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Bioetica

La pretesa eticità della vaccinazione obbligatoria COVID secondo l’OMS: parere del CIEB

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Renovatio 21 pubblica il comunicato del Comitato Internazionale per l’Etica della Biomedicina (CIEB).

 

 

Comitato Internazionale per l’Etica della Biomedicina

Parere sul documento dell’OMS del 30 maggio 2022 concernente la pretesa eticità della vaccinazione obbligatoria anti-Covid

 

 

 

 

Mentre i media continuano a manipolare l’opinione pubblica alternando emergenze strategiche, climatiche e alimentari a presunte crisi sanitarie dai nomi sempre più fantasiosi (vaiolo delle scimmie, morbillo del tricheco), le organizzazioni internazionali che dovrebbero perseguire pace, benessere e prosperità non cessano di attentare alla sicurezza degli italiani nelle sue diverse declinazioni.

 

Con particolare riferimento all’ambito sanitario, oggetto della specifica competenza del CIEB, può qui ricordarsi la raccomandazione del Consiglio dell’Unione europea del 7 dicembre 2018, intitolata al «rafforzamento della cooperazione nella lotta contro le malattie prevenibili da vaccino». (1)

 

La raccomandazione equipara qualsiasi malattia prevenibile mediante vaccino ai «grandi flagelli» e, muovendo da questa singolare premessa, invita gli Stati a elaborare e attuare piani di vaccinazione che comprendano non solo l’elaborazione di «informazioni elettroniche sullo stato vaccinale dei cittadini», ma anche «un approccio alla vaccinazione sull’intero arco della vita», nonché la possibilità «di investire nella ricerca nelle scienze comportamentali e … sui fattori determinanti dell’esitazione vaccinale in diversi sottogruppi della popolazione» (dove per «esitazione vaccinale» deve intendersi la sfiducia del pubblico verso i vaccini).

 

Adottata in tempi non sospetti allo scopo di preparare il terreno a quel «biopandemismo» che l’emergenza COVID ha in seguito ampiamente disvelato, e che il CIEB ha denunciato in un suo parere (2), la raccomandazione europea viene in rilievo anche per la tecnica da essa utilizzata, volta a legittimare decisioni politiche lesive di diritti e libertà individuali mediante «spinte gentili» ispirate ai principi dell’economia comportamentale e recepite in strumenti di soft law.

 

Questa tecnica è ora fatta propria anche dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) mediante il documento adottato il 30 maggio 2022 e intitolato «COVID-19 and mandatory vaccination: Ethical considerations» (3), documento che taluni circoli già presentano come una sorta di linea-guida inevitabilmente destinata a ispirare i futuri pronunciamenti etico-giuridici in materia, con particolare riferimento all’attesa sentenza della Consulta concernente la legittimità costituzionale dell’obbligo cosiddetto vaccinale.

 

Redatto con ogni evidenza sulla scorta dell’esperienza italiana degli ultimi due anni, oltreché a misura della normativa europea che ha autorizzato in via condizionata e provvisoria l’immissione in commercio dei cosiddetti vaccini anti-COVID, il documento dell’OMS appare tanto banale e fuorviante quanto inquietante: banale e fuorviante perché muove dal falso assunto che l’obbligo vaccinale persegue interessi generali alla stregua delle norme che in diversi Paesi impongono agli automobilisti di indossare la cintura di sicurezza o agli ipovedenti di guidare utilizzando lenti correttive, posto che indossare la cintura di sicurezza o gli occhiali da vista non comporta rischi significativi per la salute dei soggetti obbligati («in many parts of the world, people are required to wear seatbelts, motorists with poor visual acuity are required to wear corrective lenses»); inquietante perché giustifica l’introduzione dell’obbligo vaccinale nel caso in cui le «preoccupazioni» dei soggetti che scelgono di non vaccinarsi si rivelino d’ostacolo al completamento della campagna vaccinale, posto che siffatte preoccupazioni discendono legittimamente da dati sanitari oggettivi e rilevabili dalla letteratura scientifica e da database medici internazionali («If addressing such concerns is ineffective, and those concerns remain a barrier to the achievement of important objectives … a mandate may be considered necessary»).

