Civiltà
L’Italia non ripudia la guerra atomica
«L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali».
Quante volte avete sentito ripetere queste parole, in questi anni?
Si tratta del famoso articolo 11 di quella che, giuravano i goscisti salariati ad aeternum con articolesse, libercoli e manifestazioni, era la Costituzione più bella del mondo». Eccerto: abbiamo visto la sua beltà nel biennio pandemico, dove hanno cominciato a dimenticarsi di tanti articoli, a partire dall’articolo 1, quello di chiara ispirazione sovietica (sì… proprio la Russia).
Parole incontrovertibili, ad un passo dal pacifismo assoluto dell’articolo 9 della Costituzione Giapponese («il popolo giapponese rinuncia per sempre alla guerra come diritto sovrano della nazione e alla minaccia o all’uso della forza come mezzo per risolvere le controversie internazionali»). Che poi il Giappone possa avere più aerei della Francia e della Gran Bretagna per le sue «forze di autodifesa» (non si chiama esercito, no) è un altro discorso, e comunque non fatela lunga, perché tanto la Costituzione a loro gliela hanno scritta gli americani, che volevano contemporaneamente un nemico castrato e un cliente per la loro industria pensante. Vabbè.
«L’Italia ripudia la guerra»…
Abbiamo fatto in tempo a sentire questo ritornello per i bombardamenti americani della Serbia (1999), per l’invasione dell’Afghanistan (2001), per l’invasione dell’Iraq (2003) – tre conflitti nei quali in vario modo lo Stato italiano ha partecipato.
Qualcuno l’ha tirata fuori anche altre volte, magari quando l’Italietta sinistroide scopre, ciclicamente, che abbiamo un bel settore produzione di armi di ogni tipo, pure con punte di eccellenza, compresi caccia e mine antiuomo.
La Costituzione più bella del mondo pare essere stata dimenticata una volta di più, tanto che a questo punto ci chiediamo davvero che importanza possa avere, nel contesto domestico come in quello internazionale
La Costituzione più bella del mondo pare essere stata dimenticata una volta di più, tanto che a questo punto ci chiediamo davvero che importanza possa avere, nel contesto domestico come in quello internazionale.
Il Consiglio dei ministri ha sfornato un decreto legge per «garantire sostegno e assistenza al popolo ucraino attraverso la cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari alle autorità governative di Kiev», dice Palazzo Chigi.
Certo c’è l’articolo 11 della stupenda meravigliosa Costituzione, ma ci sono anche gli articoli 3 e 4 del Trattato nordatlantico che consente agli Stati «di resistere a un attacco armato» operando congiuntamente «ogni volta che, nell’opinione di una di esse, l’integrità territoriale, l’indipendenza politica o la sicurezza di una delle parti fosse minacciata».
Quindi ecco che il governo italiano manda, scrive il Corriere, «armi anticarro, armi antiaeree e mitragliatrici», in più «giubbotti in kevlar, elmetti in kevlar, metal detector portatili, robot per lo sminamento» e soprattutto soldati, fino a 4 mila, di cui «1.350 sono già pronti a partire e fanno parte dei nuclei speciali: lagunari, paracadutisti, alpini, incursori del Comsubin».
Essi «andranno a potenziare la “Baltic Guardian” in Lettonia, dove ci sono già 240 militari; in Romania, dove saranno 12 gli aerei schierati e circa 130 gli uomini; nel Mediterraneo orientale, dove ci sono 235 unità di personale, due navi e un aereo che sorveglia anche il Mar Nero».
Prezzo? «Il costo sarà di 154 milioni di euro, ma se l’impegno dovesse proseguire sarà necessario rifinanziare le missioni».
In pratica, congiuntamente a tutta la NATO (compresa, eccezionale, la Germania, e pure la sua appendice più importante, l’Unione Europea) stiamo ammassando armamenti e truppe al confine russo. E cioè, quello di cui stavamo accusando Putin qualche settimana fa, prima che i soldati russi entrassero in Ucraina
In pratica, congiuntamente a tutta la NATO (compresa, eccezionale, la Germania, e pure la sua appendice più importante, l’Unione Europea) stiamo ammassando armamenti e truppe al confine russo. E cioè, quello di cui stavamo accusando Putin qualche settimana fa, prima che i soldati russi entrassero in Ucraina.
Ora, come può Putin pensare che la NATO non farà altrettanto?
Come è possibile augurarsi che Putin non si aspetti che queste truppe si rovesceranno in Ucraina, segnalando l’avvio del conflitto su larga scala che metterà a rischio l’intero XXI secolo, e forse pure i secoli successivi?
