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Mel Gibson sta preparando un film sull’assedio ottomano di Malta e l’eroica resistenza dei cavalieri

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Il cineasta cattolico Mel Gibson sta progettando una serie TV sull’assedio di Malta del 1565. Lo riporta LifeSite, che cita dichiarazioni fatte al sito.

 

Noto momento di rilievo della storia della Cristianità, l’assedio portò alla decisiva battaglia di Lepanto (1571) con cui il cristianesimo respinse la conquista musulmana delle terre cristiane.

 

Mel Gibson ha spiegato che lui e il suo team hanno «scritto 3 ore di una serie chiamata Siege» (cioè «assedio») e che questa serie «affronta in modo divertente e istruttivo l’assedio di Malta». Gibson ha inoltre aggiunto che il progetto è «ancora ai suoi inizi, ma abbiamo esplorato le location».

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Lo scorso settembre, il quotidiano locale Times of Malta aveva riferito che Mel Gibson e 10 membri del team hanno visitato l’isola per 5 giorni e hanno incontrato il Primo Ministro Robert Abela, con il quale hanno discusso del loro progetto e delle possibili sedi di produzione.

 

Verso la fine di settembre, il regista di Braveheart aveva parlato con Movieweb.com e ha rivelato altri dettagli su questo progetto.

 

«Sto… lavorando a una serie TV limitata sull’assedio di Malta, che è una storia incredibile, e c’è solo un posto dove girarla. Voglio dire, a Malta», ha affermato Gibson. Descrivendo quella battaglia, ha spiegato che “è lì che è successo, in queste fortezze dove 700 cavalieri hanno difeso Malta da un assalto dei turchi; e Suleiman ha inviato 40.000 uomini e navi e, wow, i cavalieri hanno vinto. Quindi, piuttosto folle».

 

Gibson è il produttore della serie, ma non sa ancora se avrà il tempo di interpretare uno dei ruoli. Ha aggiunto di aver «lavorato con uno sceneggiatore piuttosto talentuoso» sulla sceneggiatura. «È una bella storia», ha concluso il Gibsone, che sta attualmente lavorando anche al sequel del suo film sulla crocefissione Passion, intitolato Resurrection.

 

Durante l’assedio di Malta, circa 700 cavalieri cristiani respinsero l’ondata di invasori ottomani, che erano in schiacciante maggioranza numerica.

 

I cavalieri erano uomini di profonda devozione, disposti a versare il loro sangue per la fede. Perfino gli ornamenti sulle loro corazze e spade esprimevano la loro fede. come esempio della fedeltà di alcuni di questi cavalieri, padre Portelli, un sacerdote interpellato da LifeSite, racconta come uno di loro, Fra’ Roberto, «andava in giro visitando molti posti durante l’assedio, con il crocifisso in una mano e la spada nell’altra, predicando e scongiurando tutti di combattere per la Fede di Gesù Cristo e di morire bene».

 

Come noto, l’ordine del Sovrano Militare Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Gerusalemme, di Rodi e di Malta è ancora esistente, e gode di uno status giuridico speciale, con ambasciate o rappresentanze diplomatiche in 112 Stati e un seggio come Osservatore presso l’Assemblea generale delle Nazioni Unite dal 1994. L’Ordine ha governato dal 1309 al 1522 l’isola greca di Rodi e poi, dal 1530 al 1798 le Isole maltesi. In virtù delle relazioni diplomatiche da esso intrattenute e del suo ruolo assistenziale svolto con carattere internazionale, detiene un seggio come Osservatore presso l’Assemblea generale delle Nazioni Unite dal 1994.

 

Nel 1565 i Cavalieri di San Giovanni resistettero a un assedio di quattro mesi a Malta da parte del sultano Solimano, che ritenne necessario attaccare i Cavalieri. Nel 1522 lo stesso sultano li aveva cacciati dalla loro isola di Rodi, consentendo loro di ritirarsi con gli onori di guerra. Eppure nei successivi 43 anni i Cavalieri, stabiliti nella loro nuova fortezza di Malta, si dimostrarono una tale spina nel fianco dell’impero di Solimano che egli ritenne necessario inviare un grande esercito per finirli una volta per tutte.

