Cancro
Messina Denaro, colpo dell’oncologia terminale

La domanda a questo punto è se il cancro ha svolto una funzione antimafia più di decenni di apparati giudiziari e militari della Repubblica. Messina Denaro sconfitto dal tumore, anzi, nemmeno da quello, a dire il vero – perché quando si dice «ha perso la sua battaglia contro il cancro» significa in genere che l’uomo è morto. Lui non lo è, anzi.
È tutto un po’ surreale in questo capitolo finale della saga di Cosa Nostra. Avrete sentito che, a differenza di quando arrestarono Riina e Provenzano, ora e tutto molto tiepido. Eppure hanno preso un fantasma, un personaggio inafferrabile, di cui per tre decadi ci hanno raccontato le più inaudite efferatezze: se è vero che ha strangolato una donna incinta al terzo mese, ecco, non sappiamo se l’Inferno sia abbastanza. Di certo non lo è il 41 bis.
È surreale che l’uomo sembra non essere uscito dalla Sicilia dei paeselli, neanche per curarsi. Provenzano, è stato detto, forse andò a curarsi a Marsiglia. Certo, poi passava il resto del tempo in istato di monachesimo rurale, un casolare disperso tra le terre brulle, la ricotta, i pizzini, e pochissimi, selezionatissimi, comfort: il bucato fatto dalla moglie (che è quello che l’ha fatto beccare, ci hanno detto), una Bibbia, un mangiacassette con caricato su un nastro dove era stata registrata la sigla di Beautiful.
È surreale quel selfie col medico nella clinica oncologica. È surreale che una quantità imbarazzante di vicini di casa lo abbia visto per anni e anni – con in giro identikit abbastanza accurati, mostrati ogni tre per due al telegiornale delle otto.
È surreale vedere i giornaloni parlando di un patrimonio da 13 milioni – una cifra non impossibile nel conto in banca di un piccolo imprenditore risparmioso, un bottegaio magari di seconda o terza generazione, che possiamo aver visto, a dire il vero, anche nelle dichiarazioni dei redditi di certi politici. Ecco i discorsi sull’elegante cappotto Brunello Cucinelli, sulle scarpe da ginnastica firmate, sull’orologio da 35 mila euro: poi però dicono che andava in giro con una 164, un’auto semi-storica: forse è un omaggio all’Alfa Romeo, un segno di fede alfista, dettaglio che potrebbe guadagnargli qualche punto simpatia.
È surreale, ma come sempre, gustoso, che saltino fuori quei dettagli. Ecco che dalla perquisizione, del covo di cui non si aveva idea, saltano fuori Viagra e profilattici, perché al nostro piacevano le donne. Non tutti ricordano, tuttavia, che durante un antico raid in un appartamento dove Messina Denaro doveva incontrare la sua donna, trovarono un Super Nintendo. La passione per titoli del grande gruppo giapponese come Donkey Kong e Super Mario Bros sembra emergere anche da alcune lettere d’amore intercettate. E sarebbero altri punti simpatia per il boss assassino.
Dicevamo, tutto sotto tono. Niente teste di cuoio, raid, ondate di gazzelle con le sirene spiegate, capitani mascherati, adrenalina e testosterone, sostanze che pure sappiamo che nel nuovo corso endocrino dello Stato italiano forse non sono così benaccette.
Certo, c’erano state anticipazioni, talune sfacciate. Briciole di pollicino che a volte erano grandi come panelle sicule.
A novembre su un canale TV nazionale, un uomo che si dice abbia coperto la latitanza dei fratelli Graviano, dice: «Chissà che al nuovo governo non arrivi un regalino… che un Matteo Messina Denaro, che presumiamo sia molto malato, faccia una trattativa lui stesso di consegnarsi per un arresto clamoroso? Così arrestando lui, possa uscire qualcuno che ha ergastolo ostativo senza che si faccia troppo clamore?», nero su bianco alla trasmissione Non è l’Arena. «Tutto potrebbe già essere programmato da tempo».
Pochi giorni fa, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi si era autolanciato un augurio preciso: «Mi auguro di essere il ministro che arresterà Messina Denaro» aveva detto Piantedosi ad Agrigento, dove vi era un vertice sull’Immigrazione, rispondendo alle domande dei giornalisti.
