Arte
Il tabarro in mostra a Mirano. Contro l’omologazione, per l’eleganza eterna
Fino a domenica è possibile visitare a Mirano, città metropolitana di Venezia, la mostra «Il tabarro. Artigianalità dal passato al presente: il cinquantesimo del Tabarro di Sandro Zara».
L’esposizione è contenuta Villa Giustinian Morosini, a pochi passi dal centro della cittadina veneta. Si tratta della celebrazione dei cinquant’anni del Tabarrificio veneto, la più grande realtà produttrice di tabarri in tutto il mondo.
Si tratta di uno dei più grandi eventi espostivi mai realizzati sul capo di abbigliamento – antichissimo, elegantissimo – che di fatto è tornato in auge grazie al lavoro di Sandro Albano Zara, vero artefice della resurrezione del tabarro, iniziata proprio dalla intuizione e determinazione mezzo secolo fa.
All’inaugurazione della mostra lo scorso sabato sono arrivati in tantissimi, giunti da varie parti d’Italia a celebrare Zara e i suoi tabarri.
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Renovatio 21 ha sentito il maestro Zara per farsi raccontare le impressioni riguardo all’evento e a questo tabarro lungo mezzo secolo.
«La mostra ci ha stupiti tutti quanti, sindaco in testa. Con la Pro loco ci hanno dato la villa più prestigiosa. L’afflusso della gente sia al taglio del nastro che nei giorni successivi è stato straordinario. Questa cosa ha incuriosito. Ci hanno dedicato pagine intere sulla stampa».
Zara ci ha raccontato delle origini della sua avventura con lo stupendo capo di abbigliamento sospeso tra l’antico e l’eterno.
«Tutti mi chiedono: ma come sei partito? Risposta: come un matto. Io ci credevo in maniera cieca, e fu un insuccesso clamoroso, nessuno lo comprava… Abbiamo cominciato a vendere dopo aver fatto un incontro al Pitti [l’evento di moda maschile che si svolge annualmente a Firenze, ndr] che ci ha catapultato al Mercante in Fiera di Parma».
Il maestro racconta di fenomeni di block-booking che interessano il mondo della distribuzione della moda.
«Al Pitti andavamo la sera in osteria e facevamo il riassunto della giornata. Passava la gente: complimenti, che idea, siete fantastici. Io rispondevo: ma se siamo così bravi, perché non ci comprate? Un concessionario ci rivelò che alcuni grandi marchi imponevano quote di acquisto, in crescita di anno in anno. Quindi, non avevano un soldo da spendere per altro».
«Erano come ricattati. Per cui, forzatamente, omologati. Dovevo trovare un mercato, un mondo, non omologato». Fu un funzionario del Mercante in Fiera a intuire il contesto giusto. «Lei non ha un prodotto di antichità, ma ci potrebbe star bene al Mercante in Fiera», l’evento espositivo di Parma. «Mi misero a fianco della Barilla, che mostrava tute le pubblicità fatte nei decenni precedenti – opere d’arte, illustratori incredibili, stupendi. Sarà stata la vicinanza, ma da lì abbiamo venduto tutto».
«A quel punto ho realizzato: i negozi non ci possono comperare perché sono omologati. Me lo aveva detto, una volta che venne in visita, Tonino Guerra: per comprare il tabarro bisogna che uno superi questo handicap dell’omologazione personale. Bisogna fare un salto di personalità per portarlo».
A quel punto, Zara sapeva come rispondere al grande sceneggiatore collaboratore di Fellini, Antonioni, Tarkovskij: «allora questo è il mestiere mio. Io non sono omologato: non bevo Coca-cola, non mangio la nutella, alla pizza vado solo se sono in compagnia, perché preferisco un piatto di trippa. Io non sono omologato in nessuna maniera. Porto il fiocco anarchico come mio nonno». Il fiocco anarchico, assieme alla cravatta «mazziniana», è tuttora venduto dal tabarrificio Zara.
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«C’è una minoranza. Meno male che esiste! Pensa che esistono dei politici che si mostrano in pubblico ribaltando i vestiti in modo che si veda il marchio della loro giacca: ma come si fa? Uno statista che si veste in modo omologato: ma come può esistere?»
Sandro rivela che la concorrenza sorta negli anni non lo innervosisce, né lo danneggia – anzi.
«Mi chiedono: adesso sono in tanti che fanno tabarri. Ma mejo! Perché quando ero solo, vendevo nemmeno 50 tabarri in un anno, ora che siamo in cinquanta a far tabarri e ne vendo migliaia».
«Il tabarro non lo comprano per competenza, lo comprano per emozioni. Poi ci si affezionano da matti. Diventa un indumento che si ama».
Il maestro tabarrista, indossando sotto la giacca una stupenda camicia di tessuto flanellato che ricorda quelle dei russi viste nella pellicola Il Dottor Zhivago (1965), ha quindi ci ha quindi illustrato un dogma assoluto dell’eleganza
«Se una cosa è bella, non ha tempo. Perché puoi cambiare, dettagli, i colori, ma l’eleganza rimane eterna».
