La popolazione ucraina è divisa: una parte appartiene alla cultura europea, l’altra a quella russa. Una specificità che offre a Washington un campo su cui scontrarsi con Mosca. Da qualche settimana risuonano i tamburi di guerra. Ma gli alleati non desiderano morire per Kiev, né sacrificarsi contro la Russia.
Geopolitica
Gli alleati dovranno morire per Kiev?

Renovatio 21 pubblica questo articolo di Réseau Voltaire. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
Le forze armate USA
I nemici degli anglosassoni:
1 – Il nemico storico: i russi. Li considerano persone spregevoli, destinate, dopo Ottone I (X secolo), alla schiavitù, come il nome stesso dell’etnia dice (la cui denominazione deriva dall’inglese slave, che significa anche schiavo). Nel XX secolo gli anglosassoni si opponevano all’URSS, prendendo a pretesto il comunismo, ora sono contro la Russia, senza conoscerne la ragione.
Che si sia indipendenti o infeudati all’«Impero americano», dobbiamo smettere di far finta di non vedere. Gli Stati Uniti d’America non hanno altro obiettivo che distruggere la cultura russa, le strutture statali arabe e – per finire – l’economia cinese. Ma tutto questo non ha assolutamente nulla a che vedere con la legittima difesa del popolo statunitense
2 – Secondo avversario, da loro stessi creato con la «guerra senza fine», scatenata dopo l’11 settembre 2001: le popolazioni del Medio Oriente Allargato, di cui distruggono sistematicamente le strutture statali – che siano alleati o avversari non fa differenza – per «rispedirle all’età della pietra» e sfruttare le ricchezze dei loro territori (strategia Rumsfeld/Cebrowski).
3 – Terzo avversario: la Cina, il cui sviluppo economico minaccia di relegarli in seconda posizione. Per loro non c’è che un’opzione: la guerra. Perlomeno è quanto pensano i politologi, che parlano persino di «trappola di Tucidide», in riferimento alla guerra che Sparta mosse ad Atene, spaventata dalla sua espansione (1).
4 – Seguono, benché a lunga distanza, le questioni dell’Iran e della Corea del Nord.
Questo quanto ribadiscono ripetutamente, da angolazioni diverse, la Strategia interinale della Sicurezza Nazionale di Joe Biden (2) e la Valutazione annuale dei rischi (3) della Intelligence Community.
Fare tre guerre contemporaneamente è estremamente difficile. Il Pentagono sta cercando di decidere le priorità. Il segreto più assoluto circonda la commissione incaricata della valutazione, che consegnerà il proprio rapporto a giugno. Nessuno sa da chi sia composta. Ma l’amministrazione Biden non aspetta e si focalizza sulla Russia.
Che si sia indipendenti o infeudati all’«Impero americano», dobbiamo smettere di far finta di non vedere. Gli Stati Uniti d’America non hanno altro obiettivo che distruggere la cultura russa, le strutture statali arabe e – per finire – l’economia cinese. Ma tutto questo non ha assolutamente nulla a che vedere con la legittima difesa del popolo statunitense.
Solo così si spiega che gli Stati Uniti spendano per le forze armate somme astronomiche, sproporzionate rispetto ai Paesi «amici» o «nemici». Secondo l’Institute for Strategic Studies di Londra, la spesa militare degli USA è almeno pari alla somma di quella degli altri 15 Stati meglio armati (4).
Le ragioni di scontro con la Russia
Gli Stati Uniti sono preoccupati per la ripresa della Russia. Dopo il brusco crollo dell’aspettativa di vita nel periodo 1988-1994 (cinque anni in meno), i russi hanno recuperato, superando ampiamente la durata media della vita dell’epoca sovietica (12 anni in più), sebbene la speranza di vivere in buona salute permanga una delle più flebili in Europa.
La spesa militare degli USA è almeno pari alla somma di quella degli altri 15 Stati meglio armati
L’economia russa si diversifica, in particolare in campo agricolo, ma continua a dipendere dalle esportazioni energetiche. Le forze armate russe sono rinnovate, il complesso militare-industriale è più performante di quello del Pentagono, si sono fatte un’esperienza in Siria.
Per Washington, la costruzione del gasdotto Nord Stream 2 minaccia di svincolare l’Europa occidentale dalla dipendenza dal petrolio USA, mentre l’annessione della Crimea alla Federazione di Russia, per non dire di quella del Donbass, sono un colpo, sebbene parziale, inflitto alla dipendenza dell’Ucraina dall’Impero americano (Crimea e Donbass non sono di cultura occidentale).
Per finire, la presenza militare dei russi in Siria frena il progetto di distruggere politicamente tutti i popoli della regione.
