Riprogenetica
Micro testicoli coltivati dagli scienziati in laboratorio

Alcuni scienziati sono riusciti a coltivare in laboratorio minuscoli organoidi di testicoli. Lo riporta il sito Futurism.
Il fenomeno apre la strada ad una riproduzione artificializzata a partire dalla stessa produzione dei gameti.
A febbraio l’Università israeliana Bar-Ilan ha annunciato in un comunicato stampa che i suoi ricercatori sono riusciti a far crescere con successo testicoli artificiali da cellule di topo in una capsula di Petri, in uno sviluppo che, dicono come sempre, potrebbe essere utilizzato in futuro per contribuire a curare l’infertilità maschile umana.
Come mostrano le riprese ravvicinate al microscopio degli organoidi, è evidente che hanno formato le strutture di base dei testicoli, compresi i tubuli attraverso cui passa lo sperma e anche il contorno oblungo generale dell’organo vero e proprio.
Sebbene questa non sia la prima volta che gli scienziati riescono a far crescere testicoli in laboratorio (è già successo almeno una volta, quando nel 2015 alcuni scienziati americani ne crearono una coppia in grado di produrre testosterone utilizzando cellule staminali umane per aiutare i soldati le cui gonadi erano rimaste ferite in combattimento), questo, secondo la vulgata transumanista degli scienziati, ultimo successo potrebbe rappresentare una svolta nel trattamento dell’infertilità maschile.
La «scienza» quindi prevede di produrre spermatozoi da testicoli in vitro, aggiungendo un livello ulteriore all’artificio della riproduzione artificiale, usando come scusante il crollo della fertilità maschile registrato in questi anni.
Come riportato da Renovatio 21, ricerche oramai comprovate segnalano una tendenza allarmante: il numero di spermatozoi degli uomini è diminuito, i livelli di testosterone sono precipitati e la disfunzione erettile è in aumento.
Anche il cosiddetto «periodo COVID» ha influito negativamente su questa problematica già abbondantemente conclamata. Come se non bastasse, un nuovo studio ha concluso che la fertilità maschile è ridotta per diversi mesi dopo l’iniezione del vaccino COVID-19 a base mRNA.
Nonostante non se ne parli con la stessa frequenza dell’infertilità femminile, è comunque un problema molto serio: come spiega uno studio del 2015 pubblicato sul Journal of Human Reproductive Sciences, fino al 2% degli uomini in tutto il mondo presenta problemi di «spermatozoi non ottimali».
In un’intervista al quotidiano israeliano Haaretz, la dottoressa Nitzan Gonen del Bar-Ilan, specialista nella determinazione del sesso del feto e direttrice dell’Istituto di nanotecnologia e materiali avanzati dell’istituto, ha espresso il desiderio di demitizzare le discussioni comprensibilmente imbarazzanti che circondano testicoli, sperma e infertilità maschile mentre lei e i suoi colleghi lavorano alla loro ricerca, pubblicata di recente sull‘International Journal of Biological Sciences.
«La scienza oggi riconosce più di 100 geni in cui le mutazioni possono causare l’inversione sessuale, ma pensiamo che questa sia solo la punta dell’iceberg», ha detto la Gonen. «E ora arriviamo al motivo per cui sono entrato in questo ramo di ricerca; stavamo cercando un sistema cellulare, un sistema in vitro, per studiarlo. Fino a quel momento non esisteva un sistema biologico per modellare il testicolo».
I ricercatori non sono ancora riusciti a far crescere i testicoli in vitro, né sono riusciti a fargli produrre sperma. Tuttavia, questo progresso segna la prima volta dalla 2015 che un’obiettivo simile viene raggiunto.
Il fine ultimo sembra quello di voler artificializzare non solo l’unione dei gameti, ma la produzione dei gameti stessi.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
IVF
I bambini in provetta incrementati del 30% in dieci anni. E quanto sono aumentate le chimere umane?

