Connettiti con Renovato 21

Protesta

Perché dobbiamo vedere queste immagini?

Pubblicato

il

 

In piazza a Milano, «alla manifestazione non autorizzata», non in tantissimi.

 

Forze dell’ordine, parecchie.

 

 

Un signore in là con gli anni urla «aiuto! Aiuto! Mi portano via!». Lo portano via. Lui continua a chiedere a vuoto. Ad un certo punto trova il fiato per gridare «libertà». Lo portano via lo stesso. Un ragazzo che non capisce cosa gli sta succedendo mentre lo trattengono e gli danno ordini.

 

 

Ogni parola pare essere divenuta insignificante

Una signora portata di forza al suolo, viene sdraiata. O forse è lei che non si vuole alzare. Potrebbe stare male, forse no. Arriva un ragazzo rasato, si butta a sentirle il battito. È  un medico. Discutono. Gli chiedono i documenti. Sì, eccoli. Ridammi il tesserino. Tensione, la voce si alza. Tu chi sei. Ragazzi io non ci sto capendo più niente. La signora si siede. Vuole sapere dov’è suo marito. Ripete la domanda. Venga con noi e la portiamo da suo marito, non le succede niente. Io non mi fido di voi. Voglio vedere mio marito.

 

 

Un signore strattonato, una signora che perde l’equilibrio. Acciuffano un uomo con un giubbetto colorato. «Non ho fatto niente». È sorpreso. Urla di donna disperata in sottofondo.

 

 

Alcune signore recitano il rosario ad alta voce, mentre sulla pelle del viso si riflette ad intermittenza il lampeggiante.

 

Ragazzotti in borghese che improvvisamente danno una mano alle forze dell’ordine per catturare qualche persona che, per lo meno da qui, non si capisce  bene cosa abbia fatto. Qualche spintone. Sguardi.

 

 

Ovunque un senso di confusione, come un luogo dove la legge è fatta di disordine. Di arroganza, di prevaricazione, di una boria, di un nonsenso che, ingenui noi, non sapevamo davvero esistesse.

 

È, letteralmente, la cancellazione del logos. Qualcuno qualcuno lo riconosce, dovrebbe sapere cos’era per gli antichi il contrario del logos: il caos

Forse qualcosa di peggio. Tra le battutine del solito, le risatine, gli ordini urlati, le azioni coordinate, è percepibile qualcosa di tremendo: ogni parola pare essere divenuta insignificante.

 

Guardate i discorsi delle signore, dei ragazzi, degli uomini: il popolo, lo Stato, la libertà… Guardate la risposta.

 

La politica italiana ha lasciato queste persone sole: tra loro e la repressione non c’è nessun diaframma posto dalla democrazia rappresentativa – un deputato, un consigliere regionale, un consigliere comunale, di circoscrizione… niente.

 

La parola si schianta su un muro di scudi, corpetti, caschi di kevlar. La parola diviene nulla. Una chiacchiera, un vaneggiamento, un atto sterile, inutile, di un disperato che sta delirando.

 

È, letteralmente, la cancellazione del logos. Qualcuno lo riconosce? Se lo riconosce, dovrebbe sapere cos’era per gli antichi il contrario del logos: il caos. Non siamo sicuri che lo si stia comprendendo davvero. Perché senza logos non c’è principio, non c’è vita, non c’è Civiltà.

 

Senza logos non c’è principio, non c’è vita, non c’è Civiltà

Sì, queste sono immagini che mettono paura. Perché è davvero pauroso il mondo che stiamo vedendo qui ora.

 

Qualcuno potrebbe dire: è quello che vogliono, metterti paura. La repressione serve a questo. No?

 

Ecco, ci chiediamo: siamo sicuri che la paura sia il solo sentimento con cui la gente risponde a queste immagini?

 

Quindi, domandiamo ancora: perché ci fanno vedere queste cose?

 

 

 

 

 

 

Video di Local Team

Immagine screenshot da YouTube

Protesta

Condannato a 3 mesi di domiciliari il leader dei camionisti canadesi anti restrizioni COVID

Pubblicato

il

Da

Una delle figure più in vista delle proteste dei camionisti canadesi contro le restrizioni dovute al COVID-19 nel 2022 è stata condannata mercoledì a tre mesi di arresti domiciliari.

