Pensiero
Non stanno parlando a voi. Parlano alla massa vaccina
Sarà capitato anche a voi. È una sensazione che all’inizio, un paio di anni fa, era un po’ sottile, ora invece è potente, patente, anche se ancora non pienamente definita.
Ti capita, per lo più, quelle volte che, magari per isbaglio, ti capita di sentir il discorso di un politico.
È quella strana sensazione per cui chi ti sta parlando, in realtà non sta parlando davvero con te.
È una sensazione forse sfuggente, ma nettissima.
Un tempo, nella vita normale, la si sperimentava quando qualcuno ti scambiava per un altro — fenomeno che in genere non accade spesso, o quando qualcuno comincia a parlare in totale assenza di senso del contesto, chessò, un signore dell’ultradestra che finisce inconsapevole tra le salsicce della Festa dell’Unità (si chiama ancora così?) e attacca un pistolotto nostalgico, nello sconcerto dei sinceri democratici presenti. O viceversa. Anche questo, un caso raro, buono per certe barzellette.
Invece adesso la sensazione che ci parli qualcuno che non ha idea di noi, è continua, martellante.
Il maestro, in questo fenomeno di straniamento politico, è Mario Draghi. Si rimane sconvolti ogni volta che fa una conferenza stampa, riuscendo ad inanellare fake news («L’appello a non vaccinarsi è l’appello a morire, non ti vaccini ti ammali e muori, o a far morire, non ti vaccini, contagi e fai morire») e proclami al limite dell’hate speech («i nostri problemi dipendono dai non vaccinati»).
È impossibile, nel caso del primo ministro, non avvertire questo senso di comunicazione fallita: come può parlare a noi in questo tono?
È impossibile, nel caso del primo ministro, non avvertire questo senso di comunicazione fallita: come può rivolgersi a noi in questo tono?
Come può dire in serenità queste cose?
Qualcuno lo può scusare: il capo del governo, il vertice della politica italiana, non ha mai fatto politica in vita sua. Lo hanno paracadutato lì dalla torre di Francoforte (è stato, letteralmente, un BASE jump). Lui mica ha stretto mani alle sagre di paese, mica ha passato le notti nei circoli di periferia, mica ha sgomitato tra compagni di partito e avversari per qualche manciata di voti. Mica sa esattamente cosa è un elettore, figuriamoci un Paese da gestire.
Segue a poca distanza Roberto Speranza. In nessun modo sembra scalfito, anche minimamente, da quello che una porzione della popolazione pensa di lui. Anzi, dal tono sembra ogni volta voler rincarare la dose. Niente da fare: esce il libro, ma viene autosequestrato immediatamente per motivi inspiegati. Uno pensa che qualcuno davanti ad una cosa del genere (svergognata su Report, Le Iene, etc.) trovi il tempo di crearsi una mezza giustificazione, una scusa da dare ai media – oppure qualche minuto per vergognarsi e basta. No, nulla. Quando parla alla Camera o in TV, uno si chiede come sia possibile che si stia davvero rivolgendosi a noi, come niente fosse, anche senza fischiettare, perché l’uomo è un duro.
C’è Brunetta, che, dopo averne ascoltate un paio, ammettiamo di non sapere più cosa stia dicendo.
C’è Renzi.
Potremmo parlare di Salvini, che mangia Nutella anche in quarantena, e non sappiamo se lo fa perché lo spin doctor controverso è tornato a casa.
In realtà la lista è lunghissima. Puntualizziamo che il fenomeno fornisce un’altra caratteristica al discorso dei nostri personaggi pubblici: la spudoratezza.
Il ministro Lamorgese va in Parlamento e parla di un suo sottoposto ripreso mentre – in borghese – picchia un ragazzo a terra come di un controllore del «movimento ondulatorio».
Il generale Figliuolo dice pubblicamente il vaccino è somministrato per milioni di dosi «senza saperne l’esito», e che ‘sta immunità di gregge gli scienziati continuano a spostargliela: 80%, 90%, 100%, 150%…
Il sottosegretario Sileri che sostiene in diretta che il «vaccino non è sperimentale», anche se la conclusione del trial è il 23 luglio 2024.
E poi ecco, sì, gli scienziati: frotte di virologi e di funzionari pandemici assortiti, televisivi o meno, che dicono che bisogna chiudere tutto, bisogna aprire, bisogna mettere il green pass, bisogna togliere il green pass, bisogna arrestare i no vax, bisogna garantire la costituzione, vaccinare i bambini, non vaccinare i bambini, considerare le statistiche dei morti COVID, considerare le statistiche dei morti con COVID… il tutto dalle stesse labbra, nel giro di pochi giorni. Senza errata corrige di sorta. Senza vergogna.
