Connettiti con Renovato 21

Politica

Il ministro israeliano Smotrich promuove la conquista di Gaza. L’ex direttore dei servizi dello Shin Beth: salvare gli ebrei da Netanyahu

Pubblicato

il

Il ministro delle Finanze israeliano Bezalel Smotrich è intervenuto su Canale 12 TV dichiarando che Israele occuperà completamente la Striscia di Gaza, dicendo praticamente agli israeliani che dovrebbero dimenticare gli ostaggi rimasti nelle mani di Hamas. Lo riporta il Times of Israel.

 

«Finalmente occuperemo la Striscia di Gaza. Smetteremo di avere paura della parola “occupazione”», ha dichiarato Smotrich al giornalista di Canale 12 Amit Segal durante una conferenza organizzata dal quotidiano di destra Besheva. «Stiamo finalmente prendendo il controllo di tutti gli aiuti umanitari, in modo che non diventino rifornimenti per Hamas. Stiamo separando Hamas dalla popolazione, ripulendo la Striscia, riportando indietro gli ostaggi e sconfiggendo Hamas», ha affermato, aggiungendo che una volta iniziata la nuova offensiva a Gaza non ci sarà «nessuna ritirata dai territori che abbiamo conquistato, nemmeno in cambio di ostaggi».

Sostieni Renovatio 21

Le dichiarazioni di Smotrich giungono in un momento in cui l’ostilità contro la politica di guerra del governo sta aumentando vertiginosamente. Alla Knesset del 5 maggio, Einav Zangauker, madre dell’ostaggio Matan Zangauker, si è scagliata contro i parlamentari della coalizione, gridando: «voglio sapere cosa diavolo state pensando, facendo questo», e ha invitato i riservisti a non presentarsi in servizio, sollevando la questione della mobilitazione dei riservisti per le operazioni estese a Gaza, che sembra essere diventata un punto di forte tensione tra sostenitori e oppositori del governo.

 

«Il governo ha deciso di inviare soldati eroici in un’operazione che porterà all’uccisione di ostaggi in cattività e alla perdita di soldati», ha aggiunto. «Pensate che la nazione accetterà la cosa in silenzio?»

 

Il Times of Israel punta in particolare i riflettori sul presidente del Partito Democratico Yair Golan, che ha scritto su X domenica sera del 4 maggio: «il governo ha deciso stasera di estendere l’operazione militare nella Striscia, non per proteggere la sicurezza di Israele, ma per salvare Netanyahu e il suo governo di estremisti».

 

«Questa non è un’altra operazione temporanea, ma piuttosto un processo che autorizza una presenza permanente nel territorio, come parte della realizzazione della fantasia del [Ministro della Sicurezza Nazionale di estrema destra] Ben-Gvir e del [Ministro delle Finanze] Smotrich», ha aggiunto. «Occupare la Striscia, in pratica, per il bene della “sopravvivenza del governo” ci costerà in sangue: in vite di ostaggi, in vite di soldati, in sfinimento e, in sostanza: in perdita di rotta», ha continuato Golan.

 

 

«Mentre il governo israeliano promuove una scandalosa legge sull’evasione della leva, arruola, senza vergogna, decine di migliaia di combattenti di riserva che hanno già prestato servizio per centinaia di giorni dall’inizio della guerra – e per cosa? Per un processo privo di scopi di sicurezza che non accelera la liberazione degli ostaggi, al contrario».

 

«Il capo di stato maggiore delle IDF deve attenersi a un principio ferreo: le IDF sono le Forze di Difesa Israeliane – devono difendere i cittadini di Israele, non perseguire obiettivi politici».

 

Nel frattempo si è levata la voce critica dell’ex capo dell’agenzia di sicurezza interna israeliana Shin Bet, Ami Ayalon, che ha pubblicamente contestato il primo ministro Beniamino Netanyahu per aver commesso un accordo sporco, abbandonando gli ostaggi a Gaza in cambio di un prolungamento del suo mandato.