 

Pat King, 47 anni, è stato dichiarato colpevole a novembre di cinque accuse penali, tra cui danneggiamento e disobbedienza a un ordine del tribunale. Rischiava fino a 10 anni di prigione.

 

In una sentenza di febbraio, un giudice della Corte superiore dell’Ontario ha concesso al King nove mesi di credito per il tempo già trascorso in custodia prima e durante il processo. Oltre agli arresti domiciliari, dovrà completare 100 ore di servizio alla comunità presso una banca alimentare o un rifugio per uomini.

 

Sostieni Renovatio 21

Altri due organizzatori, Tamara Lich e Chris Barber, stanno aspettando l’esito dei loro processi. Le proteste del febbraio 2022, soprannominate Freedom Convoy, sono state scatenate da un obbligo vaccinale del governo canadese per gli autotrasportatori che attraversano il confine tra Stati Uniti e Canada.

 

Il premier Trudeau in quei giorni fuggì dalla capitale ed emise video-comunicati in cui insultava i camionisti come nazisti – per uno strano rivolgimento storico, mesi dopo avrebbe portato in Parlamento, e applaudito sonoramente, un vero veterano ucraino nazista.

 

Politici di Ottawa invocarono lo stato di emergenza definendo i camionisti come «terroristi» e la protesta come una «insurrezione». La rivolta terminò con molestie da parte della polizia e arresti di massa.

 

Come riportato da Renovatio 21, a suo tempo il governo Trudeau dichiarò una «guerra finanziaria totale» contro i camionisti anti-obbligo vaccinale, arrivando a congelare il loro conti personali in banca e a fermare perfino le transazioni in criptovalute a favore della protesta, germe dell’attività di debancarizzazione vista contro la dissidenza in Brasile, in Gran Bretagna (dove è stato colpito il membro del Parlamento Nigel Farage) e nel resto del mondo, con qualche caso anche in Italia.

 

In uno sviluppo inquietante, ai tempi della protesta canadese non solo furono proibite le donazioni nei siti dedicati principali, ma la piattaforma di crowdfunding GiveSendGo, usata per sostenere i camionisti, fu hackerata così da permettere il doxxing contro i donatori.

 

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21


 

Immagine screenshot da YouTube

Continua a leggere

Protesta

Scontri tra manifestanti e polizia a Costantinopoli

Pubblicato

il

Da

Domenica sera la polizia ha preso a calci e pugni i manifestanti a Costantinopoli, detta anche Istanbul, mentre cercavano di disperdere una manifestazione a sostegno del sindaco arrestato, Ekrem Imamoglu.   Le dimostrazioni su larga scala sono continuate per il quinto giorno, nonostante il divieto di raduni nel territorio costantinopolitano, la città più grande della Turchia. Mentre alcuni raduni erano pacifici, altri sono degenerati in scontri con la polizia.   Gli ufficiali in tenuta antisommossa hanno placcato e scaraventato a terra le persone fuori dal municipio. Alcuni sono stati filmati mentre prendevano a calci i dimostranti e li colpivano con i manganelli.

Aiuta Renovatio 21

   

Sostieni Renovatio 21

Lo Imamoglu è stato arrestato mercoledì con l’accusa di corruzione e legami con il Partito dei lavoratori del Kurdistan (PKK), che è elencato come gruppo terroristico in Turchia. Domenica, un tribunale costantinopolitano ha approvato il suo arresto, dopo di che Imamoglu è stato sospeso dall’incarico. Ha negato qualsiasi illecito e ha affermato che l’accusa era motivata politicamente.   Imamoglu si è candidato alla vicepresidenza alle elezioni presidenziali del 2023 ed è considerato il candidato principale del Partito Popolare Repubblicano (CHP) per la presidenza nel 2028.   In un post su X di domenica, il ministro degli Interni Ali Yerlikaya ha scritto che alcuni ufficiali di polizia sono stati aggrediti per strada. «Non permetteremo mai vandalismo o minacce alla pace e alla sicurezza della nostra nazione», ha avvertito.   Il leader del CHP Ozgur Ozel ha negato che il partito abbia fatto alcun appello alla violenza. In una risposta a Yerlikaya, ha scritto: «Rispetterai la reazione democratica che è il diritto costituzionale della nazione. Qualsiasi ordine dato contro di essa sarà illegale».

