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Psicofarmaci

Lo stragista del Kentucky voleva protestare contro le armi in libera vendita. E, ovviamente, prendeva farmaci

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L’autore del massacro del 10 aprile a Louisville (nello Stato americano del Kentucky) Connor Sturgeon ha lasciato un manifesto di 13 pagine che dettaglia le ragioni per cui ha ucciso persone innocenti. In esso, l’assassino di ben cinque persone dà le sue motivazioni per il suo gesto: la protesta contro la libera vendita delle armi a persone con problemi mentali, come lui stesso. Lo riporta il giornale britannico Daily Mail.

 

Secondo gli scritti dello stragista, egli voleva attirare l’attenzione sui problemi di salute mentale, «quanto è facile comprare una pistola in Kentucky» e, infine, suicidarsi.

 

Si tratta quindi di un topos politico caro alla sinistra statunitense, il controllo dell’accesso alle armi da fuoco, il cui possesso e commercio per il cittadino sono tuttavia contenuti nel Secondo Emendamento della Costituzione americana. Era già stato riportato, ad ogni modo, che sui social media Sturgeon aveva pubblicato post a favore di Black Lives Matter, un altro crisma del goscismo attuale.

 

I genitori del tiratore di 25 anni affermano che aveva problemi di salute mentale e hanno confermato che stava assumendo farmaci, qualcosa che, come sappiamo, hanno in comune praticamente tutti gli assassini di massa.

 

Sturgeon ha trasmesso in live streaming la sua intera sparatoria, ma la polizia non ha rilasciato quel filmato al pubblico.

 

Al momento non è ancora uscito, tuttavia, il manifesto lasciato dietro di sé dalla transessuale stragista Audrey Hale, autrice del massacro della scuola cristiana di Nashville, dove ha trucidato tre bambini di 9 anni e tre adulti sopra la sessantina.

 

Il motivo per cui le autorità americane non abbiano ancora pubblicato il manifesto – che sappiamo essere in loro possesso dal primo giorno, essendo che secondo la logica è la stessa assassina ad aver voluto che lo si trovasse e pubblicasse con massima risonanza – non è noto, tuttavia è immaginabile.

 

Come riportato da Renovatio 21, la possibile ascesa di episodi violenti legati a transgruppi radicalizzati anche armati  è un fatto su cui molti ora si stanno interrogando.

 

«La demografia pro capite di sparatori di massa in più rapida crescita nella storia umana è la comunità trans» ha scritto un utente di Twitter.

 

Una lista delle ultime cronache di stragi pubbliche mostra che in effetti i casi sono già molteplici.

 

Silenzio tombale anche su quali farmaci – cioè, immaginiamo, psicofarmaci – prendesse anche questo stragista: SSRI, benzodiazepine, anfetamine… Non lo sappiamo, né considerando il potere di Big Pharma su giornali (grazie alla pubblicità) e sulla politica (e quindi, sulle forze di polizia) forse lo sapremo mai con esattezza.

 

Tuttavia il problema di pillole e gocce che trasformano i depressi in maniaci assassini rimane: ed è ben più grave, e perverso, di quello della libera vendita delle armi.

 

 

 

 

 

Immagine screenshot da YouTube

 

 

 

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Big Pharma

Approvato psicofarmaco per la depressione post-parto: prosegue la medicalizzazione di ogni aspetto della vita

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La prima pillola per curare la depressione post-gravidanza sarà presto disponibile, dopo che l’ente regolatorio americano per i farmaci Food and Drug Administration (FDA) ha dato ieri la sua approvazione.

 

Sage Therapeutics e il suo partner Biogen hanno in programma di iniziare a vendere la pillola, che sarà commercializzata con il marchio Zurzuvae, entro la fine di quest’anno.

 

I dati degli studi clinici mostrano che la pillola funziona avrebbero un effetto molto rapido, iniziando ad alleviare la depressione in appena tre giorni, una velocità considerabile significativamente maggiore di quella degli antidepressivi generici, che possono richiedere diverse settimane per avere effetto.

 

Le pazienti potrebbero quindi essere attratte, oltre che dalla rapidità di azione, anche dal fatto che la droga psichiatrica verrebbe assunta solo per due settimane, non per mesi, scrive il New York Times citando esperti di salute mentale.

