Spirito
Il presidente israeliano condanna la violenza contro i cristiani
Il 9 agosto 2023, il presidente israeliano Isaac Herzog ha incontrato i rappresentanti delle Chiese di Terra Santa presso il santuario Stella Maris di Haifa (Nord del Paese). Una visita avvenuta in un contesto di crescenti intimidazioni nei confronti dei cristiani.
«Sono venuto qui a nome dell’intero Stato e del popolo di Israele per rafforzare il nostro impegno per la piena protezione della libertà di religione e di culto nello Stato di Israele», ha affermato Herzog. Se il ruolo del presidente è essenzialmente onorifico, è tenuto a essere garante dell’unità nazionale. Il presidente Herzog ha quindi ripetutamente condannato gli atti anticristiani.
Ha affermato, il 10 luglio, che lo Stato di Israele è impegnato a porre fine a questa preoccupante realtà. «In questi mesi abbiamo assistito a gravissimi incidenti contro le confessioni cristiane in Terra Santa, nostri fratelli e sorelle, dei cittadini cristiani che si sentono attaccati nei luoghi di preghiera, nei cimiteri, per strada».
«Prendo molto sul serio questo fenomeno; è inaccettabile in ogni modo e deve essere sradicato. Sono molto grato alla polizia israeliana e alle forze dell’ordine per aver preso sul serio questo problema», ha detto ancora Herzog, come riportato da The Jerusalem Post.
All’evento erano presenti l’Abate del Monastero di Stella Maris, Jean Joseph Bergara, il Patriarca latino di Gerusalemme, Pierbattista Pizzaballa, e il Patriarca greco-ortodosso di Gerusalemme, Theophilos III. Era presente anche l’ispettore generale della polizia israeliana Yaakov Shabtai.
Durante l’ultima settimana di luglio, decine di membri del movimento chassidico di Breslov si sono scontrati con i cristiani a Stella Maris ad Haifa. La tensione era al culmine quando gli estremisti ebrei hanno tentato di prendere d’assalto il monastero e la chiesa. Dopo diversi tentativi, gli intrusi sono entrati nel cortile esterno del monastero. Da allora è stata eretta una recinzione per impedire ulteriori intrusioni.
La mossa del presidente Herzog è arrivata dopo che gli alti funzionari della polizia di Gerusalemme si sono incontrati con i leader cristiani al museo della Torre di David l’8 agosto per affrontare l’aumento dei crimini d’odio contro i cristiani nella Città santa dall’inizio dell’anno.
Il comandante del distretto Doron Turgeman ha definito la riunione «speciale» al fine migliorare il coordinamento e rafforzare i legami tra la polizia di Stato ebraica e le varie chiese. «La realtà ci mette di fronte a molte sfide, così come atti spregevoli e vergognosi che meritano condanna», ha detto Turgeman.
Il comandante del distretto di polizia della città vecchia di Gerusalemme, Amir Cohen, ha riferito di attività della polizia volte a contrastare i crimini d’odio contro i religiosi e le chiese cristiane. Cohen «ha espresso il suo totale impegno nella lotta contro questo fenomeno riprovevole».
Preoccupazioni a Roma
Il degenerare del comportamento di alcuni ebrei nei confronti dei cristiani in Terra Santa è arrivato fino in Vaticano, dove il ministro degli Esteri israeliano Eli Cohen si è recato in visita il 13 luglio. Li ha condannati pubblicamente in un incontro con il suo omologo nella Santa Sede, Paul Gallagher.
Atti anticristiani in aumento
Dall’inizio dell’anno i cristiani sono stati testimoni di numerosi episodi di vandalismo e segni di mancanza di rispetto. Da gennaio, la polizia israeliana ha indagato su più di una dozzina di crimini d’odio contro i cristiani e le loro chiese a Gerusalemme, nonostante le polemiche scatenate dal vicesindaco di Gerusalemme Aryeh King, che ha rifiutato di condannare gli attacchi, dicendo: «Sosteniamo il turismo, ma non i missionari».
A gennaio, decine di tombe cristiane sono state vandalizzate nel quartiere della Città Vecchia. Due adolescenti sono stati identificati, arrestati e accusati di vandalismo. Questo attacco è stato seguito da video che mostravano degli estremisti che sputavano sui preti cattolici e lanciavano pietre contro gli edifici.