Domenica 10 novembre, ultimo giorno della mostra, vi sarà una tabarrata – ossia una passeggiata di tabarristi – dalla villa sino al centro di Mirano, dove è in corso la festa dell’Oca, con un potente gioco (zogo, in veneto) dell’oca, con pennuti veri e uomini intabarrati, nella piazza principale, che ha forma elissoidale. Anche il zogo dell’oca, fatto tornare in piazza cinquant’anni fa, è uno degli sforzi del miranese Zara.
La festa avviene nei giorni di San Martino (di cui abbiamo appena goduto i tepori, la famosa «estate di San Martino»), considerabile come .patrono dei tabarristi, per la storia del mantello tagliato in offerta al pover’uomo.
La «tabarrata storica» partirà alle ore 11 villa Giustinian Morosini. Vi parteciperanno collaboratori, lettori e simpatizzanti di Renovatio 21, nonché il suo fondatore, che è presidente della Civiltà del Tabarro.
A seguito della tabarrata vi sarà il pranzo della Civiltà del Tabarro presso il ristorante Ai Molini.
Chi vuole partecipare, anche senza tabarro, è più che benvenuto. Per alcuni sarà l’occasione per finalmente provarne uno.
Fermo restando che c’è un assioma che prima o poi tutti impareranno: «se ha le maniche, non scalda il cuore».
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Da Nasser a Sting e i Police: il mistero di Miles Copeland, musicista e spia della CIA
La I.R.S. Records venne fondata nel 1979 da Miles Copeland III. L’etichetta produsse alcuni tra i più rappresentativi artisti musicali degli anni Ottanta. L’influenza che esercitò nel punk inglese e nella new wave fu fondamentale producendo prodigi come i Police, i R.E.M., i Dead Kennedys. Il logo della casa discografica statunitense ritraeva un uomo in primo piano con un cappello anni ’50 stilizzato in bianco e nero e chiamato spy guy.
Un altro fratello Copeland, Ian (1949-2006), fondò la Frontier Booking International, in acronimo F.B.I., una agenzia di talenti specializzata nella musica e che rappresentò tra gli altri anche i R.E.M., Jane’s Addiction, Snoop Dog, Sting.
Il terzo fratello Copeland, Steward invece era il batterista dei Police e quindi proprio di Sting. Entrato di diritto nella Rock and Roll Hall of Fame come membro dei Police, venne aggiunto anche nella Modern Drummer Hall of Fame e nella Classic Drummer Hall of Fame. Ha avuto poi una carriera come compositore di colonne sonore per il cinema, musicando pellicole rimaste nella storia come il capolavoro di Francis Ford Coppola Rusty il selvaggio (1983), Wall Street (1987) e Talk Radio (1988) di Oliver Stone, Riff-Raff (1991) e Piovono pietre (1993) di Ken Loach e pure il videogioco Alone in the Dark.
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Se i tre fratelli denotano una esagerata presenza di talento scorrere nelle loro vene quello che sorprende ancora di più è la fonte da cui questi tre fenomeni derivano. Il loro padre, di nome Miles Copeland, fu uno dei fondatori della CIA nonché musicista e personaggio eccezionale nel panorama politico dalla Seconda Guerra Mondiale in avanti.
Prima della guerra, ancora in Alabama provò a seguire le orme del padre iscrivendosi alla locale università con l’intenzione di diventare medico. Folgorato dal jazz, invece, comprò una tromba e si diede totalmente allo swing. Nel giro di poco si ritrovò a suonare e comporre con giganti come Glenn Miller, Benny Goodman, Buddy Rich, racconta lo storico John Simkin in un suo articolo.
Arrivò però Pearl Harbour e la direzione della sua vita cambiò completamente. Entrò a far parte dell’ufficio finanziario della guardia nazionale. Racconta proprio il sito della CIA che un giorno gli venne chiesto di ripetere un test d’intelligenza perché, dal risultato ottenuto, erano tutti convinti che avesse utilizzato un trucco. Una volta ripetuto guadagnò un risultato se possibile ancora maggiore.
L’esito del test attirò l’attenzione del generale William «Wild Bill» Donovan, direttore di una nuova agenzia chiamata Office of Strategic Service (OSS), la prima agenzia americana che fungeva da servizio segreto. Donovan, che stava formando la base della nuova agenzia, era sempre alla ricerca dei migliori prospetti e con le migliori connessioni. Miles aveva senza dubbio colpito il generale anche per quello che il figlio Stewart chiamava il gift of gab, il dono della chiacchiera. Era un abile oratore e una persona di grande spirito per cui creare empatia non era mai stato un problema.
Amava giocare, si considerava un giocatore, prendeva parte con entusiasmo alle simulazioni di guerra. Nel dopo guerra creò un gioco da tavola cult basato sul suo fondamentale libro, pieno di rivelazioni, Games of Nation, anche questo diventato introvabile oggetto di culto.
