Internet
Maduro contro WhatsApp: «imperialismo tecnologico, vada all’Inferno!»
Il presidente venezuelano Nicolas Maduro ha disinstallato pubblicamente WhatsApp dal suo telefono e ha chiesto ai suoi sostenitori di seguire il suo esempio, sostenendo che la piattaforma viene utilizzata per indebolire la nazione sudamericana.
In una dichiarazione trasmessa martedì dalla rete televisiva Telesur a Caracas, Maduro ha affermato che l’app di messaggistica di proprietà di Meta viene sfruttata dai «fascisti» per incitare alla violenza.
«Tutti noi che attualmente comunichiamo tramite WhatsApp, da ora in poi comunicheremo tramite WeChat e Telegram, e saremo felici. Perché WhatsApp non sarà nelle mani dei narcotrafficanti colombiani per attaccare il Venezuela. Non sarà nelle mani dei traditori, né dell’Impero nordamericano… È imperialismo tecnologico», ha affermato Maduro.
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Il presidente venezuelano ha poi mostrato il display del suo smartphone che mostrava il processo di disinstallazione dell’app affermando «sono libero da WhatsApp, sono in pace».
In precedenza, durante una manifestazione dei suoi sostenitori a Caracas, il Maduro aveva esortato i residenti a cancellare i loro account WhatsApp e a passare a Telegram e WeChat.
«Questo deve essere fatto. WhatsApp, vattene dal Venezuela! Perché è lì che i criminali minacciano i giovani e i leader del popolo», ha proclamato Maduro in un discorso televisivo.
«Dai telefoni in Colombia, Miami, Perù e Cile, questi codardi si nascondono dietro l’anonimato [del messaggero] … Ma io dico ai codardi fascisti: vi nasconderete, ma la gioventù patriottica e rivoluzionaria è in strada, e noi non ci nasconderemo mai», ha proclamato il lider, aggiungendo «WhatsApp, vai all’inferno!»
Domenica, Maduro ha anche affermato che TikTok e Instagram venivano utilizzati per promuovere «l’odio» e ha promesso di regolamentarne l’uso.
L’attacco del leader sudamericano alle piattaforme dei social media segue le recenti proteste scoppiate in Venezuela in seguito all’annuncio dei risultati delle elezioni presidenziali in cui è stato dichiarato vincitore. Maduro ha condannato le manifestazioni come un tentativo di «colpo di Stato contro il Venezuela». Anche il ministro della Difesa Vladimir Padrino Lopez ha accusato l’opposizione sostenuta dall’Occidente di aver tentato un «colpo di Stato mediatico» e ha condannato le proteste.
Il Consiglio elettorale nazionale (CNE) del Venezuela il 28 luglio ha dichiarato Maduro vincitore delle elezioni presidenziali del Paese. Venerdì, le autorità venezuelane hanno ratificato la vittoria di Maduro dopo che lo spoglio finale delle schede ha rivelato che aveva vinto il 52% dei voti, rispetto al 43% del suo principale rivale Edmundo Gonzalez.
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In passato Maduro si era scontrato con Elon Musk, accusando il governo degli Stati Uniti e l’imprenditore sudafricano di aver tentato di organizzare un colpo di Stato nel suo Paese. Il venezuelano ha sfidato Musk ad un incontro dove presumibilmente i due personaggi pubblici si picchieranno come fabbri.
Paradossalmente, l’avversione verso Whatsapp potrebbe unire i due sfidanti: Musk in passato aveva anche lui invitato tutti a disinstallare Whatsapp, arrivando di recente a definire il software di messaggistica di Meta (cioè Facebook, cioè Zuckerberg, con cui pure dovrebbe fare a botte) come un vero «spyware».
Maduro ricoprirà un terzo mandato consecutivo di sei anni, dopo aver assunto la carica per la prima volta nel 2013, in seguito alla morte del presidente Hugo Chavez.
La maggior parte degli Stati latinoamericani, in particolare i membri del Gruppo di Lima, si sono rifiutati di riconoscere la sua precedente rielezione nel 2018, insieme agli Stati Uniti e all’UE.
Come riportato da Renovatio 21, Maduro ha promesso che non vi sarà «nessun perdono» per chi ha manifestato contro la sua elezione, prospettando per gli oltre 2.000 arrestati la «massina punizione».
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Immagine screenshot da YouTube
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Sora 2 Remix → Mario’s Escape.
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⚡ Sora 2 prompt: “Realistic body cam footage of a police officer pulling over a red Ferrari with Pikachu driving. pikachu only says “pika pika” and moves the head in fear, It was a serious offence, so the cop is extremely angry and tries to open the door of the car before… pic.twitter.com/F88WiD0s69
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Sora “cat stealing a fish”:
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Lo Hitlerro dimostra di saperci fare con lo skateoboardo, e pure di saper rispondere a muso duro a Michael Jackson in un ambiente che ricorda le trasmissione trash di Jerry Springer.Rare footage of Hitler and tupac doing stand up comedy #sora #tupac #hitler #explorepage #Trending #viral pic.twitter.com/Wb5MAnBbDt
— bleaueyes (@shelovesbleau) October 5, 2025
Skateboarding Hitler Police Chase#SORA pic.twitter.com/BfyoRm2w8j
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HOLY MADNESS!?! Michael Jackson confronting H!tler in SORA2 for stealing his ‘step’ wasn’t on my bingo card today, but here we are. “You didn’t even know what rhythm was until you saw my step”… WTF?!? pic.twitter.com/ZXeUk5JIgN
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Non manca la finta pubblicità degli anni ’90 per un giocattolo basato sull’isola dei pedofili di Jeffrey Epstein, con l’action figure del miliardario e di altri personaggi orrendi – l’aereo privato Lolita Express è incluso.Sora just banned South Park videos because people were making full fake episodes.