 

Ma le criticità del documento dell’OMS non si fermano qui. Singolari appaiono infatti i passaggi del documento relativi:

 

  • alla pretesa correlazione tra i soggetti che possono, ma non vogliono, vaccinarsi e l’aumento del rischio di danni da COVID («if a substantial portion of individuals are able but unwilling to be vaccinated and this is likely to result in significant risks of COVID-19-related harms»), correlazione smentita da copiose evidenze scientifiche in grado di attestare che i cosiddetti vaccini attualmente in commercio non proteggono dal contagio delle varianti del virus SARS- CoV-2 in circolazione (4) e che, in ogni caso, l’efficacia di tali vaccini diminuisce rapidamente nel tempo (5);

 

  • al valore salvifico dei cosiddetti vaccini anti-COVID, ricostruito sulla base di studi clinici sempre più contestati e controversi e di una vigilanza attiva asserita, ma mai effettuata («Evidence generated from clinical trials and real-world use has demonstrated that authorized COVID-19 vaccines meet this condition of safety»), pur a fronte della inesistenza – riconosciuta dallo stesso documento – di evidenze scientifiche in grado di provare al di là di ogni ragionevole dubbio la capacità dei vaccini in questione di limitare la trasmissione del virus SARS-CoV-2 («authorized COVID-19 vaccines have been shown to be safe and highly effective in preventing severe disease, hospitalization and death, and there is some evidence that being vaccinated will make it less likely to become infected and pass the virus on to others»);

 

  • alla strumentalizzazione del principio di precauzione che, mediante una costruzione semantica fuorviante e ingannevole, viene arbitrariamente asservito all’obbligo vaccinale («while an obligation exists to ground decisions about vaccination mandates in the best available evidence, a lack of full certainty regarding the ineffectiveness of other measures should not necessarily preclude the use of vaccination mandates, if there is reason to believe they would be effective at averting significant harm»);

 

  • al tentativo di istituzionalizzare il controllo dell’informazione al fine di sopprimere il dissenso e l’autonomia individuale, bollati come comportamenti da governare e non come valori da alimentare in una società democratica e pluralista («There should, however, be strict scientific and prudential limits to appeals for accommodation or “conscientious objection”, especially when such accommodation might be used by individuals to ‘free ride’ the public health good of community protection» e ancora «Finally, it should be acknowledged that those opposed to the use of vaccination mandates may take advantage of social dissent even when the use of a mandate is ethically justified, which may impact social and community cohesion»);

 

  • al tentativo di sostituire con accordi di compensazione economica di natura forfettaria il ricorso alle garanzie giurisdizionali preposte all’accertamento delle responsabilità civili e penali eventualmente derivanti dai danni collegati o conseguenti alla vaccinazione obbligatoria («mandatory vaccination should be implemented with no-fault compensation schemes to address any vaccine-related harm that might occur. This is important because it would be unfair to require people to seek legal remedy from harm resulting from a mandatory intervention»).

 

Quest’ultimo passaggio in particolare, barattando la salute individuale col denaro, avalla una logica mercificatrice dei diritti e della dignità dell’essere umano che, da sola, basta a smentire la pretesa valenza «etica» del documento dell’OMS.

 

Evidentemente lo scopo del documento è un altro.

 

Come conferma la pervicacia con cui l’OMS si ostina ad ignorare uno dei principi basilari dell’epidemiologia, ossia che la vaccinazione durante una fase epidemica produce l’effetto di incrementare le varianti del virus, lo scopo del documento è quello di favorire l’applicazione elastica dell’obbligo vaccinale a future esigenze e/o emergenze politico-sanitarie, coerentemente con la vaghezza e la genericità delle affermazioni in esso contenute («Consequently, … considerations identified above are described generally so that they can be applied at any point in time and in any context»): ciò che potrebbe indurre taluni a ritenere maliziosamente che la volontà dell’OMS si indirizzi di fatto nel senso di favorire, e non di ostacolare, la diffusione del virus SARS-CoV-2.

 

Sulla scorta di quanto rilevato, il CIEB non può fare a meno di osservare che l’intero documento dell’OMS avrebbe potuto essere utilmente riassunto nella constatazione riportata a pag. 4 dello stesso, secondo cui «No vaccine is perfect».

