Geopolitica
L’Iran sta conducendo esercitazioni militari massive al confine con l’Azerbaigian
L’esercito iraniano sta conducendo esercitazioni militari su larga scala al confine con l’Azerbaigian, compresa la pratica dell’attraversamento del fiume Aras, che definisce gran parte del confine tra i due stati. Lo riporta il sito Eurasia.net.
Le esercitazioni delle forze della Repubblica Islamica sono iniziate il 17 ottobre. La posizione esatta non è stata specificata, ma i media iraniani le hanno collocate tra le province iraniane di Ardabil e dell’Azerbaigian orientale, la parte dove l’Aras separa l’Iran dalla regione di Fuzuli in Azerbaigian. Qui vi sarebbe l’elemento più degno di nota dell’esercitazione: la pratica di attraversamento del fiume Aras usando ponti di barche.
Secondo i media iraniani sarebbe stata la prima volta che le forze armate hanno esercitato quella tecnica. Il fiume Aras forma gran parte del confine Iran-Azerbaigian, anche se presumibilmente hanno scelto una sezione in cui la sponda settentrionale è territorio iraniano, non azero. Un video del 19 ottobre dell’esercitazione mostrava carri armati e camion di rifornimenti che guidavano su un ponte di barche.
Iranian tanks driving right up to the border with Azerbaijan during a military exercise.
Tensions are running high, with Iran having stated that it will attack Azerbaijan if Baku attack the territory of Iran’s Armenian ally. pic.twitter.com/5aXCqAmqzx
— Visegrád 24 (@visegrad24) October 19, 2022
This was the prelude to the opening of the new ???????? Iran's consulate in Kapan, Armenia ????????
A Very powerful warning to Azerbaijan pic.twitter.com/MrEcGnoz06
— Soureh 2 ???????????????? (@Soureh_design2) October 21, 2022
Secondo alcuni, tuttavia le foto emerse in rete della traversata posizionerebbero le esercitazioni di fronte all’exclave azerbaigiana di Nakhchivan.
Le foto mostrano lunghe file di carri armati e sistemi di lancio multiplo. Funzionari militari affermano che le forze nelle esercitazioni hanno praticato simulazioni di atterraggi aerei, nonché l’uso di droni suicidi del tipo che la Russia ha recentemente fatto debuttare in Ucraina.
Iran has started a large military exercise near the Azerbaijani border.
Iran is an ally of Armenia and has threatened Azerbaijan with war if it would try to take Armenian territory.
pic.twitter.com/VME0OFb8QA— Visegrád 24 (@visegrad24) October 17, 2022
Le esercitazioni arrivano quando l’Iran ha intensificato i suoi avvertimenti diplomatici a Baku sulle intenzioni dell’Azerbaigian per un nuovo collegamento di trasporto che colleghi l’exclave azerbaigiana di Nakhchivan con la terraferma azerbaigiana, una rotta che Baku chiama il «corridoio di Zangezur».
La rotta passerebbe lungo il confine dell’Armenia con l’Iran, con conseguenze incerte per il commercio Armenia-Iran.
Amir-Abdollahian aveva in programma di visitare l’Armenia il 20 ottobre per aprire ufficialmente il nuovo consolato iraniano a Kapan, nella provincia di Syunik, punto critico, che confina con l’Azerbaigian e l’Iran, ha riferito il ministero degli Esteri armeno.
L’esercitazione indica che «la determinazione delle forze armate ad affrontare qualsiasi regime che voglia tagliare i collegamenti terrestri dell’Iran con l’Armenia è seria», ha twittato l’analista militare iraniano Hossein Daliran.
Le tensioni nella regione stanno crescendo su più fronti. Ad agosto, apparentemente in risposta ai regolari avvertimenti dell’Iran sul corridoio Zangezur, i media filogovernativi azeri hanno iniziato ad attaccare l’Iran su una questione profondamente delicata, incoraggiando la grande minoranza etnica azerbaigiana nel paese alla secessione.
A settembre, l’Azerbaigian ha lanciato un attacco contro un’ampia sezione del confine armeno, facendo temere un’invasione più ampia. La tensione ha continuato a peggiorare, con un recente aumento delle violazioni del cessate il fuoco . L’Iran, nel frattempo, è stato assalito da proteste antigovernative a livello nazionale mentre rafforzava la sua alleanza con la Russia attraverso le forniture di droni.
