Geopolitica

L’Iran sta conducendo esercitazioni militari massive al confine con l’Azerbaigian

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L’esercito iraniano sta conducendo esercitazioni militari su larga scala al confine con l’Azerbaigian, compresa la pratica dell’attraversamento del fiume Aras, che definisce gran parte del confine tra i due stati. Lo riporta il sito Eurasia.net.

 

Le esercitazioni delle forze della Repubblica Islamica sono iniziate il 17 ottobre. La posizione esatta non è stata specificata, ma i media iraniani le hanno collocate tra le province iraniane di Ardabil e dell’Azerbaigian orientale, la parte dove l’Aras separa l’Iran dalla regione di Fuzuli in Azerbaigian. Qui vi sarebbe l’elemento più degno di nota dell’esercitazione: la pratica di attraversamento del fiume Aras usando ponti di barche.

 

Secondo i media iraniani sarebbe stata la prima volta che le forze armate hanno esercitato quella tecnica. Il fiume Aras forma gran parte del confine Iran-Azerbaigian, anche se presumibilmente hanno scelto una sezione  in cui la sponda settentrionale è territorio iraniano, non azero. Un video del 19 ottobre dell’esercitazione mostrava carri armati e camion di rifornimenti che guidavano su un ponte di barche.

 

 

 

Secondo alcuni, tuttavia le foto emerse in rete della traversata posizionerebbero le esercitazioni di fronte all’exclave azerbaigiana di Nakhchivan.

 

Le foto mostrano lunghe file di carri armati e sistemi di lancio multiplo. Funzionari militari affermano che le forze nelle esercitazioni hanno praticato simulazioni di atterraggi aerei, nonché l’uso di droni suicidi del tipo che la Russia ha recentemente fatto debuttare in Ucraina.

 

 

Le esercitazioni arrivano quando l’Iran ha intensificato i suoi avvertimenti diplomatici a Baku sulle intenzioni dell’Azerbaigian per un nuovo collegamento di trasporto che colleghi l’exclave azerbaigiana di Nakhchivan con la terraferma azerbaigiana, una rotta che Baku chiama il «corridoio di Zangezur».

 

La rotta passerebbe lungo il confine dell’Armenia con l’Iran, con conseguenze incerte per il commercio Armenia-Iran.

 

Amir-Abdollahian aveva in programma di visitare l’Armenia il 20 ottobre per aprire ufficialmente il nuovo consolato iraniano a Kapan, nella provincia di Syunik, punto critico, che confina con l’Azerbaigian e l’Iran, ha riferito il ministero degli Esteri armeno.

 

L’esercitazione indica che «la determinazione delle forze armate ad affrontare qualsiasi regime che voglia tagliare i collegamenti terrestri dell’Iran con l’Armenia è seria», ha twittato l’analista militare iraniano Hossein Daliran.

 

Le tensioni nella regione stanno crescendo su più fronti. Ad agosto, apparentemente in risposta ai regolari avvertimenti dell’Iran sul corridoio Zangezur, i media filogovernativi azeri hanno iniziato ad attaccare l’Iran su una questione profondamente delicata, incoraggiando la grande minoranza etnica azerbaigiana nel paese alla secessione.

 

A settembre, l’Azerbaigian ha lanciato un attacco contro un’ampia sezione del confine armeno, facendo temere un’invasione più ampia. La tensione ha continuato a peggiorare, con un recente aumento delle violazioni del cessate il fuoco . L’Iran, nel frattempo, è stato assalito da proteste antigovernative a livello nazionale mentre rafforzava la sua alleanza con la Russia attraverso le forniture di droni.

 

Come riportato da Renovatio 21, la frizione tra Teheran e Baku non è nuova.

 

L’Armenia continua a contare sull’appoggio di Teheran. Una delegazione di membri del parlamento armeno ha visitato Teheran il 13 ottobre e ha incontrato diversi alti funzionari del governo iraniano, tra cui il ministro degli Esteri Amir-Abdollahian.

 

Come noto, l’Azerbaigian è il Paese da cui proviene il gasdotto TAP, che attraversa la Turchia, la Georgia e l’Europa orientale meridionale per arrivare in Puglia. Si tratta di una risorsa irrinunciabile ora che la fornitura di gas russo è compromessa. Da ciò è spiegabile l’assordante silenzio che i media e i politici europei stanno facendo cadere sull’ennesima aggressione dell’Armenia da parte dell’Azerbaigian. Al contrario, la Russia ha cominciato a muoversi, inviando truppe del CSTO (la piccola «NATO» dei Paesi ex sovietici) al confine azero.

 

Lo scorso 16 settembre il quotidiano La Verità titolava «ignorata l’aggressione all’Armenia fatta dallo Stato che pagava le mazzette».

 

Oggi più che mai, è possibile che, anche senza mazzette, a Baku verrà perdonata qualsiasi cosa: perché l’Italia e l’Europa senza gas sono appesi a qualsiasi fornitore che non sia la Russia. Ne rimangono pochi, e nemmeno in grado di garantire l’approvvigionamento necessario al nostro Paese, sempre più sulla strada dell’implosione energetica – e morale.

 

 

 

 

 

 

 

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