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Riprogenetica
La FDA approva il kit per l’inseminazione domiciliare

Renovatio 21 traduce questo articolo di Bioedge.
In un altro sviluppo nella commercializzazione della riproduzione assistita, un’azienda americana ha ottenuto l’approvazione della FDA per un kit di inseminazione artificiale. Il prodotto, chiamato Mosie Baby Kit, sarà disponibile nei negozi Walmart e CVS e su Internet al prezzo di 129,99 dollari.
L’azienda spiega la sua missione come segue:
«Mosie Baby ha la missione di fornire alle persone gli strumenti di cui hanno bisogno per far crescere la propria famiglia alle loro condizioni. La loro visione è quella di creare una comunità sicura e inclusiva per coloro che desiderano concepire aprendo conversazioni sul concepimento e apportando dignità, accessibilità e fiducia al processo di inseminazione a casa».
Progettato per essere utilizzato con un campione di seme di donatore fresco o congelato criogenicamente, ogni kit Mosie Baby include due siringhe brevettate, progettate specificamente per l’inseminazione a domicilio, e due coppette di raccolta brevettate per la raccolta del seme.
Michael Cook
Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.
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Immagine screenshot da YouTube
Designer Baby
Furto di dati presso grande società di analisi DNA: le informazioni genetiche dei clienti sono sul mercato nero

23andMe ha esortato gli utenti ad abilitare l’autenticazione a due fattori, ad astenersi dal riutilizzare le password e a reimpostarle se temono che i loro dati possano essere a rischio. L’azienda è uno dei principali attori nel mercato dei test genetici e offre servizi che vanno dalla scoperta dei propri antenati al rilevamento di geni legati a malattie ereditarie e gravi condizioni di salute. Il suo nome è un riferimento al numero di coppie di cromosomi in una cellula umana diploide. Come riportato da Renovatio 21, nel 2018, 23andMe ha annunciato una partnership con GlaxoSmithKline, consentendo al colosso farmaceutico di utilizzare i risultati dei test di cinque milioni di clienti per sviluppare nuovi farmaci in cambio di un investimento di 300 milioni di dollari. L’accordo è stato prorogato fino a luglio 2023 per ulteriori 50 milioni di dollari. La cosiddetta genomica di consumo – i test genetici fatti in massa dalla popolazione – ha prodotto una ridda di conseguenze non del tutto previste. C’è la questione della risoluzione di delitti, talvolta vecchi di decenni, grazie al DNA raccolto fra le prove che viene confrontato con quello raccolto per i test genetici privati della popolazione. La legalità di tale procedura è stata messa in dubbio. Si tratta di fatto dell’introduzione di una vera e propria «polizia genetica» che non si limita a perseguire gli omicidi, ma usa il DNA anche per risalire al ragazzino che ha lanciato il sasso contro una vetrata. Parimenti già da anni si discute di «geno-economia», cioè della filiera per la creazione di «designer baby», cioè bambini fatti su misura – per aspetto, intelligenza, doti fisiche – tramite le analisi genetiche. È di poco tempo l’idea del genetista George Church, quello che vuole resuscitare riprogeneticamente i mammuth e al contempo ricreare la razza umana invertendone la biochimica (i cosiddetti «mirror humans»), di un Tinder genetico, ossia una app che faccia accoppiare solo persone geneticamente compatibili. Da notare come invece il Tinder dei non vaccinati sia stato eliminato da Apple dalle possibili applicazioni scaricabili sullo smartphone. Come si vede, dall’innocuo test del DNA fatto per scherzo si scivola immediatamente nell’eugenetica di massa. Come riportato da Renovatio 21, la Commisione di Intelligence USA ha dichiarato che i test DNA commerciali potrebbero essere utilizzati nella produzione di bioarmi personalizzate, cioè la creazione di sistemi di offesa in grado di colpire una singola persona o un particolare gruppo famigliare, etnico etc. Questo solo per sottolineare l’importanza dei dati genetici, e la gravità di quello che è appena successo. La CEO di 23andMe è Anne E. Wojcicki, l’ex moglie del cofondatore di Google Sergej Brin. Nel 2007, Google ha investito 3,9 milioni di dollari nella società, insieme a Genentech, che è considerata la prima società biotecnologica al mondo grazie allo sfruttamento del DNA ricombinante e la creazione dell’insulina sintetica nel 1978. Nel febbraio 2021, 23andMe ha annunciato di aver stipulato un accordo definitivo per la fusione con la società di acquisizione speciale di Richard Branson, VG Acquisition Corp, in una transazione da 3,5 miliardi di dollari. La società risultante dalla fusione è stata rinominata 23andMe Holding Co. e ha iniziato ad essere quotata alla borsa Nasdaq il 17 giugno 2021 con il simbolo «ME» La sorella Susan Wojcicki è stata fino a poco fa CEO di YouTube, che è di proprietà di Google.On October 4, the hacker offered to sell data profiles in bulk, ranging from $1-$10 per 23andMe account, depending on the quantity purchased. pic.twitter.com/pjbAnIuJHc
— Matt Johansen (@mattjay) October 6, 2023
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