Il 15 gennaio, il giorno prima dell’arresto, Dagospia pubblica un articolo del Corriere della Sera sul fantomatico archivio di Totò Riina. Il neofita scopre tante cose interessanti. Vi si parla della «mancata perquisizione del covo di Riina» seguito all’arresto.
«La sorveglianza del covo fu smantellata poche ore dopo l’arresto del boss, nessuno vide la famiglia Riina uscirne per rientrare a Corleone e nessuno si accorse dei mafiosi che, secondo il racconto dei pentiti, tornarono per portare via tutto. A cominciare dall’archivio di Riina, che chissà se esisteva e se davvero è l’arma di ricatto che (…) protegge ancora la latitanza di Matteo Messina Denaro. Ma proprio la perquisizione rinviata e mai eseguita alimenta i sospetti, veri o falsi che siano».
E quindi, se l’archivio, con tutti i ricatti possibili ivi contenuti, fossero mai nelle mani di Messina Denaro, è possibile che alla base di questa cattura vi sia davvero un accordo?
Perché lo stanno dicendo tutti, non solo pubblicamente sui canali TV, come abbiamo visto sopra. Un accordo raggiunto tra la Stato e il vertice della Mafia, affinché gli siano consentite cure.
Il lettore cerchi di capire. Ci hanno infilato per anni espressioni come «trattativa Stato-mafia» e «Mafia cancro per la società» (quest’ultima detta anche da un presidente della Repubblica siciliano). Ora l’arresto di Messina Denaro le realizza materialmente, ed è una cosa un filino grottesca. Una trattativa Stato-mafia basata sul cancro?
E a dire il vero, il tema della trattativa – negata con forza dal ministro dell’Interno – non ci appassiona, così come, in questo freddo finale di partita con quello che era diventato un nemico cinematografico e letterario non ci interessa.
Il potere di Messina Denaro, e della mafia siciliana, era oramai assai limitato. La strapotente controparte americana, quella con cui i servizi americani organizzarono lo sbarco in Sicilia nella Seconda Guerra Mondiale (con i locali che, si dice, cantavano «Viva l’America, viva la Mafia!») non esiste praticamente più, distrutta dalle inchieste dei giudici (iniziò, sapete, Rudolph Giuliani) e in generale dal decadimento del codice d’onore, con pentiti (rat, nel gergo americano) che spuntavano ovunque. L’episodio che mi piace ricordare, per significare la fine della mafia americana, è l’assassinio del boss Francesco «Frank Boy» Cali, vertice del clan Gambino, il quale fu ammazzato nel 2019 sull’uscio di casa da un ragazzino ossessionato da QAnon, e che probabilmente non sapeva nemmeno chi stava uccidendo: un tempo, non solo nessuno avrebbe osato, ma non sarebbe nemmeno riuscito ad avvicinarsi.
Ecco allora che i giornali ci dicono, dopo aver parlato di ben 13 milioni di euro da recuperare, che in verità i soldi in ballo sarebbero 4 miliardi, anzi 5. In teoria, dovremmo rimanere impressionati, se non fosse che abbiamo sentito su Report che in Calabria girano transazioni da mezzo trilione (500 miliardi).
E quindi, chi sta colpendo, lo Stato, con questo strambo colpo di grazia tumorale? Un nemico che ha tanto nome perché ci hanno fatto tanti film e tanti romanzi? Il nemico che fece stragi trent’anni fa per poi assopirsi nella campagna trapanese?
Neanche questo, infine, ci interessa in questo articolo – sono analisi che si faranno poi, ammesso che si sia qualcuno che abbia il coraggio di farle.
Quello che rileva è la cifra storica, metastorica, psichica, metapsichica, antropologica, umana di quanto potrebbe essere appena successo.
Messina Denaro, se fosse vero dell’accordo, si sarebbe arreso, prima che allo Stato, all’oncologia terminale. Questa è una svolta senza precedenti nella storia della mafia, che era una società che si basava, ci hanno detto in libri e film, sull’onore, il cui rito di iniziazione, il sangue versato su un santino che ti brucia in mano, stava a significare che l’uscita dalla mafia era possibile solo tramite la morte (come il rosso dei cardinali: un’altra organizzazione che con l’onore e le uscite di scena tradizionali dei boss sembra avere qualche difficoltà).