 

La pillola, chiamata zuranolone, che sarà commercializzata con il marchio Zurzuvae, è stata sviluppata da Sage Therapeutics, una società del Massachusetts che la produce in collaborazione con Biogen. Dovrebbe essere disponibile dopo che la Drug Enforcement Administration avrà completato una revisione di 90 giorni richiesta per i farmaci che colpiscono il sistema nervoso centrale, ha detto Sage. Le aziende non hanno annunciato un prezzo per la pillola.

 

L’unico altro farmaco approvato per la depressione post-partum è il brexanolone, anch’esso sviluppato da Sage e commercializzato come Zulresso. Ma il brexanolone, approvato nel 2019, richiede un’infusione endovenosa di 60 ore in un ospedale, comporta rischi di perdita di coscienza ed ha un costo 34.000 dollari. Sage afferma che finora solo circa 1.000 pazienti l’hanno ricevuto.

 

Il nuovo farmaco si presente come più versatile, in quanto assumere la pasticca per due settimane è molto più facile e non richiede a una madre di lasciare il suo bambino per diversi giorni.

 

La FDA, ad ogni modo, avrebbe richiesto che l’etichetta del farmaco includa avvertimenti su possibili pensieri e comportamenti suicidari, sonnolenza e confusione – insomma i classici possibili effetti collaterali degli psicofarmaci, che vanno presi per non suicidarsi ma poi, per ammissione dei bugiardini, potrebbero portarti a toglierti la vita.

 

L’etichetta del nuovo farmaco includerà anche un cosiddetto «Black Box Warning» («avvertimento scatola nera»), cioè una avvertenza di possibili reazioni avverse molto evidenziata – e per questo molto temuta dalle società farmaceutiche – secondo cui le pazienti non devono guidare o utilizzare macchinari pesanti per almeno 12 ore dopo l’assunzione della pillola antidepressione post-partum.

 

Il farmaco inoltre, specifica l’agenzia, dovrebbe essere assunta la sera «con un pasto grasso». I principali effetti collaterali di Zurzuvae sono stati sonnolenza e vertigini.

 

L’articolo del New York Times contiene improvvisi lampi di realtà, nemmeno dissimulati. Parlando dell’esperimento che avrebbe visto una risposta al farmaco nel 72% delle pazienti, scrive che tuttavia «anche la depressione è migliorata nelle donne che hanno ricevuto il placebo, un fenomeno comune negli studi sui trattamenti per la depressione, forse perché l’interazione con le équipe mediche in una sperimentazione è di per sé utile». In pratica, le donne possono guarire velocemente solo grazie a rapporti umani: ma perché mai indagare questo fenomeno, se è possibile vendere farmaci che alterano il cervello?

 

Il nuovo farmaco è basato su una versione sintetica di un neurosteroide –un  ormone cerebrale – chiamato allopregnanolone, che è prodotto dal progesterone e aiuta a regolare un neurotrasmettitore correlato all’umore.

 

La pillola non è raccomandata fino a dopo il parto perché opera su un percorso ormonale e non è stata testata nelle donne in gravidanza. L’etichetta avvertirà che il farmaco potrebbe causare danni al feto e consiglierà alle donne di usare la contraccezione durante l’assunzione della pillola e per una settimana dopo.

 

Parimenti, la pillola non è stata testata nelle donne che allattavano i loro bambini: un dettaglio non da poco per un farmaco che va assunto esattamente al momento dell’allattamento. Viene quindi suggerito alle donne di pompare il latte per le due settimane in cui intendono assumere Zurzuvae e riprendere l’allattamento in seguito.

 

Anche il momento più magico e naturale della vita, immortalato nei secoli pure dall’arte sacra, la madre che allatta il bambino, viene quindi interrotto dalla dai commerci della farmaceutica con il «consenso» dei suoi dottori.

 

Un tempo si parlava di «disease mongering», cioè di «mercificazione della malattia», la tendenza di Big Pharma, registrata nei decenni, ad esagerare la gravità di malanni per vendere sempre più farmaci. Ci si rifa, in genere, ad un’affermazione fatta alla rivista Fortune nel 1977 dal direttore generale dal colosso di Big Pharma Merck Henry Gadsen: «Il nostro sogno è produrre farmaci per le persone sane. Questo ci permetterebbe di vendere a chiunque».

 

Ora siamo ben oltre: siamo alla medicalizzazione di ogni momento nella vita, perfino il più sacro. E non si fermeranno lì.

 

Come riportato da Renovatio 21, nell’ultima edizione del Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, abbreviato in genere in DSM – la «bibbia» della psichiatria – presenta un disturbo nuovo di zecca: il lutto eccessivo per una persona cara defunta. È come cureranno questi eccessi di lutto? Beh, chiaro: con le psicodroghe legalizzate.