 

Nel frattempo Solimano aveva continuato le sue conquiste, distruggendo l’Ungheria, minacciando Vienna e inviando la sua flotta nel profondo del Mediterraneo occidentale. L’Impero ottomano era molto più potente di quanto non fosse stato quando aveva conquistato Rodi e rappresentava la minaccia più seria per l’Europa cristiana.

 

«La chiave di questa vittoria è stata la dedizione dei Cavalieri di San Giovanni, un ordine religioso di soldati fondato al tempo delle Crociate per combattere per la causa cristiana contro il nemico musulmano» ha detto al sito pro-life canadese Henry Sire, ex membro dell’Ordine di Malta e autore sia di The Dictator Pope che di The Knights of Malta: a Resurrection. «Questa è una lezione per i nostri tempi, quando la minaccia alla cristianità è più grande di quanto non sia stata dall’apice del potere di Solimano. Quando ci saremo svegliati dal nostro attuale sonno di compiacenza, potremmo ben vedere ordini religiosi fondati di nuovo per combattere un nemico ora più minaccioso che mai».

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È noto che Gibson sia un cattolico tradizionalista, o meglio un «sedevacantista». La sua devozione gli è stata trasmessa dal padre, Hutton Gibson (19178-2020), scrittore e teologo, nonché veterano della Seconda Guerra Mondiale uomo di intelligenza straordinaria (al punto da vincere il celeberrimo Quiz televisivo Jeopardy per portare gli 11 figli a vivere in Australia, lontano quindi dalla minaccia di essere mandati in Vietnam), per decenni faro mondiale del sedevacantismo.

 

Secondo alcuni, l’attacco subito da Mel Gibson dopo la sua Passione di Cristo – in particolare a causa di suoi commenti sugli ebrei fatti in un momento di ubriachezza – era in realtà indirizzato al padre, che affermava che il Concilio Vaticano II non era altro che «un complotto massonico sostenuto dai giudei».

 

Di recente Gibson si è avvicinato a monsignor Carlo Maria Viganò, scrivendogli una lettera dopo la scomunica ricevuta da Bergoglio.

 

«Spero che Bergoglio scomunichi anche me dalla sua falsa chiesa» aveva scritto il divo di Hollywood nella sua missiva a monsignor Viganò.

 

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 Immagine di Kim Davies via Flickr pubblicata su licenza CC BY-NC-ND 2.0

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Partito l’ingresso ai concerti con identificazione facciale

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La HYBE, un’azienda sudcoreana di intrattenimento musicale che gestisce grandi star asiatiche, ha annunciato di voler introdurre un sistema di riconoscimento facciale digitale per poter accedere agli eventi live dei propri artisti. Questo nuovo sistema chiamato Face Pass, verrà utilizzato per la prima volta in occasione dei due concerti che i TWS terranno i prossimi 14 e 16 febbraio presso l’Handball Gymnasium dell’Olympic Park di Seul.   «Il Face Pass, che sarà utilizzato in parallelo alle modalità di accesso convenzionali, è basato sulle tecnologie offerte dall’app Toss e dalla piattaforma di ticketing Interpark Triple: registrando i propri dati biometrici prima degli show, sarà possibile accedere alle aree di concerto sfruttando varchi preferenziali, evitando le code per i controlli» leggiamo in un artico comparso su MusicBiz.   «Con una registrazione facciale una tantum, i fan possono entrare nei locali in modo semplice e comodo, migliorando la loro esperienza complessiva. Puntiamo a espandere questo servizio a livello globale per creare un ambiente confortevole in cui i fan di tutto il mondo possano godersi le esibizioni senza problemi», ha spiegato Kim Tae-ho, Chief Operating Officer di HYBE.