C’è un precedente fittizio: chi ha visto I Soprano (probabilmente la più grande serie TV di tutti i tempi), ricorderà uno dei personaggi più interessanti, l’azzimato John Sacrimoni detto «Johnny Sacks», che viene arrestato per morire in carcere di cancro: la sua collaborazione con la giustizia, anche solo per il fatto di aver ammesso di far parte della Cosa Nostra (cioè, aver ammesso implicitamente la sua esistenza) gli provocano il disprezzo totale dei colleghi mafiosi, che invocano le maniere old school, la tradizione, l’accettazione stoica della galera o la morte nell’omertà.
Il cancro ha convinto Messina Denaro a consegnarsi? Il cancro è più forte della celebre «mentalità mafiosa»? Il cancro è più forte del codice spirituale dell’antica criminalità sicula?
Beh, non solo c’è il tumore – c’è il fatto che qui si parla di chemioterapia, praticamente l’unica terapia consentita nella nostra società. Già qui, si aprirebbe un dibattito: chi ha passato la vita a sfidare lo Stato nel modo più assoluto e violento, si fida delle cure offerte dallo Stato? Chi sa che dietro al potere c’è il niente, e la menzogna, va a farsi curare come uno qualsiasi, con le cose che il nemico ti propina? Nessun dubbio?
Probabilmente, no: nessun dubbio. Ed è una lezione immensa: non è detto che chi avversa il potere dello Stato moderno abbia capito davvero la sua natura. Ci torna in mente anche quel fatto di cronaca che abbiamo segnalato a suo tempo: elementi ISIS che si fanno il vaccino mRNA.
E poi c’è la questione metafisica della latitanza. Morire latitante è una cosa che va ben al di là della propria vita: è l’esempio dell’immortalità dei propri ideali, davanti a quali nessuna negoziazione è possibile, nessun comfort umano e personale (vedere i parenti, un’ultima volta…).
Ad una certa ci tocca pure rivalutare Mazzini (ma cosa stiamo scrivendo?), morto in latitanza come un Bin Laden qualsiasi, come il sovversivo idealista (massone e maledetto) che egli era. Mica facciamo l’apologia di un reato: ricordiamo solo che un «padre della patria» unitaria e risorgimentale, cui dedicano piazze e viale e statue, ha scelto di morire così.
Più che altro, questa storia di latitanza e cancro non può non farci venire in mente la storia di un’altra figura ritenuta maledetta, il dottor Ryke Geerd Hamer.
Molti lettori lo conosceranno già, altri no. La sua storia è densa come poche altre. Il dottor Hamer era un chirurgo tedesco di grido, con brevetti su strumenti chirurgici e una famiglia stupenda: quattro figli dalla moglie medico, tra cui Birgit (bellissima, miss Germania 1976) Ghunield, Berni… e Dirk.
Il nome Dirk Hamer è conosciuto da molte persone attempate, perché al centro di caso crudele dell’estate 1978. Dirk, 19 anni, va in vacanza su una barca in Corsica. Mentre dorme, viene colpito da colpi di fucile sparati da Vittorio Emanuele di Savoia, figlio dell’ultimo Re d’Italia, padre del noto personaggio TV Emanuele Filiberto. Alla base ci sarebbe una lita per un gommone con alcuni ospiti della barca.
Dirk perde molto sangue, la gamba va in gangrena, va in coma. Quattro mesi dopo, dopo atroce agonia, il ragazzo muore. Vittorio Emanuele verrà assolto dai giudici francesi, dei quali, in un’intercettazione di quasi trent’anni dopo fatta mentre si trovava in cella a Potenza, disse «Anche se avevo torto… devo dire che li ho fregati».
Il padre, il dottor Hamer, reagì in modo preciso alla morte dell’amato figlio: si ammalò di cancro, un carcinoma al testicolo, che gli verrà asportato. Questo fa scattare nel medico una riconsiderazione dell’intero impianto della medicina oncologica. Comincia a parlare di «conflitti biologici», dei traumi psicologici e delle loro correlazioni con i tumori, parla di shock biologico, cui dà il nome di «Sindrome di Dirk Hamer», in onore del figlio ammazzato. Rovesciando i dogmi della medicina, il medico arriva addirittura a sostenere che virus e batteri sarebbero coinvolti in processi di guarigione – e immaginiamo, oggi più che mai, la felicità di chi sostiene i vaccini e soprattutto li produce.
