Gender
La Commissione Europea e le sue manovre totalitarie
Usare il termine totalitario non è di certo un abuso, in questo caso. In futuro, gli Stati membri dell’UE potrebbero essere costretti ad accettare la maternità surrogata e l’adozione di bambini da parte di coppie dello stesso sesso, anche se nessuna di queste pratiche è fondata nella propria legislazione.
In altre parole, la Commissione europea intende imporre l’adozione e la maternità surrogata per gli omosessuali in tutti i paesi dell’UE. Almeno per le persone che si spostano da uno Stato membro all’altro. È questo l’obiettivo di un’iniziativa della Commissione europea per «armonizzare a livello comunitario le disposizioni di diritto internazionale privato relative alla genitorialità».
La proposta corrispondente è stata accettata dalla Commissione europea mercoledì 7 dicembre 2022. Bruxelles giustifica la sua proposta con il benessere e i diritti dei bambini interessati.
Parità genitoriale
La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, aveva già sottolineato davanti al Parlamento europeo a Bruxelles, il 16 settembre 2020, che non avrebbe mai smesso di costruire un’Unione dell’uguaglianza: «un’Unione in cui puoi essere quello che sei e amare chi vuoi, senza paura di essere accusato o discriminato».
All’epoca si rivolgeva esplicitamente ai diritti di gay, lesbiche, transgender, bisessuali e intersessuali. La Von der Leyen aveva annunciato una «strategia per rafforzare i diritti LGBT» nel 2020. Aveva letteralmente detto:
«In questo contesto, spingerò anche per il riconoscimento reciproco delle relazioni familiari nell’UE. Se sei genitore in un Paese, sei genitore in tutti».
Leggi nazionali annullate di fatto
Secondo la Commissione europea, il suo nuovo regolamento consentirà di «riconoscere la paternità stabilita in uno Stato membro senza alcuna procedura particolare in tutti gli altri Stati membri». Ciò annullerà qualsiasi divieto nazionale sulla maternità surrogata e darà effetto al diritto all’adozione per le coppie dello stesso sesso in tutta l’UE.
Il regolamento della Commissione Europea, infatti, riguarda solo i casi che non sono già oggetto di un accordo tra gli Stati membri, vale a dire la maternità surrogata, nonché l’adozione di bambini da parte di coppie dello stesso sesso.
Ad oggi, solo 14 dei 27 Stati membri dell’UE riconoscono l’istituto legale del «matrimonio» per le coppie dello stesso sesso, e altri sette un’unione civile registrata. Tuttavia, la proposta della Commissione europea deve essere adottata all’unanimità dal «Consiglio», cioè dai rappresentanti dei 27 Stati membri dell’UE, previa consultazione del Parlamento Europeo.
Tale unanimità sembra improbabile, ma mostra già dove vogliono andare i leader di questa istituzione totalitaria chiamata Unione Europea, e l’arroganza che mostrano nei confronti della legislazione dei Paesi sovrani.
Articolo previamente apparso su FSSPX.news.
Immagine di Finnish Government via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic (CC BY 2.0)
Gender
Il Perù classifica i transgender come «malati di mente»
Il governo peruviano ha ufficialmente classificato le persone transgender e intersessuali come «malate di mente», cosa che secondo il ministero della sanità è l’unico modo in cui i servizi sanitari pubblici del Perù possono garantire «la copertura completa delle cure mediche per la salute mentale». Lo riporta il giornale britannico Telegraph.
Le condizioni ora riconosciute come disturbi di salute mentale includono il transessualismo, il travestitismo a doppio ruolo, il disturbo dell’identità di genere nell’infanzia, altri disturbi dell’identità di genere, il travestitismo feticista e l’orientamento sessuale egodistonico.
La classificazione è teoricamente in linea con il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM-5), che classifica la «disforia di genere» come un disturbo mentale.
Il decreto del Perù fa seguito alla pubblicazione della decima edizione della Classificazione Internazionale delle Malattie (ICD) da parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.
«Dall’esame delle diagnosi ICD-10 incluse nel Piano di assicurazione sanitaria essenziale, relative alla condizione di persona con un problema di salute mentale, è stata identificata l’omissione di sette (07) diagnosi ICD-10», hanno scritto i funzionari. «In questo senso, è necessario modificare il Piano di assicurazione sanitaria essenziale incorporando sette (07) diagnosi ICD-10».
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Il Ministero della Sanità (MINSA) ha successivamente rilasciato una dichiarazione in cui afferma che questi individui non dovrebbero necessariamente sottoporsi a «terapie di riconversione».
L’influencer transgender Dylan Mulvaney, noto per una serie di pubblicità per marchi come Nike e Bud Light – con quest’ultima a subire come conseguenza un collasso delle vendite – era fuggito in Perù «per sentirsi al sicuro» sulla scia del boicottaggio nazionale della birra. Finora non ha rilasciato dichiarazioni.
