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Impatti a lungo termine della pandemia sugli adolescenti: studi

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Uno studio di giugno condotto da ricercatori dell’Università di Sydney ha evidenziato le tendenze relative all’aumento del tempo davanti allo schermo, al consumo di alcol e al sonno scarso per gli adolescenti a causa della pandemia COVID-19. Lo riporta Epoch Times.

 

L’aumento ha implicazioni per la salute a lungo termine degli adolescenti, hanno affermato i ricercatori.

 

«Sappiamo che questi comportamenti di rischio legati allo stile di vita sono comuni tra i giovani, ma sappiamo anche che sono predittori chiave di malattie croniche più avanti nella vita, come cancro, malattie cardiovascolari e disturbi mentali », ha affermato l’autrice principale, la dott.ssa Lauren Gardner, ricercatrice presso il Centro Matilda dell’Università per la ricerca sulla salute mentale e sull’uso di sostanze.

 

Gli autori dello studio hanno espresso particolare preoccupazione per l’aumento osservato del consumo di alcol, del tempo trascorso davanti allo schermo ricreativo e del sonno insufficiente, in particolare nelle ragazze, sottolinea Epoch Times.

 

Lo studio ha esaminato le risposte al sondaggio di quasi 1.000 adolescenti australiani negli stati del Nuovo Galles del SUd, del Queensland e dell’Australia occidentale, con un’età media di coorte di 12,6 anni.

 

I ricercatori hanno confrontato le risposte nel periodo di 2 anni dal 2019 pre-pandemia al 2021, durante la pandemia.

 

Gli autori hanno confrontato le tendenze in sei comportamenti chiave dello stile di vita che mettono gli adolescenti a rischio di malattie croniche in età avanzata. Questi includono inattività fisica, cattiva alimentazione, tempo passato davanti allo schermo, sonno inadeguato, consumo di alcol e fumo.

 

Complessivamente, il team ha riscontrato un aumento dell’8% degli adolescenti impegnati in momenti ricreativi sullo schermo per più di due ore al giorno.

 

Il 94% degli adolescenti intervistati ha riportato livelli eccessivi di tempo sullo schermo ricreativo durante la pandemia, rispetto all’86% prima della pandemia.

 

Uno studio del 2021 condotto negli Stati Uniti ha riportato risultati simili, con un utilizzo medio dello schermo di 7,7 ore al giorno; quasi il doppio della stima pre-pandemia degli intervistati di 3,8 ore.

 

«Con l’aumento del tempo davanti allo schermo, sono aumentate anche le preoccupazioni e lo stress degli adolescenti, mentre le loro capacità di coping [adattamento, resistenza, ndr] sono diminuite», ha detto l’autore principale, il dottor Jason Nagata.

 

«Sebbene i social media e la chat video possano favorire la connessione e il supporto sociale, abbiamo scoperto che la maggior parte dell’uso dello schermo da parte degli adolescenti durante la pandemia non è servito a questo scopo», puntualizza il Nagata.

 

Oltre all’aumento del tempo davanti allo schermo, un numero maggiore di adolescenti ha segnalato il consumo di alcol: un aumento dal 2% al 10% degli intervistati. I ricercatori si aspettavano un aumento del consumo di alcol con l’invecchiamento della coorte,  sono stati quindi sorpresi di scoprire che era maggiore per le femmine che per i maschi.

 

È stato riferito che la durata del sonno è aumentata dal 2019 al 2021. Tuttavia, il sonno insufficiente – durata del sonno inferiore a 8-11 ore –  era ancora più diffuso per le donne rispetto ai maschi, con circa un terzo in più delle intervistate che ha riferito di dormire insufficiente.

 

Anche altri fattori di rischio come il fumo, una dieta scorretta e l’inattività fisica hanno riportato aumenti . I ricercatori affermano che gli aumenti, sebbene associati alla pandemia, non sono stati significativi.

 

La prof. Maree Teesson, direttrice del Matilda Center, ha affermato che il nuovo studio rafforza altre ricerche internazionali che evidenziano il variegato impatto della pandemia di COVID-19 tra i paesi e all’interno delle regioni.

 

«Sostenere i giovani a migliorare o mantenere comportamenti di salute positivi è importante», ha affermato. «La piena portata dell’impatto della pandemia su bambini e giovani viene riconosciuta a livello internazionale».