 

Parafrasando la celebre battuta finale di una altrettanto celebre commedia hollywoodiana (6), una siffatta constatazione da una parte avrebbe contribuito a non esacerbare gli animi degli italiani che da più di due anni sopportano le restrizioni imposte in forza della cosiddetta emergenza sanitaria e, dall’altra, avrebbe offerto prova della residua onestà intellettuale di una organizzazione – quale è l’OMS – che beneficia largamente di finanziamenti erogati dagli stessi soggetti coinvolti nella progettazione, produzione, distribuzione e commercializzazione dei cosiddetti vaccini anti-COVID, nonché nel sostegno politico-mediatico fornito alla cosiddetta campagna vaccinale (7).

 

Così non è stato. Pertanto, il CIEB ritiene necessario sollecitare ancora una volta l’opinione pubblica a:

 

1) prendere coscienza della strategia pianificata da organizzazioni internazionali quali l’OMS e l’Unione europea, nonché dal Governo in carica, al fine di espropriare i cittadini dei loro diritti e delle loro libertà fondamentali mediante il ricorso sistematico a stati d’emergenza di natura diversa, secondo il metodo del biopandemismo;

 

2) valutare i mezzi più idonei per fronteggiare la deriva autoritaria in corso, tenuto anche conto della possibilità, da più parti ventilata, che le elezioni politiche previste per il 2023 vengano procrastinate sine die a causa del conflitto armato in cui il Governo sta trascinando il Paese.

 

 

CIEB

 

13 giugno 2022

 

NOTE

1) Pubblicata nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione europea del 28 dicembre 2018, n. C-446, pag. 1 e ss.

 

2) Cfr. il Parere (n. 7) sul ruolo della Raccomandazione del Consiglio dell’Unione europea del 7 dicembre 2018 nel quadro della gestione dell’emergenza COVID.

 

3) Cfr. https://www.who.int/publications-detail-redirect/WHO-2019-nCoV-Policy-brief-Mandatory-vaccination-2022.1.

 

4) Cfr. D. W. Eyre et al., Effect of Covid-19 Vaccination on Transmission of Alpha and Delta Variants, in N. Engl. J. Med., 2022, 386, 744- 756 doi: 10.1056/NEJMoa2116597, nonché O.T. Ng., et al., Impact of Delta Variant and Vaccination on SARS-CoV-2 Secondary Attack Rate Among Household Close Contacts, in The Lancet Regional Health – Western Pacific, 2021, 17, 100299, doi.org/10.1016/j.lanwpc.2021.100299.

 

5) Cfr. N. Andrews et al., Covid-19 Vaccine Effectiveness against the Omicron (B.1.1.529) Variant, in N. Engl. J. Med., 2022, 386, 1532- 1546, doi: 10.1056/NEJMoa2119451, nonché S. Y. Tartof et al., Effectiveness of mRNA BNT162b2 COVID-19 vaccine up to 6 months in a large integrated health system in the USA: a retrospective cohort study, in Lancet, 2021, 398, 1407-1416.

 

6) Il riferimento è al film del 1959 Some Like It Hot (A qualcuno piace caldo) di Billy Wilder, con Marilyn Monroe, Tony Curtis e Jack Lemmon.

 

7) Cfr. https://ilbolive.unipd.it/index.php/it/news/chi-finanzia-lorganizzazione-mondiale-sanita.

 

 

 

Il testo originale del Parere è pubblicato sul sito internet: www.ecsel.org/cieb

 

 

 

 

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Bioetica

La Bioetica torna a parlare delle atrocità di Gaza

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Renovatio 21 traduce questo articolo di Bioedge.

 

La guerra tra Israele e Hamas a Gaza sta creando tensioni all’interno della comunità bioetica. In un articolo sul blog canadese Impact Ethics, tre bioeticisti hanno chiesto alla loro professione di pronunciarsi contro la violenza e la sofferenza.

 

Fanno presente che alcune importanti associazioni mediche e di bioetica si sono rifiutate di commentare, pur avendo preso posizione nei confronti dell’invasione russa dell’Ucraina.