La contraddizione, sempre più ebete e infame, non li preoccupa. Perché, ribadiamo, non stanno parlando con noi. Non si tratta in nessun modo di una comunicazione tradizionale: emittente-messaggio-ricevente. Il ricevente, qui, non pare essere considerato, altrimenti il messaggio sarebbe diverso, e anche l’emittente.
La massa bovina è il fine del processo di ingegneria sociale che stiamo vivendo. La massa vaccina è il futuro programmatico dell’umanità, quello a cui tende il progetto della pandemia. Un mondo fatto di cittadini calmi ed obbedienti, modificabili, sfruttabili e sacrificabili a piacimento, senza possibilità di protesta
Quindi, a chi stanno parlando? Di certo non stanno parlando a noi. Quindi, a chi?
Stanno parlando alla massa vaccina. Diciamo così, perché, alla fine, vaccino è un aggettivo sinonimo di bovino.
Stanno parlando alla massa bovina. A quei milioni di persone che, più o meno con docilità, si sono fatti marchiare, appunto, come bestiame. La massa vaccina, questo è il suo grande vantaggio, non fa molte storie. Quando porti i bovini al macello, loro mica si oppongono, al massimo fanno qualche muuu di circostanza. Prima, si sono fatti segnare con il ferro caldo e mungere a dovere, poi diventeranno bistecche. La maggior parte di loro forse non lo sa, ma qualcuno magari sì, e si è trovato pure una giustificazione: insomma, dai, pur munto e marchiato, mi hanno fatto brucare per tanto tempo, in fondo va bene così.
La massa bovina è il fine del processo di ingegneria sociale che stiamo vivendo. La massa vaccina è il futuro programmatico dell’umanità, quello a cui tende il progetto della pandemia. Un mondo fatto di cittadini calmi ed obbedienti, modificabili, sfruttabili e sacrificabili a piacimento, senza possibilità di protesta.
Nessuno sta parlando con voi, perché tutti – politici, figure di ogni livello – stanno già parlando alla massa bovina
Nessuno sta parlando con voi, perché tutti – politici, figure di ogni livello – stanno già parlando alla massa bovina.
Molti si sono chiesti perché il papa si è abbassato a farsi pseudo-intervistare da Fabio Fazio (che peraltro Bergoglio aveva già citato a inizio pandemia 2020 come maitre à penser sulla bellezza di pagare le tasse e l’orrore dell’evasione fiscale). Com’è possibile che sia avvenuta una cosa del genere? Il papa fa interviste TV? Il papa va nella trasmissione di Fazio, tra Burioni e la Littizzetto, e qualche scrittore, attore, prostituto di sinistra a caso?
Ebbene, nemmeno il papa – soprattutto nemmeno il papa – sta parlando a voi. Da anni, egli parla solo a quello che è pure titolato a chiamare «gregge», ovino o bovino che sia.
I giornalisti internazionali che si sono scandalizzati perché Fazio, con un’occasione del genere, avrebbe dovuto fargli qualche domanda sugli abusi e cose così, non ha capito nulla: il fatto di essere andato da Fazio era esso stesso il contenuto del discorso. Il medium è il messaggio: il pontefice sta dicendo, non parlerò di cose serie, né dei problemi della chiesa, né di teologia, né delle verità profonde dell’Amore di Dio, no, farò discorsi appositamente privi di qualsiasi spessore, al massimo dirò due parole sull’immigrazione, che è un tema che mi hanno fatto studiare. Non aspettatevi nient’altro: questo è il vero messaggio.
Io, il papa, parlo alla massa bovina, quella che ascolta Fazio. Non chiedetemi di fare altro
Io, il papa, parlo alla massa bovina, quella che ascolta Fazio. Non chiedetemi di fare altro.
