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Nucleare

Israele potrebbe colpire gli impianti nucleari iraniani nel 2025

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Israele sta valutando la possibilità di attaccare gli impianti nucleari dell’Iran nei prossimi mesi. Lo riportano i giornali statunitensi Wall Street Journal e Washington Post, che citano funzionari statunitensi anonimi.

 

Mercoledì, il WSJ ha riferito che le agenzie di intelligence statunitensi avevano presentato un rapporto intorno alla vigilia di Capodanno, e un altro diverse settimane dopo, in cui si suggeriva che la leadership israeliana stava «considerando attacchi significativi contro i siti nucleari iraniani» nel 2025.

 

Il WaPo ha affermato giovedì che la direzione dell’Intelligence dello Stato maggiore congiunto e la Defense Intelligence Agency (DIA) avevano concluso che i siti nucleari iraniani di Fordow e Natanz potrebbero essere presi di mira «nei primi sei mesi del 2025». Il giornale ha citato fonti che suggerivano che lo Stato Ebraico ritiene che le difese aeree della Repubblica islamica siano state degradate dall’attacco di fine ottobre e che Teheran sia più vulnerabile a causa dei problemi economici legati alle sanzioni.

 

Secondo il giornale, le agenzie di Intelligence statunitensi prevedono che Israele potrebbe lanciare missili balistici dall’esterno dello spazio aereo iraniano o sganciare bombe antibunker da aerei da guerra che sorvolano gli obiettivi. L’articolo affermava che entrambi gli scenari richiederebbero presumibilmente il supporto americano «sotto forma di rifornimento aereo, nonché di Intelligence, sorveglianza e ricognizione».

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Il WSJ ha citato le sue fonti secondo cui il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ritiene che il presidente degli Stati Uniti Donald Trump sia più propenso a un’azione militare contro Teheran rispetto al suo predecessore Joe Biden.

 

L’Iran ha recentemente segnalato di essere pronto a dialogare con gli Stati Uniti, con il suo ministero degli Esteri che la scorsa settimana ha chiarito che «se il principale ostacolo per gli Stati Uniti è il perseguimento delle armi nucleari da parte dell’Iran, allora questo può essere risolto».

 

All’inizio di questa settimana, il presidente Trump ha detto a Fox News che «tutti pensano che Israele, con il nostro aiuto o la nostra approvazione, andrà a bombardarli a più non posso», aggiungendo che «preferirebbe che ciò non accadesse». Il mese scorso, ha espresso la speranza che l’Iran avrebbe accettato di «fare un accordo» riguardo al suo programma nucleare.

 

Nel 2015, la Repubblica islamica ha firmato il Piano d’azione congiunto globale (JCPOA) con le potenze mondiali, accettando di limitare il proprio programma nucleare in cambio della revoca delle sanzioni; tuttavia, Trump ha ritirato gli Stati Uniti dall’accordo nel 2018, durante il suo primo mandato.

 

Come riportato da Renovatio 21, a novembre funzionari dello Stato Giudaico avevano rivelato che un sito nucleare segreto sarebbe stato distrutto negli attacchi all’Iran del mese scorso.

 

Due mesi fa alcuni funzionari militari al Times of Israel avevano dichiarato che l’aeronautica militare israeliana si sta preparando per «potenziali attacchi» alle strutture nucleari iraniane.

 

Come riportato da Renovatio 21, a fine 2024 il direttore dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA), Rafael Grossi, aveva messo in guardia Israele dal prendere di mira gli impianti nucleari iraniani, poiché ciò è proibito dal diritto internazionale e potrebbe avere conseguenze disastrose per l’intera regione. Le tensioni atomiche tra iraniani e israeliani erano sensibili ancora due anni fa quando il Grossi aveva visitato Israele.

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Ancora nel 2022, Netanyahu rivendicava il diritto di attaccare le strutture nucleari dell’Irano. Lo scorso mese esperti militari americani hanno offerto un’analisi per cui Israele non avrebbe la capacità militare di distruggere il programma nucleare iraniano – un lavoro che dovrebbe fare, quindi, l’aviazione USA.

 

Come riportato da Renovatio 21, l’Iran aveva provocato lo Stato Ebraico, avvertendo di sapere dove sono nascoste le sue armi nucleari.