 

In un editoriale del 29 aprile sul quotidiano britannico The Guardian, Ayalon ha dichiarato che «la verità è che i nostri ostaggi a Gaza sono stati abbandonati in nome dell’ideologia messianica del governo e da un primo ministro come Benjamin Netanyahu, che desidera disperatamente aggrapparsi al potere per il proprio tornaconto personale».

 

«Il nostro governo sta minando le funzioni democratiche dello Stato per consolidare e proteggere il proprio potere. Ci sta costringendo a una guerra perpetua senza obiettivi militari raggiungibili, che può solo causare ulteriori perdite di vite umane e odio».

 

L’ex direttore dei servizi interni dello Stato Ebraico affermato che il 70% dell’opinione pubblica israeliana sostiene «una fine completa della guerra in cambio del rientro dei nostri ostaggi e elezioni il prima possibile affinché questo governo possa essere sostituito», citando le migliaia di militari e membri dell’Intelligence che hanno firmato petizioni e lettere per chiedere la fine della guerra israeliana a Gaza e il ritorno dei prigionieri israeliani. Quasi 150.000 israeliani hanno firmato le petizioni.

 

Ayalon, che è stato anche ex comandante in capo della marina israeliana, ha elogiato i 36 membri del Consiglio dei Deputati per il loro coraggio nello scrivere una lettera, pubblicata sul Financial Times, criticando la condotta del governo Netanyahu in merito alla guerra di Gaza.

Aiuta Renovatio 21

Tuttavia, tale coraggio in Israele necessita di un sostegno esterno: «abbiamo bisogno che i nostri amici al di fuori di Israele esprimano il loro sostegno al popolo israeliano e non a un governo estremista impegnato a disgregare il tessuto dello Stato… Se non riusciamo a creare sufficiente slancio per creare una correzione di rotta, l’esistenza stessa di Israele come Stato ebraico e democratico è minacciata».

 

Il quotidiano britannico Jewish News scrive che Ayalon, sostenendo che «il silenzio è una dimostrazione di sostegno», ha esortato le comunità ebraiche di tutto il mondo a esprimere la propria opposizione al governo sempre più «estremista» di Netanyahu.

 

«Tuttavia, molti di noi che guidano la lotta in Israele vorrebbero che un numero maggiore di amici nella diaspora seguisse il loro esempio… Essere un sostenitore di Israele oggi significa denunciare questo governo estremista, non rimanere in silenzio o, peggio ancora, condurre un rapporto di routine, incontrando funzionari governativi e presentando l’immagine di un’ebraismo globale unito dietro il governo israeliano».

 

Come riportato da Renovatio 21, anche l’attuale capo dello Shin Beth Ronen Bar ha accusato il ministro sionista Itamar Ben Gvir e i coloni estremisti come un pericolo per Israele.

 

Oramai tutti riconoscono che si tratta del governo più estremista della Storia di Israele, sostenuto da sionisti religiosi e secolaristi, con tinte messianiche che interesserebbero lo stesso Netanyahu. Sullo sfondo, sempre più distintamente, l’idea del «Grande Israele», dove lo Stato degli ebrei si estende in tutta la regione.

 

In un documentario prodotto dal canale televisivo franco-tedesco Arte, intitolato Israele: estremisti al potere, lo Smotrich chiede a Israele di espandere i suoi confini fino a Damasco durante un’intervista filmata, dove afferma che Israele dovrebbe «espandersi poco a poco» e, a quanto si dice, dovrebbe incorporare parte o tutta l’attuale Giordania, Libano, Egitto, Siria, Iraq e Arabia Saudita. «È scritto che il futuro di Gerusalemme è espandersi fino a Damasco», ha affermato.

 

Iscriviti al canale Telegram

Come riportato da Renovatio 21, lo Smotrich aveva già citato il concetto in un servizio commemorativo per un attivista del Likud a Parigi. Parlando da un podio decorato con una mappa di Israele che includeva la Giordania, aveva affermato che il popolo palestinese «non esisteva».