Come riportato da Renovatio 21, la frizione tra Teheran e Baku non è nuova.
L’Armenia continua a contare sull’appoggio di Teheran. Una delegazione di membri del parlamento armeno ha visitato Teheran il 13 ottobre e ha incontrato diversi alti funzionari del governo iraniano, tra cui il ministro degli Esteri Amir-Abdollahian.
Come noto, l’Azerbaigian è il Paese da cui proviene il gasdotto TAP, che attraversa la Turchia, la Georgia e l’Europa orientale meridionale per arrivare in Puglia. Si tratta di una risorsa irrinunciabile ora che la fornitura di gas russo è compromessa. Da ciò è spiegabile l’assordante silenzio che i media e i politici europei stanno facendo cadere sull’ennesima aggressione dell’Armenia da parte dell’Azerbaigian. Al contrario, la Russia ha cominciato a muoversi, inviando truppe del CSTO (la piccola «NATO» dei Paesi ex sovietici) al confine azero.
Lo scorso 16 settembre il quotidiano La Verità titolava «ignorata l’aggressione all’Armenia fatta dallo Stato che pagava le mazzette».
Oggi più che mai, è possibile che, anche senza mazzette, a Baku verrà perdonata qualsiasi cosa: perché l’Italia e l’Europa senza gas sono appesi a qualsiasi fornitore che non sia la Russia. Ne rimangono pochi, e nemmeno in grado di garantire l’approvvigionamento necessario al nostro Paese, sempre più sulla strada dell’implosione energetica – e morale.
Geopolitica
Turchia, effigie di Netanyahu appesa a una gru: «pena di morte»
Un’effigie raffigurante il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu è stata avvistata appesa a una gru edile nel Nord-Est della Turchia, suscitando forte indignazione in Israele.
Secondo la stampa turca, l’episodio si è verificato sabato in un cantiere nella città di Trebisonda, sul Mar Nero. L’iniziativa sarebbe stata organizzata da Kemal Saglam, docente di comunicazione visiva presso un’università locale. Saglam ha dichiarato ai media turchi che il gesto aveva un intento simbolico, volto a denunciare le violazioni dei diritti umani a Gaza.
Le immagini, diffuse viralmente e riportate anche dal quotidiano turco Yeni Safak, mostrano la figura sospesa alla gru, accompagnata da uno striscione con la scritta: «Pena di morte per Netanyahu».
Il ministero degli Esteri israeliano, tramite un post su X, ha condiviso un video dell’incidente, accusando un accademico turco di aver creato l’effigie «con il fiero sostegno di un’azienda statale». Il ministero ha condannato l’atto, sottolineando che «le autorità turche non hanno denunciato questo comportamento scandaloso».
Turkish academic creates model of hanged 🇮🇱PM Netanyahu, with a “Death Penalty” sign. Proudly aided by a state company.
Turkish authorities have not disavowed this disgraceful behavior.
In Erdoğan’s Turkey, hatred & antisemitism isn’t condemned. It’s celebrated. pic.twitter.com/19MALpzEEW
— Israel Foreign Ministry (@IsraelMFA) October 26, 2025
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Le autorità turche non hanno ancora fornito una risposta ufficiale.
I rapporti diplomatici tra Israele e Turchia sono tesi da anni e si sono ulteriormente deteriorati dopo gli attacchi di Hamas del 7 ottobre 2023. Il presidente Recep Tayyip Erdogan ha accusato Netanyahu di aver commesso un «genocidio» a Gaza.
La Turchia, unendosi agli altri Paesi che hanno portato il caso al tribunale dell’Aia, ha accusato Israele di aver commesso un genocidio a Gaza. Il presidente Recep Tayyip Erdogan in precedenza aveva definito il primo ministro Benjamin Netanyahu «il macellaio di Gaza», suggerendo a un certo punto – in una reductio ad Hitlerum che è andata in crescendo, con contagio internazionale – che la portata dei suoi crimini di guerra superasse quelli commessi dal cancelliere della Germania nazionalsocialista Adolfo Hitlerro.
