Una macchia solare gigante in rapida crescita in grado di emettere solar flares (brillamenti solari) è più che raddoppiata negli ultimi giorni e si trova attualmente di fronte alla Terra. Lo riporta Epoch Times.
Secondo la NASA, le macchie solari sono aree scure di forti campi magnetici sulla superficie del sole. Appaiono scuri perché sono molto più freddi di altre parti della superficie del sole, essendosi formati in aree in cui i campi magnetici sono particolarmente forti.
A causa del forte campo magnetico, la pressione magnetica aumenta mentre la pressione atmosferica circostante diminuisce, determinando temperature più basse.
Le macchie solari sono anche associate a disturbi eruttivi come i brillamenti solari, che sono eruzioni di radiazioni in rapido movimento, e le espulsioni di massa coronale (CME), che si verificano quando grandi masse di plasma e particelle altamente magnetizzate vengono espulse violentemente dal sole.
I bagliori si muovono alla velocità della luce e impiegano circa otto minuti per raggiungere la terra, mentre le CME possono impiegare dai tre ai quattro giorni per raggiungere la terra.
La macchia solare in rapida crescita rilevata dagli esperti è nota come AR3038. Le sue dimensioni sarebbero circa 2,5 volte quelle della Terra
L’esperto ha notato che il campo magnetico che circonda AR3038 potrebbe potenzialmente far esplodere brillamenti solari di classe M, o brillamenti di medie dimensioni, verso la Terra. Gli esperti, quindi, non sembrano troppo preoccupati.
Invece, i brillamenti solari definiti di classe X1 possono potenzialmente creare interruzioni ai satelliti di comunicazione in orbita e ai cavi a lunga distanza qui sulla Terra, provocando il caos su Internet.
L’assorbimento da parte del nostro pianeta di radiazioni elettromagnetiche ad alta energia può aumentare temporaneamente la ionizzazione dell’atmosfera superiore, che può interferire con le comunicazioni radio a onde corte e può riscaldare ed espandere temporaneamente l’atmosfera esterna della Terra. Sono possibili quindi dei «blackout radio» a seguito dei solar flare.
Immagine di NASA Goddard Space Flight Center via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic (CC BY 2.0)