Pensiero
Non stanno parlando a voi. Parlano alla massa vaccina

Sarà capitato anche a voi. È una sensazione che all’inizio, un paio di anni fa, era un po’ sottile, ora invece è potente, patente, anche se ancora non pienamente definita.
Ti capita, per lo più, quelle volte che, magari per isbaglio, ti capita di sentir il discorso di un politico.
È quella strana sensazione per cui chi ti sta parlando, in realtà non sta parlando davvero con te.
È una sensazione forse sfuggente, ma nettissima.
Un tempo, nella vita normale, la si sperimentava quando qualcuno ti scambiava per un altro — fenomeno che in genere non accade spesso, o quando qualcuno comincia a parlare in totale assenza di senso del contesto, chessò, un signore dell’ultradestra che finisce inconsapevole tra le salsicce della Festa dell’Unità (si chiama ancora così?) e attacca un pistolotto nostalgico, nello sconcerto dei sinceri democratici presenti. O viceversa. Anche questo, un caso raro, buono per certe barzellette.
Invece adesso la sensazione che ci parli qualcuno che non ha idea di noi, è continua, martellante.
Il maestro, in questo fenomeno di straniamento politico, è Mario Draghi. Si rimane sconvolti ogni volta che fa una conferenza stampa, riuscendo ad inanellare fake news («L’appello a non vaccinarsi è l’appello a morire, non ti vaccini ti ammali e muori, o a far morire, non ti vaccini, contagi e fai morire») e proclami al limite dell’hate speech («i nostri problemi dipendono dai non vaccinati»).
È impossibile, nel caso del primo ministro, non avvertire questo senso di comunicazione fallita: come può parlare a noi in questo tono?
È impossibile, nel caso del primo ministro, non avvertire questo senso di comunicazione fallita: come può rivolgersi a noi in questo tono?
Come può dire in serenità queste cose?
Qualcuno lo può scusare: il capo del governo, il vertice della politica italiana, non ha mai fatto politica in vita sua. Lo hanno paracadutato lì dalla torre di Francoforte (è stato, letteralmente, un BASE jump). Lui mica ha stretto mani alle sagre di paese, mica ha passato le notti nei circoli di periferia, mica ha sgomitato tra compagni di partito e avversari per qualche manciata di voti. Mica sa esattamente cosa è un elettore, figuriamoci un Paese da gestire.
Segue a poca distanza Roberto Speranza. In nessun modo sembra scalfito, anche minimamente, da quello che una porzione della popolazione pensa di lui. Anzi, dal tono sembra ogni volta voler rincarare la dose. Niente da fare: esce il libro, ma viene autosequestrato immediatamente per motivi inspiegati. Uno pensa che qualcuno davanti ad una cosa del genere (svergognata su Report, Le Iene, etc.) trovi il tempo di crearsi una mezza giustificazione, una scusa da dare ai media – oppure qualche minuto per vergognarsi e basta. No, nulla. Quando parla alla Camera o in TV, uno si chiede come sia possibile che si stia davvero rivolgendosi a noi, come niente fosse, anche senza fischiettare, perché l’uomo è un duro.
C’è Brunetta, che, dopo averne ascoltate un paio, ammettiamo di non sapere più cosa stia dicendo.
C’è Renzi.
Potremmo parlare di Salvini, che mangia Nutella anche in quarantena, e non sappiamo se lo fa perché lo spin doctor controverso è tornato a casa.
In realtà la lista è lunghissima. Puntualizziamo che il fenomeno fornisce un’altra caratteristica al discorso dei nostri personaggi pubblici: la spudoratezza.
Il ministro Lamorgese va in Parlamento e parla di un suo sottoposto ripreso mentre – in borghese – picchia un ragazzo a terra come di un controllore del «movimento ondulatorio».
Il generale Figliuolo dice pubblicamente il vaccino è somministrato per milioni di dosi «senza saperne l’esito», e che ‘sta immunità di gregge gli scienziati continuano a spostargliela: 80%, 90%, 100%, 150%…
Il sottosegretario Sileri che sostiene in diretta che il «vaccino non è sperimentale», anche se la conclusione del trial è il 23 luglio 2024.
