Connettiti con Renovato 21

Arte

Il festival della poesia di Mosul ritorna dopo decadi di guerra

Pubblicato

il

Dopo decenni di guerra e alcune delle più brutali guerre urbane della storia moderna, l’Anqaa (Centro Culturale Felice) sta crescendo nella città di Mosul, nell’Iraq settentrionale. Lo riporta il giornale britannico Guardian.

 

Si tratta di un club di lettura che si riunisce nel seminterrato della Mosul Heritage Foundation, dove i partecipanti recitano poesie, dibattono di filosofia e discutono di letteratura.

 

Storicamente Mosul ha avuto forti legami con la cosiddetta «Età dell’oro dell’Islam» (dal 790 al 1258 d.C.), che ha dato grandi contributi in letteratura, filosofia, scienza, medicina, matematica e arte.

Aiuta Renovatio 21

«Stiamo facendo del nostro meglio per preservare l’eredità letteraria della città in modo da poterla trasmettere alle generazioni future» ha dichiarato al Guardian il trentenne Mohamed al-Arab, membro del club.

 

A giugno la città di Mosul ha tenuto il suo primo festival di poesia di quattro giorni per rafforzare il legame della città con la sua storica tradizione classica.

 

Durante l’occupazione da parte dello Stato islamico nel 2015, i militanti hanno bruciato 100.000 libri dalla biblioteca centrale di Mosul, distrutto siti culturali e vietato eventi letterari, arti e persino sport. Durante questo periodo, la poesia e la letteratura sono diventate una tattica di sopravvivenza e non solo un passatempo per i residenti di Mosul.

 

Nel 2022 Wifaq Ahmed, un ingegnere civile consulente dell’UNESCO per la conservazione del patrimonio della città, ha fondato il club Anqaa. «Le persone vogliono che la città risorga», afferma Ahmed nell’articolo del giornale britannico. «La scrittura è l’arma più semplice che le persone hanno per salvare la nostra identità e la nostra storia e ripristinare la coesione sociale. Abbiamo molte persone che lottano per riprendersi la propria vita e costruire nuovi passi per il futuro».

 

Il dottor Waleed al-Saraaf, un chirurgo in pensione, ha affermato: «la poesia è importante a Mosul, perché altrimenti le persone non capirebbero cosa è successo. La poesia va oltre gli edifici distrutti: raggiunge le profondità dell’anima umana. Solo il cuore può vederlo, e questo è il lavoro del poeta»

 

Ai primi incontri del club Anqaa hanno partecipato solo quattro persone; più di recente hanno partecipato 50 persone, ma si prevede di arrivare a 500 nel prossimo futuro.

Iscriviti al canale Telegram

Si espresse con la poesia anche Saddam Hussein prima di venir giustiziato. Il cugino del dittatore dettò al New York Times dei versi di una composizione attribuita a Saddam in procinto di trovare la morte per impiccagione nel 2007.

 

La poesia si intitola Slegala.

 

Slega la tua anima. È la mia anima gemella e tu sei l’amata della mia anima.

Nessuna casa avrebbe potuto proteggere il mio cuore come hai fatto tu

Se fossi quella casa, tu saresti la sua rugiada

Tu sei la brezza rilassante

La mia anima è rinfrescata da te

E il nostro partito Baath sboccia come un ramo che diventa verde.

La medicina non cura il male, ma la rosa bianca sì.

I nemici preparano i loro piani e le loro trappole

E hanno continuato nonostante fossero tutti difettosi.

È un piano di arroganza e vacuità

Si rivelerà una sconfitta

Lo spezziamo come la ruggine divora l’acciaio

Come un peccatore consumato dai suoi peccati

Non ci siamo mai sentiti deboli

Siamo stati resi forti dalla nostra morale.

La nostra posizione onorevole, la compagna della nostra anima,

I nemici hanno costretto gli stranieri nel nostro mare

E chi li serve sarà costretto a piangere.

Qui scopriamo il nostro petto ai lupi

E non tremerò davanti alla bestia.

Combattiamo le sfide più difficili

E respingeteli, se Dio vuole.

Come si comporterebbero in tali situazioni?

A tutti voi, non vi deluderemo mai

E nelle catastrofi, il nostro partito è la guida.

Sacrifico la mia anima per te e per la nostra nazione

Il sangue è economico nei momenti difficili

Non ci inginocchiamo né ci pieghiamo mai quando attacchiamo

Ma trattiamo con onore anche i nostri nemici.