Sì, perché oramai dovremmo averlo capito: la guerra sarà atomica. Per capirlo non serve che Putin metta in allerta le «forze di deterrenza», cioè coloro che hanno il dito sul pulsante termonucleare.
Putin, come sempre, lo aveva detto in sincerità, pure lì presente Macron e dozzine di giornalisti occidentali:
«State realizzando che se l’Ucraina si unisce alla NATO e decide di riprendersi la Crimea con mezzi militari, i Paesi europei verranno automaticamente coinvolti in un conflitto militare con la Russia?»
I giornali euro-americani, ovviamente, hanno fischiettato e fatto finta di niente. Ma Putin quella volta era pure andato oltre.
«Comprendiamo anche che la Russia è una delle principali potenze nucleari del mondo ed è superiore a molti di quei Paesi in termini di numero di componenti della forza nucleare moderna. Ma non ci saranno vincitori» Vladimir Putin
«Comprendiamo anche che la Russia è una delle principali potenze nucleari del mondo ed è superiore a molti di quei Paesi in termini di numero di componenti della forza nucleare moderna. Ma non ci saranno vincitori»
Nessun vincitore: il presidente russo ha perfettamente presente che si potrebbe trattare di una guerra apocalittica. Qualcosa di mai visto, una battaglia di annientamento.
E ribadiamolo: quell’dea della Russia superiore in termini di «forza nucleare moderna» può significare l’uso non solo di atomiche, ma di vettori ipersonici, contro i quali nessuno può difendersi, e che quindi accelerano negli avversari l’idea di un attacco di annichilimento totale.
Sì, siamo sull’orlo del precipizio. E il governo italiano vi ci ha portato per decreto
Sì, siamo sull’orlo del precipizio. E il governo italiano vi ci ha portato per decreto.
Mentre scrivo, arriva la nota del ministero degli Esteri russo riportata dall’agenzia stampa di stato TASS.
«La decisione dell’Unione Europea del 27 febbraio sull’inizio delle forniture di armi letali all’esercito ucraino è un’autoincriminazione. Segna la fine dell’integrazione europea come progetto “pacifista” di riconciliazione delle nazioni dopo la seconda guerra mondiale. L’Unione europea si è finalmente schierata con il regime di Kiev, che ha scatenato una politica di genocidio di parte della sua stessa popolazione»
Se non lo avete capito, questa potrebbe essere la fine del progetto europeo, il cui bluff è stato ora chiamato apertis verbis da Mosca.
«Le strutture dell’UE e le persone coinvolte nelle forniture di armi letali e combustibili all’esercito ucraino si assumeranno la responsabilità di eventuali conseguenze di tali azioni durante l’operazione militare speciale in corso. Non possono non comprendere la gravità di queste conseguenze».
Se non sentite il tamburo orrendo della guerra piombare su tutta la civiltà, a questo punto siete sordi – forse per effetto imprevisto delle dosi di vaccino mRNA
Se non sentite il tamburo orrendo della guerra piombare su tutta la civiltà, a questo punto siete sordi – forse per effetto imprevisto delle dosi di vaccino mRNA.
E ora, dove sono i pacifisti?
Dov’è la Costituzione italiana che «ripudia la guerra»? L’Italia ripudia la guerra ma non la guerra nucleare?
Sentiamo già l’obiezione del lettore: dai, su, non è che ci sono domande serie?
Sì, vero. Facciamone una. Sopravvivremo a questa follia? A questo punto non è detto.
E allora, cosa possiamo fare? Quello che il vostro governo non farà mai. Pregare. Digiunare.
E allora, cosa possiamo fare? Quello che il vostro governo non farà mai. Pregare. Digiunare
Ritrovate la pace interiore: solo tramite essa può essere possibile la pace mondiale.
I vostri governanti, ubriachi di potere e al contempo sottomessi al signore del mondo, non sanno nemmeno di cosa si tratti.
La situazione non la salveranno loro. Sarete voi. Sarà la vostra anima, il vostro cuore purificato.
Sarà la vostra penitenza durante le tenebre della Quaresima 2022.
Altre prospettive da darvi non ne abbiamo. Siamo dinanzi alle cose ultime: spalancate la porta del sacro, offrite il sacrificio – prima che in sacrificio offrano voi.
Roberto Dal Bosco
Immagine di John Voo via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic (CC BY 2.0)
Civiltà
Tutti contro lo spot con l’Eucarestia sostituita da una patatina. Ma il vero scandalo è il Concilio e la caduta della civiltà cristiana
Circola da ieri in rete l’indignazione per il nuovo spot pubblicitario di un noto marchio di patatine.
