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I cardinali Sarah e Burke gioiscono per l’elezione di Leone XIV

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I cardinali Robert Sarah Raymond e Leo Burke hanno espresso soddisfazione per l’elezione del cardinale Robert Francis Prevost al Soglio di Pietro. Lo riporta LifeSite.

 

Entrambi i cardinali, considerati massimi esponenti del conservatorismo in conclave, hanno inviato calorosi messaggi di benvenuto al neoeletto Papa Leone XIV.

 

In una dichiarazione pubblicata online, Burke ha espresso la sua gratitudine a Dio «per l’elezione» del nuovo Papa e ha esortato a continuare a pregare per il Pontefice. Vi prego di unirvi a me nel ringraziare Nostro Signore per l’elezione di Papa Leone XIV, Successore di San Pietro, come Pastore della Chiesa in tutto il mondo.

 

«Il Santuario di Nostra Signora di Guadalupe a La Crosse ha un legame particolarmente forte con il Romano Pontefice, soprattutto grazie alla sua affiliazione alla Basilica Papale di Santa Maria Maggiore. Esorto tutti i pellegrini e gli amici del Santuario a pregare fervidamente per Papa Leone XIV affinché Nostro Signore, attraverso l’intercessione di Nostra Signora di Guadalupe, di San Pietro Apostolo e di Papa San Leone Magno, gli conceda abbondante saggezza, forza e coraggio per fare tutto ciò che Nostro Signore Gli chiede in questi tempi tumultuosi. Che Dio benedica Papa Leone e gli conceda molti anni. Viva il Papa

 

Da parte sua, il cardinale Sarah ha pubblicato online alcune citazioni tratte direttamente dal primo discorso pronunciato ieri sera da Leone XIV nella loggia vaticana.

 

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A queste, il cardinale 79enne ha aggiunto il suo breve commento: «Grande gioia! Che Dio benedica abbondantemente Papa Leone XIV! Preghiamo con fervore!».

 

Sarah era stato definito da alcuni come papabile, quando in precedenza analisti e commentatori vaticani avevano tentato di prevedere l’esito del conclave. Burke, a sua volta, era stato indicato da alcuni come un personaggio chiave nel «blocco conservatore» del Collegio Cardinalizio, sebbene non si ritenesse che fosse considerato un probabile candidato a diventare papa.

 

Il fatto che entrambi i cardinali siano stati in prima linea nel diffondere messaggi di sostegno al Papa americano Leone XIV ha indotto alcuni a ipotizzare che il nuovo pontificato potrebbe essere più in linea con la tradizione cattolica rispetto a quello di papa Francesco.

 

Come cardinale e vescovo, Prevost è stato descritto come di centro-sinistra. Un ex membro degli Agostiniani ha affermato che Prevost – egli stesso agostiniano – «non era un sostenitore della tradizione o del Rito Antico».

 

Purtuttavia, nelle ultime ore è emerso anche un rapporto contraddittorio, in cui si afferma che un testimone oculare attendibile avrebbe visto il cardinale Prevost celebrare la Messa tradizionale mentre lavorava nella Curia Romana negli ultimi anni.

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Leone XIV chiede la pace dopo i bombardamenti americani sull’Iran

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Dopo gli attacchi militari statunitensi contro l’Iran, papa Leone XIV ha ribadito i suoi regolari appelli alla pace, citando le «notizie allarmanti» dall’Iran.   Rivolgendosi ai pellegrini riuniti in Piazza San Pietro domenica pomeriggio, papa Leone ha esortato alla pace piuttosto che all’azione militare in Medio Oriente:   «Si susseguono notizie allarmanti dal Medio Oriente, soprattutto dall’Iran. In questo scenario drammatico, che include Israele e Palestina, rischia di cadere in oblio la sofferenza quotidiana della popolazione, specialmente a Gaza e negli altri territori, dove l’urgenza di un adeguato sostegno umanitario si fa sempre più pressante».