 

Il contesto profondo, tuttavia, non va sottovalutato: l’assunzione di farmaci che migliorano l’umore ma ti allontanano dal neonato va calcolata all’interno della società preda dell’utilitarismo, il principio filosofico per cui il piacere conta più di qualsiasi cosa, e per esso possono essere tributati anche sacrifici di altri più deboli (bambini, disabili, minoranze, etc.).

 

L’utilitarismo, divenuto sistema operativo di tutta la società, promette di massimizzare il piacere e quindi diminuire, se non far sparire del tutto, il dolore.

 

La promessa della vita senza il dolore è qualcosa di cui è intriso il mondo moderno, consciamente o inconsciamente. Renovatio 21 ha discusso il tema, cercando di mostrare come esso non solo porta al consumo di farmaci psichiatrici, ma spinge i giovani verso una disperazione materialmente suicida – cosa che, come sappiamo, può succedere anche proprio con l’assunzione degli psicofarmaci da prescrizione.

 

 

 

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Droga

Psicofarmaci usati come droghe da sballo: i giovani lo hanno capito, le istituzioni no

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Nel 2022 quasi 300 mila ragazzini hanno assunto psicofarmaci senza ricetta, con un record assoluto in Toscana. La maggior parte dei consumatori è femmine.

 

Uno studio del CNR, citato dal quotidiano milanese La Verità, riporta che il 10,8% della popolazione tra i 15 e i 19 anni consuma psicofarmaci per «uso ricreativo».

 

Non si tratta, quindi, di droghe da prescrizione usate per curare disturbi emotivi, ma veri e propri «psicofarmaci dello sballo» spesso miscelati appositamente con altre droghe o con l’alcool per ampliarne l’effetto stupefacente: benziodiazepine, cannabis, energy drink, sono ingredienti di «cocktail» psicoattivi di cui i farmaci da farmacia sono un elemento fondamentale.

 

Si tratta di una tendenza in crescita: il consumo di psicofarmaci senza ricetta tra i giovani era dell’11,3%, con una pausa negli anni successivi che includevano i mesi di lockdown, dove tuttavia come noto è aumentata la prescrizione di tali droghe farmaceutiche.  Oggi la tendenza è aumentata: farebbe uso illegale di psicodroghe legalizzate un giovane su 10.

 

Secondo quanto riportato, la tipologia degli psicofarmaci più utilizzati è quella delle droghe per dormire (5%), quella dei farmaci per l’umore e le diete (1,7%) e per l’aumento dell’attenzione (1,2%). I farmaci SPM («senza prescrizione medica») sarebbero consumati più da ragazze (10,8%) che da ragazzi (4,9%), con il Centro Italia divenuto zona con più alto livello di consumo (50,4 dosi ogni mille abitanti al giorno; al Nord sono 46,9, al sud 37,7). Con 66 dosi per mille abitanti al dì la regione Toscana è in cima alla classifica, mentre in fondo con 35 dosi troviamo Campania e Basilicata.

 

Il 42% dei giovani si rifornirebbe negli armadietti di casa, visto che in Italia le quantità prescritte e quelle vendute non sono sempre corrispondenti, lasciando quindi grandi quantità di farmaci inutilizzati nelle case delle famiglie italiane. Il 28% dei ragazzi ammette invece di cercare gli psicofarmaci su internet, dove si è creato un vero e proprio mercato nero delle psicodroghe legalizzate, a riprova del loro aspetto fondamentale nella cultura dello sballo.

 

In più casi di presunti stupri recenti è emersa la circolazione di psicofarmaci tra gli interessati: nel caso della presunta violenza carnale consumatasi a Capodanno 2020 a Primavalle (Roma), secondo una chat letta in aula di tribunale, una quattordicenne scriveva: «le pasticche di Xanax e Rivotril ve le regalo, tanto è Capodanno. Le ho portate da casa, senza dire altro», riporta La Verità.

 

Come riportato da Renovatio 21, tracce di vari psicofarmaci unite all’uso di cocaina e cannabis (ma non di GHB, droga dello stupro) sarebbero state trovate nel sangue della ragazza che accusa il figlio del presidente del Senato La Russa di averla violentata dopo una serata in discoteca: in particolare si è parlato dell’ansiolitico Xanax e dello psicofarmaco SSRI fluoxetina, una sostanza nota con il nome commerciale di Prozac.

