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Economia

Prezzi alla produzione in Germania a +34%

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I prezzi alla produzione in Germania sono a +34% su base annua, tre punti in più rispetto al già record storico del mese scorso. Lo ha riferito l’Ufficio di statistica tedesco

 

Ciò si ripercuoterà automaticamente sui prezzi al consumo, dove i prezzi dei generi alimentari sono già superiori del 17% rispetto allo scorso anno.

 

Nel frattempo, il Regno Unito sta assistendo al tasso di inflazione più alto tra i membri del G7, con il 9%. Il governatore della Banca d’Inghilterra Andrew Bailey ha affermato di temere presto un tasso di inflazione a due cifre e si è scusato per i suoi toni «apocalittici», secondo l’emittente pubblica tedesca Deutsche Welle.

 

Sarebbe  da confrontare l’inerzia dei governi di oggi con la reazione dei governi dopo lo shock petrolifero del 1973-74. A quel tempo, i governi videro arrivare l’inflazione e introdussero misure protettive per i redditi delle famiglie, come le scale mobili del costo della vita. Questi sistemi sono stati revocati durante la liberalizzazione degli anni 1980-90.

 

Ora, i governi occidentali hanno visto arrivare l’ondata di inflazione, ma non hanno fatto nulla per proteggere la popolazione.

 

La Germania, già locomotiva d’Europa, è con l’Italia il Paese più colpito dalla congiuntura presente, a cui si sono assommate le folli sanzioni alla Russia primo fornitore di energia del Paese, che ha appena preso in prestito altri 40 miliardi di euro per cercare di parare il colpo.

 

Le politiche energetiche «verdi» dei governi Merkel sono stati un ridicolo fallimento: la Germania non ha vento per far funzionare i mulini a vento. Aumenta il carbone.

 

I prezzi al supermercato sono già aumentati fino al 50%; i giornali spiegano ai cittadini tedeschi che devono lavarsi di meno per risparmiare energia.

 

I blackout totali sono dietro l’angolo. Le rivolte della popolazione, pure – e Berlino lo sa.

 

Si avvicina la realizzazione dell’incubo delle sinistre tedesche: il Tag X, il giorno del crollo dello Stato federale con conseguente inizio del piano di un network di estrema destra diffuso in tutto il Paese, ma mai trovato da indagini giornalistiche, poliziesche e giudiziarie.

 

 

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Economia

Gli attacchi dei droni ucraini alle raffinerie russe spingo i prezzi del petrolio ai massimi

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Lunedì i prezzi del greggio sono saliti a 86 dollari al barile, toccando il massimo di quattro mesi, con gli esperti del settore che attribuiscono l’impennata ai dati economici della Cina e agli attacchi dei droni dell’Ucraina alle raffinerie di petrolio russe.

 

I futures del Brent di riferimento globale sono aumentati del 4% dalla scorsa settimana per essere scambiati a 86 dollari al barile alle 9:45 GMT, mentre il benchmark statunitense West Texas Intermediate era superiore a 81 dollari.

 

I prezzi del petrolio hanno toccato i livelli più alti da novembre dopo che i dati macroeconomici della Cina hanno superato le aspettative, aumentando l’ottimismo sull’economia di Pechino, dicono gli analisti di mercato.

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Secondo Rolf Habben Jansen, CEO di Hapag-Lloyd, la quinta compagnia marittima più grande del mondo, le prospettive per il commercio globale sono migliorate, nonostante la ripresa lenta della Cina e le continue interruzioni della navigazione commerciale attraverso il Mar Rosso.

 

«Vediamo anche che le scorte sono esaurite in molti casi e finora abbiamo visto una buona ripresa dopo il Capodanno cinese», ha detto Jansen alla CNBC lunedì.

 

Gli analisti hanno anche suggerito che i recenti attacchi di droni ucraini contro le raffinerie russe hanno aumentato i rischi geopolitici, spingendo al rialzo i prezzi del greggio.

 

Sabato gli UAV ucraini hanno preso di mira diverse raffinerie di petrolio russe, l’ultima serie di attacchi contro impianti energetici.

