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Microsoft accusa Google di «campagne ombra» nell’UE
Il colosso tecnologico statunitense Microsoft ha accusato il suo storico rivale Google di aver orchestrato «campagne ombra» per screditare l’attività cloud dell’azienda presso le autorità di regolamentazione e i decisori politici dell’UE.
In una dichiarazione rilasciata lunedì, il vicepresidente aziendale e vicedirettore generale di Microsoft Rima Alaily ha affermato che Google aveva assunto un’azienda per reclutare aziende cloud europee come gruppi «astroturf» ( pratica che fa sembrare spontaneo ed organico il consenso intorno a qualcosa) , che avrebbero promosso segretamente gli interessi della piattaforma di ricerca di Montain View.
«È progettato per screditare Microsoft presso le autorità di concorrenza e i decisori politici e per fuorviare il pubblico», ha affermato l’avvocato.
L’Alaily ha accusato Google di aver nascosto il suo coinvolgimento, finanziamento e controllo del presunto schema attraendo provider cloud locali per «servire come immagine pubblica della nuova organizzazione».
Il dirigente ha aggiunto che la presunta campagna è in corso dopo che Google è stata recentemente accusata di aver tentato di ostacolare un accordo antitrust tra Microsoft e un gruppo di aziende cloud con sede nell’UE.
«A luglio, quando il CISPE [Cloud Infrastructure Services Providers in Europe, ndr] era sul punto di risolvere la sua denuncia contro Microsoft, Google ha offerto ai membri del CISPE una combinazione di denaro e crediti per un importo sbalorditivo di 500 milioni di dollari per rifiutare l’accordo e continuare a perseguire il contenzioso», ha affermato Alaily.
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All’inizio di quest’anno, voci sostenevano che Google aveva offerto a CISPE 14 milioni di euro in contanti e 455 milioni di euro in licenze software per continuare la sua indagine antitrust con l’UE su Microsoft. Alla fine, CISPE e Microsoft hanno concordato di chiudere per circa 22 milioni di dollari.
Alaily ha affermato che le tattiche di Google «vanno oltre la creazione di organizzazioni di lobbying astroturf», aggiungendo che il colosso della tecnologia sta «rivolgendo le sue vaste risorse per demolire gli altri» invece di «affrontare questioni legittime» sulla propria attività, e affermando che Google sta affrontando almeno 24 indagini antitrust a livello globale, sottolineando che i monopoli della ricerca, della pubblicità digitale e degli app store mobili dell’azienda non sono stati sottoposti a un esame così intenso negli ultimi due decenni.
Nel 2016, dopo un decennio di battaglie legali legate a questioni di brevetti, Google e Microsoft hanno concordato di stipulare un patto di non aggressione nel tentativo di ripristinare il loro aspro rapporto. Le aziende non hanno prorogato l’accordo di sei anni dopo la sua scadenza nel 2021. Da allora si sono ripetutamente accusate a vicenda di concorrenza sleale.
L’anno scorso, Google ha accusato Microsoft di pratiche di cloud computing anti-competitive, avendo criticato accordi imminenti con diversi fornitori nell’UE. Il vicepresidente di Google Amit Zavery ha esortato i regolatori antitrust locali a indagare sulla questione.
Negli ultimi anni, il settore in rapida crescita del cloud computing è stato oggetto di un attento esame da parte delle autorità di regolamentazione negli Stati Uniti e altrove, ha osservato l’agenzia Reuters, aggiungendo che una maggiore attenzione è legata al predominio di pochi operatori e al ruolo sempre più critico dei servizi cloud nel settore aziendale.
Come riportato da Renovatio 21, in USA Microsoft fa riaprire (praticamente come unico cliente) la dismessa centrale nucleare già teatro dell’incidente di Three Miles Island, con probabilità per far funzionare i suoi molto energivori data center di Intelligenza Artificiale.
Microsoft con OpenAI starebbe preparando segretamente un supercomputer che prevede un investimento di 100 miliardi di dollari per addestrare l’AI avanzata.
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Immagine di pubblico Dominio CC0 via Wikimedia
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La Russia multa Google per 20 decilioni di dollari
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YouTube fa sparire il podcast di Rogan con Trump
La lunga conversazione (tre ore) tra il popolare podcaster Joe Rogan e il candidato presidente Donald J. Trump sembra essere stata censurata sulla principale piattaforma di condivisione video della rete, YouTube.
Ieri il Rogan ha affrontato le preoccupazioni sulla censura caricando il video completo su X. Ha detto: «Dato che c’è un problema con la ricerca di questo episodio su YouTube, ecco il podcast completo con Trump».
Since there’s an issue with searching for this episode on YouTube here is the full podcast with Trump pic.twitter.com/sl2GTUaWdE
— Joe Rogan (@joerogan) October 29, 2024
Elon Musk, padrone di X, ha ripostato il video dicendo, non senza ironia, che YouTube ha avuto «difficoltà tecniche».
Full episode of @JoeRogan & @realDonaldTrump available on 𝕏!