 

Apprendiamo sempre dal quotidiano milanese che in un recente congresso di addetti ai lavori psicofarmaceutici questi si sarebbero «affrettati a spiegare che gli psicofarmaci, “assieme ad un percorso terapeutico a 360 gradi, sono fondamentali per curare le malattie mentali anche nei giovani e giovanissimi”». Insomma, giù le mani dalle pasticche psicoattive diffuse congiuntamente da Big Pharma e dallo Stato.

 

«I giovani che un tempo ricorrevano alle droghe dello sballo più tradizionali (cocaina, cannabis e anfetamine) hanno spostato l’attenzione sugli psicofarmaci, certamente perché sono più facilmente disponibili e meno costosi, ma anche perché, essendo legali, non sono percepiti come droghe» scrive La Verità.

 

Vogliamo aggiungere che se i ragazzi cercano gli psicofarmaci come droghe è perché essi lo sono: cioè, danno effetto alla mente esattamente paragonabili a quelli delle droghe illegalizzate.

 

I giovani cioè hanno capito che gli psicofarmaci sono potenti droghe psicotrope in grado di alterare pesantemente il cervello: le istituzioni invece, no, non lo hanno ancora capito. E non è possibile sapere quanti stipendi siano pagati per continuare a non comprenderlo.

 

 

 

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Droga

Psicofarmaci, cocaina, droghe dello stupro globale

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Il caso delle accuse all’ultimogenito del presidente del Senato La Russa non può che ricordare quello del figlio di Grillo e la combriccola di amici. Erano più o meno lo stesso periodo, luglio, ma del 2019 – oramai quattro anni fa, quando cadde il governo Conte 1 e, enigmaticamente, il M5S decise di fare un governo col PD, che poi, con Roberto Speranza e soci, durò per quasi tutto il biennio pandemico.

 

Chi conosce la politica italiana sa che esiste un pattern di accuse ai figli e reazioni della politica di superficie: nel 1953 si ebbe il caso Montesi, quando venne trovata annegata la 21enne Wilma Montesi, una bella ragazza di Roma il cui caso era stato chiuso con la spiegazione di un malore a seguito di un pediluvio in mare. La stampa non accettò e si cominciò a parlare di complotto di copertura di potenti personaggi che sarebbero stati implicati. Fu messo alla gogna mediatica il giovane jazzista Piero Piccioni, conosciuto anche come Piero Morgan e noto per le sue colonne sonore dei film di Alberto Sordi, il cui padre, Attilio Piccioni, era vicepremier e ministro degli Esteri, nonché tra i massimi esponenti della DC: a causa dello scandalo, che aveva portato in carcere a Regina Coeli il figlio poi scagionato completamente, si dimise da ogni carica. Il caso Montesi rimane irrisolto.

 

I casi recenti sono chiaramente diversi, sia per gravità sia per ramificazioni politiche – la società, del resto, è molto cambiata.

 

Tuttavia, non è la questione politica che ci preme qui analizzare: notiamo, invece, una possibile lettura delle ultime cronache sotto l’aspetto, come dire, sociofarmaceutico.

 

È emerso che la ragazza avrebbe fatto uso di cocaina prima della serata in discoteca dove avrebbe incontrato La Russa junior. È un punto su cui subito si è speso il presidente del Senato nella sua nota diramata dopo i fatti. «Lascia oggettivamente molti dubbi il racconto di una ragazza che, per sua stessa ammissione, aveva consumato cocaina prima di incontrare mio figlio», ha chiosato La Russa senior. «Un episodio di cui Leonardo non era a conoscenza. Una sostanza che lo stesso Leonardo sono certo non ha mai consumato in vita sua» (particolare non impossibile, vista la pragmatica allergia alle droghe riscontrabile nei vecchi ambienti missini di cui il padre fu protagonista).

 

La dichiarazione ha scatenato la reazione dell’avvocato della ragazza intervistato dal Corriere della Sera: «senza entrare nel merito dell’inchiesta coperta dal segreto, la domanda che mi pongo da normale cittadino e non da avvocato è come possa una ragazza aver assunto cocaina e non ricordare nulla fino all’indomani. La cocaina è nota perché provoca eccitamento, non sonnolenza» dice il legale, «ciò a cui dovranno rispondere i magistrati è se abbia assunto a sua insaputa sostanze diverse dalla cocaina che le hanno provocato un tale stordimento da non farle ricordare nulla e, in caso affermativo, chi gliele abbia date e se ci sia no il coinvolgimento di Leonardo La Russa».