La storia è raccontata con il linguaggio tipico della pubblicità TV: mentre sullo sfondo odiamo la melodia dell’Ave Maria di Schubert, vediamo un gruppo di novizie di un convento che si allinea per ricevere la comunione dalle mani del parroco. Tuttavia, la prima a ricevere l’ostia consacrata si ritrova a masticare una patatina. Scopriamo quindi una suora ai margini del gruppo fa lo stesso direttamente dalla busta.
In pratica, una suora ha sostituito la Santa Eucarestia con delle patatine fritte prodotto industrialmente. La voce fuori capo è di una femmina che con voce languida dice «Il divino quotidiano».
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Il canale YouTube della casa di produzione specializzata in pubblicità, che sul sito dice di essere il marchio di una società a responsabilità limitata con sede in una località termale austriaca, ha caricato il video ieri. Al momento è ancora visibile.
È segnato il nome del regista, Dario Piana, che spiega il linguaggio classico, qualcuno direbbe un po’ antiquato, del filmato: si tratta di uno dei più grandi nomi della pubblicità TV italiana, certo forse conosciuto poco oltre la cerchia dei pubblicitari milanesi e della loro filiera, uno specialista ultrasettantenne con decenni di esperienza fatti negli anni d’oro dell’ascesa delle réclame nelle TV berlusconiane, una firma-garanzia vista per qualche ragione come il pinnacolo cui aspirare per chi vuole fare uno spottone per un’aziendona.
La pubblicità, scrivono i giornali, sarebbe visibile nei canali social dell’azienda, che ricordiamo è nota per aver fatto in passato spot con l’attore pornografico Rocco Siffredi, e polemiche per lo slogan scelto per la campagna pubblicitaria – «la patata tira».
Era inevitabile che i cattolici si incazzassero. Ha chiesto l’immediata sospensione dello spot che «offende la sensibilità religiosa di milioni di cattolici praticanti» una sigla chiamata AIART (Associazione Italiana Ascoltatori Radio e Televisione), che mai avevamo sentito prima e che dicono sia di ispirazione cattolica.
Secondo l’associazione dei catto-ascoltatori cui sarebbe oltraggioso «banalizzare l’accostamento tra la patatina e la particola consacrata», e si potrebbe parlare di un vero ricorso alla blasfemia: «strappare un applauso ad un pubblico compiacente con riferimenti blasfemi, è degradante per chi fa, o pretende di fare, pubblicità», dicono.
«Ci si appella al politically correct e alla cancel culture, ma solo contro la religione cristiana (ma solo quella) ci si sente autorizzati a qualsiasi obbrobrio?».
Notiamo che siamo davanti ad una posizione moderata. Quanto mostrato è gravissimo: perché la Santa Eucarestia è il centro della religione cristiana, o meglio è Cristo stesso, è Dio stesso.
L’Eucarestia è il miracolo fondamentale della fede cattolica. Insultare la Santa Comunione è offendere la Fede, e direttamente Dio in persona. Quei cattolici che credono si tratti di un atto perfettamente equivalente alla bestemmia, ragionano con logica basica, inevitabile.
Non per scandalizzarci, tuttavia, che scriviamo, aggiungendosi a quanti ora si battono il petto. Ricordiamo che qualche anno fa un gruppo di avvocati denunciò un cantante del concerto dei sindacati – quello del 1° maggio, dove ora si tifa per armi ucraine e vaccini – per aver simulato l’atto di consacrazione dell’Eucarestia con un preservativo – grande provocazione, davvero… se poi un giorno ci spiegano pure perché uno deve rivendicare felice di coprirsi la parte più sensibile del suo corpo con un pezzo di gomma sintetica che per soprammercato lo sterilizza). Non sappiamo quanta strada abbia fatto quella denunzia…
Non è la blasfemia ad essere rilevante qui, ma il come possa, contro ogni logica, essere prodotta. Perché c’è un grosso problema in tutta la storiella dello spot raccontato.
La trama è palesemente incongrua ed irreale, per il motivo semplice che prima di venire data ai fedeli, l’eucarestia viene consacrata. Che vuol dire, perfino nel rito postconciliare, innalzata dal sacerdote che pronuncia le formule necessarie a che avvenga la transustanziazione. Cioè: il prete della finzione pubblicitaria, avrebbe dovuto accorgersi che stava consacrando delle patatine. E nel caso il sacerdote fosse orbo od ubriaco, se ne sarebbero accorti i chierichetti, i fedeli, tutti.
