Aosta (Porta Santo Stefano).

 

 

 

MESSAGGIO

 

ai partecipanti alla processione di riparazione

del Comitato Beata Giovanna Scopelli

Reggio Emilia -2 Luglio 2022

 

 

 

Per quanti partecipano alla processione riparatrice di questa sera, e specialmente per i meno giovani tra essi, sembra quasi incredibile che nel corso di pochi decenni l’Italia possa essersi trasformata in modo così radicale, cancellando l’eredità del Cattolicesimo che l’ha resa grande e prospera tra le Nazioni.

 

Stiamo assistendo ad un processo – apparentemente irreversibile – di apostasia della Fede; un processo inverso rispetto a quello che San Leone Magno descriveva nel celebrare la solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, in cui elogiava il ruolo provvidenziale dell’Alma Urbe: da maestra di errore, Roma è divenuta discepola della Verità, scriveva il grande Pontefice.

 

Oggi potremmo dire, con lo sgomento di figli traditi dal padre, che la Roma dei Martiri e dei Santi da maestra di Verità, è divenuta discepola dell’errore. Poiché l’apostasia presente, che coinvolge l’autorità civile e quella religiosa in una ribellione a Dio Creatore e Redentore, non è partita dal basso, ma dal vertice. 

 

I governanti della cosa pubblica e i Pastori della Chiesa si mostrano obbedienti all’antievangelo del mondo, e mentre si rifiutano di prestare il dovuto ossequio a Cristo Re e obbedienza alla Sua santa Volontà, piegano il ginocchio dinanzi ai nuovi idoli del politicamente corretto, bruciano incenso al simulacro di un’umanità abbruttita dal vizio e dal peccato.

 

Coloro che oggi sono alla guida del popolo nelle cose temporali e spirituali hanno come scopo non il bene comune dei cittadini e la salvezza delle anime dei fedeli, ma la loro corruzione, la loro dannazione. E la massa, abbandonata la via dell’onestà, della rettitudine e della santità, si abbandona all’inganno, alla corruzione, alla rivolta infernale contro Dio.

 

 

Non vi stupisca veder sfilare lungo le vie delle città le oscene manifestazioni del Pride: lo spazio che i traviati hanno conquistato in questi decenni era stato abbandonato ben prima dai Cattolici, i cui chierici consideravano ostentazioni di «trionfalismo postridentino» le processioni in onore del Santissimo Sacramento, della Vergine Santissima, dei Santi Patroni. 

 

Non vi stupisca veder legalizzato il divorzio, l’aborto, l’eutanasia, le unioni sodomitiche e tutto il peggio di cui è capace un’umanità deviata e folle: se questo è avvenuto, è perché ai Cattolici è stato detto che non potevano imporre la propria visione del mondo e della società, e che avrebbero dovuto convivere, in nome della democrazia e della libertà, con i nemici di Cristo.

 

E fu un inganno, perché la tolleranza che costoro chiedevano alla maggioranza cristiana del Paese non è più ammessa, e tutti devono sottomettersi alla dittatura del pensiero unico, all’ideologia gender, alla dottrina LGBTQ.

 

Ricordate? Non si metteva in discussione il matrimonio, ma si chiedeva di accettare le unioni di fatto. E una volta data legittimità ai PACS, si aprì la porta al matrimonio omosessuale, alle adozioni per le coppie dello stesso sesso, alla maternità surrogata, all’aborto postnatale, all’eutanasia imposta in alcune Nazioni anche ai giovani e ai poveri. 

 

Scelesta turba clamitat: Regnare Christum nolumus, cantiamo nell’inno Te sæculorum Principem della festa di Cristo Re. La marmaglia delirante schiamazza: Non vogliamo che Cristo regni. Quel grido infernale, ispirato da Satana, è forse l’unica cosa onesta che sanno dire costoro. Ed è vero: nel Regno sociale di Cristo non c’è posto per il vizio, non ci può essere legittimazione per il peccato, né tolleranza per la corruzione dei giovani.