 

Gli attacchi hanno preso di mira impianti nella regione russa di Samara, a più di 1.000 chilometri dal confine ucraino. Un’unità di lavorazione ha preso fuoco nel territorio della raffineria di Rosneft a Syzran, secondo il governatore regionale Dmitry Azarov. La capacità dell’impianto è di 8,5 milioni di barili all’anno, ovvero circa 170.000 barili al giorno. Il tentativo di colpire una seconda raffineria a Novokuibyshevsk è stato intercettato, ha aggiunto il governatore.

 

Un altro attacco di droni è avvenuto alla raffineria di petrolio di Slavyansk-on-Kuban, nella regione meridionale di Krasnodar, in Russia, senza vittime o feriti a terra, secondo le autorità locali.

 

«Gli attacchi alle raffinerie russe hanno aggiunto da 2 a 3 dollari al barile di premio di rischio per il greggio la scorsa settimana, che rimane in vigore mentre iniziamo questa settimana con altri attacchi nel fine settimana», ha detto a Bloomberg Vandana Hari, fondatrice di Vanda Insights.

 

L’aumento dei prezzi del greggio è stato sostenuto anche dai tagli alla produzione dell’OPEC+ e dalle aspettative degli economisti di un deficit globale quest’anno.

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L’OPEC+, che comprende l’Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio (OPEC) e i suoi alleati, inclusa la Russia, ha concordato nell’ottobre 2022 di tagliare la produzione di 2 milioni di barili al giorno (equivalenti al 2% dell’offerta globale) fino alla fine del 2023, decidendo di estendere i limiti fino alla fine del 2024, nel tentativo di riequilibrare il mercato.

 

I prezzi del petrolio aumentano anche a causa dei continui attacchi – perfino ai russi – degli Houthi alle petroliere in transito verso il Canale di Suez.

 

Come riportato da Renovatio 21, secondo Goldman Sachs i costi del petrolio potrebbero raddoppiare a causa dei raid del gruppo sciita.

 

Secondo Fitch quest’anno il petrolio potrebbe toccare i 120 dollari al barile.

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Economia

La BCE continuerà il QE dopo la fine del QE

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La Banca Centrale Europea continua il Quantitative Easing.   In un comunicato dello scorso 13 marzo, il Consiglio direttivo della BCE ha annunciato come proseguirà il cosiddetto allentamento quantitativo, meglio conosciuto come Quantative Easing (QE).   «L’Eurosistema fornirà liquidità attraverso un ampio mix di strumenti, comprese operazioni di credito a breve termine (ovvero MRO) e operazioni di rifinanziamento a più lungo termine a tre mesi (LTRO)» scrive la dichiarazione dell’Eurotorre francofortese. «Nuove operazioni strutturali di rifinanziamento a più lungo termine e un portafoglio strutturale di titoli saranno introdotti in una fase successiva, una volta che il bilancio dell’Eurosistema inizierà di nuovo a crescere in modo duraturo, tenendo conto delle posizioni obbligazionarie preesistenti».   «Queste operazioni forniranno un contributo sostanziale alla copertura del fabbisogno strutturale di liquidità del settore bancario derivante da fattori autonomi e dagli obblighi di riserva minima. Le operazioni di rifinanziamento strutturale e il portafoglio strutturale di titoli saranno calibrati in conformità con i principi di cui sopra e per evitare interferenze con l’orientamento della politica monetaria. In linea con le sue decisioni di politica monetaria, il Consiglio direttivo prevede che i portafogli acquisiti nell’ambito del programma di acquisto di asset (APP) e del programma di acquisto di emergenza pandemica (PEPP) continueranno a essere liquidati».   Secondo EIRN, quest’ultima affermazione significa che gli asset acquistati non verranno rinnovati una volta giunti a scadenza.   Il termine Quantitative Easing si riferisce a una delle modalità non convenzionali e molto espansive con cui una banca centrale interviene nel sistema finanziario ed economico di uno Stato al fine di aumentare la quantità di moneta a debito in circolazione.