 

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21


Immagine di Husseinal-mauktar via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International

Continua a leggere

Arte

I Soundgarden assumono una cantante nera obesa che si lancia dal palco, ma nessuno la sorregge

Pubblicato

il

Da

Il gruppo rock Sound Garden, assai popolare negli anni Novanta all’altezza dell’esplosione della musica cosiddetta grunge, si è raramente presentata in pubblico negli ultimi decenni, specie dopo la morte del cantante Chris Cornell all’età di 52 anni nel 2017.   La band di Seattle si è limitato a pochi spettacoli, di solito con un cantante ospite al posto del defunto Cornell. Alcuni hanno ipotizzato che la band abbia provato nuovi cantanti per un potenziale ritorno, usando il nome «Nudedragons» («Draghi nudi»: in realtà un anagramma di «Soundgarden»).   Tuttavia, la maggior parte delle loro collaborazioni sono state con cantanti donne che non assomigliano per niente a Chris Cornell, la cui voce e carisma restano indimenticati – al punto che esistono teorie della cospirazione articolate sulla sua morte, che non sarebbe avvenuta per suicidio: sarebbe stato eliminato violentemente perché in procinto, anche lui, di rivelare un circuito di traffico pedofilo di bambini. Un sussurro complottista simile corre nei riguardi di un altro suicida d’eccellenza, il popolarissimo chef e scrittore Anthony Bourdain.

Sostieni Renovatio 21

Nel loro spettacolo più recente durante un evento di beneficenza i Soundgarden hanno portato una cantante attivista nera di nome Shaina Shepherd, residente a Seattle, Washington, che definisce il suo lavoro un mix tra «gospel e garbage metal». Renovatio 21 ammette di non sapere cosa sia il garbage metal, arriva solo al thrash metal. Notiamo però che il mondo del rock ha esaurito persino la fantasia per i nomi di generi e sottogeneri.   Durante il concerto, la treccioluta cantante, tremendamente sovrappeso, ha deciso di lanciarsi dal palco: il famoso stage dive, pratica inveterata nel circuito rock di un tempo, piuttosto utilizzata anche nei dorati anni Novanta dei grunge e del resto della cosiddetta «musica alternativa».   Il risultato è stato drammatico, e si è sfiorata la tragedia. Di fatto, quando l’obesa ugola afroamericana si è lanciata dal palco, nessuno tra il pubblico ha voluto sorreggerla.       Nei video in circolazione si sente la Shepherd esclamare «Sapevo di essere troppo pesante per voi figli di puttana…» mentre qualcuno tentava di metterla in piedi dopo il suo imbarazzante precipitare verso la nuda terra.   Poi la cantante è tornata barcollante sul palco, stordita. L’errore di calcolo della Shepherda è stato di fisica elementare, nota Zerohedge, «unito al fatto che la maggior parte dei fan dei Soundgarden ha ormai 50 anni e si è rapidamente spostata per evitare un altro costoso viaggio dal chiropratico».     «Probabilmente ha lasciato al suolo un dente» scrive amaro un commentatore di YouTube sotto il video che riprende l’intero concerto, che di per sé non è parso troppo memorabile.   Quello del tuffo sulla folla che finisce a terra è un evento raro, ma capitato. La sua comicità è stata riprodotta dall’attore bideniano Jack Black nella pellicola School of Rock ()  

Aiuta Renovatio 21

Le immagini parlano di tante cose: sicuramente della fine di un’era, di una musica, oltre che del senso del decoro e del principio di realtà. È finita l’era del rock apollineo, dove i musicisti erano bellissimi anche con i jeans strappati. Il rock ucciso dal razzismo zelota gender-woke, dove la deformità, l’aberrazione, è premiata – anche quando è chiaro che il pubblico, letteralmente, non la regge.   Alcuni fan hanno notato che Shepherd non era molto brava a cantare le canzoni della band, sostenendo che se stavano davvero cercando un sostituto talentuoso per Chris Cornell, avrebbero dovuto parlare con la figlia di Cornell.     Il triste concerto, con la cantante obesa ferita dalla sua hybris e dalla gravità terrestre, tuttavia appare più rassicurante di altri: qui sappiamo perfettamente che da dove viene il male che colpisce il musicista, mentre in tantissimi altri casi, ampiamente riportati da Renovatio 21, malori improvvisi colpiscono sul palco, talvolta cagionando la morte.   Anche lì, a pensarci bene, c’è un grande segno di decadenza del rock, che da musica sedicente «ribelle» è diventata frusto megafono del conformismo e della propaganda politica, biopolitica dello Stato moderno: Renovatio 21 ha spesso ricordato quante band, quanti grandi nomi della musica hanno non solo raccomandato la vaccinazione, ma impedito a non vaccinati di accedere ai concerti.   Come nel caso dei Foo Fighters, un ulteriore nome che discende dall’età dell’oro del grunge (il cantante e chitarrista Dave Grohl era batterista dei Nirvana, altro grande capofila della musica promanante da Seattle), il cui percussionista è morto improvvisamente a 50 anni mentre era in tour in Sud America: il loro spettacoli erano rigorosamente proibiti ai non sierati.  