Io, il papa, parlo alla massa vaccina: perché ho contribuito in prima persona a crearla tramite questa pandemia, invocando la vaccinazione universale, facendo incontri segreti, ordinando ai cristiani di sottoporsi all’mRNA sintetizzato via feto abortito, cancellando ogni residua possibilità di obiezione di coscienza – tre paroline, queste ultime, che pronunziate da un pontefice avrebbe fracassato in un nanosecondo il green pass, gli obblighi vaccinali, tutto, e in ogni parte del globo terracqueo. (E questa non è purtroppo, un’iperbole, o uno scherzo: è così, il vero responsabile della vostra sofferenza è Jorge Mario Bergoglio)
Io, il papa, come tutti i politici dell’establishment che accolgo sorridente e radioso, non parlerò mai a voi, perché non mi interessa, perché, in fondo, voi non esistete davvero – siete buoni, forse, solo a farvi prendere in giro, come quel cardinale finito in ospedale.
Il lettore non-siringato si starà chiedendo: ma, davvero, è possibile che nessuno parli a noi? È possibile ignorare una così grande fetta di umanità? È legale?
È possibile. Anzi, è la realtà. Il motivo è piuttosto semplice da comprendere. Ve lo abbiamo detto, ve lo ripetiamo: voi non siete una minoranza.
Io, il papa, parlo alla massa vaccina: perché ho contribuito in prima persona a crearla tramite questa pandemia, invocando la vaccinazione universale, facendo incontri segreti, ordinando ai cristiani di sottoporsi all’mRNA sintetizzato via feto abortito, cancellando ogni residua possibilità di obiezione di coscienza
Provate a pensarci: se foste una minoranza, vi tratterebbero come una minoranza.
Avreste intorno ONU, UE, CEDU, ONG di ogni tipo.
Avreste i giornali, intellettuali, film e cantanti di Sanremo e dei centri sociali a cantare la bellezza della vostra diversità.
Avreste programmi specifici nelle scuole dell’obbligo per insegnare ai bambini a rispettarvi.
Avreste motovedette che vi fanno attraversare il mare.
Avreste danaro pubblico buttato su di voi indiscriminatamente.
Avreste i «giorni della memoria».
Avreste sacerdoti e parrocchie a ospitarvi e a predicare la necessità di aiutarvi ogni santa domenica, e anche gli altri giorni della settimana.
Avreste avvocati pagati da miliardari a suggerirvi come far valere i vostri diritti – perché, ricordatelo, le minoranze hanno diritti, voi no.
Ve lo abbiamo detto, ve lo ripetiamo: voi non siete una minoranza
Avreste, soprattutto, politici che vi ronzano intorno, perché vogliono il vostro voto.
Invece, che strano, non c’è nulla di tutto questo. Nessuno vi bada, nessuno vi vuole, nessuno vi considera, nessuno vi protegge.
Non vogliono il vostro voto, oramai è chiaro a chiunque.
Non vogliono il vostro lavoro – anche perché, lo avrete capito, c’è già qualcuno, africano o macchina che sia, pronto a sostituirvi.
Non vogliono il vostro danaro, altrimenti vi farebbero entrare nei loro bar e negozi, e non vi espungerebbero in massa dai social network.
Voi non siete una minoranza: voi siete una parte della popolazione che va sacrificata
Non vogliono niente da voi, perché di fatto voi non esistete: quel fantasma che rappresentate, va aiutato a dissolversi una volta per tutte, se necessario con la repressione brutale – dei milioni in piazza la scorsa estate, cosa è rimasto, dopo leggi liberticide e incursioni varie? Un insieme di spettri trasparenti, talmente evanescenti che le telecamere della TV non riescono neanche a riprendere.
Voi non siete una minoranza: voi siete una parte della popolazione che va sacrificata.
Perché hanno fatto i calcoli e hanno capito che possono vivere tranquillamente con la massa bovina (che continuerà a obbedire, votare, comprare come gli si dice) senza che quegli altri, i non sottomessi, i non-bovini, i non-vaccini, guastino le feste, specie nel momento in cui si dovrà dirigere il bestiame verso il mattatoio.
Pensateci: non c’è qualcosa che glielo impedisca. Possono eliminarvi, perché non hanno giurato né a Dio né alla Costituzione che debbano tollerare dei subumani nemici dell’ordine stabilito – e anche se lo hanno fatto, non importa, perché siamo in emergenza, e i no vax fanno davvero schifo.
Se diciamo «subumani» non stiamo neanche qui usando parole iperboliche. Sarebbe meglio utilizzare il termine «subcanini», perché, realizzatelo, in certi luoghi in questo momento i cani entrano, voi no
Se diciamo «subumani» non stiamo neanche qui usando parole iperboliche. Sarebbe meglio utilizzare il termine «subcanini», perché, realizzatelo, in certi luoghi in questo momento i cani entrano, voi no.
