Bizzarria
In Giappone il patriarcato si attacca al tram

Sono le ore 13 del 18 Novembre e un tram riservato a soli uomini attraversa il nord di Tokyo, dai roseti di Minowabashi ai viali alberati di Waseda. Si tratta di un mezzo pubblico riservato a soli individui di sesso maschile: orrore e raccapriccio, l’infame bestia del patriarcato una volta di più digrigna le sue brutali fauci. O forse no.
A guardare meglio, come spesso capita, la realtà appare ben diversa da ciò che la prima impressione ha suggerito: a organizzare l’evento, ed è già la terza volta in due anni, è il Nihon Jakusha Dansei Center, ossia l’associazione «Centro Giapponese degli uomini deboli».
Per risalire alla ragione d’essere dell’evento occorre ricordare che in Giappone, come anche in altri paesi del mondo, le aziende di trasporto ferroviario prevedono carrozze per sole donne nelle ore di punta: l’obiettivo è quello di rendere disponibile alle passeggere un ambiente in cui la calca non offra occasioni propizie a palpeggiatori e molestatori.
A scanso di equivoci, il problema dei palpeggiatori sui mezzi pubblici in Giappone è consistente al punto che aziende di trasporto e polizia conducono costanti campagne per invitare vittime e testimoni di molestie a denunciare l’accaduto. Ultimamente è stata anche sviluppata una applicazione dedicata per smartphone, che si può immaginare catastroficamente inefficiente come ogni app nipponica prodotta da enti pubblici.
Circa un migliaio di episodi di molestie sui treni sono stati riportati nel 2022, ma i casi non denunciati sono chiaramente molti di più.
Nell’area di Tokyo ci sono linee ferroviarie famigerate per l’attività gli sporcaccioni edochiani: la linea Saikyou che attraversa la metropoli da nord a sud con le sue fermate poco frequenti costituisce notoriamente una delle più pericolose per le passeggere di sesso femminile.
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Nella capitale nipponica gli zozzoni ferroviari arrivano addirittura a coordinarsi sui vari social media: il giorno degli esami di ingresso alle università è particolarmente ambito perché i molestatori hanno la certezza che le aspiranti universitarie loro vittime non possano presentarsi in ritardo e quindi si ritrovino di fatto impossibilitate a rivolgersi alle autorità per denunciare gli abusi.
Insomma, una taharrush gamea al wasabi, più o meno – certo senza l’accanimento multiplo e di violenza estrema.
Il contraltare di questa situazione è che un uomo che venga accusato ingiustamente di molestie da una passeggera (magari traumatizzata da esperienze passate, magari assorbita da ossessioni personali che la solitudine tokyota alimenta incessantemente) rischia di ritrovarsi in un incubo kafkiano in grado di rovinargli la vita.
Quando un uomo residente nella capitale giapponese si imbatte in un articolo sul tema improvvisamente si rende conto di vivere in una condizione di pericolo costante. Una rapida ricerca su internet porta a innumerevoli pagine di avvertimenti riguardo a questa minaccia gestite da esperti legali o avvocati: basta che venga ritrovata una fibra dei vestiti o un’impronta digitale causata da un contatto fortuito sulla presunta vittima per fare sprofondare il malcapitato negli abissi della burocrazia giudiziaria giapponese. Lavori persi, famiglie distrutte, vite rovinate: in Giappone basta un arresto (non una condanna!) a segnare una persona per tutta la vita.
Non parrà difficile capire come evitare qualsiasi contatto fisico su treni stipati all’inverosimile sia pressoché impossibile. Sulle linee della metro più affollate capita di non potere nemmeno muovere le braccia a causa della ressa.
È prudente e normale per un uomo viaggiare su di un treno affollato con le mani poggiate sopra lo zaino o la borsa indossati sul petto, quando possibile in favore delle telecamere di sorveglianza.
Il tram a cromosoma XY nasce da questa situazione: ci sono uomini in Giappone che hanno paura a salire su un vagone affollato della metro. Uno degli organizzatori, Tomokake Hirata, rivela di essere stato palpeggiato da una donna sul treno durante gli anni dell’università e di non avere avuto il coraggio di reagire per timore di non essere creduto o piuttosto di finire per essere accusato di molestie a sua volta.
Da allora si è unito all’associazione in questione, nata in origine da uomini vittime di violenza da parte delle mogli, con il fine di creare un Giappone dove l’uguaglianza tra i due sessi (in Giappone, al momento, sono ancora soltanto due, nonostante quello che in materia può dire l’ambasciatore americano a Tokyo Rahm Emanuel) sia rispettata in tutti gli ambiti.
Per i partecipanti all’evento la vera uguaglianza sarà realizzata quando sui mezzi pubblici saranno previste anche carrozze per soli uomini.
Per la cronaca: sul tram in questione tra i trenta passeggeri c’era anche una donna, membro della stessa associazione organizzatrice. Il patriarcato giapponese è un po’ diverso da quello occidentale…
Taro Negishi
Corrispondente di Renovatio 21 da Tokyo
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Immagine di paranoidnotandroid via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic
Bizzarria
Trump contro la trionfale copertina di TIME: «mi hanno fatto sparire i capelli»