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21
Immagine screenshot da YouTube
Continua a leggere

Arte

Giovane cantante australiana abbandonata dalla sua etichetta discografiche per i testi contro Big Pharma, guerra e corruzione

Pubblicato

il

Da

Una cantante australiana sarebbe stata cacciata dalla sua etichetta a causa di testi che criticavano le grandi aziende farmaceutiche che traggono profitto dalla pandemia globale, dalla corruzione politica, dalle guerre straniere e altro ancora.

 

La cantante Iyah May afferma che la sua canzone, Karmageddon, che tocca anche il tema della cancel culture (cioè la tendenza ad eliminare totalmente voci sgradite dal discorso pubblico), ha ironicamente portato alla sua stessa cancellazione, con il suo manager che ha rescisso il suo contratto per il suo rifiuto di cambiare il testo.

 

«Il mio manager ha rescisso il nostro contratto perché non volevo cambiare il testo di questa canzone», ha scritto la May su Instagram il mese scorso.

 

Acquistate le Maglie Crociate

«Vorrei che questa storia non fosse vera, ma lo è. Ero titubante nel condividere questa informazione, ma più condivido questa canzone, più mi rendo conto di non essere l’unica a provare questa sensazione», ha spiegato la May in un altro post.

 

«Il mio manager non era d’accordo con il testo della mia canzone e si è rifiutato di lavorare con me e supportarmi finché non avessi cambiato il testo», ha dichiarato May in un successivo aggiornamento di Instagram, aggiungendo, «quindi ho detto “ciao”».

 

Il testo della canzone Karmageddon recita:

 

Virus artificiale guarda milioni di persone morire / Il più grande profitto delle loro vite

Ecco l’inflazione, questo è il tuo premio / Questo è Karmageddon

Accendi le notizie e mangia le loro bugie / Kim o Kanye scelgono una parte

Cultura della cancellazione, che atmosfera / Questo è Karmageddon

Le aziende giurano di non mentire mai / I politici corrotti a vita

Più che una guerra, è un genocidio / Questo è Karmageddon

 

 

Secondo la May, nonostante la separazione dall’etichetta, la sua canzone ha iniziato a riscuotere successo, anche grazie al cosiddetto effetto Streisand (cioè l’aumento di popolarità successivo ad un tentativo di censura) che apparentemente ha contribuito a rafforzarla.

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21


Immagine screenshot da YouTube

 

Continua a leggere

Arte

La Lituania cancella lo Schiaccianoci

Pubblicato

il

Da

Lo storico balletto Lo Schiaccianoci del compositore Pëtr Il’ič Tchaikovskij potrebbe non andare in scena quest’anno in Lituania per questioni geopolitiche. Lo riporta il New York Times.   Il classico balletto del 1892 che racconta una fiaba natalizia è stato rimosso dal palco del Teatro Nazionale dell’Opera e del Balletto della Lituania nel 2022, in seguito a una più ampia spinta del governo a bloccare tutta la cultura russa. Le rappresentazioni offerte come sostituti hanno persino costretto alcuni spettatori ad abbandonare lo spettacolo in una «piccola protesta», secondo il NYT.   La questione di un «soft ban» sulla cultura russa è di nuovo all’ordine del giorno nel paese dopo che il suo nuovo ministro della cultura, Sarunas Birutis, ha ammesso di apprezzare in particolare l’opera di Tchaikovsky. Non c’è motivo di «aver paura che dopo aver guardato una fiaba di Natale diventeremo pro-Cremlino», ha affermato di recente il ministro in un’intervista a una radio locale.