Anche la moglie si ammalerà di cancro, e proverà per prima le teorie del marito. Morirà nel 1985, venendo sepolta con il figlio Dirk al cimitero acattolico di Roma.
Hamer quindi comincia a curare pazienti, che parrebbero per libertà di cura non optare per la chemio, con quella che lui battezza Nuova Medicina Germanica. Arriva presto la radiazione dall’ordine (1986), ma lui continua a praticare in diversi Paesi, dove i pazienti interessati alle sue teorie – e interessati a rigettare la chemioterapia imposta loro praticamente come unica via di guarigione – non mancano. Viene condannato in Germania (1992), poi in Austria (1993). Viene arrestato in Spagna (2003) e quindi estradato in Francia, dove è condannato a tre anni di carcere (2004). Nel 2007 viene accusato in Germania di «incitamento all’odio razziale», un’accusa pesantissima su suolo tedesco, per suoi discorsi sugli ebrei ritenuti apertamente antisemiti.
Prendiamo tutte queste notizie da Wikipedia, che nella versione italiana mette anche una dettagliatissima lista dei casi di pazienti che sarebbero morti a causa del dottore – di nostro, ci chiediamo se liste di morti nonostante la chemio siano tenute anche per quei dottori che l’anno prescritta. Wikipedia, come ogni altra pubblicazione della terra, è particolarmente ricca di giudizi granitici sulla malvagità del «metodo Hamer»: «il trattamento di Hamer viene descritto non solo come pericoloso ma anche crudele» scrive l’enciclopedia online. «Hamer sostiene inoltre che la maggioranza dei decessi per tumore è da imputare al “conflitto non risolto”, alla tossicità della chemioterapia e a overdose di morfina e altri oppiacei (ammettendo invece altri farmaci antidolorofici)».
Capito? Era pure contro quelli. Immaginiamo qui il disappunto delle farmaceutiche, che non solo vedono contestato un prodotto blockbuster come la chemioterapia, ma pure gli oppioidi, che, come abbiamo scritto tante volte su Renovatio 21, sono ora ima delle prime causa di morte per i cittadini USA.
Torniamo alla vicenda del medico sovversivo. Uscito dalla galera francese nel 2006, Hamer sarebbe scappato in Norvegia, una volta saputo da una telefonata che il governo tedesco lo avrebbe incarcerato di nuovo. Non è chiaro se di lì si sia più mosso, ma pare di capire che il suo «metodo» sia andato avanti, anche in Italia, con annessi giri in tribunale e polemiche sui giornali – anche di recente.
Hamer morì in Norvegia del 2017 da latitante per la giustizia tedesca e UE. «Sono partito un giorno prima della mia cattura e sono venuto in Norvegia, perché la Norvegia non fa parte della Comunità Europea e qui è molto più difficile incarcerarmi» avrebbe detto in un’intervista del 2007. Fino alla fine, ha tenuto duro, senza cedere mai.
Non sposiamo le teorie di Hamer, i suoi discorsi, niente, né i reati connessi alla latitanza, questo sia chiaro. Tuttavia, in luce dell’arresto oncologico di Matteo Messina Denaro, non possiamo non pensare alla sua vicenda.
Ecco, questa ad alcuni può sembrare la vera latitanza di un uomo d’onore – un uomo il cui onore deriva dal proprio dolore, dal caro figlio Dirk e dal suo massacro impunito.
Un uomo che non ha subito il cancro – no, un uomo che lo ha combattuto, e con esso tutto ciò che c’è dietro, tutto il suo potere istituzionale, forse il potere stesso dello Stato nell’era della Cultura della Morte.
Nel momento in cui abbiamo compreso che la nostra libertà di cura, scritta in Costituzione, non vale nulla, queste storie aprono a cambiamenti di proporzione, a ripensamenti immani.
