Economia
Petroliera esplode al largo della costa libica. Come altre passate per i porti russi

Una petroliera che trasportava circa un milione di barili di greggio è esplosa al largo delle coste libiche. Non si segnalano feriti né inquinamento, e la causa dell’esplosione rimane incerta.
La petroliera Vilamoura, battente bandiera delle Isole Marshall, era partita dal porto libico di Zuetina ed era diretta a Gibilterra quando il 27 giugno si è verificata l’esplosione, seguita da un allagamento della sala macchine che ha lasciato la nave alla deriva, ha detto lunedì ai media un portavoce della compagnia di navigazione TMS Tankers.
Si tratta dell’ultima di una serie di esplosioni inspiegabili che hanno coinvolto petroliere che avevano recentemente raggiunto i porti russi, ha osservato Bloomberg.
Secondo i dati di tracciamento delle navi, la Vilamoura ha fatto scalo al terminal petrolifero russo di Ust-Luga all’inizio di aprile e al Caspian Pipeline Consortium (CPC) vicino a Novorossijsk a maggio, entrambi siti che gestiscono principalmente barili di origine kazaka.
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Come ha riferito a Bloomberg la società di consulenza sui rischi marittimi Vanguard Tech, dall’inizio dell’anno altre quattro petroliere hanno subito una sorte simile, e tutte avevano precedentemente fatto scalo nei porti petroliferi russi.
Gli incidenti si verificano in un contesto di crescente controllo del traffico marittimo legato alla Russia, poiché le sanzioni occidentali sulle esportazioni di petrolio di Mosca hanno ridisegnato le rotte commerciali globali.
L’UE e gli Stati Uniti hanno accusato la Russia e i suoi partner commerciali di utilizzare una «flotta ombra» di petroliere che operano al di fuori delle normative assicurative occidentali per aggirare le sanzioni. La Russia ha ripetutamente denunciato come illegali le restrizioni al suo settore marittimo.
In risposta alle esplosioni, alcuni armatori avrebbero iniziato a ispezionare gli scafi per individuare eventuali mine, utilizzando sommozzatori e veicoli sottomarini.
Bloomberg ha osservato che l’Ucraina ha ripetutamente preso di mira le infrastrutture energetiche russe, inclusi depositi di petrolio e una stazione di misurazione del gas, dall’escalation del conflitto con Mosca. A febbraio, droni ucraini hanno colpito la stazione di pompaggio petrolifera di Kropotkinskaja, nella Russia meridionale, gestita dal Caspian Pipeline Consortium.
Il Caspian Pipeline Consortium (CPC) rappresenta una rotta di esportazione chiave, gestendo circa l’80% del greggio kazako sul mercato globale. Mosca ha condannato gli attacchi come violazioni degli impegni di cessate il fuoco assunti dall’Ucraina e ha accusato Kiev di aver tentato di ostacolare gli sforzi di pace statunitensi.
Costruita nel 2011, la Vilamoura ha una capacità di carico di 158.622 tonnellate. Secondo VesselFinder, è attualmente rimorchiata nel Mediterraneo orientale, in rotta verso la Grecia, dove si prevede che i danni vengano valutati.
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Economia
Il caldo ha portato le riserve europee di gas 20% sotto il normale

Le scorte di gas naturale in Europa sono particolarmente basse per questo periodo dell’anno. Lo riporta Bloomberg, citando la crescente domanda di aria condizionata a causa dell’ondata di calore regionale.
Secondo quanto affermato dalla testata economica neoeboracena, attualmente i siti di stoccaggio sotterraneo sono pieni per circa il 62%, mentre solitamente le riserve raggiungono circa l’80% all’inizio dell’estate, contribuendo a garantire una solida riserva in vista della stagione di riscaldamento invernale.
Il caldo estremo in Asia ha inoltre causato il dirottamento delle spedizioni di carburante dall’Europa, poiché gli acquirenti di tutto il mondo competono per le scorte limitate. Di conseguenza, i futures del gas naturale europeo si sono attestati vicino al massimo delle ultime due settimane, il che significa che «il continente deve pagare per continuare a rifornirsi», ha scritto la testata.
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Nonostante questa tendenza, l’UE potrebbe comunque riuscire a ricostituire le proprie scorte di gas fino a circa l’80% entro la fine dell’estate, secondo quanto riportato dalla testata citando una nota di Goldman Sachs.
L’UE importa quasi il 90% del suo gas naturale e, nonostante le sanzioni, la Russia continua a rappresentare una quota significativa della fornitura.
A maggio, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha presentato un piano per eliminare gradualmente tutte le importazioni di petrolio e gas dalla Russia entro la fine del 2027, come parte della tabella di marcia REPowerEU dell’UE, che mira a eliminare la dipendenza del blocco dai combustibili fossili del paese e a passare a fonti rinnovabili.
Il piano ha suscitato critiche da parte di Ungheria e Slovacchia, due Paesi senza sbocco sul mare che hanno fatto ampio affidamento sul gasdotto russo. Bratislava ha bloccato il 18° pacchetto di sanzioni dell’UE, che colpisce i settori energetico e finanziario russo, citando rischi di carenze e aumento dei prezzi. Budapest si è unita al veto e sta facendo pressione sul blocco affinché faccia concessioni in materia di energia e sulle più ampie norme RepowerEU.
Come riportato da Renovatio 21, il premier slovacco Robert Fico ha dichiarato che il suo Paese è «pronto a combattere» per il gas russo.
Il mese scorso anche l’Austria ha chiesto la revisione del divieto europeo sul gas di Mosca. Anche in Germania politici tedeschi di alto livello come il democristiano CDU Michael Kretschmer stanno già chiedendo una ripresa dei legami con la Russia
Il colosso gasiero russo Gazprom aveva dichiarato quattro mesi fa che i Paesi UE stavano rapidamente esaurendo le riserve di gas. Nonostante le apparenze, le importazioni europee di gas russo in questi mesi sono aumentati varie volte, nonostante anche l’impennata dei prezzi.
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Economia
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