Non siete una minoranza, perché quello che credete non vale niente, neanche rispetto alla legge, o alla giurisprudenza precedente. Ai Testimoni di Geova è stato consentito rifiutare le trasfusioni, e i dottori che le hanno praticate contro il volere del paziente, sono stati condannati dalla magistratura. Ai genitori del bambino che non vogliono usare sacche di sangue sierizzato hanno sospeso la potestà genitoriale.
E non pensiate che la sottomissione riguardi solo l’apartheid biotica mRNA.
Con insolita unanimità, e senza il coinvolgimento dell’elettorato, hanno appena infilato l’ambientalismo nella Costituzione italiana. Il che significa che, pure vaccinati, se domani non sarete d’accordo con Greta, se l’emergenza climatica vi potrà sembrare artefatta o manipolata, rischierete di essere emarginati e combattuti, in quanto portatori di idee e comportamenti illegalizzati.
Il lockdown climatico è dietro l’angolo, le cure che ci imporranno saranno ancora più spaventose: ora, grazie al biennio COVID, hanno capito che si può fare. E l’allarme per il cambiamento climatico è una pandemia che non ce l’ha fatta, ma ora ha capito come si fa
Il lockdown climatico è dietro l’angolo, le cure che ci imporranno saranno ancora più spaventose: ora, grazie al biennio COVID, hanno capito che si può fare. E l’allarme per il cambiamento climatico è una pandemia che non ce l’ha fatta, ma ora ha capito come si fa.
Anche lì, a breve, sarete zittiti e derisi, combattuti e impoveriti. Anche lì non esisterà la vostra minoranza, il vostro pensiero non avrà alcun diritto di asilo nel consorzio umano, sarà censurato e polverizzato come un antivaccinista qualsiasi su Facebook oggi.
Cancelleranno le vostre parole e il vostro lavoro, le vostre gioie e – ad un certo punto – la vostra discendenza, perché tra chi invoca il lager e la tortura, c’è chi più lucido già parla di sterilizzare i dissidenti, come hanno fatto certi regimi prima di oggi.
Non ha senso, davanti a questo panorama mostruoso, pensare di poter urlare alla massa bovina che si trovano dentro un disegno di morte che presto si prenderà anche loro, il loro corpi e le loro anime. Non abbiamo voce, non abbiamo i mezzi per convincere la massa vaccina.
Voi non siete una minoranza: voi siete ciò che resta dell’umanità, voi siete l’umanità rimasta tale
Abbiamo, per il momento, la necessità di guardare dentro noi stessi, cercare quella pace interiore che ci serve, e guardare il cammino con più saggezza. Questo, per adesso, vi deve bastare.
Quindi, intanto, realizzatelo: se non vi parlano, è perché voi non siete parte del popolo o della comunità, voi non siete niente.
È vero. Voi non siete una minoranza.
Voi siete ciò che resta dell’umanità, voi siete l’umanità rimasta tale.
Siatene orgogliosi. E custodite questo dono con cura, sacrificio, lotta.
Roberto Dal Bosco
Immagine di Mynyny via Deviantart pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivs 3.0 Unported (CC BY-NC-ND 3.0)
Pensiero
Vi augurano buona festa del lavoro, ma ve lo vogliono togliere. Ed eliminare voi e la vostra discendenza
Buona festa dei lavoratori! Ve lo ripetono da tutte le parti, del resto è una festa importantissima per la Repubblica: il Venerdì Santo, il giorno in cui Dio muore per l’umanità secondo quella che in teoria è la religione maggioritaria del Paese, si lavora. Il giorno dei morti, pure. Il Primo maggio, invece, no: vacanza.
Questo basterebbe a far comprendere qual è la vera religione che lo Stato italico vuole imporre alla sua popolazione – del resto, il suo libro sacro, la Costituzione, scrive al suo primo articolo che la Repubblica stessa è fondata sul lavoro – espressione incomprensibile, se non comprendendo la smania sovietica che avevano i comunisti e la sciocca acquiescenza dei democristiani che glielo hanno lasciato scrivere, accettando pure di lasciare fuori dalla Carta la parola «Dio».
Il dio della Costituzione, il dio della Repubblica è il lavoro?
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La divinizzazione politica di un concetto astratto, di un’attività umana, non solo l’indice della volontà di laicizzazione dello Stato. Poggia, essenzialmente, nel rigetto di avere per la cosa pubblica il fondamento del Cristianesimo.