 

I danni arrecati dal lockdown pandemico ai giovani sono incalcolabili. E non parliamo solo delle ricerche che vogliono gli adolescenti 6 volte più inclini a problemi cardiaci post-vaccino, né delle ecatombi giovanili che si sono registrate in Paesi come il Vietnam.

 

Vi è una questione di salute mentale immensa. Nella sola Gran Bretagna il lockdown avrebbe condotto alla depressione almeno 60 mila bambini. Dati spaventosi di giovani in depressione sono emersi anche in Italia. Per non dire dei danni all’apprendimento del linguaggio dei bambini piccoli.

 

Come riportato dal Renovatio 21, il 44% degli adolescenti si è sentito «triste» o «senza speranza» durante lo scorso anno.

 

Ricordiamo inoltre il primo giorno di scuola in Italia nel settembre 2021: tre suicidi in un solo giorno.

 

L’aumento della violenza fra i giovani è qualcosa di spaventoso, che le cronache pure stanno registrando.

 

Si tratta di una riconfigurazione della società giovanile – un Grande Reset dei giovani, spostati verso una disperazione violenta e incontrollabile.

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«Influencer» per genitori condannata per abusi su minori

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Una madre americana di sei figli, i cui consigli online sui genitori hanno attirato più di due milioni di abbonati su YouTube, è stata condannata il mese scorso ad almeno quattro anni di carcere con l’accusa di aggravamento di abusi su minori.

 

Ruby Franke, 42 anni, che gestiva il canale YouTube «8 Passengers», ora cancellata, è stata arrestata lo scorso agosto nello stato americano dello Utah quando suo figlio dodicenne malnutrito è scappato dalla casa di un’altra donna, Jodi Hildebrandt, 54 anni, per chiedere cibo e acqua a un vicino.

 

Il bambino era stato legato con nastro adesivo e aveva ferite aperte visibili a causa dell’essere stato legato con una corda, secondo i documenti della polizia. Hildebrandt, con il quale Franke collaborava in un’impresa commerciale separata, è stata condannata alla stessa pena detentiva di quattro pene da uno a 15 anni ciascuna.

 

Entrambe si erano dichiarate colpevoli a dicembre delle accuse di abuso aggravato di secondo grado su minori.

 

 

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Scusandosi con i suoi figli dopo la sua condanna, Franke ha detto di aver «creduto che l’oscurità fosse luce e che il giusto fosse sbagliato. Farei qualsiasi cosa al mondo per voi. Ho preso da voi tutto ciò che era tenero, sicuro e buono». Nella sua stessa dichiarazione, la Hildebrandt ha detto che spera che i bambini possano «guarire fisicamente ed emotivamente».

 

Durante il processo dell’anno scorso, il pubblico ministero Eric Clarke ha detto alla corte che due dei figli di Franke erano stati costretti a vivere in un «ambiente simile a un campo di concentramento» e gli erano stati «regolarmente negati cibo, acqua, letti in cui dormire e praticamente ogni forma di divertimento».

 

 

La Franke aveva creato il suo canale YouTube «8 Passengers» nel 2015 e l’estate scorsa aveva accumulato 2,3 milioni di abbonati, molti dei quali attratti dai video della vita familiare suburbana di Franke.

 

Tuttavia, alcuni spettatori si sono preoccupati nel 2020 quando uno dei suoi figli ha detto in un video che aveva dormito su un pouf per sette mesi. Altri video descrivevano Franke che tratteneva il cibo dai suoi figli e «annullava» il Natale come punizione.

 

Il canale YouTube «8 Passengers» è stato cancellato nel 2022, lo stesso anno in cui la Franke si era separata dal marito Kevin.

 

Nell’ambito di un patteggiamento, Hildebrandt – che ha collaborato con Franke in una serie di video di «life coaching» – ha ammesso di essere a conoscenza degli abusi sui minori e di aver costretto uno dei figli di Franke a «saltare più volte in un cactus».

 

Ha aggiunto che Franke aveva detto ai suoi figli che erano «malvagi e posseduti» e dovevano «pentirsi».

 

In una dichiarazione rilasciata dal suo avvocato prima del processo l’anno scorso, Kevin Franke ha chiesto che fosse inflitta la pena massima al suo ex partner per l’abuso «orribile e disumano» dei suoi figli.