 

È l’ipotesi implicita del «drink», dopo cui la ragazza non ricorda più nulla, corretto magari con la «droga dello stupro». La pista sarebbe stata già scartata: «le analisi sul sangue della ragazza escludono la presenza di GHB, adombrata invece (…) nella denuncia» scrive La Verità. «Non è stata trovata traccia della cosiddetta droga dello stupro, il GHB o di inibitori della volontà simili».

 

È interessante notare, quindi, come tutto il caso cominci a gravitare intorno alle sostanze psicoattive: gli uni additano la cocaina, gli altri lasciano intendere la possibilità dell’uso di droghe da blackout.

 

In verità – e qui sta il punto che vogliamo sottolineare – le analisi hanno portato a galla la presenza di altre droghe specifiche: gli psicofarmaci.

 

«La ragazza ai medici dell’associazione Donna aiuta donna ha dichiarato di aver fumato cannabis e sniffato cocaina due volte prima di incontrare La Russa jr e ha raccontato di assumere psicofarmaci come Xanax, un ansiolitico, e fluoxetina, un antidepressivo (che possono essere utilizzati negli attacchi di panico)». Come noto, la fluoxetina è uno psicofarmaco SSRI (cioè inibitore selettivo della ricaptazione della serotonina) conosciuto con il nome commerciale di Prozac.

 

«E, in effetti, nel sangue sono state trovate tracce di benzodiazepine, sostanze calmanti e ipnoinducenti contenute, per esempio nello Xanax» continua l’articolo de La Verità, che riporta voci di corridoio interessanti: «in Procura, tra i magistrati che hanno in mano il fascicolo, c’è chi sostiene che anche le benzodiazepine mescolate all’alcol possano dare gli stessi sintomi della droga dello stupro. Ma al momento siamo al livello di chiacchiere da bar o poco più».

 

Quindi, riassumiamo: c’è un uso consistente di droghe psicoattive ma legali, riscontrabili dalle analisi ematologiche. C’è l’idea che possano avere indotto, in combinazione con altre sostanze (non dimentichiamo l’alcol) al vuoto di memoria di cui si parla. Tuttavia, tutti brancolano ancora nel buio.

 

Nessuno sa dire con certezza, pare di capire, se gli psicofarmaci possano generare blackout della coscienza, e di conseguenza le condizioni di uno stupro da GHB.

 

Certo, non sarebbe una bella pubblicità per queste droghe, vendute in massa alla popolazione: solo in Italia, sarebbero 8 milioni le persone a cui il medico prescrive la psicodroga legalizzata, e parliamo di adulti, anziani, bambini, specie durante e dopo la pandemia.

 

Si punta il dito sulla cocaina – viste le voci – e sul GHB – viste le ipotesi, e un certo trend presso la classe dirigente visto in fatti di cronaca recenti. Ma no, sugli psicofarmaci si è sorvolato. Perché dire che essi possono contribuire a drammi del genere, sarebbe davvero un brutto colpo.

 

Non c’è solo la questione dello strapotere pubblicitario di Big Pharma, che può togliere ai giornali le inserzioni: come scriviamo spesso su Renovatio 21, passano mesi prima di sapere che cosa prendeva lo stragista randomatico USA – quello che chiamano «active shooter» –  che colpisce la scuola, il supermercato la banca, etc. A volte, proprio non viene fuori nulla, solo che l’assassino di massa «era in cura». L’idea che gli psicofarmaci possano indurre a idee auto ed eterodistruttive è tema di cui oramai cominciano a parlare apertis verbis certe voci in primo piano, come Tucker Carlson o il candidato presidenziale americano Robert F. Kennedy jr.

 

Qui c’è però qualcosa di più che vogliamo dire: nessuno ha parlato di un ruolo degli psicofarmaci perché essi oramai sono considerati una condizione naturale della biologia del cittadino. Non sono considerati, cioè, sostanze che alterano la psiche (anche se questo è quello che fanno, ed è proprio il motivo per cui vengono prescritti e consumati), sono tratti secondari, pastiglie che rientrano nella norma della sanità della persona, non come la cocaina o il GHB.

 

La destigmatizzazione degli psicofarmaci ha portato a questo: si accusano altre sostanze, magari altre persone, magari la stessa persona, senza sollevare il dubbio che essi giochino una parte cospicua nei vari drammi.