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«Oggi più che mai, l’umanità grida e invoca la pace. È un grido che chiede responsabilità e ragione, e non dev’essere soffocato dal fragore delle armi e da parole retoriche che incitano al conflitto. Ogni membro della comunità internazionale ha una responsabilità morale: fermare la tragedia della guerra, prima che essa diventi una voragine irreparabile. Non esistono conflitti “lontani” quando la dignità umana è in gioco».   «La guerra non risolve i problemi, anzi li amplifica e produce ferite profonde nella storia dei popoli, che impiegano generazioni per rimarginarsi. Nessuna vittoria armata potrà compensare il dolore delle madri, la paura dei bambini, il futuro rubato».   «Che la diplomazia faccia tacere le armi! Che le Nazioni traccino il loro futuro con opere di pace, non con la violenza e conflitti sanguinosi!»  

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Il messaggio del Papa è giunto poche ore dopo che gli Stati Uniti hanno effettuato bombardamenti sui siti nucleari iraniani nella tarda serata di sabato.   Il presidente Donaldo Trump ha definito l’attacco «un grande successo», aggiungendo in seguito che «ora è il momento della pace. Grazie per l’attenzione a questa questione».   Il vicepresidente J.D. Vance ha sostenuto che gli Stati Uniti «non hanno attaccato l’Iran. Non abbiamo attaccato alcun obiettivo civile. Non abbiamo nemmeno attaccato obiettivi militari al di fuori dei tre impianti nucleari».   La portavoce di Trump, Karoline Leavitt, ha commentato: «Il mondo dovrebbe essere soddisfatto dell’azione coraggiosa intrapresa dall’esercito degli Stati Uniti».   Nel suo primissimo discorso domenicale, a metà maggio, Leone ha dato avvio a quello che è stato un tema ricorrente del suo giovane pontificato: l’esortazione alla pace nel mondo. «Mai più la guerra», aveva esortato, citando per nome i conflitti in Ucraina, Gaza e Pakistan.

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Immagine di Edgar Beltrán, The Pillar via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International 
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Mons. Schneider: «la gioia dei pellegrini di Chartres mi ha commosso fino alle lacrime»

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Il vescovo Athanasius Schneider ha raccontato di essersi «commosso fino alle lacrime» dopo aver visto la gioia e la fede dei giovani pellegrini della Messa latina durante il pellegrinaggio Parigi-Chartres.

 

«Sono stato testimone della bellezza della fede cattolica, della gioia della fede cattolica», ha commentato il vescovo.

 

Schneider, ausiliare della diocesi di Astana, in Kazakistan, ha partecipato personalmente al pellegrinaggio che si è svolto nel fine settimana di Pentecoste. Circa 19.000 pellegrini hanno partecipato all’evento annuale, giunto ormai alla sua 43ª edizione, segnando un altro record di presenze.

 

«Tutti questi slogan che sentiamo da alcuni ecclesiastici – che coloro che sono legati alla Messa latina tradizionale siano rigidi o fuori moda – non sono veri», ha detto Schneider al conduttore di World Over, Raymond Arroyo. «La realtà è il contrario».

 

 

Il vescovo ausiliare, noto e prolifico promotore della Messa tradizionale, l’ha individuata come una delle questioni più urgenti che Papa Leone XIV dovrà affrontare nel suo pontificato nascente.

 

Schneider considera la liturgia tradizionale della Chiesa un potente mezzo di evangelizzazione, esortando i critici ad assistere personalmente alla liturgia:

 

«Inviterei molti vescovi o chierici ostili a quei cattolici che amano la tradizione della Chiesa di tutti i tempi, che amano la Messa dei santi, a partecipare. Ne sarebbero commossi. Non si può rimanere indifferenti quando si vedono dei bambini».

 

Nonostante la sua familiarità con l’antico rito, Schneider notò che i pellegrini erano per lui fonte di grande emozione:

 

«Mi sono commosso fino alle lacrime nel vedere quanto fossero gioiosi questi bambini, questi giovani (…)Non c’è nulla da criticare in merito, è solo edificante. Spero che questa esperienza attragga proprio questi numeri».