E poi ecco, sì, gli scienziati: frotte di virologi e di funzionari pandemici assortiti, televisivi o meno, che dicono che bisogna chiudere tutto, bisogna aprire, bisogna mettere il green pass, bisogna togliere il green pass, bisogna arrestare i no vax, bisogna garantire la costituzione, vaccinare i bambini, non vaccinare i bambini, considerare le statistiche dei morti COVID, considerare le statistiche dei morti con COVID… il tutto dalle stesse labbra, nel giro di pochi giorni. Senza errata corrige di sorta. Senza vergogna.
La contraddizione, sempre più ebete e infame, non li preoccupa. Perché, ribadiamo, non stanno parlando con noi. Non si tratta in nessun modo di una comunicazione tradizionale: emittente-messaggio-ricevente. Il ricevente, qui, non pare essere considerato, altrimenti il messaggio sarebbe diverso, e anche l’emittente.
La massa bovina è il fine del processo di ingegneria sociale che stiamo vivendo. La massa vaccina è il futuro programmatico dell’umanità, quello a cui tende il progetto della pandemia. Un mondo fatto di cittadini calmi ed obbedienti, modificabili, sfruttabili e sacrificabili a piacimento, senza possibilità di protesta
Quindi, a chi stanno parlando? Di certo non stanno parlando a noi. Quindi, a chi?
Stanno parlando alla massa vaccina. Diciamo così, perché, alla fine, vaccino è un aggettivo sinonimo di bovino.
Stanno parlando alla massa bovina. A quei milioni di persone che, più o meno con docilità, si sono fatti marchiare, appunto, come bestiame. La massa vaccina, questo è il suo grande vantaggio, non fa molte storie. Quando porti i bovini al macello, loro mica si oppongono, al massimo fanno qualche muuu di circostanza. Prima, si sono fatti segnare con il ferro caldo e mungere a dovere, poi diventeranno bistecche. La maggior parte di loro forse non lo sa, ma qualcuno magari sì, e si è trovato pure una giustificazione: insomma, dai, pur munto e marchiato, mi hanno fatto brucare per tanto tempo, in fondo va bene così.
La massa bovina è il fine del processo di ingegneria sociale che stiamo vivendo. La massa vaccina è il futuro programmatico dell’umanità, quello a cui tende il progetto della pandemia. Un mondo fatto di cittadini calmi ed obbedienti, modificabili, sfruttabili e sacrificabili a piacimento, senza possibilità di protesta.
Nessuno sta parlando con voi, perché tutti – politici, figure di ogni livello – stanno già parlando alla massa bovina
Nessuno sta parlando con voi, perché tutti – politici, figure di ogni livello – stanno già parlando alla massa bovina.
Molti si sono chiesti perché il papa si è abbassato a farsi pseudo-intervistare da Fabio Fazio (che peraltro Bergoglio aveva già citato a inizio pandemia 2020 come maitre à penser sulla bellezza di pagare le tasse e l’orrore dell’evasione fiscale). Com’è possibile che sia avvenuta una cosa del genere? Il papa fa interviste TV? Il papa va nella trasmissione di Fazio, tra Burioni e la Littizzetto, e qualche scrittore, attore, prostituto di sinistra a caso?
Ebbene, nemmeno il papa – soprattutto nemmeno il papa – sta parlando a voi. Da anni, egli parla solo a quello che è pure titolato a chiamare «gregge», ovino o bovino che sia.
I giornalisti internazionali che si sono scandalizzati perché Fazio, con un’occasione del genere, avrebbe dovuto fargli qualche domanda sugli abusi e cose così, non ha capito nulla: il fatto di essere andato da Fazio era esso stesso il contenuto del discorso. Il medium è il messaggio: il pontefice sta dicendo, non parlerò di cose serie, né dei problemi della chiesa, né di teologia, né delle verità profonde dell’Amore di Dio, no, farò discorsi appositamente privi di qualsiasi spessore, al massimo dirò due parole sull’immigrazione, che è un tema che mi hanno fatto studiare. Non aspettatevi nient’altro: questo è il vero messaggio.
Io, il papa, parlo alla massa bovina, quella che ascolta Fazio. Non chiedetemi di fare altro
Io, il papa, parlo alla massa bovina, quella che ascolta Fazio. Non chiedetemi di fare altro.