 

Sanno bene, i nostri avversari, che la Civitas Dei e la civitas diaboli sono nemiche, e che ogni convivenza è non solo impossibile, ma impensabile e assurda, dal momento che la società cristiana è antitetica e inconciliabile con la società «laica». 

 

Voi siete venuti a dare pubblica testimonianza della Fede, con l’intenzione di riparare ai sacrilegi e alle bestemmie della scelesta turba contro Gesù Cristo e contro la Sua Santissima Madre. Perché dinanzi all’odio crudele e osceno di queste anime ribelli dobbiamo seguire l’esempio del Signore, oltraggiato dai Suoi carnefici proprio mentre si immolava sulla Croce per la loro salvezza.

 

È infatti Cristo stesso, con la Sua Incarnazione, Passione e Morte, che per primo ha riparato le colpe infinite degli uomini nei confronti dell’eterno Padre. Poiché solo un Dio poteva espiare la disobbedienza a Dio, e solo un Uomo poteva offrire questa riparazione a nome del genere umano. E anche noi, membra vive del Corpo Mistico di Cristo che è la Santa Chiesa, possiamo e dobbiamo riparare alle offese e ai peccati dei nostri simili con lo stesso spirito, con la stessa obbedienza, con lo stesso fiducioso abbandono al Padre. 

 

E mentre guardiamo con dolore alla moltitudine di peccati eretti a modello da imitare da una società che è contro l’uomo proprio perché contro Dio, il dovere di Carità ci impone di pregare per quanti si sono lasciati sedurre dall’inganno del Serpente, perché si convertano e si pentano.

 

Il mondo inclusivo che vi hanno promesso; la presunta libertà di essere e fare quel che volete prescindendo dalla Legge del Signore; la licenza e il vizio celebrati e la virtù derisa e screditata sono menzogne, come era una menzogna la promessa di essere come dèi che Satana fece ai nostri progenitori nel paradiso terrestre. 

 

Mi rivolgo a quanti prendono parte a queste manifestazioni del cosiddetto «orgoglio gay». No: non sarete come dèi, ma come bestie. Non avrete la felicità, ma il dolore, la malattia, la morte: la morte eterna. Non avrete la pace, ma discordia e liti e guerre. Non avrete prosperità, ma povertà. Non sarete liberi, ma schiavi. E questo avverrà indefettibilmente perché il Mentitore è omicida sin dal principio, e vuole la vostra morte, cancellando nei vostri sguardi l’immagine di Dio, rubandovi quell’eternità beata che lui per primo ha perduto con la propria ribellione.

 

Perché il primo a peccare di orgoglio fu proprio Lucifero, col suo Non serviam, non mi piegherò, non mi inchinerò a Dio, non accetterò di riconoscerLo come mio Signore e Creatore. Come potete sperare che colui che odia l’Autore della vita possa amare voi creature? Come potete credere che chi è stato condannato alla dannazione eterna sia in grado di promettervi quell’eterna beatitudine di cui egli per primo è stato per sempre privato? 

 

Questa processione non dev’essere un’occasione di scontro, ma un’opportunità per mostrare alle tante persone ingannate dal Maligno che c’è un popolo animato da sentimenti di Fede e di Carità, che con generosità e con sguardo soprannaturale offre le proprie preghiere, i propri digiuni, i propri sacrifici per impetrare perdono per le colpe dei loro fratelli.

 

La Carità, fondata sulla Verità immutabile di Dio, è un’arma tremenda contro Satana, e uno strumento infallibile per convertire il mondo e per riportare al Signore tante anime. RiportarLe a Colui che ha sparso il proprio Sangue anche per loro, per amore. Per un amore infinito, irrevocabile, un amore che vince il mondo, un amore che smuove le montagne, che dà senso alla nostra vita, che non vanifica la nostra esistenza. 