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Durante la Seconda guerra mondiale, negli Stati Uniti, in Italia e in Germania, è stato utilizzato uno schema finanziario «circolare» simile al Quantitative Easing, con lo Stato ad emettere titoli di debito che venivano acquistati dall’industria militare (solitamente di proprietà pubblica). I proventi ottenuti venivano quindi reinvestiti dallo Stato per l’acquisto di armamenti, e l’industria militare a sua volta reinvestiva i profitti nell’acquisto di ulteriori titoli di debito.   L’operazione di allentamento quantitativo è stata da allora adottata da diverse Banche Centrali. La BCE sotto la presidenza Draghi ha implementato questa politica nel 2015, mentre altri Paesi come il Giappone (dal 2006), gli Stati Uniti e il Regno Unito (dal 2008) l’hanno adottata in precedenza. L’obiettivo principale di questa misura è stato contrastare l’inflazione eccessivamente bassa.   L’Unione Europea prevede chiaramente l’uso di questo strumento di politica monetaria nel suo ordinamento.   Non è chiaro come ingresso della moneta elettronica della Banca Centrale Europea – l’euro digitale, annunciato definitivamente dal presidente BCE Christine Lagarde – possa agire sulle politiche economiche «espansive»: regaleranno euro digitali ad ogni cittadino di modo da avviare all’uso la popolazione?   La trappola, per la massa europea, è pronta: la stessa Lagarde ha ammesso che l’euro digitale verrà impiegato anche per la sorveglianza dei cittadini.   Come riportato da Renovatio 21, secondo l’eurodeputato olandese Rob Roos l’ID digitale introdotto a Bruxelles 4 mesi fa verrà presto abbinato all’euro digitale. L’unione di commercio ed informatica creerà un sistema di controllo capillare sulla vita di mezzo miliardo di individui.

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Economia

Una guerra sinistra al nostro diritto di detenere contanti

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Renovatio 21 traduce e ripubblica questo articolo del 2017 di William F. Engdahl sulla questione delle valute digitali di Stato (CBDC), ora divenute realtà con l‘annuncio della partenza dell’euro digitale da parte del presidente BCE Cristina Lagarde. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.

 

Un’operazione iniziata come una discussione accademica apparentemente oscura tre anni fa sta ora diventando una vera e propria campagna di propaganda da parte di alcune delle istituzioni più potenti del mondo industrializzato. Questa è quella che giustamente dovrebbe essere definita la guerra al contante. Come la Guerra al Terrore, la Guerra al Cancro o la Guerra alla Droga, il suo vero programma è sinistro e opaco. Se siamo abbastanza sciocchi da inghiottire la propaganda per la completa eliminazione del contante a favore della pura moneta bancaria digitale, possiamo praticamente dire addio alla nostra rimanente autonomia e privacy. Un 1984 di George Orwell sotto steroidi si realizzerà.

 

Vorrei essere chiaro. Qui non parliamo di diverse tecnologie digitali blockchain, le cosiddette criptovalute. Non ci stiamo rivolgendo a sistemi di pagamento privati ​​come il WeChat cinese. Non parliamo nemmeno dell’e-banking o dell’utilizzo di carte di credito bancarie come Visa o Master Card o altre. Questi sono di una qualità completamente diversa dall’obiettivo della sinistra guerra al contante in corso. Sono tutti servizi privati ​​e non statali.

 

Quello di cui stiamo discutendo è un complotto, perché è un complotto, da parte delle principali banche centrali, di governi selezionati, del Fondo Monetario Internazionale in collusione con le principali banche internazionali per costringere i cittadini – in altre parole, noi! – a rinunciare a detenere contanti o a utilizzare per pagare gli acquisti.

 

Saremmo invece costretti a utilizzare crediti bancari digitali.

 

La differenza, per quanto sottile possa sembrare a prima vista, è enorme. Come in India, a seguito della folle guerra al contante ispirata dagli Stati Uniti alla fine del 2016 da parte di Modi, i cittadini perderebbero per sempre la libertà personale di decidere come pagare o la privacy in termini di denaro.