Io, il papa, parlo alla massa vaccina: perché ho contribuito in prima persona a crearla tramite questa pandemia, invocando la vaccinazione universale, facendo incontri segreti, ordinando ai cristiani di sottoporsi all’mRNA sintetizzato via feto abortito, cancellando ogni residua possibilità di obiezione di coscienza – tre paroline, queste ultime, che pronunziate da un pontefice avrebbe fracassato in un nanosecondo il green pass, gli obblighi vaccinali, tutto, e in ogni parte del globo terracqueo. (E questa non è purtroppo, un’iperbole, o uno scherzo: è così, il vero responsabile della vostra sofferenza è Jorge Mario Bergoglio)
Io, il papa, come tutti i politici dell’establishment che accolgo sorridente e radioso, non parlerò mai a voi, perché non mi interessa, perché, in fondo, voi non esistete davvero – siete buoni, forse, solo a farvi prendere in giro, come quel cardinale finito in ospedale.
Il lettore non-siringato si starà chiedendo: ma, davvero, è possibile che nessuno parli a noi? È possibile ignorare una così grande fetta di umanità? È legale?
È possibile. Anzi, è la realtà. Il motivo è piuttosto semplice da comprendere. Ve lo abbiamo detto, ve lo ripetiamo: voi non siete una minoranza.
Io, il papa, parlo alla massa vaccina: perché ho contribuito in prima persona a crearla tramite questa pandemia, invocando la vaccinazione universale, facendo incontri segreti, ordinando ai cristiani di sottoporsi all’mRNA sintetizzato via feto abortito, cancellando ogni residua possibilità di obiezione di coscienza
Provate a pensarci: se foste una minoranza, vi tratterebbero come una minoranza.
Avreste intorno ONU, UE, CEDU, ONG di ogni tipo.
Avreste i giornali, intellettuali, film e cantanti di Sanremo e dei centri sociali a cantare la bellezza della vostra diversità.
Avreste programmi specifici nelle scuole dell’obbligo per insegnare ai bambini a rispettarvi.
Avreste motovedette che vi fanno attraversare il mare.
Avreste danaro pubblico buttato su di voi indiscriminatamente.
Avreste i «giorni della memoria».
Avreste sacerdoti e parrocchie a ospitarvi e a predicare la necessità di aiutarvi ogni santa domenica, e anche gli altri giorni della settimana.
Avreste avvocati pagati da miliardari a suggerirvi come far valere i vostri diritti – perché, ricordatelo, le minoranze hanno diritti, voi no.
Ve lo abbiamo detto, ve lo ripetiamo: voi non siete una minoranza
Avreste, soprattutto, politici che vi ronzano intorno, perché vogliono il vostro voto.
Invece, che strano, non c’è nulla di tutto questo. Nessuno vi bada, nessuno vi vuole, nessuno vi considera, nessuno vi protegge.
Non vogliono il vostro voto, oramai è chiaro a chiunque.
Non vogliono il vostro lavoro – anche perché, lo avrete capito, c’è già qualcuno, africano o macchina che sia, pronto a sostituirvi.
Non vogliono il vostro danaro, altrimenti vi farebbero entrare nei loro bar e negozi, e non vi espungerebbero in massa dai social network.
Voi non siete una minoranza: voi siete una parte della popolazione che va sacrificata
Non vogliono niente da voi, perché di fatto voi non esistete: quel fantasma che rappresentate, va aiutato a dissolversi una volta per tutte, se necessario con la repressione brutale – dei milioni in piazza la scorsa estate, cosa è rimasto, dopo leggi liberticide e incursioni varie? Un insieme di spettri trasparenti, talmente evanescenti che le telecamere della TV non riescono neanche a riprendere.
Voi non siete una minoranza: voi siete una parte della popolazione che va sacrificata.
Perché hanno fatto i calcoli e hanno capito che possono vivere tranquillamente con la massa bovina (che continuerà a obbedire, votare, comprare come gli si dice) senza che quegli altri, i non sottomessi, i non-bovini, i non-vaccini, guastino le feste, specie nel momento in cui si dovrà dirigere il bestiame verso il mattatoio.
Pensateci: non c’è qualcosa che glielo impedisca. Possono eliminarvi, perché non hanno giurato né a Dio né alla Costituzione che debbano tollerare dei subumani nemici dell’ordine stabilito – e anche se lo hanno fatto, non importa, perché siamo in emergenza, e i no vax fanno davvero schifo.