 

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Lucifero vittima ed eroe: i cartoni animati riscrivono il Bene e il Male

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Un video girato da una mamma italiana preoccupata sta circolando sui social media.   La signora mostra come su un popolare e onnipresente servizio di streaming vi sia un cartone che, alla prima puntata, riscrive completamente la storia biblica.   Per il cartone, Lucifero era buono, ed è stato punito ingiustamente. Si sarebbe poi trovato, «attratto dalla fiera indipendenza», con Lilith, prima moglie di Adamo poi divenuta demone – e già la presenza di questo personaggio nel cartone animato è indicativa, vista la sua persistenza nella mitologia femminista: di fatto, la vediamo scappare dal primo uomo che ancora prima di essere padre già la tratta come un patriarca.   Il lettore può vedere da sé il livello di inversione a cui si arriva: il «Paradiso» è cattivo, Lucifero è vittima della sua crudeltà; l’atto di dare la mela ad Eva è un atto prometeico di amore per l’umanità…  

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Si resta sbalorditi.   Pare addirittura, ma potremmo sbagliarci, che a San Michele Arcangelo, colui che sconfisse Lucifero, siano assegnate fattezze mostruose.   È semplicemente sconcertante: e provate a pensare a una piccola mente che assorbe questa storia prima di poter frequentare il catechismo, dove, in teoria, dovrebbero raccontargli la versione opposta. A chi crederà, alla TV o al catechista? Cosa sortirà la dissonanza cognitiva prodotta?   Apprendiamo che il cartone si chiama Hazbin Hotel ed è realizzato da un’artista poco più che trentenne, Vivienne Medrano, che sempre a tema infernale produce anche un’altra serie chiamata Helluva Boss. Dopo aver lavorato nei film horror, si è fatta largo su YouTube, per poi fare il suo primo cortometraggio «Son of 666» (2013). Bisessuale, si definisce «una donna queer su internet che ha fatto qualcosa di popolare».   La protagonista di Hazbin Hotel è Charlie Morningstar (Carla Stella del Mattino – anche qui, un riferimento a Lucifero) principessa dell’Inferno, nella sua ricerca per trovare un modo per «riabilitare» i peccatori e ammetterli in Paradiso, tramite il suo «Hazbin Hotel», come alternativa all’annuale «sterminio» delle anime da parte del Paradiso a causa della sovrappopolazione dell’Inferno.   La ragazzina protagonista è aiutata dalla sua «fidanzata» Vaggie, che è anche la sua manager, e da un attore pornografico chiamato Angel Dust. Il prodotto è R-rated, cioè, secondo la classificazione americana, adatto ad un pubblico di under 17 solo se accompagnati da un adulto. Amazon lo segna come «18+», tuttavia sappiamo che almeno al pubblico italiano ogni cartone suggerisce di default l’essere fatto per bambini, e il primo episodio è stato distribuito su YouTube, dov’è ancora possibile vedere liberamente anche il trailer, con violenza e oscenità sin dai primi secondi.   Attacco: «Ciao a te, peccatore perduto, ti piace il sangue, la violenza, e la depravazione di natura sessuale?». Segue turpiloquio vario.     La serie è prodotta in collaborazione con Amazon Studios dalla società di intrattenimento indipendente A24, una casa di produzione basata a Nuova York con all’attivo film e serie controversi come Spring Breakers e Euphoria. Lanciato il 19 gennaio 2024, Hazbin Hotel è il suo primo progetto di animazione, già disponibile con doppiaggio italiano.   Non si dichiara come un cartone per bambini: ma allora, per chi è? Quanti adulti amano vedere disegni stilizzati, caricature in movimento, invece che guardare del cinema? Una domanda antica, a cui forse non sappiamo rispondere perché sottovalutiamo l’infantilizzazione delle masse.   Torniamo un secondo sulla presenza in questo prodotto di intrattenimento del demone Lilith, scritto anche Lilit, Lilitu o Lilis, una figura femminile nella mitologia mesopotamica e giudaica, che secondo alcuni teorie non cristiane sarebbe stata la prima moglie di Adamo e presumibilmente un demone primordiale, una creatura «bandita» dal Giardino dell’Eden per non aver rispettato e obbedito ad Adamo – e per questo oggi citata e riverita dai movimenti femministi che combattono il patriarcato e la figura maschile. Si pensa che sia menzionata nella Bibbia in ebraico nel Libro di Isaia (34, 14), in una lista di animali notturni, dove è tradotto dalla versione CEI con «civetta».   La figura è più consistente nella tarda antichità nella mitologia mandea e nelle fonti della mitologia ebraica dal 500 d.C. in poi. Lilith appare in formule di incantesimo che incorporano una breve storia mitica (conosciuti oggi come historiolas nella mitologia mesopotamica, greca, aramaica, mandea e cabalistica) in vari concetti e località che danno descrizioni parziali di lei. La demonessa è menzionata nel Talmud babilonese, nel testo apocrifo Vita di Adamo ed Eva come la prima moglie di Adamo, e nello Zohar Leviticus come «una donna focosa e focosa che per prima convisse con uomo». Molte autorità rabbiniche tradizionali, tra cui Maimonide e Menachem Meiri, rifiutano l’esistenza di Lilith.   Perché un tale personaggio, di fatto conosciuto per lo più solo da chi è appassionato di esoterismo ed affini, compare in un cartone? Perché gli autori sono immersi nella cultura femminismo e nel gender che glorificano Lilith, le streghe, i demòni, l’Inferno. E credono che sia giusto immergere in questo calderone anche i vostri figli, per cucinarli secondo la ricetta del Moloch perverso-polimorfo che si sta impadronendo dell’Occidente e della sua cultura.