Se rifiutate il farmaco della sanità pubblica, potete considerarvi più sovversivi di un boss mafioso? Le immagini dell’arresto del mostro, così geometriche e silenziose, sono assai meno concitate di quelle della repressione dei manifestanti antipandemici degli scorsi anni.
E quindi, ci viene in mente ancora di chiedere: siete pronti, per non tradire le vostre idee, al sacrificio di tutti i vostri privilegi, diritti, averi?
È una domanda a cui tanti lettori hanno di fatto già risposto al tempo del green pass. Al momento non sappiamo se il geometra Andrea Bonafede, alias Matteo Messina Denaro, aveva il green pass.
Ma non è che ci stupiremmo.
Roberto Dal Bosco
Immagine screenshot da YouTube
Big Pharma
Il giudice fallimentare degli Stati Uniti interrompe 40.000 cause contro Johnson & Johnson per il talco e il cancro

Un giudice fallimentare federale ha fermato circa 40 mila cause legali secondo cui il talco per bambini di Johnson & Johnson (J&J) e altri prodotti a base di talco hanno causato il cancro. Lo riporta CNBC.
La decisione fa parte del secondo tentativo di J&J di risolvere migliaia di casi di talco in procedure fallimentari.
J&J nel 2021 ha scorporato la sua controllata, LTL Management, per sostenere le sue passività relative al talco e presentare istanza di protezione dal fallimento secondo il Chapter 11, la principale norma fallimentare del Codice degli Stati Uniti che consente alle imprese che lo utilizzano una ristrutturazione a seguito della dichiarazione di fallimento.
Il giudice Michael Kaplan durante un’udienza presso il tribunale fallimentare degli Stati Uniti a Trenton, nel New Jersey, ha sospeso temporaneamente le cause che dureranno fino a metà giugno.
La J&J non dovrà essere processata per altre rivendicazioni di talco durante la pausa, ma è comunque possibile intentare nuove azioni legali contro la società.
La pausa darà a J&J il tempo di raggiungere un accordo definitivo con i querelanti nei casi di talco. La società ha recentemente proposto un accordo da 8,9 miliardi di dollari per reclami attuali e futuri relativi al talco e ha affermato che prevede di portare tale piano in tribunale fallimentare a metà maggio.
Come riportato da Renovatio 21, Johnson & Johnson era ricorsa alla procedura fallimentare nel tentativo di evitare la responsabilità nelle cause per il talco già due anni fa.
Tre anni fa J&J era stata condannata da una corte d’appello del Missouri a pagare oltre 2 miliardi di dollari alle donne che hanno accusato dei loro tumori ovarici i prodotti di talco dell’azienda, compresa la sua iconica polvere per bambini. Il giudice aveva affermato che la compagnia sapeva che c’era amianto nel suo talco per bambini, riportava il New York Times.
Il colosso Big Pharma non è nuovo a grandi controversie – tuttavia gli Stati si sono fidati comunque dell’azienda sottoponendo al suo vaccino a vettore virale COVID milioni di cittadini.
Cancro
Vaccino HPV, donna cita in giudizio la farmaceutica dicendo che le ha causato il cancro

Renovatio 21 traduce questo articolo per gentile concessione di Children’s Health Defense. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
Una causa intentata martedì presso un tribunale federale sostiene che il vaccino contro il papillomavirus umano Gardasil, o HPV, della Merck abbia causato a una giovane donna dello Utah lo sviluppo di un cancro cervicale e altre lesioni.
Una causa intentata martedì presso un tribunale federale sostiene che il vaccino contro il papillomavirus umano (HPV) Gardasil di Merck ha causato a una giovane donna dello Utah lo sviluppo di un cancro cervicale e altre lesioni.
La causa, intentata per conto di Caroline Cantera, 25 anni, da Wisner Baum (ex Baum Hedlund Aristei & Goldman), è la prima causa ad affermare che Gardasil può causare il cancro cervicale – lo stesso cancro che Merck afferma che il Gardasil previene.
Cantera sostiene che la Merck & Co., Inc., con sede nel New Jersey, e la controllata Merck Sharp & Dohme abbiano venduto il Gardasil come «vaccino contro il cancro cervicale» e minimizzato i rischi per la salute noti per aumentare le vendite.