 

Se voglio comprare un’auto e pagare in contanti per evitare gli interessi bancari, non posso.

 

La mia banca limiterà l’importo di denaro digitale che posso prelevare in un dato giorno. Se voglio soggiornare in un bell’hotel per festeggiare un giorno speciale e pagare in contanti per motivi di privacy, non è possibile. Ma questa è solo la superficie.

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Visa entra in guerra

Lo scorso luglio [2017, ndr] Visa International ha lanciato quella che definisce «The Visa Cashless Challenge». Con parole d’ordine su come la tecnologia ha trasformato il commercio globale, Visa ha annunciato un programma per pagare i proprietari di piccoli ristoranti selezionati negli Stati Uniti se accettano di rifiutarsi di accettare contanti dai loro clienti ma solo carte di credito.

 

Il sito web ufficiale di Visa annuncia: «Fino a $ 500.000 in premi. 50 titolari di servizi di ristorazione idonei. Ricerca senza contanti al 100%». (1) Ora, per un’azienda gigantesca come Visa, con un fatturato annuo nell’ordine dei 15 miliardi di dollari, 500.000 dollari sono una miseria. Ovviamente, credono che ciò favorirà l’uso delle carte Visa in un mercato che finora preferisce i contanti, ovvero quello dei piccoli ristoranti a conduzione familiare.

 

La «sfida» di Visa per raggiungere quella che definisce la «ricerca del 100% senza contanti» non è un fuoco fatuo casuale. Fa parte di una strategia molto ponderata non solo di Visa, ma anche della Banca Centrale Europea, della Banca d’Inghilterra, del Fondo Monetario Internazionale e della Reserve Bank of India, per citarne solo alcuni.

 

FMI e rane bollite

Nel marzo di quest’anno il Fondo Monetario Internazionale di Washington ha pubblicato un documento di lavoro su ciò che chiamano «de-cashing». Il documento raccomanda che «l’eliminazione totale dei contanti dovrebbe avvenire gradualmente». Si rileva il fatto che esistono già «passi iniziali e in gran parte incontrastati, come l’eliminazione graduale delle banconote di grosso taglio, l’istituzione di massimali sulle transazioni in contanti e la segnalazione dei movimenti di contanti attraverso i confini. Ulteriori passi potrebbero includere la creazione di incentivi economici per ridurre l’uso del contante nelle transazioni, la semplificazione dell’apertura e dell’uso dei depositi trasferibili e l’ulteriore informatizzazione del sistema finanziario». (2)

 

In Francia dal 2015 il limite che una persona può pagare in contanti a un’impresa è di soli 1.000 euro «per contrastare il riciclaggio di denaro e l’evasione fiscale». Inoltre, qualsiasi deposito o prelievo di contanti da un conto bancario superiore a 10.000 euro in un mese verrà automaticamente segnalato a Tracfin, un’unità del governo francese incaricata di combattere il riciclaggio di denaro, i «passaggi in gran parte incontrastati» e i presagi molto inquietanti. (3)

 

Il documento del FMI aggiunge inoltre, come argomento a favore dell’eliminazione del contante, che «il de-cashing dovrebbe migliorare la riscossione delle tasse riducendo l’evasione fiscale». Detto in altre parole, se sei costretto a utilizzare solo trasferimenti di denaro digitali da una banca, i governi di praticamente tutti i paesi OCSE oggi hanno accesso legale ai dati bancari dei loro cittadini.

 

Ad aprile, un mese dopo il documento del FMI sul de-cashing, la Commissione Europea di Bruxelles ha rilasciato una dichiarazione in cui dichiarava: «i pagamenti in contanti sono ampiamente utilizzati nel finanziamento di attività terroristiche. In questo contesto si potrebbe anche esplorare la rilevanza di eventuali limiti massimi ai pagamenti in contanti. Diversi Stati membri hanno adottato divieti per i pagamenti in contanti al di sopra di una soglia specifica». (4)

 

Anche in Svizzera, a seguito delle incessanti campagne di Washington, il leggendario segreto bancario è stato gravemente compromesso con la fallace argomentazione che ostacola il finanziamento delle organizzazioni terroristiche. Uno sguardo ai recenti titoli della stampa europea sugli attacchi da Barcellona a Monaco a Londra a Charlottesville rivela che questo argomento è una farsa.