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Quindi: non è solo Hollywood che sarà sostituita, disintermediata, distrutto: è tutto quanto. È la realtà stessa che sta per venire divorata da simulacri iperreali eruttati ad ogni minuto dall’IA.Real Fake News: Sora 2 Edition
It’s been 24h since OpenAI launched Sora 2 It’s time again for the thing that everyone feared. Fake news: pic.twitter.com/TRRQFYJCpT — Alex Patrascu (@maxescu) October 1, 2025
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Cina
Pechino condanna a morte 16 gestori dei centri per le truffe online in Birmania
Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
Il tribunale di Wenzhou ha giudicato colpevoli 39 imputati della famiglia Ming, originaria dello Stato Shan nel nord del Myanmar. Le accuse comprendono frode e traffico di droga con proventi stimati in oltre 10 miliardi di yuan. Tra i condannati a morte figurano il figlio e la nipote del patriarca Ming Xuechang, morto in circostanze controverse durante l’arresto. L’operazione si inserisce nella più ampia repressione di Pechino contro i gruppi criminali che operano in Myanmar.
Un tribunale cinese ha condannato a morte 16 membri della famiglia Ming, potente gruppo criminale della regione Kokang, nello Stato Shan del nord del Myanmar, coinvolto nei commerci illeciti legati ai centri per le truffe online, una questione a cui Pechino da tempo sta rispondendo con una dura repressione.
Secondo i media cinesi, il Tribunale intermedio di Wenzhou, nella provincia orientale di Zhejiang, ha riconosciuto colpevoli 39 imputati per 14 reati, tra cui frode, omicidio e lesioni volontarie. Le condanne sono state differenziate: 11 imputati hanno ricevuto la pena capitale immediata, cinque la condanna a morte con sospensione di due anni, 11 l’ergastolo e gli altri pene comprese tra i cinque e i 24 anni di carcere.
Per alcuni sono state inoltre disposte anche multe e la confisca dei beni.
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L’accusa ha ricostruito che, a partire dal 2015, la famiglia Ming ha sfruttato la propria influenza nella regione Kokang per costituire una fazione armata e creare diversi «parchi» composti da edifici dediti alle truffe online. I gruppi armati hanno stretto alleanze con altre bande per fornire protezione alle attività illecite del clan: truffe telefoniche, traffico di droga, prostituzione, gestione di casinò e giochi d’azzardo online. I proventi stimati da frodi e gioco d’azzardo superano i 10 miliardi di yuan, circa 1,4 miliardi di dollari, secondo l’accusa.
Al centro del processo è finita in particolare la «Crouching Tiger Villa», una base utilizzata per le truffe online di proprietà di Ming Xuechang, patriarca della famiglia. Il 20 ottobre 2023 le guardie del complesso aprirono il fuoco contro lavoratori che cercavano di fuggire: fra le vittime vi furono 14 cittadini cinesi, alcuni dei quali – secondo indiscrezioni non verificate – erano agenti di sicurezza sotto copertura inviati da Pechino.
Tra i condannati a morte figurano anche il figlio di Ming Xuechang, Ming Xiaoping (noto anche come Ming Guoping), e la nipote, Ming Zhenzhen. Non compare invece la figlia, Ming Julan, il cui arresto era stato annunciato in un primo momento ma non confermato nella successiva comunicazione ufficiale da parte della giunta birmana.
Il patriarca Ming Xuechang, 69 anni, era stato arrestato nel novembre 2023 insieme ad altri membri della famiglia, nel quadro della pressione esercitata da Pechino sul Myanmar per smantellare i sindacati criminali del Kokang.Secondo le autorità di Naypyidaw, Xuechang si sarebbe sparato durante l’arresto ed è morto in seguito per le ferite riportate. In passato era stato membro della Zona a statuto speciale del Kokang e deputato del parlamento statale dello Shan per l’Union Solidarity and Development Party (USDP), partito legato ai militari birmani.
Il caso della famiglia Ming si inserisce nella vasta campagna lanciata da Pechino contro le truffe telefoniche transnazionali. Il ministero della Pubblica sicurezza ha dichiarato che, solo nel periodo del 14° Piano quinquennale (2021-25), la polizia cinese ha risolto 1,74 milioni di casi di frode, smantellato oltre 2mila centri di truffe all’estero e arrestato più di 80mila sospetti.
In parallelo, anche la milizia legata a Pechino che controlla il Wa State, un’area anch’essa al confine tra Cina e Myanmar, ha di recente intensificato i rimpatri forzati verso la Cina: solo negli ultimi nove mesi sono state deportate 448 persone sospettate di frodi online, in una dozzina di operazioni coordinate con Pechino.
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Immagine da AsiaNews
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