The living Israeli hostages held in Gaza have been freed under the first phase of Donald Trump’s peace plan, alongside a Palestinian prisoner release. The deal may become a signature achievement of Trump’s second term, and it could mark a strategic turning point for the Middle… pic.twitter.com/0bZDABIDGj
— TIME (@TIME) October 13, 2025
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Il figlio primogenito Don jr. ha raccontato durante un incontro pubblico con Charlie Kirk che, raggiunto al telefono dai figli dopo l’attentato subito a Butler in Virginia durante la campagna elettorale, Trump ha chiesto loro come in TV, in quel momento, fossero i suoi capelli. «I capelli vanno bene… c’è molto sangue, ma vanno bene» ha risposto il figlio. È lecito pensare che vi sia nel presidente statunitense una cifra sansonica, per cui il suo potere – a questo punto indiscutibile – è tratto proprio dalle sue bionde, inconfondibili, escrescenze tricologiche – che sono, lo sanno gli esperti, uno strumento di branding perfino superiore al baffetto dello Hitler, al baffone dello Stalin, alla pelata mussoliniana.Mika Brzezinski from MSNBC’s “Morning Joe” was once visibly fond of Donald Trump, even playfully running her fingers through his hair. Later on she compared him to Hitler. And now, after seven years of estrangement, apparently he’s no longer Hitler… pic.twitter.com/b9tepBUuSy
— MAGA Resource (@MAGAResource) November 18, 2024
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Bizzarria
Ai nordcoreani è stato ordinato di identificare le donne con tette «antisocialiste»

La Corea del Nord ha lanciato una severa campagna contro le donne sospettate di aver utilizzato protesi mammarie considerate «capitaliste», classificando tali interventi estetici come «antisocialisti» e «borghesi». Lo riporta il giornale britannico Telegraph.
Le forze di sicurezza del regime starebbero effettuando ispezioni invasive, con i responsabili dei comitati di quartiere incaricati di individuare donne che mostrano evidenti modifiche fisiche e di segnalarle per ulteriori accertamenti.
Nel regime guidato da Kim Jong-un, interventi come l’aumento del seno e la chirurgia delle palpebre sono ritenuti «atti non socialisti» e sono vietati. Chi viola queste norme rischia gravi conseguenze.
La notizia è emersa in concomitanza con un processo pubblico tenutosi nella sala culturale di Sariwon, dove un medico e due giovani donne sono stati processati per aver praticato e subito interventi al seno non autorizzati. Il medico, con scarsa esperienza, aveva abbandonato gli studi di medicina prima di completare la formazione chirurgica.
«A metà settembre, un processo pubblico si è svolto in un centro culturale nel cuore di Sariwon contro un medico che ha eseguito un’operazione illegale di mastoplastica additiva e due donne che si sono sottoposte all’intervento», ha riferito una fonte della provincia di North Hwanghae al quotidiano sudcoreano Daily NK.
I pubblici ministeri hanno accusato le donne di essere state «contaminate dalle usanze borghesi» e di aver adottato un «comportamento capitalista corrotto». Le imputate hanno dichiarato di voler «migliorare il loro aspetto», ma sono state definite una minaccia per il sistema socialista.
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Il giudice ha promesso «punizioni severe», mostrando come prove strumenti medici, silicone di contrabbando e denaro contante. Secondo quanto riferito, il giudice ha dichiarato che una delle imputate «non aveva alcuna intenzione di essere leale all’organizzazione e al collettivo, ma era ossessionata dalla vanità, diventando un’erba velenosa che minava il sistema socialista».
Una fonte ha inoltre riferito al Daily NK «che tra i residenti presenti al processo, si sono sentite critiche come “i medici fanno di tutto per denaro”, ma anche commenti di solidarietà, come “Non lo fa forse perché non ha altri mezzi per vivere?”»
Molte donne di Sariwon vivono nel timore di essere sottoposte a controlli se sospettate di aver effettuato interventi di chirurgia estetica.
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Animali
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