 

Oggi nell’UE, come ulteriore risultato delle pressioni di Washington, ai sensi del Foreign Account Tax Compliance Act (FATCA), le banche al di fuori degli Stati Uniti dove i cittadini statunitensi detengono un deposito sono costrette a presentare rapporti annuali sulle attività presenti in tali conti al Financial Crimes Enforcement Network. del Tesoro americano. Convenientemente per gli Stati Uniti in quanto grande paradiso fiscale emergente, il governo americano ha rifiutato, nonostante ciò fosse specificato nella legge, di aderire alla stessa FACTA. (5)

 

Nel 2016 la Banca Centrale Europea ha interrotto l’emissione di banconote da 500 euro sostenendo che ciò avrebbe ostacolato la criminalità organizzata e il terrorismo, uno scherzo sicuramente meschino, come se le sofisticate reti della criminalità organizzata dipendessero dalle valute cartacee. Negli Stati Uniti, economisti di spicco come l’ex presidente di Harvard Larry Summers sostengono l’eliminazione della banconota da 100 dollari per la stessa presunta ragione.

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Limite di 10 dollari?

Il vero scopo della guerra al contante, tuttavia, è stato delineato in un editoriale del Wall Street Journal dall’economista di Harvard ed ex capo economista del FMI, Kenneth Rogoff. Rogoff sostiene che dovrebbe esserci una drastica riduzione dell’emissione di contanti da parte della Federal Reserve. Chiede che tutte le banconote superiori ai 10 dollari vengano rimosse dalla circolazione, costringendo così le persone e le imprese a dipendere esclusivamente dai pagamenti digitali o elettronici. Ripete il falso mantra secondo cui il suo piano ridurrebbe il riciclaggio di denaro, riducendo così la criminalità e allo stesso tempo smascherando gli evasori fiscali. (6)

 

Tuttavia, l’agenda nascosta in questa guerra al contante è la confisca dei nostri soldi nella prossima, inevitabile crisi bancaria, sia nei Paesi membri dell’UE, negli Stati Uniti o nei paesi in via di sviluppo come l’India.

 

Già diverse banche centrali hanno adottato una politica di tassi di interesse negativi sostenendo, falsamente, che ciò sia necessario per stimolare la crescita dopo la crisi finanziaria e bancaria del 2008. Oltre alla Banca Centrale Europea, la Banca del Giappone e la Banca Nazionale Danese aderiscono a questa bizzarra politica. Tuttavia, la loro capacità di abbassare ulteriormente i tassi di interesse per le banche membri è limitata finché la liquidità è abbondante.

 

Qui il documento del FMI sopra citato fa uscire il proverbiale gatto dal sacco. Si afferma: «in particolare, la politica dei tassi di interesse negativi diventa un’opzione fattibile per la politica monetaria se il risparmio in valuta fisica viene scoraggiato e sostanzialmente ridotto. Con il decashing, la maggior parte del denaro verrebbe immagazzinato nel sistema bancario e, pertanto, sarebbe facilmente influenzato da tassi negativi, che potrebbero incoraggiare la spesa dei consumatori…» (7)

 

Questo perché la tua banca inizierà ad addebitarti il ​​«servizio» di consentirti di parcheggiare i tuoi soldi presso di loro dove potranno utilizzarli per guadagnare di più. Per evitare ciò, ci viene detto, spenderemmo come se non ci fosse un domani. Ovviamente, questo argomento è falso.