Non è un caso che la festa del dio-lavoro avvenga l’indomani della notte di Valpurga, ritenuta nei secoli un momento di vertice dell’ attività del male sulla Terra – in genere, su Renovatio 21, facciamo ogni anno un articolo sull’argomento, annotando gli eventi concomitanti. La realtà è che la festa del Primo maggio è un tentativo di inculturazione, o meglio, di reintroduzione di usanze pagane – in particolare la festa celtica chiamata Beltane, di cui parla anche J.G. Frazer nel suo studio su magia e religione dell’antichità europea Il ramo d’oro.
La prima menzione di Beltane è nella letteratura irlandese antica dell’Irlanda gaelica. Secondo i testi altomedievali Sanas Cormaic (scritto da Cormac mac Cuilennáin) e Tochmarc Emire, Beltane si teneva il 1° maggio e segnava l’inizio dell’estate. I testi dicono che, per proteggere il bestiame dalle malattie, i druidi accendevano due fuochi «con grandi incantesimi» e guidavano il bestiame in mezzo a loro.
La vulgata progressista del Primo maggio, nata nel secondo Ottocento, si attacca quindi a questo sostrato antico, non cristiano, alla guisa di come ha fatto la Chiesa con alcune festività nel corso dell’anno.
Quindi: un nuovo dio, una nuova religione. Ma il problema è che neanche i suoi stessi sacerdoti ci credono. I loro discorsi – i loro incantesimi – sono inganni, sempre più infami, sempre più ridicoli.
Abbiamo sentito ieri il segretario generale CGIL Maurizio Landini dichiarare che «il governo Meloni difende il fossile e nega il cambiamento climatico, come si può pensare di cambiare modello di produzione?». Lo ha detto ad un evento dell’«Alleanza Clima Lavoro», di cui apprendiamo l’esistenza. Stendiamo un velo pietoso sull’attacco ai combustibili fossili, che fossili non sono (no, il petrolio non è succo di dinosauro!), che dimostra un allineamento con i gruppi ecofascisti più estremi e grotteschi visti negli ultimi anni – e pagati da chi, possiamo intuirlo.
Quindi: prima il «clima», poi i lavoratori. L’intero sistema industriale va cambiato per favorire l’ambiente, non l’uomo che lavora: conosciamo questa solfa, ora condita automaticamente dal terrorismo climatico. Si tratta di un’idea che avanza da tanto tempo, e si chiama deindustrializzazione.
Come abbiamo ripetuto tante volte su questo sito, la deindustrializzazione altro non è che deumanizzazione. Cioè, riduzione non dei lavoratori, ma della quantità stessa di esseri umani che camminano sul pianeta. Ciò era chiaramente esposto nelle opere di Aurelio Peccei e compagni oligarchi, quando l’élite – la stessa che stava dietro al Club di Roma, Club Bilderberg, WWF, etc. – cominciò a lavorare decisamente alla riduzione della popolazione.
Non è possibile diminuire il numero di esseri umani sul pianeta se si continua a produrre. Perché l’industria – il lavoro – dà cibo, e il cibo dà la vita, e la vita si moltiplica. La filiera dell’essere deve essere interrotta, molto prima. Niente industria, niente lavoro, niente vita. Niente persone. Niente umanità. Ora potete capire da dove vengono la povertà e la fame, che sembrano di ritorno anche nel Primo Mondo.
In alcuni testi risalenti a più di mezzo secolo fa, la cosa era messa nera su bianco: avrebbero creato deliberatamente un concetto prima sconosciuto, quello di inquinamento, per avere uno strumento di controllo del comportamento di popoli e Nazioni. Se ci pensate, anche questa è una scopiazzatura del cattolicesimo: non il peccato, ma l’impronta carbonica. Non il peccato originale, ma l’essere umano in sé, alla cui nascita c’è già un debito ecologico personale importante. Non la Santa Trinità, non l’Incarnazione, ma Gaia, dea terrifica che si fa pianeta.
Non ci sorprende, ma nondimeno continua a riempirci di orrore, vedere che chi è pagato per difendere i lavoratori è in realtà alleato delle forze che ne vogliono l’eliminazione. Lo aveva capito, con decenni di anticipo, il filosofo marxista Gianni Collu, che nel libro Apocalisse e rivoluzione notava che il paradigma non era più quello rivoluzionario della crescita operaia, cioè industriale, ma quello di una contrazione dell’intera società produttiva.