Gli avvocati di Cantera hanno presentato la denuncia presso il tribunale distrettuale degli Stati Uniti per il distretto occidentale della Carolina del Nord nell’ambito del contenzioso multidistrettuale Gardasil (MDL). Dozzine di casi federali di lesioni al Gardasil archiviati in tutto il paese sono stati consolidati nella Carolina del Nord.
Secondo la denuncia, Merck non ha mai studiato se Gardasil previene il cancro cervicale. Invece, il produttore di farmaci ha testato Gardasil per determinare se potesse prevenire lo sviluppo di determinate lesioni, alcune delle quali sono considerate correlate al cancro, anche se la maggior parte di tali lesioni, anche le più gravi, regrediscono da sole.
I funzionari della sanità pubblica raccomandano da tempo il Pap test come la risposta di salute pubblica più efficace in prima linea per prevenire il cancro cervicale. Molto prima che Gardasil fosse introdotto sul mercato nel 2006, i tassi di cancro cervicale erano crollati fino all’80% con l’implementazione del Pap test di routine.
Per coloro a cui vengono diagnosticate lesioni precancerose o peggiori, il cancro cervicale è ampiamente curabile se preso in tempo.
Tuttavia, Merck ha richiesto l’approvazione del Gardasil da parte della Food and Drug Administration statunitense «fast track». Una volta approvato, Merck si è impegnato in un’implacabile campagna di marketing proclamando falsamente che Gardasil era un «vaccino contro il cancro cervicale» e che qualsiasi ragazza vaccinata con Gardasil sarebbe diventata «una donna in meno» con cancro cervicale, afferma la causa.
Cantera sostiene che Gardasil può effettivamente aumentare il rischio di cancro cervicale. L’etichetta del vaccino Gardasil afferma specificamente: «Gardasil non è stato valutato per il potenziale cancerogeno o genotossico».
Gli studi dei Centers for Disease Control and Prevention (CDC) suggeriscono che la soppressione dei ceppi HPV presi di mira da Gardasil (ci sono più di 200 ceppi HPV e Gardasil target tra quattro e nove ceppi) potrebbe effettivamente aprire una nicchia ecologica per la sostituzione con più virulenti ceppi, aumentando così il rischio di cancro cervicale.
Gli stessi studi di Merck mostrano che per quelli precedentemente esposti all’HPV (un’enorme percentuale della popolazione) quando vaccinati, c’è un aumento del rischio fino al 44,6% di sviluppare cellule pre-tumorali anormali avanzate o peggio.
La denuncia cita anche tassi di cancro cervicale in rapida crescita tra le giovani donne nei Paesi in cui Gardasil ha registrato un’elevata diffusione. Gli studi mostrano anche che le giovani donne che hanno ricevuto il vaccino Gardasil stanno rinunciando al Pap screening di routine a causa di un falso senso di sicurezza che il vaccino HPV le proteggerà dal cancro cervicale.
Bijan Esfandiari, co-consulente legale capo per i querelanti nel Gardasil MDL, ha dichiarato:
«Merck ha fortemente promosso il Gardasil come vaccino per la prevenzione del cancro anche se gli studi non erano progettati per rispondere a questa domanda, e la sua commercializzazione ha effettivamente portato le giovani donne a rinunciare al Pap screening, il metodo più affidabile e provato per prevenire il cancro cervicale».
«Merck inoltre non ha studiato se Gardasil può causare il cancro, ma ora abbiamo le prove che può aumentare il rischio di cancro. Dato che Merck guadagna oltre 6 dollari miliardi all’anno con Gardasil, ha pochi incentivi per fermare l’inganno».
«Attraverso il nostro contenzioso, speriamo di esporre la verità e ritenere Merck responsabile del danno che ha arrecato a Caroline e ad altri».
Cantera ha dovuto affrontare il doloroso fatto: «non potrò mai avere figli miei»
Cantera aveva 19 anni quando ha ricevuto il suo primo delle tre iniezioni di vaccino Gardasil. Ha detto di aver accettato di ricevere Gardasil dopo essere stata convinta dal prolifico marketing di Merck che il vaccino è molto sicuro e previene il cancro cervicale.
Prima di ricevere il vaccino contro l’HPV, Cantera era in buona salute e non doveva mai andare dal medico per altro che regolari controlli ed esami fisici per lo sport. Ha ricevuto i Pap test di routine, tutti negativi prima del Gardasil.