Se diciamo «subumani» non stiamo neanche qui usando parole iperboliche. Sarebbe meglio utilizzare il termine «subcanini», perché, realizzatelo, in certi luoghi in questo momento i cani entrano, voi no
Se diciamo «subumani» non stiamo neanche qui usando parole iperboliche. Sarebbe meglio utilizzare il termine «subcanini», perché, realizzatelo, in certi luoghi in questo momento i cani entrano, voi no.
Non siete una minoranza, perché quello che credete non vale niente, neanche rispetto alla legge, o alla giurisprudenza precedente. Ai Testimoni di Geova è stato consentito rifiutare le trasfusioni, e i dottori che le hanno praticate contro il volere del paziente, sono stati condannati dalla magistratura. Ai genitori del bambino che non vogliono usare sacche di sangue sierizzato hanno sospeso la potestà genitoriale.
E non pensiate che la sottomissione riguardi solo l’apartheid biotica mRNA.
Con insolita unanimità, e senza il coinvolgimento dell’elettorato, hanno appena infilato l’ambientalismo nella Costituzione italiana. Il che significa che, pure vaccinati, se domani non sarete d’accordo con Greta, se l’emergenza climatica vi potrà sembrare artefatta o manipolata, rischierete di essere emarginati e combattuti, in quanto portatori di idee e comportamenti illegalizzati.
Il lockdown climatico è dietro l’angolo, le cure che ci imporranno saranno ancora più spaventose: ora, grazie al biennio COVID, hanno capito che si può fare. E l’allarme per il cambiamento climatico è una pandemia che non ce l’ha fatta, ma ora ha capito come si fa
Il lockdown climatico è dietro l’angolo, le cure che ci imporranno saranno ancora più spaventose: ora, grazie al biennio COVID, hanno capito che si può fare. E l’allarme per il cambiamento climatico è una pandemia che non ce l’ha fatta, ma ora ha capito come si fa.
Anche lì, a breve, sarete zittiti e derisi, combattuti e impoveriti. Anche lì non esisterà la vostra minoranza, il vostro pensiero non avrà alcun diritto di asilo nel consorzio umano, sarà censurato e polverizzato come un antivaccinista qualsiasi su Facebook oggi.
Cancelleranno le vostre parole e il vostro lavoro, le vostre gioie e – ad un certo punto – la vostra discendenza, perché tra chi invoca il lager e la tortura, c’è chi più lucido già parla di sterilizzare i dissidenti, come hanno fatto certi regimi prima di oggi.
Non ha senso, davanti a questo panorama mostruoso, pensare di poter urlare alla massa bovina che si trovano dentro un disegno di morte che presto si prenderà anche loro, il loro corpi e le loro anime. Non abbiamo voce, non abbiamo i mezzi per convincere la massa vaccina.
Voi non siete una minoranza: voi siete ciò che resta dell’umanità, voi siete l’umanità rimasta tale
Abbiamo, per il momento, la necessità di guardare dentro noi stessi, cercare quella pace interiore che ci serve, e guardare il cammino con più saggezza. Questo, per adesso, vi deve bastare.
Quindi, intanto, realizzatelo: se non vi parlano, è perché voi non siete parte del popolo o della comunità, voi non siete niente.
È vero. Voi non siete una minoranza.
Voi siete ciò che resta dell’umanità, voi siete l’umanità rimasta tale.
Siatene orgogliosi. E custodite questo dono con cura, sacrificio, lotta.
Roberto Dal Bosco
Immagine di Mynyny via Deviantart pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivs 3.0 Unported (CC BY-NC-ND 3.0)
Pensiero
Se la realtà esiste, fino ad un certo punto

I genitori si accorgono improvvisamente che la biblioteca scolastica mette a disposizione degli alunni strani libri «a fumetti» dove si illustra amabilmente il bello della liaison omoerotica.
L’intento degli autori è inequivocabile, quello di presentare un modello antropologico indispensabile per una adeguata formazione dell’individuo in crescita… Meno chiaro appare nell’immediato se la scuola, nel senso dei suoi responsabili vicini o remoti, di questa trovata educativa abbiano coscienza e conoscenza.
Di istinto, i genitori dell’incolpevole alunno si chiedono se tutto ciò sia proprio indispensabile per uno sviluppo armonico della psicologia infantile, magari in sintonia con i suggerimenti più elementari della natura e della fisiologia.