Acquistate le Maglie Crociate

La scorsa settimana, ha anche sostenuto che un divieto assoluto sulla cultura e gli artisti russi sarebbe un errore. Mettere «un’etichetta negativa sulla loro etnia e sulla loro cultura, penso, è completamente sbagliato, inadeguato, e i politici non dovrebbero comportarsi in questo modo», ha detto Birutis, riferendosi ai russi.   Il suo predecessore, Simonas Kairys, ha promosso la cosiddetta politica di «quarantena mentale» contro tutta la cultura russa e ha fatto sì che il suo ministero emanasse delle «raccomandazioni» ai luoghi culturali finanziati dallo Stato per evitare qualsiasi cosa legata alla Russia, in una dimostrazione di solidarietà con Kiev nel 2022.   Nel 2023 il ministro aveva sostenuto che «dobbiamo abbandonare opere che prima ci sembravano accettabili», pur restando prima di un divieto legalmente vincolante, che all’epoca definì «autoritario». I suoi commenti erano arrivati poco dopo un appello di Kiev ai suoi sostenitori occidentali a boicottare del tutto la cultura russa.   Ora il Kairys ha spostato la responsabilità delle cancellazioni sulle stesse istituzioni culturali. «Avevano una scelta, non c’era nessun decreto da parte mia», ha detto al NYT. «Avevano solo capito la situazione».   Audrius Kundrotas, vice direttore marketing del Teatro Nazionale dell’Opera e del Balletto della Lituania, ha affermato che la sede non ha in programma di riportare in scena Lo Schiaccianoci almeno fino alla fine del conflitto in Ucraina e nonostante l’evidente richiesta del pubblico. «È doloroso, forse, non mostrare questa performance», ha ammesso al quotidiano neoeboraceno, pur sostenendo che «la nostra posizione è espressa con fermezza».   Secondo l’emittente LRT, alcuni teatri lituani più piccoli si affidano ancora discretamente ai classici russi, senza menzionarne le origini. «Adesso la Compensa Concert Hall», cioè il teatro della capitale Vilnius, «è piena di spettacoli dello Schiaccianoci e del Lago dei cigni, che non indicano la paternità di Tchaikovskij», ha detto un organizzatore del concerto all’emittente questa settimana.   Come riportato da Renovatio 21, un caso simile si è avuto anche in Italia: è il caso del Teatro Comunale di Lonigo, dove due anni fa, dopo lo scoppio della guerra ucraina, doveva andare in scena Il lago dei cigni, altro capolavoro di Tchaikovskij.   Lo spettacolo, con protagonisti artisti ucraini, invece è saltato e sostituito con un balletto francese, su ordine diretto del governo di Kiev, che a quanto sembra decide anche quello che devono e non devono vedere gli spettatori italiani, anche se hanno già pagato il biglietto. «Oltre a Lonigo annullate anche tutte le altre date in Italia. In breve ai ballerini ucraini è stato ordinato dal loro Paese di non rappresentare più l’autore russo» aveva scritto Vicenza Today.

Iscriviti al canale Telegram

Come riportato da Renovatio 21, la campagna dell’Ucraina contro la musica russa in tutto il mondo coinvolge anche cantanti di altissimo livello, come il soprano Anna Netrebko, la cui presenza è stata contestata in varie città europee.   Il livello più grottesco è stato forse toccato all’inizio del 2024, quando la direttrice Keri-Lynn Wilson, moglie del direttore generale del Metropolitan Opera di Nuova York Peter Gelb, ha annunciato che la sua «Ukrainian Freedom Orchestra» avrebbe modificato la famosa nona sinfonia di Beethoven (conosciuta anche come An die Freude, cioè Inno alla gioia) sostituendo nel testo la parola «Freude» con «Slava». «Slava ukraini» o «Gloria all’Ucraina» era il famigerato canto delle coorti ucraine di Hitler guidate dal collaborazionista Stepan Bandera durante la Seconda Guerra Mondiale. Da allora è stato conservato come canto di segnalazione dalle successive generazioni di seguaci di Bandera, i cosiddetti «nazionalisti integrali», chiamati più semplicemente da alcuni neonazisti ucraini o ucronazisti.   La Wilson, che si vanta delle sue origini ucraine via nonna materna e della sua comunità ucraina di Winnipeg, Canada (Paese, come è emerso scandalosamente con il caso Trudeau-Zelens’kyj, pieno di rifugiati ucronazisti), ha rilasciato ieri il suo comunicato stampa.
«La decisione di cantare il grande testo di Schiller per la Nona Sinfonia di Beethoven in ucraino è stata per noi un’importante dichiarazione artistica e culturale più ampia» ha dichiarato il direttore. «Putin sta letteralmente cercando di mettere a tacere una nazione. Non saremo messi a tacere. Il nostro unico emendamento a Schiller è che invece di cantare “Freude” (Gioia) canteremo “Slava” (Gloria), dal grido della resistenza ucraina di fronte alla spietata aggressione russa, Slava Ukraini! (Gloria all’Ucraina!)».

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21
    Immagine di Gabriel Saldana via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 2.0 Generic
Continua a leggere

Più popolari