 

Quando vediamo l’immagine del Salvatore inchiodato alla Croce, e pensiamo ai tormenti che ha subìto per riscattarci e redimerci, non possiamo rimanere insensibili, come non sono rimasti insensibili i pagani, gli idolatri, i peccatori dei secoli passati.

 

Società corrotte nell’intelletto e nella volontà, dedite ai peggiori vizi, irretite dalle false religioni sono state conquistate da quell’amore – anzi: da quella Carità – che portava i Martiri anche bambini, e donne e anziani a non reagire ai loro carnefici, per non venir meno all’amore di Dio.

 

Quanti si sono convertiti nel vedere morire con dignità i Cristiani, perseguitati per la loro Fede! Quanti si sono fatti battezzare dinanzi all’esempio dei Cristiani, e alla semplice Verità del Vangelo! 

 

Compiamo questa riparazione, dunque. Compiamola con spirito soprannaturale, e con la persuasione che proprio nell’umile sequela di Cristo sulla via del Calvario sapremo condurre a Lui tante anime oggi lontane.

 

E quanto più vediamo scatenarsi le potenze del Male, tanto più perseveriamo nel Bene, nella certezza della vittoria di Cristo, vera e unica Luce del mondo, sulle tenebre del peccato e della morte. 

 

Chiediamo con filiale fiducia allo Spirito Santo di infondere la Sua santa Grazia nei peccatori, di toccare il loro cuore, di illuminare la loro mente, spronare la loro volontà. Perché chi è stato finora maestro di errore e esempio di peccato, possa con l’aiuto e la misericordia di Dio e con l’intercessione della Sua Santissima Madre e Madre nostra essere discepolo di verità e esempio di virtù. E così sia. 

 

 

+ Carlo Maria Viganò

Arcivescovo

 

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Renovatio 21 a Chioggia per la Tabarrata Nazionale 2024

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Renovatio 21 promuove ed aderisce alla Tabarrata Nazionale 2024 indetta per sabato 10 febbraio a Chioggia.

 

La Tabarrata Nazione è l’adunanza tabarrista par excellence. Si tratta del raduno più significativo in Italia, e di conseguenza del mondo, per gli appassionati del miglior soprabito esistente: il Tabarro.

 

Sapete di cosa parliamo: il Tabarro è il mantello a ruota che ha lontanissime origini ed è legato in modo indissolubile alla tradizione del nostro territorio e non solo di quello. La parola tabard, mutuata dal latino tabardus, è riscontrabile anche in lingua anglica. Testimonianze di tabarri giungono da ogni regione d’Italia, Sicilia e Puglia comprese. Fuori dall’equivoco per cui si tratterebbe di una tradizione padana o veneziana, ricordiamo l’uso del Tabarro presso i «Briganti» che insorsero contro l’Italia unita dalle orde dei Savoia.

 

L’evento, che gode del patrocinio del comune della Città di Chioggia, è organizzato dall’associazione Civiltà del Tabarro, impegnata nella diffusione della cultura del Tabarro e del suo retroterra umano, storico, culturale, spirituale.

 

 

Siamo arrivati alla settima Tabarrata Nazionale. Prima ci sono state: Parma, Casalmaggiore, Vicenza, Oleggio, Cittadella, Bassano del Grappa. C’è stato, purtroppo, uno iato dovuto al biennio pandemico… tuttavia, la Tabarrata Nazionale di Cittadella riuscì ad essere eseguita nel primo 2020 a poche settimane dal patatrac globale.

 

Il programma della Tabarrata Nazionale 2024 prevede il ritrovo dei tabarristi alle 14:30 presso Corso del Popolo, dinanzi al Comune di Chioggia.

 

Quindi, dalle 15:30 una visita all’Orologio della Torre di Sant’Andrea – l’orologio funzionante più antico del mondo, in contesa, dicono, con il Big Ben – guidata da esperti locali.