 

Come sottolinea l’economista tedesco Richard Werner, i tassi negativi aumentano i costi sostenuti dalle banche per fare affari. «Le banche rispondono scaricando questo costo sui loro clienti. A causa dei tassi di deposito già pari a zero, ciò significa che le banche aumenteranno i loro tassi di prestito». Come osserva ulteriormente Werner, «nei paesi in cui è stata introdotta una politica di tassi di interesse negativi, come la Danimarca o la Svizzera, la constatazione empirica è che non è efficace nello stimolare l’economia. Piuttosto il contrario. Questo perché i tassi negativi sono imposti dalla Banca Centrale alle banche – non al pubblico mutuatario». (8)

 

Sottolinea che la politica dei tassi di interesse negativi della BCE mira a distruggere le banche di risparmio europee funzionanti e tradizionalmente conservatrici, come quella le tedesche Sparkassen e le Volksbanken a favore del salvataggio segreto delle mega-banche giganti e finanziariamente corrotte come Deutsche Bank, HSBC, Société Generale of France, Royal Bank of Scotland, Alpha Bank of Greece, o Banca Monte dei Paschi di Siena in Italia e molte altre. (9) Il presidente della BCE, Mario Draghi, è un ex partner della mega banca Goldman Sachs.

 

Perché ora?

La domanda rilevante è: perché ora, all’improvviso, l’urgenza di spingere per l’eliminazione del contante da parte delle banche centrali e di istituzioni come il FMI? Il rullo di tamburi per l’abolizione del contante è iniziato nettamente dopo il Forum economico mondiale di Davos, in Svizzera, del gennaio 2016, dove si sono riuniti i principali esponenti governativi, banchieri centrali e multinazionali del mondo occidentale. L’offensiva propagandistica per l’attuale guerra al contante è iniziata subito dopo i colloqui di Davos.

 

Diversi mesi dopo, nel novembre 2016, guidato da esperti di USAID e, sì, Visa, il governo indiano di Narenda Modi ha annunciato l’immediata demonetizzazione o rimozione forzata di tutte le banconote da 500 rupie (8 dollari USA) e 1.000 rupie (16 dollari USA) secondo la raccomandazione della Reserve Bank of India. Il governo Modi ha affermato che l’azione ridurrà l’economia sommersa e reprimerà l’uso di denaro illecito e contraffatto per finanziare attività illegali e il terrorismo.

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In particolare, il Parlamento indiano ha recentemente condotto uno studio di follow-up sugli effetti della guerra di Modi sul contante. Il rapporto della Commissione parlamentare sulla demonetizzazione ha documentato che non è stato raggiunto un solo obiettivo dichiarato. Non è stato trovato alcun grosso denaro nero e la demonetizzazione non ha avuto alcun effetto sul finanziamento del terrorismo, ragioni addotte dal governo per attuare una politica così drastica. Il rapporto rileva che mentre la banca centrale indiana stava presumibilmente attaccando il denaro nero attraverso la demonetizzazione, il denaro illegale nei paradisi fiscali offshore veniva semplicemente riciclato in India, «riciclato» attraverso investimenti diretti esteri da gruppi criminali o aziendali legalmente in una pratica nota come «Round Tripping».

 

Eppure il rapporto del Parlamento precisa che l’economia reale indiana è stata colpita drammaticamente. La produzione industriale in aprile è diminuita di uno scioccante 10,3% rispetto al mese precedente a causa del fallimento di migliaia di piccole imprese dipendenti dalla liquidità. Secondo quanto riferito, i principali media indiani sarebbero stati avvertiti dal governo Modi di non pubblicizzare il rapporto del Parlamento. (10)

 

Se uniamo i punti di tutto questo, diventa più chiaro che la guerra al contante è una guerra alla nostra libertà individuale e ai gradi di libertà nella nostra vita. Forzare il nostro denaro a diventare digitale è il prossimo passo verso la confisca da parte dei governi dell’UE o degli Stati Uniti o ovunque scoppi la prossima grande crisi bancaria, come nel 2007-2008.

 

Alla fine di luglio di quest’anno l’Estonia, in qualità di presidenza di turno dell’UE, ha pubblicato una proposta sostenuta dalla Germania che consentirebbe ai regolatori nazionali dell’UE di impedire «temporaneamente» alle persone di ritirare i propri fondi da una banca in difficoltà prima che i depositanti siano in grado di creare una «corsa agli sportelli» (11).