 

Scosse sismiche in territorio persiano mesi fa avevano fatto pensare a possibili esperimenti nucleari segreti da parte della Repubblica Islamica.

 

Secondo analisti militari, Israele non avrebbe le capacità tecniche di portare avanti da solo una campagna contro Teheran per la distruzione del programma nucleare iraniano.

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Immagine di Israel Defense Forces via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic
 

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Nucleare

Gli attacchi aerei israelo-USA non hanno distrutto gli impianti nucleari iraniani: parla il capo della diplomazia nucleare di Teheran

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Il vicepresidente iraniano e responsabile dell’Organizzazione per l’Energia Atomica dell’Iran, Mohammad Eslami, in visita a Mosca per discutere dell’espansione del programma nucleare iraniano con il supporto russo, ha dichiarato in un’intervista televisiva del 26 settembre che gli attacchi israelo-americani di giugno non hanno danneggiato l’infrastruttura nucleare del Paese.   «I bombardamenti non hanno distrutto le nostre strutture nucleari. Abbiamo un piano ben definito per proseguire il nostro programma, senza deviazioni dal nostro impegno per lo sviluppo pacifico delle tecnologie nucleari. Stiamo procedendo senza ostacoli», ha detto, secondo l’agenzia stampa statale russa TASS.   Eslami ha anche criticato l’AIEA per non aver condannato gli attacchi, accusandola di complicità. «Quando le nostre strutture, registrate sotto la supervisione dell’AIEA, vengono colpite militarmente e né l’AIEA, né il Consiglio di Sicurezza, né il Consiglio dei Governatori li denunciano, cosa significa? Significa che queste istituzioni sono complici dell’attacco militare», ha dichiarato alla testata governativa russa Sputnik, rispondendo a una domanda sulla futura collaborazione con l’agenzia nucleare dell’ONU.   «Se non condannano gli attacchi, come possiamo fidarci di loro? Questo tocca la nostra sicurezza nazionale. Secondo lo statuto dell’AIEA e il sistema di garanzie, l’Agenzia aveva l’obbligo legale di denunciare gli attacchi. Il suo silenzio genera sfiducia», ha aggiunto, sottolineando che Teheran aveva ufficialmente notificato gli incidenti all’AIEA.

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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
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Nucleare

L’Ucraina tenta di colpire una centrale nucleare durante la visita a Mosca del capo dell’AIEA

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Giovedì Kiev ha cercato di colpire la centrale nucleare di Kursk II con un drone, mentre Rafael Grossi, direttore dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica, lodava i progressi tecnologici russi durante una visita a Mosca.

 

Il governatore della regione di Kursk, Aleksandr Khinshtein, ha riferito che il drone ha danneggiato un edificio ausiliario del cantiere della centrale a Kurchatov, lasciando segni di schegge sulle pareti, ma senza provocare incendi o vittime. Rosenergoatom, gestore dell’impianto, ha confermato che l’attività è proseguita normalmente e i livelli di radiazione sono rimasti stabili.

 

L’attacco è avvenuto mentre Grossi partecipava al Global Atomic Forum, dove ha elogiato la Russia come «pioniera» in settori come le centrali nucleari galleggianti, la propulsione nucleare navale e la ricerca sulla fusione.

 

Grossi ha invitato le aziende russe a una conferenza dell’AIEA sull’intelligenza artificiale nel settore nucleare, prevista per dicembre a Vienna, e ha proposto una possibile collaborazione con la Nuova Banca di Sviluppo dei BRICS.

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In seguito, Grossi ha incontrato il presidente Vladimir Putin al Cremlino, discutendo di sicurezza nucleare globale e della cooperazione russa con l’AIEA. Putin ha lodato il lavoro dell’agenzia, assicurando il pieno sostegno di Mosca.

 

«Faremo tutto il possibile per supportare le vostre attività», ha dichiarato Putin a Grossi, che di recente ha annunciato la sua candidatura a Segretario generale delle Nazioni Unite.

 

L’attacco a Kursk segue i ripetuti assalti alla centrale nucleare di Zaporozhye, la più grande d’Europa, che questa settimana è passata per la decima volta ai generatori diesel di emergenza da quando è sotto controllo russo nel 2022.

 

I funzionari russi hanno accusato Kiev di «terrorismo nucleare», avvertendo delle potenziali conseguenze catastrofiche.