Tuttavia, poiché anche lo zeitgeist ha una sua potenza suggestiva, a frenare un po’ il comprensibile sconcerto, in essi affiora anche qualche dubbio sulla adeguatezza culturale dei propri scrupoli educativi, tanto che sono indotti a porsi il dubbio circa una loro eventuale inadeguatezza culturale rispetto ai tempi, votati come è noto, a sicure sorti progressive.
Ma il caso riassume bene tutto il paradosso di un fenomeno che ha segnato questo quarto di secolo e soltanto incombenti tragedie planetarie, mettono un po’ in sordina, finché dagli inciampi della vita quotidiana esso non riemerge con tutta la sua inaspettata consistenza.
Infatti la domanda sensata che si dovrebbero porre questi genitori, è come e perché una anomalia privata abbia potuto meritare prima una tutela speciale nel recinto sacro dei valori repubblicani, per poi ottenere il crisma della normalità e quindi quello di un modello virtuoso di vita; il tutto dopo essersi insinuata tanto in profondità da avere disattivato anche quella reazione di rigetto con cui tutti gli organismi viventi si difendono una volta attaccati nei propri gangli vitali da corpi estranei capaci di distruggerli.
Eppure, per quanto giovani possano essere questi genitori allarmati, non possono non avere avvertito l’insistenza con cui questa merce sia stata immessa di prepotenza sul mercato delle idee, quale valore riconosciuto, dopo l’adeguata santificazione dei cultori della materia ottenuta col falso martirio per una supposta discriminazione. Quella che già il dettato costituzionale impediva ex lege.
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Ma tutta l’impalcatura messa in piedi intorno a questo teatro dell’assurdo in cui i maschi prendono marito, le femmine si ammogliano nelle sontuose regge sabaude come nelle case comunali di remote province sicule, non avrebbe retto comunque all’urto della ragione naturale e dell’evidenza senza la gioiosa macchina da guerra attivata nel retrobottega politico con il supporto della comunicazione pubblica e lasciata scorrazzare senza freni in un mortificato panorama culturale e partitico.
Nella sconfessione della politica come servizio prestato alla comunità, secondo il criterio antico del bene comune, mentre proprio lo spazio politico è in concreto affollato da grandi burattinai e innumerevoli piccoli burattini, particelle di un caos capace di tenere in scacco «il popolo sovrano». Una parte cospicua del quale si sente tuttavia compensato dalla abolizione dei pronomi indefiniti, per cui tutte e tutti possono toccare con mano tutta la persistenza dei valori democratici.
Non per nulla proprio in omaggio a questi valori è installato nella anticamera della presidenza del Consiglio, da anni funziona a pieno regime un governo ombra, quello terzogenderista dell’UNAR. Un ufficio che ha lavorato con impegno instancabile, e indubbia coerenza personale, alla attuazione del «Piano» (sic) elaborato già sotto i fasti renziani e boschiani, per la imposizione capillare nella società in generale e nella scuola in particolare, di tutto l’armamentario omosessista.
Il cavallo di battaglia di questa benemerita entità governativa è la difesa dei «diritti delle coppie dello stesso sesso», dove sia il «diritto», che la «coppia» hanno lo stesso senso dei famosi cavoli a merenda.
Ecco dunque un esempio significativo ed eccellente di quella desertificazione della politica per cui il governo ombra guidato da interessi particolari in collaborazione e in sintonia con centri di potere radicati in istituzioni sovranazionali, possa resistere ad ogni cambio di governo istituzionale senza che ne vengano disinnescati potere e funzioni.
I partiti, dismessi gli apparati ideologici, e omogeneizzati nella sostanza, sono ridotti a «parti», alla moda di quelle fiorentine che pure un qualche ideale di fondo ce l’avevano, anche se tutte si assestavano su un gioco di potere.
Qui prevale il gioco dei quattro cantoni, dove tutti sono guidati dall’utile di parte che coincide a seconda dei casi con l’utile politico personale o ritenuto tale. Un utile calcolato tra l’altro senza vera intelligenza politica ovvero senza intelligenza tout court. Anche chi si è abbigliato di principi non negoziabili, alla bisogna può negoziare tutto, perché secondo il noto Principio della Dinamica Politica, «Tutto vale fino ad un certo punto».
Tajani, insieme a Rossella O’Hara ci ha offerto il compendio di tutta la filosofia occidentale contemporanea. Quindi dobbiamo stare sereni. Ma i genitori attoniti devono comprendere che quei libretti e questa scuola non sono caduti dal cielo. Sono il frutto di una politica diventata capace di tutto perché incapace a tutto sotto ogni bandiera.