 

«Noi, come bioeticisti, rifiutiamo una posizione di silenzio perché crediamo nella responsabilità disciplinare di dimostrare coraggio morale e promuovere la giustizia».

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«L’American Public Health Association è la nostra unica grande organizzazione professionale negli Stati Uniti ad aver chiesto un cessate il fuoco umanitario a Gaza, attingendo alla sua politica del 2009 sul ruolo degli operatori sanitari, degli accademici e dei sostenitori della sanità pubblica in relazione ai conflitti armati e alla guerra».

 

«In netto contrasto, i delegati interni dell’American Medical Association (AMA) hanno votato contro  una risoluzione di novembre a sostegno di un cessate il fuoco a Gaza, citando che la questione non soddisfaceva i criteri di advocacy, urgenza o considerazione etica. L’American Society for Bioethics and Humanities è rimasta silenziosa, nonostante la sua forte politica sulla libertà accademica».

 

Concludono:

 

«Come possiamo definirci esperti di etica e testimoniare silenziosamente migliaia di morti civili, sanzioni crescenti, privazione di beni di prima necessità, crimini di guerra, rapimenti di ostaggi, aggressioni sessuali e disumanità? Cosa stiamo insegnando ai nostri studenti se non siamo disposti a riconoscere i nostri pregiudizi e a parlare apertamente?»

 

Michael Cook

 

Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.

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Immagine dell’ottobre 2023 di Palestinian News & Information Agency (Wafa) in contract with APAimages via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported;

 

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Bioetica

Polonia, l’aborto avanza in Parlamento

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Il 12 aprile 2024, i parlamentari polacchi hanno votato a favore di quattro progetti di legge volti a generalizzare l’accesso delle donne all’aborto nel paese. Fatto senza precedenti in quasi trent’anni, ma che non dovrebbe cambiare radicalmente la situazione a breve termine, perché una modifica della legge in questa direzione si scontrerebbe con il veto presidenziale del conservatore Andrzej Duda.   «Lo Stato deve fare tutto affinché l’aborto sia accessibile, legale, praticato in condizioni adeguate, senza pericoli». I commenti espressi l’11 aprile 2024 da Katarzyna Kotula non hanno mancato di offendere più di un cattolico polacco, poiché erano inimmaginabili anche un anno fa.   Tuttavia, è dalla piattaforma della Dieta – la camera bassa del parlamento polacco – che il ministro dell’Uguaglianza presenta il disegno di legge portato avanti dalla Coalizione Civica del primo ministro Donald Tusk, volto a liberalizzare l’accesso all’aborto fino a dodici settimane di gravidanza.   Per essere più precisi, quattro testi sono stati presentati da componenti della coalizione filoeuropea arrivata al potere in seguito alle elezioni del 15 ottobre 2023, dopo otto anni di governo del partito nazionalista Diritto e Giustizia (PiS).   La Sinistra Unita ha presentato i primi due progetti che prevedono, da un lato, la depenalizzazione dell’aborto assistito, e dall’altro la legalizzazione completa dell’aborto, senza ostacoli, fino alla dodicesima settimana di gravidanza.