Il 9 luglio, il presidente israeliano Herzog ha affermato che gli attacchi ai cristiani sono «una vera vergogna». Durante una commemorazione in onore di Theodor Herzl, fondatore del sionismo moderno, ha dichiarato: «condanno totalmente la violenza, in tutte le sue forme, diretta da un piccolo gruppo estremista contro i luoghi santi della fede cristiana e contro il clero cristiano in Israele».
«Ciò include sputi e profanazioni di tombe e chiese», ha aggiunto, riconoscendo che il fenomeno è aumentato «in particolare nelle ultime settimane e negli ultimi mesi».
Il 6 giugno, il Patriarca latino Pierbattista Pizzaballa ha annunciato la creazione di un centro di documentazione sugli attacchi contro i cristiani, il cui coordinamento è stato affidato a Yisca Harani. Ha istituito una linea telefonica d’emergenza per segnalare casi di comportamento anticristiano.
Articolo previamente apparso su FSSPX.news.
Immagine dal Facebook – Patriarcato Latino di Gerusalemme
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Sinodo in Italia: silenzio, stiamo affondando
Il processo sinodale italiano, avviato nel 2021 su appello di Papa Francesco, ha appena compiuto una nuova tappa il 24 e 25 ottobre 2025, con l’approvazione a larga maggioranza di un testo che privilegia l’ideologia progressista.
«Il mostro, che crediamo essere l’eccezione, è la regola. Andate in fondo alla Storia: Nerone è un plurale». Questo pensiero di Victor Hugo è trasferibile sulle rive del Tevere, per chi è finalmente arrivato «in fondo al Sinodo»?
Avviato dalla Conferenza Episcopale Italiana (CEI), il cammino sinodale transalpino ha avuto una fase preparatoria nel 2021-2023, seguita dalla redazione di un documento preparatorio – Instrumentum laboris – nel novembre 2024. Tra gennaio e febbraio 2025, tutte le diocesi e le istituzioni cattoliche hanno inviato i loro contributi, dando vita a un primo documento di sintesi.
Presentato nell’aprile 2025, questo testo è stato respinto per la sua palese eterodossia su temi delicati come l’inclusione delle persone LGBT, l’ordinazione delle donne e la gestione di alcuni abusi. I progressisti hanno denunciato la decisione, che l’arcivescovo Erio Castellucci, presidente del comitato sinodale nazionale, ha difeso sostenendo che i tempi stretti e i numerosi emendamenti avevano reso il testo «troppo conciso e inadeguato».
Il rinvio all’autunno 2025 ha consentito una revisione completa, volta a smussare le asperità scandalose del testo iniziale. A seguito di questa revisione, il 25 ottobre, nell’assemblea finale, oltre 800 partecipanti, tra laici, clero e religiosi, hanno adottato un documento. Un gruppo di vescovi è stato incaricato dalla Conferenza Episcopale Italiana (CEI) di elaborare e tradurre il testo in risoluzioni concrete per l’assemblea autunnale della Conferenza Episcopale nel novembre 2025.
L’impresa sembra impossibile, poiché il testo sinodale è ancora pieno di ambiguità e contraddizioni. Il documento è un miscuglio che, da un lato, sottolinea una Chiesa che è «lievito di pace e di speranza», attenta ai più vulnerabili: i poveri e le persone con disabilità.
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Queste nobili intenzioni, spesso distorte da una visione naturalistica, convivono con il progetto di riformare il governo delle parrocchie attraverso gruppi ministeriali misti – diaconi, laici, religiosi – e di «rinfrescare» il linguaggio liturgico per renderlo accessibile alle culture contemporanee…
Utilizzando il gergo progressista richiesto , il documento adottato sottolinea i processi sinodali per il clero e i laici, tra cui una riconfigurazione territoriale delle parrocchie in «comunità di comunità». I team interdiocesani, supportati da un organismo di coordinamento nazionale, dovrebbero promuovere l’educazione affettiva e sessuale dei giovani, in collaborazione con la pastorale familiare, i movimenti ecclesiali e le organizzazioni della società civile.