Mentre era Londra Copeland divenne amico di Boris Pash, capo della sicurezza del Manhattan Project e anche di Ernest Hemingway. Venne assegnato a dirigere la scuola di controspionaggio, la Corps of Intelligence Police, che divenne nel 1942 la Counterintelligence Corps, CIC, partecipazione che gli valse la Legione di Merito. Copeland partecipò attraverso la CIC all’operazione Overlord, lo sbarco in Normandia ed era parte della BIGOT list, acronimo per British Invasion of German Occupied Territory, un ristrettissimo gruppo di persone con un passato inattaccabile e degne di ottenere i documenti più protetti e riservati.
La CIC, oltre ad impegnarsi nel più famoso Manhattan Project si occupò anche di altri progetti di spicco per l’epoca. Uno di questi, la missione ALSOS, diretta da Boris Pash, era il tentativo da parte degli alleati di raccogliere quante più informazioni possibili sugli sviluppi scientifici nazisti in ambito nucleare; quindi l’operazione Paperclip che cooptò oltre 1600 scienziati, ingegneri e tecnici vari dalla Germania nazista per reinserirli in ambito per lo più scientifico militare statunitense; l’operazione TICOM che aveva come scopo l’impadronirsi di risorse riguardanti la crittografia e le ultime vette della ricerca scientifica sulle telecomunicazioni, ambito in cui i tedeschi eccellevano. Alla fine della guerra Copeland venne anche incaricato di redigere la cronaca del controspionaggio del periodo appena trascorso, intervistando decine di spie e scienziati nazisti.
In seguito alla trasformazione dell’OSS in CIA, Copeland partecipò alla messa a punto del progetto fino alla sua realizzazione nel 1947, anno di nascita della più grande agenzia spionistica americana. Dopodiché ottenne la gestione dell’ufficio dell’agenzia a Damasco in Siria e divenne l’uomo in Medio Oriente per i servizi statunitensi. Nel marzo del 1949 supportò il colpo di stato in Siria in cui venne deposto il governo legalmente eletto in favore del potere militare. Nel 1953 prese parte all’operazione Ajax incaricata di destituire il primo ministro iraniano, Mohammed Mossadegh, reintegrando Reza Pahlavi, assicurando così l’accesso statunitense al petrolio iraniano e contemporaneamente istituendo un avamposto del primo mondo contro i sovietici.
Fluente in almeno dieci lingue, divenne amico personale del presidente egiziano Nasser. Nonostante il cammino tra USA e Egitto avesse preso due strade differenti e i servizi americani avessero preso in considerazione operazioni estreme verso il presidente africano Copeland rimase genuinamente al suo fianco e un ammiratore dell’opera politica di Nasser.
Mantenne ufficialmente questo ruolo per dieci anni costruendo la posizione dell’Intelligence americana nel territorio attraverso il reclutamento di agenti in loco e la costruzione delle reti informative necessarie.
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In seguito, dopo aver rassegnato le dimissioni perché in totale disaccordo con le politiche di Eisenhower, continuò a lavorare privatamente nel solco dell’Intelligence a stelle e strisce fino agli anni Settanta quando si distaccò completamente dando vita a una nuova carriera di autore. I vari articoli e libri che scrisse ottennero un notevole successo ma ebbero anche la conseguenza di esacerbare definitivamente i rapporti con l’agenzia governativa. Nel 1988, scrisse un articolo «Spooks for Bush» in cui dichiarò il totale supporto del mondo dell’Intelligence verso la candidatura di G. W. Bush all’elezione come presidente del 1994.
E. Micheal Burke, ex ufficiale OSS, CIA, e in seguito con una importante carriera nel mondo dello spettacolo, scrisse nell’agosto 1974 una recensione su uno dei suoi testi più famosi Without cloak or dagger (1974). Copeland nel suo libro descriveva la CIA come il demonio di cui ignoriamo l’esistenza, gestita da una cricca di vecchi commilitoni abbastanza potenti da buttare giù un direttore non particolarmente apprezzato come James Schlesinger.
La CIA è un organo interno più potente dei vari governi succedutosi sullo sfondo che ha come grande dilemma trovare il modo per restare potenti, anonimi, silenziosi ma allo stesso vincere la confidenza del pubblico. Come scrive Copeland nel libro: «conosciamo il nemico, sappiamo come gestirlo, siamo incorruttibili. Anche se non ci conoscete, potete implicitamente fidarvi di noi».
Marco Dolcetta Capuzzo
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Amazon Prime Video rimuove tutte le armi e le Bond Girls dai poster dei film di 007. Poi ci ripensa
Amazon had digitally removed all of the guns from James Bond movie art.
Next … they will probably eliminate any scenes from the movies with guns. Ridiculous. pic.twitter.com/PdMgKIKY2e — Wall Street Mav (@WallStreetMav) October 3, 2025
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Notice in these Amazon #JamesBond digital posters they’ve removed all the guns and given awkward poses?
Welcome to a world where promoting James Bond 007 needs to be done without his sidearm. pic.twitter.com/3NGkxXShcn — Chris (@GelNerd) October 2, 2025
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