 

Il precedente dell’UE era già stato stabilito a Cipro e in Grecia, dove il governo ha bloccato i prelievi di contanti oltre i piccoli importi giornalieri.

 

Come sottolinea l’esperto analista bancario statunitense Christopher Whelan in una recente analisi sull’incapacità delle autorità dell’UE di ripulire efficacemente il caos bancario dopo la crisi finanziaria del 2008, «l’idea che il pubblico bancario – che generalmente si colloca ben al di sotto del limite massimo di deposito limite assicurativo – non verrebbe mai negato l’accesso al contante garantisce virtualmente che in Europa si verificheranno corse ai depositi e un contagio più ampio la prossima volta che un istituto di deposito si troverà nei guai». Whelan sottolinea che nove anni dopo la crisi del 2008, le banche dell’UE rimangono in condizioni orrende. «Rimangono quasi 1.000 miliardi di euro di crediti inesigibili all’interno del sistema bancario europeo. Ciò rappresenta il 6,7% dell’economia dell’UE. È enorme. Sottolinea che i crediti inesigibili delle banche come quota del PIL per le banche statunitensi e giapponesi sono rispettivamente dell’1,7 e dell’1,6%». (12)

 

Poiché i governi, sia nell’UE che in India o altrove, si rifiutano di tenere a freno le pratiche fraudolente delle banche più grandi, costringendo le persone a eliminare l’uso del contante e a mantenere tutta la loro liquidità in depositi digitali presso banche regolamentate dallo stato, si pone le basi affinché lo stato possa confiscare quei beni quando dichiareranno la prossima emergenza.

 

Se siamo abbastanza sciocchi da permettere che questa truffa passi incontrastata, forse meritiamo di perdere le nostre vestigia di autonomia finanziaria. Fortunatamente, la resistenza popolare contro l’eliminazione del contante in paesi come la Germania è massiccia. I tedeschi ricordano i giorni della Repubblica di Weimar degli anni ’20 e dell’iperinflazione come la crisi bancaria del 1931 che portò al Terzo Reich.

 

L’approccio del FMI è quello del proverbio cinese sulla bollitura lenta delle rane. Ma gli esseri umani non sono rane, giusto?

 

William F. Engdahl

 

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NOTE

1) Visa website, Coming soon! The Visa Cashless Challenge: Up to $500,000 in awards. 50 eligible food service owners. 100% cashless quest.

2) Alexei Kireyev, The Macroeconomics of De-Cashing, IMF Working Paper WP/17/71, Washington DC, marzo 2017.

3) French-property.com, Cash Payments Limited to €1000, 4 agosto 2015.

4) Claire Bernish, «EU Now Pushing Restrictions on Payments in Cash», 4 aprile pril 2017,

5) DLA Piper, The Foreign Account Tax Compliance Act (FATCA).

6) Kenneth S. Rogoff, The Sinister Side of Cash, The Wall Street Journal, 25 agosto 2016 ,

7) Alexei Kireyev, op. cit.

8) Richard A. Werner, Negative Interest Rates and the War on Cash, 9 febbraio 2016.

9) Ibid.

10) Shelley Kasli, Demonetisation and GST Myths Exposed By Parliamentary Committee Report and Statistics, 11 agosto 2017.

11) Francesco Guarascio, EU explores account freezes to prevent runs at failing banks, 28 luglio 2017.

12 R. Christopher Whelan, Europe’s Banking Dysfunction Worsens, 31 luglio 2017.

 

F. William Engdahl è consulente e docente di rischio strategico, ha conseguito una laurea in politica presso la Princeton University ed è un autore di best seller sulle tematiche del petrolio e della geopolitica. È autore, fra gli altri titoli, di Seeds of Destruction: The Hidden Agenda of Genetic Manipulation («Semi della distruzione, l’agenda nascosta della manipolazione genetica»), consultabile anche sul sito globalresearch.ca.

 

Renovatio 21 offre la traduzione di questo articolo per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.

 

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