Al liceo giocava a tennis, andava regolarmente con lo zaino in spalla e amava passare il tempo all’aria aperta. Ha vissuto una vita felice e spensierata piena di amici e attività.
Dopo le sue iniezioni di Gardasil, Cantera ha sperimentato una stanchezza inaspettata, intensi dolori allo stomaco e debolezza generale in tutto il corpo. La stanchezza e il dolore addominale occasionale continuarono fino a quando non si accorse che il suo ciclo era durato più di quattro settimane.
Dopo quella che pensava fosse una prima visita da un ginecologo, la sua vita ha improvvisamente preso una svolta drastica e inaspettata.
A Cantera è stato diagnosticato un cancro cervicale al quarto stadio. Ha ricevuto più biopsie, scansioni TC e risonanza magnetica, ha avuto sei cicli di chemioterapia, 30 trattamenti con radiazioni, tre trattamenti di brachiterapia e ha visto innumerevoli medici.
Non è stata in grado di tornare all’università per il suo ultimo semestre e ha lottato per finire i compiti necessari per conseguire la laurea.
Poiché la maggior parte del suo trattamento era diretto alla sua cervice, anche le sue ovaie sono state colpite, portandola in menopausa a 20 anni. Non potrà mai avere figli suoi perché le sue uova non sono più vitali a causa del trattamento del cancro.
«Ogni giorno dalla mia diagnosi è stata una battaglia. Il mio corpo si sta ancora riprendendo dal bilancio di trattamenti così intensi per combattere il cancro e vivo nella costante paura che il mio cancro possa ripresentarsi in qualsiasi momento» ha detto Cantera.
«Oltre a tutto ciò, ho anche dovuto affrontare il doloroso fatto che non potrò mai avere figli miei. Se Merck sapeva che questo vaccino può causare così tanti danni, perché non ha avvertito le persone?»
Nel settembre 2022, Wisner Baum e Robert F. Kennedy Jr., presidente in congedo della Children’s Health Defense, hanno intentato la loro prima causa per omicidio colposo contro Merck, sostenendo che il vaccino Gardasil HPV del produttore di farmaci ha causato la morte del tredicenne Noah Tate Foley.
Wisner Baum e Kennedy hanno intentato numerose azioni legali contro Merck sostenendo che la società nasconde consapevolmente gli eventi avversi associati al suo vaccino Gardasil. Questi includono:
- Vittoria Trevisan (California)
- Merrick Brunker (California)
- Emma Sullivan (New Jersey)
- Ashley Dalton (Michigan)
- Abigail Stratton (Carolina del Sud)
- Savannah Flores (Nevada)
- Korrine Herlth (Connecticut)
- Kayla Carrillo (California)
- Michael Colbath (California)
- Sahara Walker (Wisconsin)
- Zaccaria Otto (California)
- Julia Balasco (Rhode Island)
Sebbene ogni caso sia unico, tutti i querelanti concordano sul fatto che se Merck avesse detto la verità sui pericoli noti associati al Gardasil, non avrebbero mai acconsentito al vaccino HPV. (…)
Lo Staff di The Defender
Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.
Cancro
Correlazione la la pillola anticoncezionale e il cancro al seno: studio di Oxford

Un nuovo studio condotto da ricercatori dell’Università di Oxford mostra una correlazione tra l’uso di steroidi sterilizzanti – la nota «pillola» – e l’insorgere di tumori al seno.
«L’uso attuale o recente di contraccettivi orali combinati (contenenti estrogeni più progestinici) è stato associato a un piccolo aumento del rischio di cancro al seno», afferma l’introduzione allo studio oxoniano pubblicato su PLOS Medicine.
Gli autori dello studio hanno esaminato quasi decine di migliaia di donne e 20 anni di dati per formulare la tesi del loro paper.
I ricercatori hanno notato che i risultati «forniscono prove sulle associazioni a breve termine tra contraccettivi ormonali e rischio di cancro al seno», sebbene siano necessarie ulteriori ricerche per determinare i problemi a lungo termine.