In pratica, Collu aveva compreso che stava venendo innestato, specie presso partiti, sindacati, intellettuali di sinistra, l’odio per l’uomo – in una parola, era stata avviata la Necrocultura. Non per niente il filosofo cominciò a scoprire, e rivelare, l’interesse crescente che molti circoli goscisti cominciavano a sentire verso un tema divenuto tabù nei millenni cristiani, cioè il sacrificio umano.
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Ora, guardate celebrare il vostro lavoro da chi è inserito, con stipendio, nel disegno per togliervelo – ed eliminare la vostra esistenza e la vostra discendenza. Non dobbiamo ricordare qui gli sforzi, fatti anche in sede europea, che i sindacati hanno fatto per il feticidio.
Nessuno dei vostri lavori è al riparo dal disegno mortale che avanza: se vi hanno detto che imparando a programmare avreste avuto sempre lavoro, provatelo a ripetere alle migliaia di licenziati alla IBM, come in tantissimi altri colossi tecnologici, sostituiti dall’Intelligenza Artificiale.
Nessuno è al sicuro: i grafici, cosa pensano di fare davanti alla presenza di incredibili programmi text-to-image, dove digiti cosa vuoi vedere e ti viene servito in un’immagine perfetta?
Attori, registi, produttori cinetelevisivi, cosa potranno di fronte ai software come Sora di ChatGPT, che promette di generare sequenze video a partire da semplici richieste? Sappiamo che l’ultimo sciopero ad Hollywood verteva su questo, e che già operano società di computer grafica talmente ultrarealista da aver disintermediato regioni immense della filiera.
Domani, cioè già oggi, tocca agli insegnanti. Ai bancari. Ai lavoratori dei fast food. A qualsiasi lavoratore. Alla realtà stessa.
Tuttavia, notatelo, nessun sindacato parla di fermare l’Intelligenza Artificiale. Vi parlano di cambiamento climatico, combustibili fossili, etc.
Lo fanno dopo aver assistito all’assassinio, con il green pass e l’obbligo al vaccino genico, dell’articolo 1 del loro libro sacro, il dogma primigenio della loro religione: ve lo abbiamo detto, non ci credono nemmeno loro.
E quindi, se anche quest’anno un boss sindacale, dinanzi al milione di ebeti ammassati per il concertone del Primo maggio, dovesse d’improvviso farsi scappare di nuovo l’espressione «Nuovo Ordine Mondiale», beh, sappiamo bene di cosa si tratta.
Non c’entrano le ricorrenze druidiche primaverili, qui siamo altrove nel calendario, in un’altra festa importante: sotto sotto, negli auguri ai bravi lavoratori, vi stanno dicendo che arriva il Natale. E che voi siete i tacchini.
Buon lavoro.
Roberto Dal Bosco
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Pensiero
I biofascisti contro il fascismo 1.0: ecco la patetica commedia dell’antifascismo
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Pensiero
«Preghiera» pagana a Zeus ed Apollo recitata durante cerimonia di accensione della torcia olimpica. Quanti sacrifici umani verranno fatti, poi, con l’aborto-doping?
All’inizio di questo mese, il rituale dell’accensione della torcia olimpica – di fatto la prima cerimonia dei Giochi Olimpici – si è tenuta ad Olimpia, in Grecia, presso l’antico tempio di Era, la moglie di Zeus, padre degli dei greci detti, appunto, olimpici. Lo riporta LifeSite.
Accompagnata da uno stuolo di vestali per qualche ragione tutte bianche, l’attrice greca Mary Mina ha interpretato il ruolo di «alta sacerdotessa» che aveva funzione, tra le altre cose, di offrire una «preghiera» agli dèi olimpici.
«Apollo, dio del sole e dell’idea della luce, invia i tuoi raggi e accendi la sacra fiaccola per la città ospite», cioè Parigi. «E tu, Zeus, dona la pace a tutti i popoli della terra e incorona i vincitori della corsa sacra».
🗣️ “Apollo, God of sun, and the idea of light, send your rays and light the sacred torch for the hospitable city of Paris. And you, Zeus, give peace to all peoples on earth and wreath the winners of the Sacred Race.”#Paris2024 | @Paris2024 pic.twitter.com/FHMEmJ134U
— The Olympic Games (@Olympics) April 16, 2024
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Il Comitato Olimpico Ellenico organizza l’evento, che ha una durata di circa 30 minuti, ed elenca sul suo sito il resto dell’«Invocazione ad Apollo».