L’approvazione del 25 ottobre è stata approvata a larga maggioranza, ma con una notevole opposizione. Le mozioni riguardanti l’educazione emotiva e il genere hanno suscitato la maggiore resistenza da parte delle donne, mentre quelle sulla condivisione delle responsabilità tra laici e clero hanno offeso in larga misura gli uomini.
Sebbene sarebbe più corretto parlare di un naufragio totale con questo documento, il vescovo Castellucci ha presentato la fase sinodale appena conclusa nella Penisola come una «esperienza spirituale» in cui la Chiesa si lascia «turbare dallo Spirito»: a pochi giorni da Halloween, c’era effettivamente motivo di preoccupazione.
Il cardinale Matteo Zuppi, capo dei vescovi italiani, ha sottolineato che «l’essenziale è già stato compiuto: una Chiesa che discute e decide insieme è segno di uno Spirito che soffia dove vuole». L’affermazione potrebbe sembrare ironicamente irrilevante se non fosse in gioco la fede: il problema, infatti, non è tanto sapere che «la Chiesa sta discutendo», quanto capire di cosa sta discutendo e per quale scopo.
Ridurre il processo sinodale a un mero esercizio metodologico, a un rito partecipativo privo di contenuto teologico, ci limita a una mera allusione allo Spirito Santo, anziché a una vera e propria invocazione. E allora un altro Spirito, lo spirito del mondo, prende il suo posto, perché è vero che la natura aborrisce il vuoto.
Articolo previamente apparso su FSSPX.News
Immagine di Meeting Rimini via Flickr
pubblicata su licenza CC BY-NC-SA 4.0
Spirito
«Siamo stati creati per la gloria»: omelia nella festa di Ognissanti di mons. Viganò
Vos, purpurati martyres, Vos candidati præmio Confessionis, exsules Vocate nos in patriam.
Rabano Mauro Inno Placare, Christe
Dopo la solenne celebrazione della Regalità di Nostro Signore Gesù Cristo, nell’ultima Domenica di Ottobre, il primo Novembre è dedicato a coloro che con Cristo hanno combattuto il bonum certamen, meritando di trionfare con Lui nella vittoria sfolgorante sul demonio. Il giorno seguente, 2 Novembre, viene ricordato un altro sterminato esercito di anime sante: quelle di coloro che il fuoco del Purgatorio purifica, come l’oro nel crogiuolo, per renderle degne di essere ammesse alla gloria della contemplazione della Maestà divina.Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
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Spirito
Lo stile di Leone XIV: conservare il vero senza rigettare il falso?
In una Nota sullo stile di Papa Leone XIV del 1° giugno 2025, pubblicata sul suo blog e riproposta da Sandro Magister su Settimo Cielo il 2 giugno, Leonardo Lugaresi, esperto di Padri della Chiesa, si sforza di «cogliere un aspetto dello stile di pensiero e di governo di Papa Leone XIV, che mi sembra emergere chiaramente nei suoi primi discorsi; un tratto che merita la massima attenzione per il suo valore paradigmatico, non solo nei contenuti ma anche, e direi soprattutto, nel metodo».
Questo stile, secondo lo studioso italiano, equivale a fare «giusto uso» della tradizione: «raccogliere ciò che c’è di buono in ogni persona, in ogni discorso, in ogni evento, e filtrare ciò che è cattivo».
Spiega: «Ma oggi sarebbe altrettanto sbagliato pretendere che spetti al papa compiere una sorta di “controriforma”. Se posso azzardare una previsione, credo che questo comunque non accadrà. Penso invece che da Leone XIV possiamo attenderci non tanto delle correzioni esplicite o delle formali ritrattazioni di certi aspetti ambigui, confusi e in qualche caso problematici del precedente pontificato, quanto un loro “giusto uso” che, se così posso esprimermi, li “rimetta al loro posto”».
E illustra il suo punto con un esempio: «ad alcuni è dispiaciuto che nel discorso del 19 maggio ai rappresentanti delle altre chiese e di altre religioni papa Leone abbia citato la controversa Dichiarazione di Abu Dhabi».
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«È vero che quel documento contiene il passaggio forse più “problematico” del pontificato di Francesco, perché vi si trova un’affermazione circa la volontà divina che gli uomini aderiscano a religioni diverse dalla fede cristiana che è pressoché impossibile interpretare in modo compatibile con la dottrina cattolica».