Nel 2023 la Turchia ha richiamato il suo ambasciatore da Israele e nel 2024 ha interrotto tutti i rapporti diplomatici. Mesi fa Ankara aveva dichiarato che Israele costituisce una «minaccia per la pace in Siria». Erdogan ha più volte chiesto un’alleanza dei Paesi islamici contro Israele.
Come riportato da Renovatio 21, i turchi hanno guidato gli sforzi per far sospendere Israele all’Assemblea generale ONU. L’anno scorso il presidente turco aveva dichiarato che le Nazioni Unite dovrebbero consentire l’uso della forza contro lo Stato degli ebrei.
Un anno fa Erdogan aveva ventilato l’ipotesi che la Turchia potesse invadere Israele.
La Turchia ha avuto un ruolo attivo nei recenti negoziati per il cessate il fuoco e la liberazione degli ostaggi, con diversi rapporti che indicano come l’influenza di Ankara su Hamas abbia facilitato il rilascio degli ostaggi nell’ambito del piano in 20 punti del presidente statunitense Donald Trump.
Venerdì, Erdogan ha dichiarato alla stampa che gli Stati Uniti dovrebbero intensificare le pressioni su Israele, anche attraverso sanzioni e divieti sulla vendita di armi, per garantire il rispetto degli impegni presi nel piano di Trump.
Domenica, Netanyahu ha annunciato che Israele deciderà quali forze straniere potranno partecipare alla missione internazionale proposta per Gaza, prevista dal piano di Trump per garantire il cessate il fuoco. La settimana precedente, aveva lasciato intendere che si sarebbe opposto a qualsiasi coinvolgimento delle forze di sicurezza turche a Gaza.
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Immagine screenshot da Twitter; modificata
Droga
Trump punta ad attaccare le «strutture della cocaina» in Venezuela
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Geopolitica
Thailandia e Cambogia firmano alla Casa Bianca un accordo di cessate il fuoco
Cambogia e Thailandia hanno siglato un accordo di cessate il fuoco ampliato per porre fine a un violento conflitto di confine scoppiato a inizio anno. La cerimonia di firma, tenutasi domenica, è stata presieduta dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che aveva mediato la tregua iniziale.
Le tensioni storiche tra i due Paesi del Sud-est asiatico, originate da dispute territoriali di epoca coloniale, sono esplose a luglio con cinque giorni di scontri armati, che hanno spinto centinaia di migliaia di persone a fuggire dalla zona di confine. Un incontro ospitato dalla Malesia aveva portato a una prima tregua, segnando l’inizio della de-escalation.
Trump ha dichiarato di aver sfruttato i negoziati commerciali con entrambi i paesi per favorire una riduzione delle tensioni.
HISTORIC PEACE BETWEEN THAILAND & CAMBODIA.
President Trump and Malaysia’s Prime Minister Anwar Ibrahim hosted the Prime Ministers of Thailand and Cambodia for the signing of the ‘Kuala Lumpur Peace Accords’—a historic peace declaration. pic.twitter.com/BZRJ2b2KLY
— The White House (@WhiteHouse) October 26, 2025
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Durante il 47° vertice dell’ASEAN in Malesia, il primo ministro cambogiano Hun Manet e il primo ministro thailandese Anutin Charnvirakul hanno firmato l’accordo, che amplia la tregua di luglio.
Il documento stabilisce un piano per ridurre le tensioni e assicurare una pace stabile al confine, prevedendo il rilascio di 18 soldati cambogiani prigionieri da parte della Thailandia, il ritiro delle armi pesanti, l’avvio di operazioni di sminamento e il contrasto alle attività illegali transfrontaliere.
Dopo la firma, il primo ministro thailandese ha annunciato l’immediato ritiro delle armi dal confine e il rilascio dei prigionieri di guerra cambogiani, insieme a un’intesa commerciale congiunta. Il primo ministro cambogiano ha lodato l’accordo, impegnandosi a rispettarlo e ringraziando Trump per il suo ruolo, proponendolo come candidato al Premio Nobel per la Pace del prossimo anno.
Trump ha definito l’accordo «monumentale» e «storico», sottolineando il suo contributo e descrivendo la mediazione di pace come «quasi un hobby». Dopo la cerimonia, ha firmato un accordo commerciale con la Cambogia e un importante patto minerario con la Thailandia.
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Immagine da Twitter
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