 

Come riportato da Renovatio 21 ad agosto 2024, Smotrich ha espresso il suo sostegno al blocco degli aiuti a Gaza, affermando che «nessuno ci permetterà di far morire di fame due milioni di civili, anche se ciò potrebbe essere giustificato e morale, finché i nostri ostaggi non saranno restituiti».

 

Alla fine di febbraio 2024, il ministro sionista aveva affermato che lo Stato di Israele avrebbe dovuto «spazzare via» il villaggio palestinese di Huwwara, dopo che era stato oggetto di una violenta aggressione da parte dei coloni israeliani. Mesi prima lo Smotrrich aveva legalizzato 5 nuovi insediamenti di coloni ebraici. A inizio dell’anno passato aveva dichiarato che cacciare il 90% degli abitanti di Gaza «non costa nulla».

 

Smotrich, assieme ad altri partiti sionisti, aveva annunciato di essere pronto a lasciare il governo (facendolo quindi cadere) qualora Netanyahu accettasse la tregua con Hamas proposta dapprima dal presidente americano Biden.

 

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21


Immagine di IDF Spokesperson’s Unit via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported

Continua a leggere

Politica

I detenuti minacciano Sarkozy e giurano vendetta vera per Gheddafi

Pubblicato

il

Da

Un video girato con un cellulare nella prigione parigina La Santé sembra mostrare che i detenuti hanno minacciato l’ex presidente francese Nicolas Sarkozy di vendicare la morte del defunto leader libico Muammar Gheddafi.   Sarkozy, 70 anni, ha iniziato a scontare la sua condanna a cinque anni martedì, dopo che un tribunale di Parigi lo ha dichiarato colpevole di associazione a delinquere finalizzata a finanziare la sua campagna presidenziale del 2007 con denaro di Gheddafi, contro il quale in seguito guidò un’operazione di cambio di regime sostenuta dalla NATO che distrusse la Libia e portò alla morte di Gheddafi.   Martedì hanno iniziato a circolare video ripresi da La Sante, in cui presunti detenuti minacciavano e insultavano Sarkozy, che sta scontando la sua pena nell’ala di isolamento del carcere.   «Vendicheremo Gheddafi! Sappiamo tutto, Sarko! Restituisci i miliardi di dollari!», ha gridato un uomo in un video pubblicato sui social media. «È tutto solo nella sua cella. È appena arrivato… se la passerà brutta».  

Iscriviti al canale Telegram

Il ministro degli Interni francese Laurent Nunez ha sottolineato che, a causa del pericolo, due agenti di polizia della scorta di sicurezza assegnata agli ex presidenti saranno di stanza in modo permanente nelle celle adiacenti a quella di Sarkozy.   «L’ex presidente della Repubblica ha diritto alla protezione in virtù del suo status. È evidente che sussiste una minaccia nei suoi confronti, e questa protezione viene mantenuta durante la sua detenzione», ha dichiarato Nunez mercoledì alla radio Europe 1.   Sarkozy, che ha guidato la Francia tra il 2007 e il 2012, ha negato tutte le accuse a suo carico, sostenendo che siano di matrice politica. Il suo team legale ha presentato una richiesta di scarcerazione anticipata, in attesa del procedimento di appello.   L’inchiesta su Sarkozy è iniziata nel 2013, in seguito alle affermazioni del figlio di Gheddafi, Saif al-Islam, secondo cui suo padre aveva fornito alla campagna dell’ex presidente circa 50 milioni di euro.   A dicembre 2024, la Corte Suprema francese ha confermato una condanna del 2021 per corruzione e traffico di influenze, imponendo a Sarkozy un dispositivo elettronico per un anno. È stato anche condannato per finanziamento illecito della campagna per la rielezione fallita del 2012, scontando la pena agli arresti domiciliari.   Nel 2011, Sarkozy ha avuto un ruolo di primo piano nell’intervento della coalizione NATO che ha portato alla cacciata e alla morte di Gheddafi, facendo sprofondare la Libia in un caos dal quale non si è più risollevata.   Come riportato da Renovatio 21, all’inizio del 2025 gli era stata revocata la Legion d’Onore. In Italia alcuni hanno scherzato dicendo che ora «Sarkozy non ride più», un diretto riferimento a quando una sua risata fatta con sguardo complice ad Angela Merkel precedette le dimissioni del premier Silvio Berlusconi nel 2011 e l’installazione in Italia (sotto la ridicola minaccia dello «spread») dell’eurotecnocrate bocconiano Mario Monti.     Nell’affaire Gheddafi finì accusata di «falsificazione di testimonianze» e «associazione a delinquere allo scopo di preparare una frode processuale e corruzione del personale giudiziario» anche la moglie del Sarkozy, l’algida ex modella torinese Carla Bruni, la quale, presentatole il presidente dall’amico comune Jacques Séguela (pubblicitario autore delle campagne di Mitterand e Eltsin) secondo la leggenda avrebbe confidato «voglio un uomo dotato della bomba atomica».  