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È molto chiaro quello che sta accadendo, e non parliamo del macro-piano spirituale e morale dove è impossibile non vedere l’insorgenza del demoniaco sulle famiglie: a livello più concreto, è facile rintracciare la genealogia di questa cultura che viene fatta percolare nell’industria dell’intrattenimento, anche infantile. Si tratta del rifiuto radicale del cristianesimo tipico del genderismo, che non esita, come visibile in tanti Gay Pride, ad allearsi a forme e motivi del satanismo – sempre, ovviamente, con la scusa della «satira» a portata di mano.   Non si tratta di un caso isolato. Il principale soggetto dell’industria del family entertainment, Disney, sappiamo bene essere diretto lì. Dopo l’ultimo film di Natale I terribili nove (The Naughty Nine) con personaggi apparentemente LGBT e le scene con baci omoerotici nel cartone Lightyear (2022), vi sarebbe anche il caso della serie TV in via di produzione chiamata Little Demon, che ha suscitato presso i cristiani americani polemiche per la «normalizzazione del paganesimo» e il sostegno a Satana e all’Anticristo.   Come riportato da Renovatio 21, il film natalizio 2022 della Disney conteneva una sequenza che mostrava un gruppo di bambini che tengono in mano cartelli che recitano «WE LOVE YOU SATAN», cioè «TI AMO SATANA». Si tratta di un equivoco che dovrebbe far ridere: «Satan» è l’anagramma di «Santa», cioè Santa Claus, Babbo Natale, quindi nella pellicola i bambini si sono sbagliati, del resto basta invertire due lettere.   Non c’è molto da ridere. Invece c’è da tenere lontani i bambini dall’intrattenimento attuale, la cui agenda di inversione propriamente diabolica non è nemmeno più discutibile.

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Bambini travestiti da donne in lingerie bourlesque fatti sfilare per una città spagnola

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È emerso online un video di bambini piccoli che prendono parte a una parata in Spagna indossando lingerie in stile burlesque, copricapezzoli e parrucche, con bandiere arcobaleno LGBT attaccate sulla schiena.

 

Il filmato, girato durante un carnevale annuale a Torrevieja, una città nel sud della Spagna ritenuta «gay-friendly», mostra un gruppo di minori che marcia con diversi che sembrano avere circa 9 o 10 anni o meno.

 

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Oltre ai reggicalze e alle calze erotiche e succinte, ai bambini è stata posizionata una «X» di nastro nero sui capezzoli e è stato applicato un trucco completo sui loro volti.

 

Il video mostra i bambini che vengono istruiti a imitare gli adulti eseguendo gesti provocatori per le strade della città di Alicante davanti a spettatori adulti e ad altri bambini.

 

In un video, si vede una donna che mette qualcosa, presumibilmente dolci, nella bocca dei bambini mentre si muovono.