 

Segue alle ore 17:00 la conferenza «Argomenti della Civiltà del Tabarro» presso Palazzo Grassi, in Canal Vena. Interverranno: Sandro Zara, imprenditore e maestro del Tabarro; Roberto Dal Bosco, presidente dell’associazione Civiltà del Tabarro; Corrado Beldì, segretario della Civiltà del Tabarro.

Nel contesto di Palazzo Grassi, il maestro fotografo Silvano Pupella realizzerà ritratti dei tabarristi presenti.

 

A seguire, sempre nella stupenda cornice del Canal Vena, un aperitivo presso il bacaro Nino Fisolo. Più tardi, per chi ha prenotato, la grande, usuale cena tabarrista, un evento nel quale l’aggettivo «felliniano» può pure essere dimenticato del tutto perché non rende la questione.

 

La scelta della incantevole «piccola Venezia» è dovuta alla vox populi al termine della conferenza «Lineamenti di Civiltà del Tabarro» alla Tabarrata Nazionale 2023 a Bassano del Grappa un gruppo di tabarristi ha demandato a gran voce un ritrovo per l’anno successivo a Chioggia. Sono stati accontentati.

 

La partecipazione massiva dei lavoratori di Renovatio 21 alla Tabarrata potrebbe precludere, per una volta, gli usuali ritmi di upload di articoli sul sito nei prossimi due giorni. Il lettore porti pazienza, le missioni da portare avanti nella vita sono spesso più di una.

 

Attediamo chiunque voglia venire, anche qualora dotato di soprabito con le braccia: la possibilità di provare ad ammantarsi con la dolcezza, la bellezza di secoli e millenni di tradizione di certo non mancherà. E, statene sicuri, ciò non potrà che far bene all’animo e al corpo.

 

Perché, come dice il presidente della Civiltà del Tabarro Roberto Dal Bosco, «se ha le maniche non scalda il cuore».

 

Per ogni ulteriore informazione, senza esitare, contattateci.

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Renovatio 21 alla Tabarrata Nazionale 2023