Silenzio sacro
Risuonino il cielo, la terra, il mare e i venti.
Le montagne tacciono.
I suoni e i cinguettii degli uccelli cessano.
Per Febo, il Re portatore di Luce ci terrà compagnia.
Apollo Dio del sole e dell’idea della luce
manda i tuoi raggi e accendi la sacra fiaccola
per l’ospitale città di…
E tu Zeus dona la pace a tutti i popoli della terra e
incorona i vincitori
della Razza Sacra
Il gruppo spiega che la prima cerimonia di accensione della torcia ebbe luogo nel 1936 con «l’alta sacerdotessa Koula Pratsika, considerata una pioniera della danza classica in Grecia e fu la prima coreografa della cerimonia di accensione». La Pratsika nell’ambito dei celeberrimi Giochi di Berlino – quelli dello Hitler e di Jesse Owens, e di Leni Riefenstahl – e che da allora si è svolta più o meno prima di ogni Olimpiade.
La coreografa Artemis Ignatiou dirige lo spettacolo dal 2008. Originaria della Grecia, ha precedentemente interpretato il ruolo di «alta sacerdotessa» ed è stata coinvolta nella produzione dagli anni Novanta.
È, ammetterà anche il lettore, molto molto curioso: la preghiera ai dei dell’Ellade rispunta per lo Sport, quando invece, l’invocazione che nei secoli si è pronunziata per la medicina – il giuramento di Ippocrate – è oramai quasi del tutto sparito in tutto il mondo – e mica lo vediamo solo in Israele, lo abbiamo visto anche sotto casa durante il COVID. I motivi, li sapete: quelle frasi sul fatto che il medico non darà sostanze abortive, né cagionerà la morte del paziente… Siamo lontani anni luce da ciò che oggi deve fare il dottore, e cioè servire la Necrocultura, estendendo la morte ovunque si possa.
È bene ricordare anche che il mondo moderno ora esige un altro culto pagano greco, quello alla dèa preolimpica (cioè, ctonia) Gaia, che tramite le elucubrazioni dell’ambientalismo è divenuta la Terra stessa, intesa come unico essere vivente minacciato dalla presenza umana. Del resto, Gaia apparteneva alla stirpe dei titani, come Crono, il dio che divorava i suoi figli…
Ma torniamo al fuoco pagano dei Giuochi. Il sito olimpico ricorda che i giochi iniziarono nel 776 a.C. e continuarono fino al 393 d.C. quando l’imperatore cristiano Teodosio I li abolì. «Le sue cerimonie di apertura sembrano quasi sempre incorporare temi massonici o globalisti» scrive LifeSite. «I giochi di quest’anno sono stati annunciati come le prime Olimpiadi “della parità di genere”. Ciò significa che uomini e donne avranno una rappresentanza 50-50 nella competizione. Detto in altro modo, ci saranno tanti atleti maschi quante sono le atlete. Questo è stato presentato come un importante segno di “progresso”».
Alla cerimonia di accensione della torcia, il presidente del Comitato Olimpico Internazionale Thomas Bach ha sottolineato che i giochi di quest’anno saranno «più giovani, più inclusivi, più urbani, più sostenibili». Si riferiva al fatto che sarà allestita una «Pride House» pro-LGBT per «sostenitori, atleti e alleati LGBTI+».
«I Giochi sono una celebrazione della diversità», afferma il sito ufficiale delle Olimpiadi. «In occasione della Giornata internazionale contro l’omofobia, la transfobia e la bifobia, Parigi 2024 ribadisce il suo impegno nella lotta contro ogni forma di discriminazione», riferendosi eufemisticamente a qualsiasi opposizione all’omosessualità o al transgenderismo e aggiungendo che la «Pride House» ha lo scopo di «celebrare» le «minoranze» LGBT e il loro «orgoglio».
LifeSiteNews ci tiene a ricordare che «come i precedenti Giochi Olimpici, Parigi 2024 sarà probabilmente una cloaca di impurità. (…) la fornicazione è dilagante e nel Villaggio Olimpico dove soggiornano gli atleti vengono distribuiti contraccettivi gratuiti».
Riguardo al sesso al villaggio olimpico, chi ha partecipato da atleta ad un’Olimpiade in genere torna con racconti impressionanti – dionisiaci, erotici, del resto sempre di dèi greci si tratta, Dioniso, Eros, e mettiamoci pure dentro pure la poetessa greca Saffo, che dea non è, ma popolare di certo lo deve essere presso certe giocatrici di basket, ad esempio, e neanche solo quelle.