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Il terzo progetto viene dal partito politico del primo ministro Donald Tusk, e chiede anch’esso la legalizzazione fino alla dodicesima settimana, con diverse riserve rispetto al testo della Sinistra Unita.   Il quarto testo, presentato dalla Terza Via, un’alleanza del partito contadino conservatore PSL e del movimento cristiano-democratico Polonia 2050 del presidente della Dieta, Szymon Holownia, chiede il ritorno allo status quo in vigore tra il 1993 e il 2020. L’IVG era possibile in tre casi: malformazione del feto, pericolo per la vita o la salute della madre, stupro o incesto.   Il partito della Terza Via è anche favorevole all’indizione di un referendum su un’eventuale legalizzazione più ampia dell’aborto, un ricorso al voto popolare sorprendentemente criticato dalle organizzazioni femministe – che però hanno sulle labbra solo le parole di «democrazia» e «libertà» – e per una buona ragione.   Secondo un sondaggio effettuato poco prima del voto in Parlamento da IPSOS, la società polacca appare divisa sulla questione. Il 35% delle intervistate vuole avere accesso all’aborto fino alla dodicesima settimana di gravidanza; Il 21% è favorevole al ripristino di questo diritto in caso di malformazione fetale; Il 23% vuole un referendum e il 14% si ritiene soddisfatto dell’attuale stato della legislazione nel Paese. Una prova, se fosse necessaria, che la secolarizzazione avanza a passi da gigante sulle rive della Vistola.   Tuttavia, il campo progressista non rivendica la vittoria: «abbiamo motivi di soddisfazione, tuttavia molto moderati e cauti», ha dichiarato Donald Tusk dopo il voto alla Dieta del 12 aprile. Perché la liberalizzazione dell’aborto in Polonia non è per domani: resta da convocare la Commissione parlamentare speciale che dovrà essere incaricata di adottare un disegno di legge da sottoporre in seconda lettura.   Probabilmente il futuro testo dovrà essere corretto in senso meno liberale per conquistare la maggioranza del parlamento polacco e, se così fosse, il capo dello Stato potrebbe porre il veto. Andrzej Duda – affiliato al PiS – dovrebbe normalmente rimanere al potere fino al 2025: abbastanza per dare ai conservatori polacchi qualche mese di tregua per organizzare la difesa del diritto alla vita.   Articolo previamente apparso su FSSPX.news.

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Bioetica

Bioeticiste contro la genitorialità genetica: «usare liberamente gli embrioni congelati»

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Renovatio 21 traduce questo articolo di Bioedge.

 

Alcuni bioeticisti mettono in dubbio l’importanza di una relazione genetica tra genitori e figli. Ciò che conta, sostengono, è un ambiente familiare favorevole, non i geni. 

 

Nel Journal of Medical Ethics, una bioeticista svedese, Daniela Cutas, e una collega norvegese, Anna Smajdor, affermano che la riproduzione assistita apre le porte a nuove relazioni tra generazioni. Ma, purtroppo, l’aspettativa è che le persone imitino una famiglia nucleare convenzionale e una struttura genitore-figlio. C’è pochissima varietà o creatività.

 

Ad esempio, dopo la donazione di sperma postumo, una madre o una nonna portano in grembo il bambino in modo da mantenere una relazione genetica. Ma perché la genitorialità genetica e quella sociale dovrebbero coincidere?

 

Cutas e Smajdor sono realiste. Nel mondo di oggi, è improbabile che le persone abbandonino il loro attaccamento alle relazioni genetiche. Nel frattempo, ciò che propongono è una maggiore creatività nell’uso degli embrioni fecondati in eccedenza. 

 

«Considerando la crescente prevalenza di infertilità in combinazione con una scarsità di gameti donati, qualcuno potrebbe, ad esempio, scegliere di utilizzare gli embrioni di propri zii. Oppure potrebbero desiderare di avere gli embrioni rimanenti dei loro fratelli. Se la preferenza delle persone ad avere una prole geneticamente imparentata è importante nei servizi di fertilità, allora ha importanza quale sia l’esatta relazione genetica?»

 

Esaminano più in dettaglio il caso di una donna i cui genitori hanno creato embrioni IVF. Se sono ancora disponibili, perché non dovrebbe dare alla luce i suoi fratelli? In un certo senso, questo potrebbe essere migliore di una relazione eterosessuale convenzionale:

 

«Innanzitutto perché gli embrioni sono già creati: non è necessario sottoporsi alla stimolazione ovarica per raccogliere e fecondare gli ovociti. In secondo luogo, le relazioni genitore-figlio sono piene di tensioni, alcune delle quali derivano da una lunga tradizione di non riconoscimento completo dello status morale dei bambini e di vederli come parte dei loro genitori in modo quasi proprietario».

 

Sembra un peccato sprecare tutti quegli embrioni congelati. Concludono con questo pensiero:

 

«In un mondo in cui i tassi di infertilità sono in aumento e i costi sociali, medici e sanitari dei trattamenti per la fertilità sono elevati, suggeriamo che ci siano motivi per ampliare le nostre prospettive su chi dovrebbe avere accesso ai materiali riproduttivi conservati».

 

Michael Cook

 

Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.

 

 

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