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Renovatio 21 parteciperà alla Tabarrata Nazionale 2023 che si terrà sabato 4 febbraio a Bassano del Grappa.   Si tratta del più potente raduno in Italia – quindi, nel mondo – degli amanti del miglior soprabito dell’universo. Se non sapete cos’è un tabarro, ci dispiace per voi. Potete rimediare, tuttavia, venendo a vederne diecine e diecine indossati da un esercito di personaggi che si troverà alle 16:00 sul Ponte Vecchio, detto Ponte degli Alpini, a Bassano.   Il tabarro è un oggetto le cui radici si perdono nei secoli. Secondo il libro Tabarro. Storia di cavalieri, dame e sognatori, sarebbe un derivato delle tuniche degli antichi. La realtà è che un tabarro lo aveva probabilmente il nonno, il bisnonno, del lettore. Anzi: non è improbabile che un tabarro sia a casa vostra, nascosto, dimenticato in un armadio o in una soffitta da decadi e decadi. Se è così, sappiate che c’è caso che sia anche perfettamente conservato. Ad una conferenza emiliana di Renovatio 21 del tardo 2019, capitò al tavolo un signore che aveva un tabarro che diceva essere in famiglia da sempre. Guardammo l’etichetta: c’era scritto «1907».   Bisogna quindi dire il fondatore di Renovatio 21 Roberto Dal Bosco è presidente della Civiltà del Tabarro: ecco spiegato questo articolo, e certi riferimenti che potreste aver letto qui e in questi anni.   In realtà, tra l’universo del tabarro e quello di Renovatio 21 pare esserci non solo un’identità cosmica di fondo (la tradizione, la distinzione, il primato della realtà sul conformismo) ma anche una comunanza nel destino.   Alcuni di voi sanno che chiusero la pagina Facebook di Renovatio 21, e la cosa finì in tribunale. Poco dopo, cosa di cui pochi sono al corrente, chiusero anche la pagina della Civiltà del Tabarro. Ambedue, come potete vedere, grazie alla giustizia sono state riaperte.   Tuttavia, qualcosa ancora non torna.   Lo scrittore Camillo Langone è il vate del tabarro, nonché il creatore delle prime Tabarrate a Parma (2016) e Casalmaggiore (2017). Camillo quest’anno non potrà esserci. Tuttavia, a favore dei suoi tanti follower tabarristi e filotabarristi, aveva pubblicato su Facebook la locandina dell’evento di quest’anno. La piattaforma la ha censurata.   Proprio così. «Il tuo post viola i nostri Standard della community, pertanto è visibile solo a te».     Sarebbe da non credere, se non conoscessimo bene la tragedia dell’ora presente.   Non è una barzelletta l’idea che anche l’uomo in tabarro può essere ritenuto passibile di essere rimosso dal discorso pubblico. Il tabarrismo come sovversione: in un mondo che ci vuole completamente sottomessi, in un mondo in cui conta solo la massa vaccina, non si tratta più di uno scherzo. Può metterti le braghe strappate, puoi indossare gli orrori gender degli stilisti infelici, puoi vestirti in modo indecente: il conformismo della degradazione, che ti è imposto dal potere, te lo consente.   Non ti è consentito, invece, avvolgerti di un’eleganza millenaria. Non ti è consentito essere l’uomo che era tuo nonno. Non ti è consentito agire concretamente ciò che ti è stato tramandato. Non ti è consentito il bello, il buono, il giusto. Vabbè. Sapete come stan le cose. Non tediamoci.   Torniamo alla Tabarrata Nazionale, dove tutti questi brutti pensieri non avranno cittadinanza – perché si tratta di un ritrovo di amici e personaggioni, dove si sorride e si ride, dove lo stare in compagnia è tutto, dove non si parla di politica o di altre disgrazie, ma si vive felici avvolti da strati di bellezza e spensieratezza.   Dopo il ritrovo alle 16 sul Ponte degli Alpini, seguirà, nella Sala Tolio (via Jacopo da Ponte, 37) la conferenza «Lineamenti di Civiltà del Tabarro», dove interverranno, oltre al presidente Roberto Dal Bosco, anche il tesoriere Corrado Beldì, nonché il vero re-iniziatore di questa tradizione, l’infinitamente signorile Sandro Albano Zara, unico, grande maestro del tabarro moderno – cioè, del tabarro eterno.   Alla cena non sappiamo se ci sarà posto, ma vale la pena di trovare. Non è impossibile, infine, che il manipolo più irriducibile dei tabarristi non vada avanti sino a notte fonde a conquistare le strade della cittadina veneta. Alle altre Tabarrate, di solito, va così.   Aspettiamo tutti, in ispecie i simpatizzanti e i curiosi: vi sarà la possibilità, anche per i non-ancora-tabarristi, di provare dei tabarri, e di farsi ritrarre dal M° Silvano Pupella, che per l’occasione allestirà un set fotografico.   Fra i tabarristi vi è un detto: «se ha le maniche, non scalda il cuore».   Venite a scaldare il vostro.        
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Video della processione di riparazione di Reggio Emilia

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La cronaca della processione di Reggio Emilia del 2 luglio in riparazione contro le parate LGBT mostra, oltre che la cerimonia, anche i volti e la motivazione dei partecipanti.

 

È possibile sentire anche brani del fervorino di Don Daniele Di Sorco, FSSPX.

 

Al minuto 6:27 è brevemente intervistato Cristiano Lugli, organizzatore del Comitato Beata Giovanna Scopelli e co-fondatore di Renovatio 21.

 

Il video è curato dal canale YouTube Cronache di Cielo e Terra.

 

 

 

 

 

Immagine screenshot da YouTube

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