Patrizia Fermani
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Pensiero
Putin: il futuro risiede nella «visione sovrana del mondo»

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Pensiero
La questione di Heidegger

Negli scorsi mesi è scoppiata sul quotidiano La Verità una bizzarra diatriba riguardo ad un pensatore finito purtroppo per essere centrale nel nostro panorama filosofico accademico, Martin Heidegger (1889-1976), già noto per la collaborazione con il nazismo e per l’adulterio consumato con la celebre ebrea Hannah Arendt, all’epoca sua studentessa, e da alcuni, per qualche ragione, considerato come un filosofo «cattolico».
Un articolista con fotina antica a nome Boni Castellane (supponiamo si chiami Bonifazio, ma lo si trova scritto così, con il diminutivo, immaginiamo) ha cominciato, con un pezzo importante, a magnificare le qualità dell’Heidegger lo scorso 17 agosto:«Omologati e schiavi della Tecnologia – Heidegger ci aveva visti in anticipo».
Giorni dopo, aveva risposto un duo di autori, tra cui Massimo Gandolfini, noto, oltre che la fotina con il sigaro, per aver guidato (per ragioni a noi sconosciute) eventi cattolici di odore vescovile, che come da programma non sono andati da nessuna parte, se non verso la narcosi della dissidenza rimasta e il compromesso cattolico. Sono seguite altri botta e risposta sul ruolo del «sacro» secondo l’Heideggerro e la sua incompatibilità con il cristianesimo.
Il Gandolfini e il suo sodale scrivono, non senza ragione, che «il dio a cui si riferisce Heidegger non è il nostro». Una verità non nota agli intellettuali cattolici che, in costante complesso di inferiorità nei confronti del mondo, hanno iniziato ad importare il pensatore tedesco dalle Università italiane – dove ha tracimato, dopo un progetto di inoculo sintetico non differente da quello avutosi con Nietzsche – per finire addirittura nei seminari.
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Il progetto, spiegava anni fa Gianni Collu al direttore di Renovatio 21, era del tutto identico a quello visto con Nietzsche, recuperato dall’ambito della cultura nazista, purgato nell’edizione Adelphi di Giorgio Colli e Mazzino Montinari – la cura dell’opera omnia nicciana arriva prima in italiano che in tedesco! – e servito alla massa del ceto medio riflessivo italiota, e mondiale, per distoglierlo dal marxismo e introdurre elementi di irrazionalismo e individualismo nichilista nella vita del popolo – di lì all’esoterismo di massa, il passo diventa brevissimo.
Con Heidegger si è tentato un lavoro simile, ma Collu aveva profetizzato allo scrivente che stavolta non avrebbe avuto successo, perché era troppo il peso del suo legame con l’hitlerismo, e troppa pure la cifra improponibile del suo pensiero. Di lì a poco, vi fu lo scandalo dei cosiddetti «Quaderni neri», scritti ritenuti inaccettabili che improvvisamente sarebbero riemersi – in verità, molti sapevano, ma il programma di heidegerizzare la cultura (compresa quella cattolica) imponeva di chiudere un occhio, si vede. Fu ad ogni modo divertente vedere lo stupore di autori e autrici che avevano dedicato una buona porzione della carriera allo Heidegger – specie se di origini ebraiche.
L’incompatibilità di Heidegger – portatore di una filosofia oscura e disperata – con il cattolicesimo è, comunque, totale. Di Heidegger non vanno solo segnalati i pericoli, va combattuto interamente il suo pensiero, che altro non è se non un ulteriore sforzo per eliminare la metafisica, e quindi ogni prospettiva non materiale – cioè spirituale – per l’uomo.
Molto vi sarebbe da dire sul personaggio, anche a partire dal suo dramma biografico. Lasciamo qui la parola al professor Matteo D’Amico, che ha trattato il tema dell’influenza di Heidegger nel mondo cattolico, e la difformità di questo personaggio e del suo pensiero, in un intervento al Convegno di studi di Rimini della Fraternità San Pio X nel 2017.
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Immagine di Landesarchiv Baden-Württemberg, Staatsarchiv Freiburg W 134 Nr. 060680b / Fotograf: Willy Pragher via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International
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