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21
Immagine screenshot da YouTube
 
Continua a leggere

Politica

Il Giappone elegge una donna conservatrice come primo ministro

Pubblicato

il

Da

Sanae Takaichi è diventata la prima donna Primo Ministro del Giappone, vincendo le elezioni parlamentari di Tokyo martedì. Esponente di lungo corso del Partito Liberal Democratico (LDP), nota come la «Lady di Ferro» del Giappone per la sua ammirazione verso l’ex primo ministro britannico Margaret Thatcher, Takaichi è riconosciuta per il suo conservatorismo sociale, il nazionalismo e il sostegno a un ruolo più ampio per le forze armate giapponesi.

 

A 64 anni, Takaichi ha sostenuto la revisione della clausola pacifista della costituzione postbellica del Giappone e il riconoscimento ufficiale delle Forze di autodifesa come esercito nazionale. Ha inoltre appoggiato un aumento della spesa per la difesa e una maggiore cooperazione militare con gli Stati Uniti.

 

Le sue posizioni sulla sicurezza nazionale richiamano le politiche dell’ex premier Shinzo Abe, di cui è considerata una protetta e con cui aveva stretti legami politici.

 

Frequente visitatrice del Santuario Yasukuni di Tokyo, che rende omaggio ai caduti giapponesi, inclusi criminali di guerra della Seconda Guerra Mondiale, Takaichi è stata spesso criticata dai Paesi vicini per quello che considerano revisionismo storico. Ha difeso le sue visite come atti di rispetto personale, sostenendo che i crimini di guerra dei soldati giapponesi siano stati esagerati.

Iscriviti al canale Telegram

A livello interno, Takaichi si oppone al matrimonio tra persone dello stesso sesso, sostiene la successione imperiale esclusivamente maschile e ha criticato le proposte di cognomi separati per le coppie sposate.

 

La Takaicha ha inoltre appoggiato il rafforzamento dei confini e politiche migratorie più rigide, chiedendo misure contro i visti non concessi, il turismo eccessivo e l’acquisto di terreni da parte di stranieri, soprattutto vicino a risorse strategiche.

 

In politica estera, la Takaichi ha definito la crescente potenza militare della Cina una «seria preoccupazione», proponendo misure di deterrenza, tra cui un patto di sicurezza con Taiwan.

 

Si ritiene che Takaichi non intenda perseguire un significativo riavvicinamento con la Russia, avendo ripetutamente rivendicato la sovranità sulle isole Curili meridionali, annesse dall’Unione Sovietica nel 1945 come parte degli accordi postbellici.