«Nel nostro studio, l’uso attuale o recente di contraccettivi ormonali è stato associato a un rischio analogamente aumentato di cancro al seno, indipendentemente dal fatto che l’ultima preparazione utilizzata fosse orale combinata, solo progestinico orale, progestinico iniettabile, impianto progestinico o dispositivo intrauterino progestinico». ha affermato il gruppo di ricerca.
«Quando i nostri risultati sui contraccettivi a base di solo progestinico sono stati combinati con quelli di studi precedenti, è emersa evidenza di un aumento del rischio di cancro al seno ampiamente simile nelle utilizzatrici attuali e recenti di tutti e quattro i tipi di preparazioni a base di solo progestinico».
Le donne anziane sarebbero più soggette a effetti dannosi a lungo termine.
«Questo studio fornisce nuove importanti prove che l’uso attuale o recente di contraccettivi a base di solo progestinico è associato a un leggero aumento del rischio di cancro al seno, che non sembra variare in base alla modalità di consegna, ed è simile per grandezza a quello associato alla con ormoni contraccettivi combinati», scrivono i ricercatori di Oxford.
«Dato che il rischio sottostante di cancro al seno aumenta con l’avanzare dell’età, si stima che l’eccesso di rischio assoluto associato all’uso di entrambi i tipi di contraccettivi orali sia inferiore nelle donne che lo usano in età più giovane piuttosto che in età avanzata».
«Lo studio è l’ultima prova del crescente scetticismo sulla sicurezza del controllo delle nascite ormonale da un punto di vista scientifico, anche mettendo da parte i problemi morali del rendersi deliberatamente sterili» commenta Lifesitenews. Altri studi nell’ultimo decennio hanno trovato collegamenti simili tra controllo delle nascite e cancro al seno.
Come riportato da Renovatio 21, gli studi su tumori e uso della pillola sono risalenti, e continui.
Uno studio danese aveva esaminato oltre 1 milione di donne dal 1995 al 2013 e ha scoperto che alcune forme di contraccezione hanno raddoppiato il tasso di depressione delle donne e triplicato le possibilità che alle adolescenti vengano prescritti antidepressivi.
«Dobbiamo renderci conto che tra tutti i benefici, gli ormoni esterni [anche] possono avere effetti collaterali. E il rischio di depressione è uno di questi», aveva affermato il coautore dello studio, il dott. Øjvind Lidegaard, professore clinico di ostetricia e ginecologia presso l’Università di Copenaghen.
Uno studio svedese del 2017 rilevava che l’umore, l’autocontrollo e il livello di energia erano tutti influenzati negativamente dai contraccettivi.
Come riportato da Renovatio 21, negli anni scorsi studi hanno dimostrato che la pillola altera «la struttura e la funzione del cervello» delle donne.
Ai tempi dei dubbi sui coaguli del sangue per i vaccini COVID, fu fatto notare che «la pillola anticoncezionale è centinaia di volte più pericolosa del vaccino». Incredibilmente, alla TV britannica un medico aveva detto di prendere la pillola per prevenire il COVID.
Secondo articoli usciti negli scorsi anni, pure sulla prestigiosa rivista femminile Vogue, la pillola è rifiutata dalle ragazze millennial. «In effetti, le donne più giovani si stanno allontanando dalla pillola a frotte» scriveva l’edizione britannica della rivista anni fa, «uno studio del NHS ha rilevato che il numero di donne a contatto con servizi di salute sessuale e riproduttiva che utilizzavano la contraccezione dipendente dall’utente, compresa la pillola, è sceso di oltre il 13% tra il 2005 e il 2015 (…) e questo senza nemmeno menzionare gli effetti collaterali quotidiani che molte donne riferiscono: sbalzi d’umore, gonfiore e aumento di peso sono in cima a una lunga lista. In un’epoca in cui siamo tutti ossessionati dalla salute e dal benessere, le giovani donne semplicemente non vogliono accettare così tanti sintomi».
Poco affrontata in pubblica è un’ulteriore tematica della pillola: quella dell’inquinamento: è noto che l’orina delle donne che utilizzano lo steroide sterilizzante stanno procurando nei fiumi e in mare un’epidemia di pesci transessuali.
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«Satana è il grande scenografo del Nuovo Ordine». Omelia di Pentecoste di mons. Viganò