 

Celebrando la messa della domenica di Pentecoste a metà del pellegrinaggio, Schneider si rivolse a circa 20.000 persone, tra pellegrini e visitatori giornalieri giunti appositamente per la messa.

 

Durante l’omelia ha sottolineato la natura senza tempo della liturgia tradizionale e il suo fascino per tutte le età, commentando che «questo rito attrae le anime dei giovani, che sono il futuro della Chiesa».

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Interrogato da Arroyo sulla popolarità della Messa in latino tra i giovani e le giovani famiglie, Schneider ha elogiato il rito perché insegna alle persone il divino:

 

«Questa forma della Messa, a cui questi bambini assistevano ogni giorno durante il pellegrinaggio, li commuoveva, li attraeva. Perché è bellezza, è santità, il rito stesso diffonde un’atmosfera di mistero di santità che di per sé attrae perché trasmette in modo speciale la presenza di Dio».

 

«Le nostre anime hanno sete di Dio e di mistero. Dio è mistero… È un mistero vivente e per questo attrae queste persone, anche perché i bambini hanno un’anima pura e sono più sensibili a questo mistero».

 

 

Monsignor Schneider si è impegnato a fondo per difendere la causa del rito tradizionale dopo le drastiche restrizioni imposte da papa Francesco nel 2021. Sottolineando la potenza dei riti e dei gesti dell’antica liturgia, ha osservato che durante la Messa della domenica di Pentecoste, celebrata in un campo, «vedevo persone inginocchiate per terra, bambini, tutti raccolti, in preghiera. Questo è ciò che questo rito trasmette».

 

Come riportato da Renovatio 21, rivolgendosi alle migliaia di pellegrini nella cattedrale di Chartres, il vescovo ordinario locale Philippe Christory ha detto: «sappiamo che papa Leone prega affinché ogni pellegrino possa vivere un incontro personale con Cristo».

 

Alcuni hanno interpretato questo come un messaggio personale del Papa al pellegrinaggio, anche se non sembra che Christory avesse alcun messaggio del genere da trasmettere. Tuttavia per Schneider anche questa frase era «un segno buono e positivo» e un possibile indicatore di come Leone avrebbe potuto affrontare la Messa tradizionale.

 

«Pertanto possiamo essere fiduciosi e ringraziamo Papa Leone per questa attenzione al pellegrinaggio di Chartres, e spero che papa Leone spalanchi la porta a questo tesoro della Chiesa, dei santi», ha detto.

 

Ci sono stati tentativi dell’ultimo minuto di indebolire la tradizionale natura di Messa del pellegrinaggio. «Ci viene chiesto di trasformare radicalmente lo spirito del nostro pellegrinaggio tradizionale, rendendo il Novus Ordo la norma e il Vetus Ordo l’eccezione tollerata, soggetta all’autorizzazione del vescovo locale o del Dicastero per il Culto Divino», hanno lamentato gli organizzatori.

 

Nonostante ciò, il pellegrinaggio ha continuato a crescere e continua ad attrarre partecipanti con un’età media di 20 anni. Senza dubbio, ha dimostrato ancora una volta che i giovani cattolici sono affamati del nutrimento spirituale offerto dal pellegrinaggio.

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Gender

Gay Pride in un’università gesuita

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L’Università Alberto Hurtado (Università Alberto Hurtado, Cile) ha tenuto una cerimonia religiosa di «Preghiera dell’Orgoglio», durante la quale è stata benedetta la bandiera LGBTQ+ e incoraggiata la partecipazione alla parata del Gay Pride, nell’ambito di una settimana di attività dedicate alla «comunità della diversità sessuale».   L’Università Alberto Hurtado, centro universitario gesuita cileno, ha pubblicato un video che mostra una celebrazione «religiosa» legata al «Mese del Gay Pride». Questa celebrazione non è un evento isolato, ma fa parte della «Settimana del Pride” organizzata dall’università a giugno.   Mercoledì 18 giugno 2025, la prima «Preghiera dell’Orgoglio» è stata celebrata presso questa università cattolica in Cile, organizzata dalla «Direzione di Genere, Diversità ed Equità» dell’università. Per garantire una maggiore pubblicità, la cerimonia si è svolta nel cortile del campus. L’obiettivo era «pregare per la comunità LGBTQ+ dell’università».