 

Alcuni di coloro che hanno pubblicato il filmato hanno notato che il titolo della «performance» era «Prometer hasta meter» che indica qualcuno che promette qualsiasi cosa e poi se ne dimentica una volta ottenuto ciò che voleva.

 

Altri video mostravano adulti che indossavano gli stessi abiti ed eseguivano gli stessi movimenti.

 

 

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Secondo l’account Twitter Right Angle News Network gli organizzatori del numero sarebbero noti per il loro «simbolismo antagonista che prende di mira principalmente il cristianesimo».

 

 

Va notato come Torrevieja sia governata in solitario dal Partido Popular (PP), la versione spagnuola della Democrazia Cristiana, sempre pronta a compromessi o a vere e proprie aperture alla dissoluzione del mondo moderno. La scorsa estate il sindaco della città presenziò, tra drappi omotransessualisti, alla lettura di un manifesto gay nel corso delle celebrazioni del Pride, riporta il quotidiano catalano La Vanguardia.

 

Nel manifesto letto alla presenza del primo cittadino del partito conservatore vi erano una presa di posizione sui «divorzi duri che alcuni usano per legittimare la violenza sessista», i quali «hanno bisogno di opposizione» da parte degli omosessualisti. Il machismo come «la violenza di genere esiste e necessita di opposizione. Perché il genere non è un’ideologia e il collettivo LGTBIQ+ non è una lobby. Perché il concetto di famiglia non è impermeabile, non è un uomo e una donna che hanno figli».

 

Pochi mesi dopo, ecco che, con la scusa del carnevale, anche l’immagine dei figli diviene, come dire, «non impermeabile». Alcuni sostengono che si tratti in realtà di bambine, ma la sostanza non sembra cambiare molto.

 


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È piuttosto inutile nascondersi dietro al fatto che si tratta di carnevale: non si tratta nemmeno di adolescenti, si tratta di bambini piccoli, e l’effetto che un simile video fa sull’animo di un genitore è scioccante.

 

Del resto lo avevano detto: «convertiremo i vostri figli». La canzone dei gay organizzati uscita qualche anno fa, poi subito sparita quando si scoprirono i possibili trascorsi di alcuni cantori coinvolti, di fatto si limitava a riprendere un programma noto.

 

Nel febbraio 1987, comparve sulla testata americana Gay Community News un testo (che non sarebbe sbagliato etichettare come un vero hate speech eterofobo, ma per quello la legge non c’è e non ci sarà mai) intitolato Gay Manifesto. Lo firmava un certo Michael Swift, che alcuni credono fosse solo uno pseudonimo. L’incipit di tale «Manifesto omosessuale» recitava:

 

«Sodomizzeremo i vostri figli, emblema della vostra debole mascolinità, dei vostri sogni superficiali e delle bugie volgari. Li sedurremo nelle vostre scuole, nei vostri dormitori, nelle vostre palestre, nei vostri spogliatoi, nei vostri palazzetti dello sport, nei vostri seminari, nei vostri gruppi giovanili, nei bagni dei vostri cinema, nei vostri dormitori dell’esercito, nelle vostre fermate dei camion, nei vostri club per soli machi, nelle vostre Camere dei Deputati, ovunque gli uomini stiano assieme agli uomini. I vostri figli diventeranno i nostri servi e obbediranno ai nostri ordini. Saranno riplasmati a nostra immagine. Verranno a desiderarci e ad adorarci».

 

Fu detto che in realtà si trattava di satira, di uno scherzo. Insomma, una carnevalata, anche qui. Tuttavia il ritornello si ripete nei decenni.

 

Come riportato da Renovatio 21, la marcia delle Drag Queen durante il Pride di Nuova York della scorsa estate ha scandito una coretto in piena lucidità: «We’re here, we’re queer, we’re coming for your children», cioè «Siamo qui, siamo finocchi, stiamo venendo a prendere i vostri figli». Com’era? «Prometer hasta meter»…

 


Il carnevale non può essere la scusa per tale abisso di degrado – soprattutto perché bisogna realizzare che il carnevale non è solo uno strumento, è il fine di tutto questo, un mondo che, come nel momento di festa estrema, inverte qualsiasi legge naturale e sociale.

 

Preparatevi ad una difesa ad oltranza della vostra prole e della sua innocenza.

 

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