L’Associazione degli Psichiatri Americana (APA) che pubblica il prestigioso DSM (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders), il manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, nel 1973 aveva, dietro pressioni enormi da parte di attivisti e lobby, rimosso l’omosessualità dalla lista delle malattie mentali. Prima di allora l’omosessualità era considerata una deviazione sessuale, cioè una patologia.
Nel 1973 fu quindi introdotta la distinzione tra omosessualità ego-distonica e omosessualità ego-sintonica – a seconda di come la propria inclinazione sia percepita dal soggetto, se con disagio o meno – e soltanto la prima rimane catalogata come devianza, per essere poi nell’80 derubricata a «disturbo dell’orientamento sessuale», e infine nell’87 diventare anch’essa una mera «forma del comportamento sessuale», cioè una normale variante della sessualità umana.
Il transessualismo sta seguendo, anche in termini medici, il medesimo tracciato di normalizzazione: con la differenza che l’affermazione della medicina transessuale comporta giocoforza trattamenti con ormoni sintetici ed operazioni chirurgiche di castrazione, mutilazione, etc.
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Immagine di Yssa Olivencia via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International
Arte
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Gender
Celebrato in chiesa un «quasi matrimonio» omosessuale
Il sito della Catholic News Agency, ripreso dal National Catholic Register e da altri media, riporta una cerimonia celebrata da un sacerdote dell’arcidiocesi di Chicago, padre Joseph Williams, responsabile della parrocchia di San Vincenzo de’ Paoli, amministrata dai sacerdoti della Congregazione della Missione (CM) o Lazzaristi.
I fatti
Un video, disponibile su un account Instagram, mostra una cerimonia che sembra un matrimonio, ma le due persone coinvolte sono donne: K. B. e M. K., quest’ultima per 14 anni pastore delle comunità metodiste unite intorno a Chicago.
Contattato da OSV News, il sacerdote ha ammesso di essere il celebrante visibile nel video e che la benedizione, che ha detto di aver impartito su richiesta delle interessate, si è svolta nella parrocchia di San Vincenzo de’ Paoli. La scena è stata girata utilizzando un cellulare. La chiesa sembra vuota, ma il sacerdote indossa camice e stola.
Il sacerdote si rivolge alle due donne e chiede loro: «vi impegnate di nuovo liberamente ad amarvi come santi sposi e a vivere insieme in pace e concordia per sempre?» – «Noi lo facciamo, io lo faccio», rispondono. Padre Williams continua: «Dio d’amore, aumenta e consacra l’amore che Kelli e Myah nutrono l’una per l’altra».
Anche se non c’è scambio di anelli, il sacerdote dice: «Possano gli anelli che si sono scambiati essere un segno della loro lealtà e del loro impegno. Possano continuare a prosperare nella tua grazia e benedizione. Questo te lo chiediamo per Cristo nostro Signore». Conclude facendo il segno della croce, dicendo: «Scenda su di voi la benedizione di Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo».
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Spiegazioni confuse e contraddittorie
Nella sua risposta a OSV News, padre Williams ha giustificato l’uso del camice e della stola: «Io lo faccio così. Quando vado a casa di qualcuno per benedire la sua casa, indosso il camice e la stola. (…) Questo è quello che faccio come prete. Fa parte del mio abbigliamento».
Quanto a Fiducia Supplicans, ha spiegato che il suo agire derivava dalla sua «comprensione del testo». Aggiunge che «il Santo Padre ha detto che le coppie dello stesso sesso possono essere benedette purché non rifletta una situazione matrimoniale (…) purché sia chiaro che non si tratta di un matrimonio».
Si difende in ogni caso. Quando la signora K. aveva chiesto la benedizione, padre Williams le aveva detto: «Per favore, capisca che questo non è in alcun modo un matrimonio, un matrimonio vero e proprio, o qualcosa del genere. È semplicemente una benedizione delle persone».
Tuttavia, ha spiegato ulteriormente a OSV News che l’uso del termine «santi sposi» nella benedizione da lui scritta intendeva significare «coppia». – Deve essere uno scherzo… «santi sposi» per persone in situazione di peccato oggettivamente grave!
OSV News è stata piuttosto aggressiva nell’inviare un collegamento al video all’arcidiocesi di Chicago per un commento; nonché al cardinale Victor Manuel Fernández, prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede (DDF) che ha prodotto Fiducia supplicans, per un parere su questo atto.
Una deriva prevedibile e inevitabile
Non c’era bisogno di essere profeti per dire che questa situazione si sarebbe verificata prima o poi, una volta pubblicata Fiducia supplicans. E questa probabilmente è solo la punta dell’iceberg. La situazione continuerà a peggiorare e le cerimonie diventeranno esplicitamente «matrimoni».
Non esistono trentasei modi per fermare questa deriva mostruosa: eliminare la deriva iniziale, cioè la dichiarazione stessa. Intanto il responsabile in primis di questa cerimonia di Chicago è il prefetto del DDF. È lui che dovrà rispondere innanzitutto a Dio.
Articolo previamente apparso su FSSPX.news.
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Immagine di Richie D. via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic
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