YouTube experienced some uh … technical difficulties 🙄
— Elon Musk (@elonmusk) October 29, 2024
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Una rapida ricerca su YouTube dell’intervista di Rogan con Trump ieri non produceva risultati per il video originale, suggerendo che la piattaforma potrebbe essere stata programmata per soprrimere il contenuto.
L’unico modo per guardare il video, hanno rilevato in molti, era andare direttamente al canale di Rogan e cercare il file nella sezione «video recenti».
Su X, David Heinemeier Hansson, CTO della società di software Basecamp, ha scritto: «Ho provato a trovare l’intervista Rogan/Trump su YouTube, ma non importa cosa cerco, non viene fuori. Sarebbe oltremodo folle se stessero attivamente cercando di sopprimerla. Deve essere un problema tecnico, giusto?»
Tried to find the Rogan/Trump interview on YouTube but no matter what I search, it’s not coming up. Would be beyond bonkers if they’re actively trying to suppress it. Must be a glitch, right? pic.twitter.com/BvpYzZTXWY
— DHH (@dhh) October 28, 2024
Nel giro di pochi giorni, l’intervista ha ottenuto 37 milioni di visualizzazioni, permettendo al popolo americano di ascoltare l’ex presidente parlare in modo naturale, senza l’ausilio di un teleprompter (il «gobbo» elettronico dei politici americani), per tre ore e senza alcuna modifica da parte dei media tradizionali.
Rogan ha aggiunto su un X considerazioni sull’intervista con la sfidante Kamala Harris.
«Inoltre, per la cronaca, la campagna di Harris non ha rinunciato a fare il podcast. Hanno offerto una data per martedì, ma avrei dovuto viaggiare da lei e volevano fare solo un’ora. Sono fermamente convinto che il modo migliore per farlo sia nello studio di Austin. Il mio sincero desiderio è solo di avere una bella conversazione e di conoscerla come essere umano. Spero davvero che possiamo farlo accadere».
L’oscuramento dell’intervista più importante della campagna politica 2024 arriva mentre nelle testate dell’establishment americano sta avvenendo un cataclisma senza precedenti.
Diversi importanti quotidiani hanno rifiutato di sostenere qualsiasi candidato politico, il che ha solo scatenato una tempesta di merda al Washington Post, che per decenni ha sostenuto candidati di sinistra. Jeff Bezos, il proprietario di Amazon e del WaPo, ha pubblicato un editoriale durante la notte spiegando la sua decisione di non sostenere Harris perché il giornale affronta «problemi di credibilità».
«La mancanza di credibilità non è un’esclusiva del Post. I nostri giornali fratelli hanno lo stesso problema. Ed è un problema non solo per i media, ma anche per la nazione. Molte persone si stanno rivolgendo a podcast improvvisati, post sui social media imprecisi e altre fonti di notizie non verificate, che possono rapidamente diffondere disinformazione e approfondire le divisioni», ha affermato il Bezos.
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Anche il Los Angeles Times, che ha una tradizione simile di endorsement presidenziali, ha rifiutato di appoggiare un candidato, scatenando anche lì le ire di redattore ed abbonati.
Tuttavia Nika Soon-Shiong, 31enne figlia di magnate tecnologico Patrick Soon-Shiong proprietario del giornale, ha dichiarato che la sua famiglia non intende appoggiare la Harris a causa della sua posizione nella guerra a Gaza.
«La nostra famiglia ha preso la decisione congiunta di non sostenere un candidato presidenziale. Questa è stata la prima e unica volta in cui sono stata coinvolta nel processo», ha dichiarato la Soon Shiong al New York Times. «Come cittadina di un paese che finanzia apertamente il genocidio e come famiglia che ha vissuto l’apartheid sudafricano, il sostegno è stata un’opportunità per ripudiare le giustificazioni per la diffusa presa di mira dei giornalisti e la guerra in corso contro i bambini».
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X sospende l’account della guida suprema iraniana Khamenei
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Lo Stato Ebraico ha affermato di aver preso di mira circa 20 siti militari nel paese in rappresaglia per l’attacco missilistico di Teheran su Israele all’inizio di questo mese. La Repubblica Islamica ha confermato che il bombardamento ha avuto luogo, ma ha insistito sul fatto che ha causato solo «danni limitati». Il 1° ottobre, l’Iran ha lanciato circa 200 missili balistici contro Israele, affermando di agire in risposta all’uccisione dei leader di Hamas e Hezbollah, nonché di un generale del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica (IRGC). L’account in lingua inglese di Khamenei su X, che ha 1,3 milioni di follower, rimane operativo. In uno dei suoi post più recenti sulla pagina, il leader supremo iraniano ha affermato «dobbiamo far capire ai sionisti il potere del popolo iraniano». In un altro messaggio, ha accusato l’ONU e altri organismi internazionali di «non aver fatto il loro dovere… di affrontare» Israele, che oltre a prendere di mira l’Iran è anche coinvolto in operazioni militari nella Striscia di Gaza e in Libano.המשטר הציוני עשה טעות, וטעה בחישוב שלו לגבי איראן. נגרום לו להבין איזה כוח, יכולת, יוזמה ורצון יש לאומה האיראנית.
— Khamenei.ir Hebrew (@Khamenei_Heb) October 27, 2024
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