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La preghiera è stata guidata dal sacerdote gesuita Rodrigo García, responsabile della Pastorale per la Diversità Sessuale dell’università, che indossava una stola multicolore davanti alla nuova bandiera LGBTQ+, che includeva il marrone e il nero per le etnie; il rosa, l’azzurro e il bianco per le persone transgender; e un triangolo giallo e un cerchio viola per l’intersessualità. La bandiera è stata benedetta durante la cerimonia.   Il sacerdote ha spiegato che si trattava di «un momento per ringraziare la comunità LGBTQ+ per ciò che apporta all’università». Ha anche affermato che ciò che stava facendo era semplicemente ciò che il defunto Papa Francesco desiderava: «è un atto religioso. Questo è ciò che ha detto Papa Francesco. Non ho fatto nulla che non fosse già stato detto o fatto. Non si tratta di un atto sovversivo né rivoluzionario».   A questo proposito, ha sottolineato che papa Francesco ha ripetutamente affermato che «la Chiesa è un luogo per tutti, tutti, tutti». Il gesuita, tuttavia, si è preso la libertà di modificare leggermente la frase: «Ora diciamo: tutti, tutte, tutt*».   Ha anche affermato che la «Preghiera dell’Orgoglio» faceva parte di«un momento globale di commemorazione della lotta delle persone per i diritti alla diversità sessuale. Ecco perché aderiamo al Mese del Pride, perché la nostra politica rispetta e promuove la diversità». Il gesuita ha sottolineato che Dio «in qualche modo approva l’orgoglio» e che «Gesù manifesterà sabato», riferendosi alla Marcia del Pride che si terrà sabato 21 giugno.  
  La direttrice del Dipartimento Genere, Diversità ed Equità ha dichiarato che «nell’ambito del Mese del Pride, abbiamo invitato studenti, dipendenti pubblici e accademici a riflettere su una preghiera che incoraggia il rispetto, l’inclusione e la dignità di tutti, e a comprendere che la diversità sessuale merita uno spazio di riconoscimento ed è parte integrante di una comunità che appartiene a tutti».   Ha anche spiegato che per loro sembrava importante che «fosse un’università cattolica a spiegare alla società che religione e diversità possono andare di pari passo». È stato recitato un Padre Nostro e sono state offerte preghiere a Dio per l’inclusione e l’importanza della diversità sessuale. Ci sono state molte benedizioni da parte delle coppie dello stesso sesso, in conformità con Fiducia Supplicans. Tuttavia, a giudicare dal video, la partecipazione è stata piuttosto bassa.   L’Università Alberto Hurtado è l’unica università gesuita in Cile, in un paese con una decina di università cattoliche. Fondata nel 1997, il suo obiettivo è «costruire un progetto accademico di eccellenza senza scopo di lucro, diversificato, pluralista e inclusivo». Nella sezione dedicata alla sua identità e missione, Dio non viene menzionato affatto. A marzo, l’università ha organizzato il primo congresso cileno di studi interdisciplinari sulla diversità sessuale e di genere.

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Che un’università gesuita dedichi il mese di giugno alla celebrazione del Gay Pride, in contrasto con la morale della Chiesa, quando questo mese è tradizionalmente il mese del Sacro Cuore, una devozione strettamente legata alla Compagnia di Gesù, è incomprensibile.   All’inizio del XX secolo, la ventitreesima Congregazione Generale dei Gesuiti dichiarò che «la Compagnia di Gesù accetta e riceve con animo traboccante di gioia e gratitudine il dolce compito che nostro Signore Gesù Cristo le ha affidato di praticare, promuovere e propagare la devozione al Suo Cuore divinissimo”.   Altri tempi, altre usanze, altri fardelli…   Articolo previamente apparso su FSSPX.News

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