 

Aleksey Likhachev, direttore di Rosatom, ha dichiarato a margine del forum che Grossi è «ben consapevole» dell’origine degli attacchi alle centrali russe, ma ha suggerito che il capo dell’AIEA sia limitato nelle sue dichiarazioni ufficiali. «In privato, fa valutazioni piuttosto adeguate, credetemi», ha aggiunto Likhachev.

 

Gli attacchi agli impianti atomici sono un pattern riconoscibile e continuo del conflitto.

 

Come riportato da Renovatio 21, un drone kamikaze ucraino è stato abbattuto nei pressi di una centrale elettrica nella regione russa di Kursk, parte della quale era sotto occupazione ucraina da diversi mesi.

 

L’anno passato la Russia aveva esortato l’AIEA a rivelare pubblicamente gli attacchi ucraini alla centrale nucleare di Zaporiggia.

 

Come riportato da Renovatio 21, mesi fa un drone ha attaccato la centrale atomica di Chernobyl mentre Zelens’kyj incontra il vicepresidente USA Vance a Monaco.

 

Un anno fa gli ispettori nucleari costretti a nascondersi dagli attacchi dei droni ucraini alla centrale di Zaporiggia.

 

Come riportato da Renovatio 21, l’Ucraina ha colpito varie volte con droni kamikaze la «città atomica» russa di Kurchatov, nell’oblast’ di Kursk, scatenando la reazione di Mosca che accusa Kiev di «terrorismo nucleare».

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Immagine di President of Russia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International (CC BY 4.0)

 

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Nucleare

Putin: la Russia rifiuta il «colonialismo tecnologico» atomico

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Mosca intende condividere la sua avanzata tecnologia per l’energia nucleare, senza però mirare a rendere i paesi partner dipendenti dalle soluzioni russe, ha dichiarato il presidente Vladimir Putin nel suo discorso al Global Atomic Forum di giovedì.   «Rifiutiamo il cosiddetto colonialismo tecnologico», ha affermato Putin, sottolineando che la Russia desidera supportare i Paesi nello sviluppo di industrie nucleari indipendenti, attraverso la formazione del personale, la collaborazione con aziende energetiche locali, l’assistenza nella gestione delle unità di produzione e la garanzia delle forniture nucleari e dello smaltimento dei rifiuti.   L’energia nucleare rappresenta una fonte chiave di energia pulita in un contesto di crescente domanda globale, alimentata in parte dall’Intelligenza Artificiale e dall’elaborazione dati su larga scala, ha osservato Putin, aggiungendo che la Russia sta già sviluppando sistemi modulari di elaborazione dati presso le centrali nucleari, che garantiscono un’alimentazione elettrica costante per tali tecnologie.

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Il presidente ha evidenziato che l’energia atomica è un pilastro delle tecnologie verdi, superando altre fonti energetiche per costi, sicurezza ambientale e stabilità.   Essendo l’unico paese con capacità nucleari a ciclo completo, gli impianti progettati in Russia sono tra i più affidabili e richiesti al mondo, ha notato Putin. Ha inoltre confermato che il paese sta procedendo verso la produzione in serie di piccole centrali nucleari terrestri e galleggianti.   La sicurezza rimane una priorità assoluta e richiede standard più rigorosi in ogni fase del ciclo nucleare, dall’estrazione dell’uranio allo smaltimento dei rifiuti, ha ribadito.   Secondo Putin, il finanziamento di progetti nucleari su larga scala richiede una distribuzione equilibrata dei rischi, e la Nuova Banca per lo Sviluppo dei BRICS ha confermato la sua disponibilità a sostenere tali iniziative.   Riguardo alle risorse, Putin ha sottolineato che garantirne la disponibilità è «la questione più importante» e che, mentre alcune stime prevedono l’esaurimento dei giacimenti mondiali di uranio entro il 2090, in realtà ciò potrebbe avvenire già entro il 2060.   La Russia sta già lavorando a soluzioni per questo problema e, entro il 2030, prevede di lanciare il primo sistema di energia nucleare al mondo con un ciclo del combustibile chiuso, che permetterà di riutilizzare il 95% del combustibile esaurito nei reattori, ha annunciato al pubblico.   Il presidente russo ha suggerito che questo meccanismo potrebbe risolvere definitivamente il problema dell’accumulo di scorie radioattive e affrontare la questione della disponibilità di uranio.

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