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Fortunatamente la stampa locale ha sottolineato i dubbi sul versante della privacy, in quanto la gestione di questi dati biometrici è questione molto delicata e dare i propri dati così intimi e personali in mano ad un’azienda privata suscita qualche ragionevole perplessità.   Inoltre, come accaduto qualche mese fa, i siti di queste grandi agenzie, possono essere hackerati e i dati sensibili dei loro clienti possono finire in mano a chiunque, in barba alla riservatezza, come accaduto nel giugno scorso all’importante agenzia americana TicketMaster.   Il riconoscimento facciale e i dati biometrici, non sono cosa di oggi. Le multinazionali che detengono i diritti per i grandi eventi, come abbiamo appena letto, si stanno portando avanti in questo senso, dicendo al pubblico che con questa nuova tecnologia si eviteranno le tanto noiose file ai tornelli, senza poi però spiegare bene che fine fanno i nostri dati.   La cosiddetta pandemia COVID è stata prodromica in questo, tanto che, come riportato da Renovatio 21, già nei primissimi giorni dallo scoppio di questo virus, alcuni esperti di settore hanno detto che «l’identificazione biometrica può aiutare a verificare coloro che hanno già avuto l’infezione e garantire che i soggetti vulnerabili ricevano il vaccino quando verrà lanciato».    Tant’è che abbiamo assistito, dopo la riapertura al pubblico dei concerti e degli spettacoli in genere, l’accesso alle venues era vincolato alla scansione del tanto discusso greenpass. Infatti ai concerti si poteva accedere solo se si era marchiati con un qr code è che dimostrava lo stato di vaccinazione contro il COVID-19. Il «razzismo vaccinale» conquistò il rock, che in teoria era la musica trasgressiva per antonomasia.   Vogliamo ricordarci di come alcuni degli indomiti idoli del rock – compresi quelli nostrani – nell’era pandemica schernivano chi non la pensava come loro, chi nutriva qualche ragionevole dubbio sull’efficacia delle mascherine, sul beneficio incondizionato dei lockdown e sulla magia salvifica del «santo siero» anti-COVID. Tutti, in coro monofonico, lodarono il vaccino attraverso i propri canali social e finanche urlandolo ai propri concerti con quel fare spocchioso o di chi stava facendo la cosa giusta e doveva indottrinare i dissidenti.   A tutt’oggi, oramai lontani – si spera – dall’incubo pandemico, questa tecnologia rimane e viene implementata.   Sempre sulle colonne di Renovatio 21, pochi mesi fa scrivemmo che Visa, uno dei due maggiori processori di pagamento al mondo, sembra stia passando all’autenticazione basata su dati biometrici, almeno secondo un brevetto che ha richiesto. Se il brevetto di Visa – progettato, secondo la dichiarazione del colosso, per fornire «modelli biometrici per l’autenticazione che preserva la privacy» – fosse approvato e implementato, il risultato finale sarebbe la sostituzione dei PIN con l’identificazione biometrica.   I grandi filantropi non perdono occasione di cavalcare l’onda di questi cambiamenti e sponsorizzano la ricerca e l’implemento di un sistema globale di identificazione. La Bill and Melinda Gates Foundation ha promesso 1,27 miliardi di dollari per gli obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, con 200 milioni di dollari destinati direttamente alla creazione di un sistema di identificazione digitale globale invasivo.   Il pacchetto da 200 milioni di dollari sarà utilizzato per creare un’infrastruttura che «comprende strumenti come sistemi di pagamento interoperabili, ID digitale, sistemi di condivisione dei dati e database di stato civile» che afferma per rendere i Paesi «più resilienti a crisi come carenza di cibo, minacce per la salute pubblica e cambiamenti climatici, nonché per aiutare nella pandemia e nella ripresa economica».