In pratica: chi ha scritto e girato e mandato in giro lo spot, sembra ignorare come funziona una Messa, come funziona la Comunione. Ciò potrebbe includere una discreta quantità di persone che vanno dai geniali pubblicitari che l’hanno pensata, ai committenti che l’hanno accettata, ai produttori, al regista, alle maestranze presenti, agli attori, ai montatori, all’ufficio marketing dell’azienda, etc. Tanta gente. Nessuno a cui sia venuto il dubbio: ma non è che questa storia della pisside piena di patatine non tiene? Non è che qualcuno si può accorgere di questo errore narrativo gigantesco – quello che in gergo cinematografico è chiamato «buco di sceneggiatura»?
Qui, secondo noi, sta il vero scandalo. La società è talmente decristianizzata che pure nella blasfemia non c’è conoscenza della tradizione cattolica che si va a negare, o deridere, o anche solo a criticare. Non hanno idea di come sia fatta, eppure vogliono usare la chiesa cattolica e le sue forme, ci si avvicinano appena possono – un fenomeno che appare chiaro anche nel mondo LGBT, dove alla prima fessura che si apre gli attivisti omotransessualisti si ficcano nelle cattedrali, come visto nel caso di San Patrizio a Nuova York usato per le celebrazioni blasfeme di un transessuale argentino.
Va detto che gli LGBT, tuttavia, hanno in qualche modo presente cosa sia la chiesa, e questo spiega perché ne sono ossessionati. I pubblicitari, invece, non è detto che lo sappiano.
Quindi se non sanno quello che fanno, ci si chiede se si può parlare davvero di intenzioni blasfeme. Ma di questo non ci importa. Rileva realizzare come blasfema sia l’intera società post-cristiana dove, in mancanza di fede e pure di conoscenza basilare, cose come questa posson saltar fuori.
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La causa dell’abisso di bestemmia, sciatteria ed ignoranza in cui è caduta la società umana ha un nome ed un cognome: si chiama Concilio Vaticano II, la più grande catastrofe vissuta dall’umanità negli ultimi secoli, l’alterazione profonda del sistema operativo spirituale e personale di miliardi di persone, con conseguente sabotaggio dell’intera civiltà.
Prima del Concilio, lo scandalo dello spottino patatino era impensabile: non solo perché la gente non avrebbe mai accettato un’offesa del genere, non solo perché non gli sceneggiatori nemmeno l’avrebbero concepita, ma perché quasi tutti erano stati almeno una volta a Messa, e sapevano che l’Ostia, prima di essere distribuita, va consacrata pubblicamente (cosa perfino evidente nel nuovo rito, dove si fa ad populum, cioè rivolti ai fedeli).
Lo scandalo vero, dunque, non è la pubblicità blasfema, ma il Concilio che ci ha portato dove siamo ora, dove l’attacco a Dio pare scritto nel codice stesso dello Stato moderno.
E quindi: cari cattolici, cari telespettatori, cari cittadini sincero-democratici, cari democristiani, cari post-cristiani, avete voluto il Paese laico, adesso beccatevi la patatina ignorante, e tutta la sua filiera di lavoratori intellettuali strapagati.
Avete voluto detronizzare Cristo al punto da accostare il suo corpo ad una patata fritta, al punto da dimenticare perfino il rito centrale degli ultimi millenni; adesso proseguite pure con la cancellazione delle statue con donne che allattano e le vacanze scolastiche pel Ramadan.
Blasfemie a parte, lo scandalo è qui: nella decadenza del consorzio umano, nella caduta della civiltà cristiana.
Roberto Dal Bosco
Immagine screenshot da YouTube
Civiltà
«Vediamo i sommi sacerdoti prostrarsi dinanzi agli idoli infernali del Nuovo Ordine Mondiale»: omelia di mons. Viganò nella Domenica di Pasqua
ADHUC TECUM SUM
Omelia nella Domenica di Pasqua
Resurrexi, et adhuc tecum sum. Sono risorto, e sono ancora con te.