Del resto, metti quantità di giovani sani (in teoria: da Tokyo sappiamo quanti ne ha rovinati, financo sportivamente, l’mRNA) tutti insieme nello stesso luogo, e cosa vuoi che succeda? Sappiamo che la cosa capita anche alla Giornate Mondiale della Gioventù organizzate dai papati moderni, al termine delle quali trovano a terra tra la spazzatura, oltre che le ostie consacrate, anche preservativi usati da giovani e previdenti papaboys.
La questione, semmai, è capire che l’abominio pagano dello sport olimpico potrebbe essere andato molto oltre le semplici fornicazioni degli atleti: da anni si parla sommessamente del fenomeno dell’aborto-doping. Funziona così: per giovarsi della biochimica ormonale fantastica offerta dalla gravidanza e migliorare quindi le proprie prestazioni sportive, le atlete si fanno ingravidare per poi uccidere il figlio e godere del beneficio organico e muscolare della gravidanza.
Praticamente: vero e proprio doping, senza alcuno steroide sintetico – quindi perfettamente legale. Specie, immaginiamo, nelle Olimpiadi delle «pari opportunità».
«Ora che i test antidroga sono di routine, la gravidanza sta diventando il modo preferito per ottenere un vantaggio sulla concorrenza» avvertiva ancora nel 2013 Mona Passiganno, direttrice di un gruppo pro-life texano. In quell’anno emerse anche la storia di un atleta russo che avrebbe raccontato a un giornalista che già negli anni Settanta, alle ginnaste di appena 14 anni veniva ordinato di dormire con i loro allenatori per rimanere incinte e poi abortire. La procedura sarebbe così conosciuta da arrivare persino anche sui libri di testo: un libro di testo online di fisiologia del dipartimento di Fisiologia Medica dell’Università di Copenaghen sembra averne ancora traccia.
«Le atlete di punta – proprio dopo il momento in cui hanno dato alla luce il loro primo figlio – hanno stabilito diversi record mondiali» scrive il testo danese di fisiologia sportiva. «Naturalmente, questo è accettabile come evento naturale e non intenzionale. Tuttavia, in alcuni Paesi le atlete rimangono incinte per 2-3 mesi, al fine di migliorare le loro prestazioni subito dopo l’aborto».
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Altro che preghiera ad Apollo: questo è un sacrificio umano, un atto propiziatorio tramite l’uccisione della propria prole al dio pagano della prestanza fisica, della vittoria sportiva, della ricca sponsorizzazione, dell’ego incoronato etc.
E quindi: quanti sacrifici umani agli dèi antichi e moderni verranno consumati per i Giochi parigini?
Va ricordato l’aborto nel mondo sportivo non è una novità, una importante multinazionale di vestiario, negli anni, è stata accusata di aver fatto pressioni affinché le proprie atlete sponsorizzate abortissero, anche se non è chiaro se semplicemente per continuare a sfruttarne le prestazioni o per ottenerne anche i benefici corporei del doping feticida.
Diciamo pure che la strage olimpica occulta dei bambini delle atlete non potrebbe essere l’unico accento di morte da aspettarsi a Giochi di Parigi. Come noto, Macron ha fatto capire di temere per l’incolumità della sua Olimpiade, arrivando a chiedere, anche grottescamente, una «tregua» dei conflitti in corso – lui che, contro l’opinione degli omologhi europei e dello stesso popolo francese, paventa truppe NATO in Ucraina, e che secondo alcuno già sarebbero state spedite ad Odessa.
Abbiamo visto, nel frattempo, come qualcuno degli organizzatori olimpici si stia lamentando del fatto che per il nuoto la Senna sembra non andare bene: è stata rilevato troppo Escherichia Coli, cioè troppa materia fecale. Parigi è baciata da un fiume escrementizio, e vuole che gli atleti di tutto il globo vi si tuffino.
Questa immagine, del fiume di cacca in cui obbligano la gente ad immergersi, racconta bene il senso occulto dell’Olimpiade.
Tuffatevi anche voi nell’acqua marrone: dietro l’Olimpiade non c’è solo l’afflato neopagano e massonico (con le logge che da sempre rivendicano la consonanza con i principi olimpici), potrebbe esserci un’ondata di morte vera e propria.
Giochi di morte: lo Stato moderno pare volerceli infliggere a tutti i costi.
Roberto Dal Bosco
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