«Tuttavia, da parte di chi è ben saldo nella certezza (scritturistica e tradizionale!) che tutti gli uomini sono chiamati a convertirsi a Cristo, perché ‘in nessun altro c’è salvezza; non vi è infatti, sotto il cielo, altro nome dato agli uomini, nel quale è stabilito che noi siamo salvati’ (At 4, 12), si può benissimo citare un altro passo, del tutto innocuo, di quello stesso documento, proprio nella logica che ho cercato di descrivere;»
«È anche in questo modo, io spero, che si realizzerà una sorta di ‘riassorbimento dell’eccezione bergogliana’ nel corpo vivo della tradizione»
«Ah! Con quanta galanteria vengono espresse queste cose!» [Molière, Il Misantropo, Atto I, Scena 2] Le affermazioni eretiche diventano “eccezioni” che devono essere «riassorbite”, diluite in affermazioni “innocenti” per renderle accettabili al «corpo vivo della tradizione»! Con un simile regime, c’è da temere che questo corpo non rimanga vivo a lungo! Ci si può accontentare di «filtrare» l’errore senza rifiutarlo esplicitamente?
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Leone XIV può accontentarsi di aggirare gli errori senza condannarli?
Nelle Res Novæ del 4 agosto, padre Claude Barthe scrive: «Leone XIV, è un fatto, è responsabile dell’eredità di Francesco. Questa eredità, fondamentalmente conciliare, se si escludono la sinodalità, che resiste a qualsiasi tentativo di definizione precisa, e l’impegno ecologico, può essere riassunta in tre testi: Amoris Laetitia e Fiducia Supplicans, sulla morale del matrimonio, e Traditionis Custodes sulla liturgia tradizionale».
Sulla moralità del matrimonio, prosegue, «tutta la difficoltà di Amoris Laetitia si concentra nel paragrafo 301, da cui si potrebbe ricavare la seguente proposizione: “Alcuni di coloro che vivono in adulterio, anche se conoscono la norma che stanno trasgredendo, potrebbero non essere in stato di peccato mortale”».
«Leone XIV dovrebbe abbracciare questo insegnamento bergogliano, che mina gravemente la santità del matrimonio. Aggirarlo abilmente, indirettamente, non sarà sufficiente per invalidarlo. Dovrà necessariamente approvarlo o annullarlo. La Chiesa, infatti, è custode del contenuto della Rivelazione e della dottrina di fede e morale a cui bisogna aderire per essere salvati. […]»
«Non ci si può accontentare, a difesa della fede, di dichiarazioni che mitighino tale eterodossia o la controbilancino con insegnamenti contrari che tuttavia lascino intatta la dottrina difettosa. È necessario, per la salvezza delle anime, sradicare la falsa dottrina».
Riguardo alla Messa tradizionale, padre Barthe osserva che «a causa di papa Bergoglio, la questione è diventata molto semplice: tutto l’approccio repressivo di Traditionis Custodes si basa, infatti, sul suo articolo 1: ‘I libri liturgici promulgati dai santi pontefici Paolo VI e Giovanni Paolo II, in conformità con i decreti del Concilio Vaticano II, sono l’unica espressione della lex orandi del Rito Romano (…)»
«Secondo Traditionis Custodes, a seguito della riforma conciliare, la liturgia romana precedente a questa riforma ha quindi perso il suo status di lex orandi. […] (Certamente) è estremamente auspicabile che il nuovo papa conceda a questa liturgia, direttamente o indirettamente, maggiore libertà. Ma, nonostante ciò, resta da insegnare nella Chiesa la seguente proposizione: “I libri liturgici in vigore prima della riforma di Paolo VI non esprimono la lex orandi del Rito Romano”»
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«La questione che il Magistero della Chiesa è ora chiamato a risolvere è questa: questa proposizione è vera o falsa? Se è falsa, deve essere condannata, con tutte le conseguenze che ne conseguono».
Pertanto, un uso sapiente della «tradizione vivente» per assorbire le «eccezioni bergogliane» sembra non solo insufficiente, ma soprattutto pericoloso. Anche in questo caso, solo il futuro potrà dirlo. E il futuro appartiene a Dio.
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Immagine di Lula Oficial via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International; immagine tagliata
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