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Come già scritto su Renovatio 21, documenti delle Nazioni Unite sostengono non solo l’introduzione dell’ID digitale, ma la sua connessione ai conti bancari dei cittadini. «Gli ID digitali collegati a conti bancari o di denaro mobile possono migliorare l’erogazione della copertura di protezione sociale e servire a raggiungere meglio i beneficiari ammissibili. Le tecnologie digitali possono aiutare a ridurre perdite, errori e costi nella progettazione dei programmi di protezione sociale» scrive il rapporto, parlando di «un futuro digitale aperto, libero, sicuro e incentrato sull’uomo».   Gli Stati Uniti, con l’uscente amministrazione Biden, stava redigendo un ordine esecutivo affinché i governi federali e statali accelerino l’adozione dell’identità digitale e sviluppino un sistema di identità online uniforme, gestito dal governo, per verificare l’identità e l’età e accedere ai siti web e ai servizi pubblici.   Questo sistema di identificazione digitale potrebbe funzionare con l’uso di scansioni biometriche come il riconoscimento facciale per «aiutare a verificare meglio l’identità online».   Francesco Rondolini  

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I Soundgarden assumono una cantante nera obesa che si lancia dal palco, ma nessuno la sorregge

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Il gruppo rock Sound Garden, assai popolare negli anni Novanta all’altezza dell’esplosione della musica cosiddetta grunge, si è raramente presentata in pubblico negli ultimi decenni, specie dopo la morte del cantante Chris Cornell all’età di 52 anni nel 2017.

 

La band di Seattle si è limitato a pochi spettacoli, di solito con un cantante ospite al posto del defunto Cornell. Alcuni hanno ipotizzato che la band abbia provato nuovi cantanti per un potenziale ritorno, usando il nome «Nudedragons» («Draghi nudi»: in realtà un anagramma di «Soundgarden»).

 

Tuttavia, la maggior parte delle loro collaborazioni sono state con cantanti donne che non assomigliano per niente a Chris Cornell, la cui voce e carisma restano indimenticati – al punto che esistono teorie della cospirazione articolate sulla sua morte, che non sarebbe avvenuta per suicidio: sarebbe stato eliminato violentemente perché in procinto, anche lui, di rivelare un circuito di traffico pedofilo di bambini. Un sussurro complottista simile corre nei riguardi di un altro suicida d’eccellenza, il popolarissimo chef e scrittore Anthony Bourdain.

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Nel loro spettacolo più recente durante un evento di beneficenza i Soundgarden hanno portato una cantante attivista nera di nome Shaina Shepherd, residente a Seattle, Washington, che definisce il suo lavoro un mix tra «gospel e garbage metal». Renovatio 21 ammette di non sapere cosa sia il garbage metal, arriva solo al thrash metal. Notiamo però che il mondo del rock ha esaurito persino la fantasia per i nomi di generi e sottogeneri.

 

Durante il concerto, la treccioluta cantante, tremendamente sovrappeso, ha deciso di lanciarsi dal palco: il famoso stage dive, pratica inveterata nel circuito rock di un tempo, piuttosto utilizzata anche nei dorati anni Novanta dei grunge e del resto della cosiddetta «musica alternativa».

 

Il risultato è stato drammatico, e si è sfiorata la tragedia. Di fatto, quando l’obesa ugola afroamericana si è lanciata dal palco, nessuno tra il pubblico ha voluto sorreggerla.

 

 

 

Nei video in circolazione si sente la Shepherd esclamare «Sapevo di essere troppo pesante per voi figli di puttana…» mentre qualcuno tentava di metterla in piedi dopo il suo imbarazzante precipitare verso la nuda terra.

 

Poi la cantante è tornata barcollante sul palco, stordita. L’errore di calcolo della Shepherda è stato di fisica elementare, nota Zerohedge, «unito al fatto che la maggior parte dei fan dei Soundgarden ha ormai 50 anni e si è rapidamente spostata per evitare un altro costoso viaggio dal chiropratico».

 

 

«Probabilmente ha lasciato al suolo un dente» scrive amaro un commentatore di YouTube sotto il video che riprende l’intero concerto, che di per sé non è parso troppo memorabile.