 

Takaichi assume la carica in un momento critico per il Giappone, che affronta un tasso di natalità ai minimi storici, un rapido invecchiamento della popolazione, un’inflazione persistente e il malcontento pubblico per gli scandali politici che hanno eroso la fiducia nel PLD, il partito al governo.

 

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21


Immagine di 内閣広報室|Cabinet Public Affairs Office via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International

Continua a leggere

Politica

Elezioni in Bolivia, il Paese si sposta a destra

Pubblicato

il

Da

Domenica si è svolto in Bolivia il ballottaggio per le elezioni presidenziali, che ha visto contrapporsi due candidati di destra: il senatore centrista Rodrigo Paz Pereira e l’ex presidente conservatore Jorge Quiroga.   I risultati preliminari indicano che Paz ha ottenuto il 54,6% dei voti, mentre Quiroga si è fermato al 45,4%. Sebbene sia prevista un’analisi manuale delle schede, è improbabile che il risultato definitivo differisca significativamente dal conteggio iniziale, basato sul 97% delle schede scrutinate.   Le elezioni segnano la fine del ventennale dominio del partito di sinistra Movimiento al Socialismo (MAS), che ha subito una pesante sconfitta nelle elezioni di fine agosto. Il presidente uscente Luis Arce – che ha recentemente accusato gli USA di controllare l’America latina sotto la maschera della «guerra alla droga» – non si è ricandidato, e il candidato del MAS, il ministro degli Interni Eduardo del Castillo, ha raccolto solo il 3,16% dei voti, superando di poco la soglia necessaria per mantenere lo status legale del partito.

Aiuta Renovatio 21

Nel primo turno, la destra ha dominato: Paz ha ottenuto il 32,1% dei voti e Quiroga il 26,8%. Il magnate di centro-destra Samuel Doria Medina, a lungo favorito nei sondaggi, si è classificato terzo con il 19,9% e ha subito appoggiato Paz per il ballottaggio.   Entrambi i candidati hanno basato la loro campagna sullo smantellamento dell’eredità del MAS, differendo però nei metodi. Paz ha promesso riforme graduali, mentre Quiroga ha sostenuto cambiamenti rapidi, proponendo severe misure di austerità per affrontare la crisi.   Il MAS non si è mai ripreso dai disordini del 2019, quando l’ex presidente Evo Morales fu deposto da un colpo di Stato subito dopo aver ottenuto un controverso quarto mandato. In precedenza, Morales aveva perso di misura un referendum per modificare la norma costituzionale che limita a due i mandati presidenziali e vicepresidenziali. Più di recente, Morales ha accusato tentativi di assassinarlo ed è entrato in sciopero della fame, mentre i suoi sostenitori hanno dato vita ad una ribellione. Il Morales, recentemente accusato anche di stupro (accuse che lui definisce «politiche»), in una lunga intervista aveva detto che dietro il suo rovesciamento nel 2019 vi erano «la politica dell’impero, la cultura della morte» degli angloamericani.   Il colpo di Stato portò al potere la politica di destra Jeanine Áñez, seconda vicepresidente del Senato. Tuttavia, il MAS riconquistò terreno nelle elezioni anticipate dell’ottobre 2020, mentre Áñez fu incarcerata per i crimini commessi durante la repressione delle proteste seguite al golpe.

Iscriviti al canale Telegram

Il passaggio storico è stato definito da alcuni come la prima «guerra del litio», essendo il Paese ricco, come gli altri Stati limitrofi, della sostanza che rende possibile la tecnologia di computer, telefonini ed auto elettriche.   Come riportato da Renovatio 21, un tentato colpo di Stato vi fu anche l’anno scorso quando la polizia militare e veicoli blindati hanno circondato il palazzo del governo nella capitale La Paz.   Sotto il presidente Arce la Bolivia si era avvicinata ai BRICS e aveva iniziato a commerciare in yuan allontanandosi dal dollaro.

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21

SOSTIENI RENOVATIO 21
 
Immagine screenshot da YouTube
 
Continua a leggere

Più popolari