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21
Immagine screenshot da Twitter
Continua a leggere

Protesta

Decine di migliaia in piazza a favore di Georgescu

Pubblicato

il

Da

Decine di migliaia di dimostranti si sono radunati a Bucarest sabato per chiedere che si tenga il secondo turno delle elezioni presidenziali rumene annullate anziché un nuovo voto. Le proteste sono avvenute dopo che a dicembre la Corte costituzionale rumena ha annullato i risultati del primo turno, che ha visto il candidato di destra Calin Georgescu vincere con il 23% dei voti.

 

A gennaio, la coalizione al governo in Romania aveva approvato una ripetizione delle elezioni presidenziali, il cui primo turno è previsto per il 4 maggio. Se nessun candidato otterrà più del 50% dei voti, si terrà un ballottaggio il 18 maggio.

 

Le autorità rumene hanno citato presunte «irregolarità» nella campagna di Georgescu, sostenendo senza prove che la Russia lo aveva segretamente sostenuto. Il politico è noto per essere un critico della NATO e dell’UE e un fermo oppositore degli aiuti all’Ucraina.

 

 

Acquistate le Maglie Crociate

La manifestazione di sabato, organizzata dal partito Alleanza per l’Unione dei Romeni (AUR), ha attirato partecipanti da tutto il paese nella Victory Square di Bucarest. Erano presenti il ​​leader dell’AUR George Simion e Georgescu. Gli organizzatori hanno affermato che si sono presentate quasi un milione di persone, anche se diversi organi di informazione hanno riportato cifre inferiori.

 

I dimostranti di fronte alla sede del governo hanno scandito «Abbasso il governo», con cartelli che chiedevano le dimissioni del primo ministro Marcel Ciolacu. Secondo quanto riportato dalla stampa romena, ci sono stati diversi alterchi isolati tra i dimostranti e la polizia, che aveva una grande presenza nella capitale rumena.

 

 

Acquistate le Maglie Crociate

Simon ha dichiarato che la protesta di sabato perseguiva gli obiettivi di »ritorno alla democrazia, sostegno a elezioni libere ed espressione di protesta contro il governo», avvertendo che altre manifestazioni simili si sarebbero tenute finché le autorità non avessero prestato attenzione al malcontento di ampie fasce della popolazione rumena.

 

Georgescu ha dichiarato che «i rumeni sono stufi della corruzione e delle forze di sicurezza dello Stato», esortando i dimostranti a «riprendere possesso del nostro Paese».

 

Mercoledì scorso la polizia ha trattenuto brevemente il politico e ha condotto decine di raid sui suoi sostenitori. Dopo essere stato interrogato dall’ufficio del Procuratore generale, Georgescu è stato rilasciato, ma gli è stato impedito di lasciare il Paese, pubblicare post sui social media o apparire in TV. Deve affrontare un totale di sei accuse, tra cui «atti anticostituzionali» e falsa dichiarazione finanziaria, hanno affermato le autorità in una dichiarazione.

 

Il politico sostiene di essere caduto preda dello «Stato profondo» rumeno.

 

Come riportato da Renovatio 21, all’inizio di questa settimana, ha chiesto al presidente degli Stati Uniti Donald Trump di aiutarlo contro quella che ha descritto come una campagna di persecuzione politica nei suoi confronti.

 

L’arresto di Georgescu ha suscitato la condanna di Elon Musk, il responsabile dell’efficienza del governo nominato da Trump, che ha descritto le azioni del governo rumeno come «un pasticcio». Anche il vicepresidente statunitense J.D. Vance si era rivolto in modo analogo riguardo al governo di Bucarest, intervenendo alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco di Baviera a febbraio.

 

Il Patto Atlantico sta costruendo un’enorme base militare in Romania. A maggio è prevista in Romania un’esercitazione militare con migliaia di soldati francesi, una simulazione di combattimento contro la Russia.

 

Come riportato da Renovatio 21, il Georgescu tre settimane fa ha definito il presidente ucraino Zelens’kyj un «semi-dittatore» e dichiarato in un podcast americano che la NATO usa la Romania come «porta della guerra».

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21


 

 

 

Continua a leggere

Più popolari