 

Questo è un caso speciale, per l’accaduto e per le accuse ad un rampollo VIP di Stato. Tuttavia, per milioni di altri malanni inflitti dalla psicofarmaceutica legale alla popolazione, nulla è detto.

 

Senza parlare delle stragi senza un perché, perfino i grandi giornali dicono come oramai sia noto il fatto che gli antidepressivi creano dipendenza.

 

È altrettanto di dominio pubblico il fatto che gli psicofarmaci creino disfunzioni sessuali, e i problemi che possono dare alle donne in gravidanza.

 

Riguardo al ruolo delle sostanze legalmente prescritte nelle stragi in famiglia, e pure in certi incidenti aerei, qualcuno, come Renovatio 21, pur con la sua pallida voce, si pone qualche domanda.

 

E non scordiamoci gli studi ambientali, che dimostrano come le sostanze psicoattive prescritte dal medico finiscano escrete nei fiumi, dove stanno alterando la psiche della fauna ittica. Pisci impazziti a causa degli psicofarmaci pisciati dai cittadini democratici, quelli della raccolta differenziata, dei libri di Greta e delle aziende ESG.

 

Una catastrofe, intima e pubblica, dopo l’altra. Tuttavia, si preferisce sorvolare. Nonostante la quantità di materia inquietante che esce in continuazione.

 

La settimana scorsa un nuovo studio ha rivelato che «l’uso di benzodiazepine e l’interruzione dell’uso» possono creare «lesioni al sistema nervoso ed effetti negativi sulla vita», con un buon il 54,4% degli intervistati ha riportato pensieri suicidi o tentato suicidio.

 

Casi importanti, come quello del cantante Fedez – che pure dovrebbe raccogliere tanta attenzione – spariscono subito. «Ho sospeso uno psicofarmaco e sono crollato». I giornali hanno trattato la cosa in velocità; dopo poche ore erano tornate le storie sulla moglie Ferragni, i jet privati, etc. I medici, pure, non è che abbiano fatto registrare una grande reazione alla testimonianza.

 

La SIP, Società Italiana di Psichiatria, ha fatto sapere a ridosso del caso Fedez che con gli psicofarmaci farmaci «è fondamentale “seguire le istruzioni” del proprio medico, sia quando si devono assumere sia quando si devono interrompere. Una brusca interruzione decisa autonomamente, è sempre da evitare». Il dottore «deve comunicare chiaramente al paziente i rischi di eventuali effetti collaterali del farmaco prescritto».

 

Leggete il bugiardino. Fidatevi del medico bravo. Caso chiuso.

 

In prospettiva, è molto chiaro perché ciò avvenga. La demonizzazione di ogni altra droga che non sia lo psicofarmaco di Stato (che è semplicemente una psicodroga che ce l’ha fatta: anche le altre sostanze un tempo magari erano pure legale) segue un quadro preciso, che diventa chiarissimo se si legge Il mondo nuovo di Aldous Huxley, uno dei profeti, col fratello Julian, del Nuovo Ordine che stiamo vedendo dipanarsi sotto i nostri occhi.

 

Nel celebre romanzo huxleyano, infatti, la popolazione è perennemente drogata da psicofarmaci che devono ricevere in continuazione, per costume e per obbligo della società del futuro. Generalmente, si crede che Huxley avesse scritto un libro di distopia, da cui prendeva le distanze. Se si legge il resto delle sue opere, come anche Ritorno al mondo nuovo, si capisce che non è esattamente così.

 

Una società dello psicofarmaco continuo e compulsivo è nei programmi. Alcuni parlano di «neuroabilitazione morale obbligatoria» per i problematici: i bioeticisti già ne discutono, quindi significa che il concetto passerà. Così come è possibile ricordare le proposte di pillole psicoattive somministrate di nascosto per garantire la conformità ai lockdown.

 

Ecco perché, anche in casi drammatici come quello in corso sui giornali, degli psicofarmaci non si deve parlare: perché, integralmente normalizzati al punto da essere giudicati ininfluenti nella vita della persona, ci verranno offerti, a breve, in quantità, e, magari, con tanto di green pass allegato.

 

Lo scopo del sistema è proprio quello: disporre della vostra psiche, guidarvi biochimicamente, alla bisogna, spegnervi, mandarvi in blackout.

 

Perché lo scopo del sistema che vuole psicodrogarvi è proprio uno stupro globale. Lo stupro della dignità umana.

 

 

Roberto Dal Bosco

 

 

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