 

Quello del tuffo sulla folla che finisce a terra è un evento raro, ma capitato. La sua comicità è stata riprodotta dall’attore bideniano Jack Black nella pellicola School of Rock ()

 

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Le immagini parlano di tante cose: sicuramente della fine di un’era, di una musica, oltre che del senso del decoro e del principio di realtà. È finita l’era del rock apollineo, dove i musicisti erano bellissimi anche con i jeans strappati. Il rock ucciso dal razzismo zelota gender-woke, dove la deformità, l’aberrazione, è premiata – anche quando è chiaro che il pubblico, letteralmente, non la regge.

 

Alcuni fan hanno notato che Shepherd non era molto brava a cantare le canzoni della band, sostenendo che se stavano davvero cercando un sostituto talentuoso per Chris Cornell, avrebbero dovuto parlare con la figlia di Cornell.

 

 

Il triste concerto, con la cantante obesa ferita dalla sua hybris e dalla gravità terrestre, tuttavia appare più rassicurante di altri: qui sappiamo perfettamente che da dove viene il male che colpisce il musicista, mentre in tantissimi altri casi, ampiamente riportati da Renovatio 21, malori improvvisi colpiscono sul palco, talvolta cagionando la morte.

 

Anche lì, a pensarci bene, c’è un grande segno di decadenza del rock, che da musica sedicente «ribelle» è diventata frusto megafono del conformismo e della propaganda politica, biopolitica dello Stato moderno: Renovatio 21 ha spesso ricordato quante band, quanti grandi nomi della musica hanno non solo raccomandato la vaccinazione, ma impedito a non vaccinati di accedere ai concerti.

 

Come nel caso dei Foo Fighters, un ulteriore nome che discende dall’età dell’oro del grunge (il cantante e chitarrista Dave Grohl era batterista dei Nirvana, altro grande capofila della musica promanante da Seattle), il cui percussionista è morto improvvisamente a 50 anni mentre era in tour in Sud America: il loro spettacoli erano rigorosamente proibiti ai non sierati.

 

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Giovane cantante australiana abbandonata dalla sua etichetta discografiche per i testi contro Big Pharma, guerra e corruzione

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Una cantante australiana sarebbe stata cacciata dalla sua etichetta a causa di testi che criticavano le grandi aziende farmaceutiche che traggono profitto dalla pandemia globale, dalla corruzione politica, dalle guerre straniere e altro ancora.   La cantante Iyah May afferma che la sua canzone, Karmageddon, che tocca anche il tema della cancel culture (cioè la tendenza ad eliminare totalmente voci sgradite dal discorso pubblico), ha ironicamente portato alla sua stessa cancellazione, con il suo manager che ha rescisso il suo contratto per il suo rifiuto di cambiare il testo.   «Il mio manager ha rescisso il nostro contratto perché non volevo cambiare il testo di questa canzone», ha scritto la May su Instagram il mese scorso.  

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«Vorrei che questa storia non fosse vera, ma lo è. Ero titubante nel condividere questa informazione, ma più condivido questa canzone, più mi rendo conto di non essere l’unica a provare questa sensazione», ha spiegato la May in un altro post.   «Il mio manager non era d’accordo con il testo della mia canzone e si è rifiutato di lavorare con me e supportarmi finché non avessi cambiato il testo», ha dichiarato May in un successivo aggiornamento di Instagram, aggiungendo, «quindi ho detto “ciao”».   Il testo della canzone Karmageddon recita:   Virus artificiale guarda milioni di persone morire / Il più grande profitto delle loro vite Ecco l’inflazione, questo è il tuo premio / Questo è Karmageddon Accendi le notizie e mangia le loro bugie / Kim o Kanye scelgono una parte Cultura della cancellazione, che atmosfera / Questo è Karmageddon Le aziende giurano di non mentire mai / I politici corrotti a vita Più che una guerra, è un genocidio / Questo è Karmageddon     Secondo la May, nonostante la separazione dall’etichetta, la sua canzone ha iniziato a riscuotere successo, anche grazie al cosiddetto effetto Streisand (cioè l’aumento di popolarità successivo ad un tentativo di censura) che apparentemente ha contribuito a rafforzarla.

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