Salmo 138
Hæc dies, quam fecit dominus. Questo è il giorno che ha fatto il Signore. Sono le parole che la divina Liturgia ripeterà durante tutta l’Ottava di Pasqua, per celebrare la Resurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo, trionfatore della morte. Permettetemi tuttavia di fare un passo indietro, al Sabato Santo, ossia al momento in cui le spoglie del Salvatore giacciono nel Sepolcro senza vita e la Sua anima scende negl’inferi per liberare dal Limbo coloro che morirono sotto l’Antica Legge aspettando il Messia promesso. Una settimana fa il Signore era acclamato Re d’Israele ed entrava trionfalmente in Gerusalemme. Pochi giorni dopo, appena celebrata la Pasqua ebraica, le guardie del tempio Lo arrestavano e con un processo farsa convincevano l’autorità imperiale a metterLo a morte per esserSi proclamato Dio. Abbiamo accompagnato il Signore nel pretorio; abbiamo assistito alla fuga dei Discepoli, alla latitanza degli Apostoli, al rinnegamento di Pietro; Lo abbiamo visto flagellare e coronare di spine; Lo abbiamo visto esposto agli insulti e agli sputi della folla sobillata dal Sinedrio; Lo abbiamo seguito lungo la via che porta al Calvario; abbiamo contemplato la Sua crocifissione, ascoltato le Sue parole sulla Croce, udito il grido con cui spirava; abbiamo visto oscurarsi il cielo, tremare la terra, strapparsi il velo del Tempio; abbiamo pianto con le Pie Donne e San Giovanni la Sua Morte e la deposizione dalla Croce; abbiamo infine osservato la pietra sepolcrale chiudere la Sua tomba e la guarnigione delle guardie del tempio sorvegliare che nessuno vi si avvicinasse per rubarne il corpo e dire che Egli era risorto dai morti. Tutto era già scritto, profetato, annunciato.Sostieni Renovatio 21
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Civiltà
Putin: le élite occidentali si oppongono a tutti i popoli della Russia
Il presidente russo Vladimir Putin ha messo in guardia dai tentativi occidentali di seminare divisione fra le genti russe e dai tentativi di frammentare il suo territorio secondo linee etniche. Lo riporta il sito governativo RT.
Intervenendo alla sessione plenaria del Consiglio internazionale del popolo russo, Putin ha lanciato un appassionato appello alla solidarietà tra i diversi popoli del Paese. Tali sforzi mirano non solo a danneggiare il popolo russo stesso, ma contro tutti i gruppi che compongono il paese, ha dichiarato Putin.
«La russofobia e altre forme di razzismo e neonazismo sono diventate quasi l’ideologia ufficiale delle élite dominanti occidentali. Sono diretti non solo contro i russi, ma contro tutti i popoli della Russia: tartari, ceceni, avari, tuvini, baschiri, buriati, yakuti, osseti, ebrei, ingusci, mari, altaiani. Siamo tanti, non li nominerò tutti adesso, ma, ripeto, questo è diretto contro tutti i popoli della Russia», ha dichiarato il Presidente.
«L’Occidente non ha bisogno di un Paese così grande e multinazionale come la Russia», ha continuato il presidente, aggiungendo che la diversità e l’unità della Russia «semplicemente non si adattano alla logica dei razzisti e dei colonizzatori occidentali».
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Ecco perché, secondo Putin, l’Occidente ha iniziato a suonare «la vecchia melodia» di chiamare la Russia una «prigione di nazioni», descrivendo il popolo russo come «schiavi» e arrivando addirittura a chiedere la «decolonizzazione» della Russia.
«Abbiamo già sentito tutto questo», ha detto, aggiungendo che ciò che gli oppositori della Russia vogliono veramente è smembrare e saccheggiare il paese, se non con la forza, almeno seminando discordia all’interno dei suoi confini.
Putin ha continuato avvertendo che qualsiasi interferenza esterna o provocazione volta a provocare conflitti etnici o religiosi nel Paese sarà considerata un «atto aggressivo» e un tentativo di utilizzare ancora una volta il terrorismo e l’estremismo come strumento per combattere la Russia.
«Reagiremo di conseguenza», ha dichiarato.
Il presidente ha sottolineato che l’attuale lotta della Russia per la sovranità e la giustizia è «senza esagerazione» di «natura di liberazione nazionale» perché è una lotta per la sicurezza e il benessere dei suoi cittadini.
Putin ha anche osservato che il popolo russo, come già fatto in passato, è diventato ancora una volta un ostacolo per coloro che lottano per il dominio globale e cercano di portare avanti la loro «eccezionalità».
«Oggi lottiamo non solo per la libertà della Russia, ma per la libertà del mondo intero», ha detto il presidente, precisando che Mosca è ora «in prima linea nella creazione di un ordine mondiale più equo» e che «senza un governo sovrano, una Russia forte, non è possibile alcun ordine mondiale duraturo e stabile».
Come riportato da Renovatio 21, all’ultima edizione del Club Valdai Putin aveva tenuto un denso discorso dove lasciava intendere una concezione della Russia come Stato-civiltà.
Riguardo alle élite occidentali, parlando di forniture di gas, il presidente russo aveva lamentato due mesi fa la mancanza di «persone intelligenti». Considerando le bollette, è davvero difficile dargli qui torto.
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Immagine di President of Russia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International (CC BY 4.0)
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