Gli Stati Uniti hanno una visione del mondo a breve termine, non percepiscono la responsabilità del retaggio delle loro azioni
«Quando si vuole affogare il cane, si dice che ha la rabbia»
È stato senza dubbio il presidente Biden ad aprire le ostilità, definendo «killer» il presidente russo. Mai prima d’ora le due potenze si erano insultate, nemmeno all’epoca del Gulag. Il presidente Putin gli ha risposto educatamente, proponendogli di discuterne in pubblico. Biden ha rifiutato.
Gli Stati Uniti hanno una visione del mondo a breve termine, non percepiscono la responsabilità del retaggio delle loro azioni. Secondo loro i russi cattivi: hanno ammassato oltre centomila uomini al confine con l’Ucraina e sono pronti a invaderla, come i sovietici fecero con Polonia, Ungheria e Cecoslovacchia. Poco importa che allora non si trattasse della Russia, ma dell’URSS, e che non si trattasse della dottrina Putin, ma di quella Brežnev; per inciso, Leonid Brežnev non era russo, ma ucraino.
I russi hanno invece una visione del mondo a lungo termine. Secondo loro, con gli attentati dell’11 settembre 2001 i barbari statunitensi hanno compromesso l’equilibrio fra le potenze. Subito dopo, il 13 dicembre 2001, il presidente Bush annunciò il ritiro degli Stati Uniti dal Trattato antimissili balistici (ABM Treaty).
I russi hanno invece una visione del mondo a lungo termine. Secondo loro, con gli attentati dell’11 settembre 2001 i barbari statunitensi hanno compromesso l’equilibrio fra le potenze
Successivamente, gli Stati Uniti fecero entrare nella NATO, uno via l’altro, quasi tutti i Paesi membri del Patto di Varsavia e dell’URSS, violando l’impegno assunto al crollo di quest’ultima. Una politica confermata dalla Dichiarazione di Bucarest del 2008 (5).
Tutti conoscono la particolarità dell’Ucraina: a ovest la cultura occidentale, a est la cultura russa.
Per una quindicina d’anni, il Paese fu politicamente congelato; poi Washington organizzò una pseudo-rivoluzione e issò al potere le proprie marionette, in questo caso dei neonazisti (6).
Mosca reagì molto rapidamente per fare in modo che la Crimea proclamasse la propria indipendenza e venisse annessa alla Federazione di Russia, ma esitò con il Donbass. Da allora, passaporti russi vengono distribuiti agli abitanti della regione, per i quali Mosca è l’unica speranza.
Quando era senatore, il presidente Biden era noto per essere portavoce in senato delle soluzioni legislative studiate dal Pentagono. Diventato presidente, si è circondato di figure neoconservatrici
L’amministrazione Biden
Quando era senatore, il presidente Biden era noto per essere portavoce in senato delle soluzioni legislative studiate dal Pentagono. Diventato presidente, si è circondato di figure neoconservatrici.
Non lo ripeteremo mai abbastanza: i neoconservatori erano inizialmente militanti trotskisti reclutati dal presidente repubblicano Ronald Reagan. Da allora sono sempre stati al potere – salvo la parentesi del presidente jacksoniano Donald Trump – passando dal partito Repubblicano al partito Democratico e viceversa.
Durante la «rivoluzione colorata» del Maidan (2013-14), Biden, all’epoca vicepresidente, si schierò con i neonazisti, agenti della rete stay-behind della NATO (7). Diresse le operazioni con una delle assistenti del segretario di Stato, Victoria Nuland (il cui marito, Robert Kagan, è uno dei fondatori del Project for a New American Century, l’organo di raccolta fondi del repubblicano George W. Bush).
I neoconservatori erano inizialmente militanti trotskisti reclutati dal presidente repubblicano Ronald Reagan. Da allora sono sempre stati al potere – salvo la parentesi del presidente jacksoniano Donald Trump – passando dal partito Repubblicano al partito Democratico e viceversa
Il presidente Biden ha deciso di farne la vicaria del nuovo segretario di Stato. Durante la «rivoluzione», Nuland s’appoggiò all’allora ambasciatore a Kiev, Geoffrey Pyatt, oggi in servizio ad Atene.
Quanto al segretario di Stato del presidente Biden, Antony Blinken, è al tempo stesso giudice e parte in causa, essendo di origine ucraina da parte di madre. Benché allevato a Parigi dal secondo marito della madre (l’avvocato Samuel Pisar, consigliere del presidente Kennedy), Blinken aderisce alle idee neoconservatrici.
La preparazione dello scontro con la Russia
A metà marzo 2021, gli Stati Uniti hanno organizzato con i partner della NATO le manovre Defender-Europe 21, che si protrarranno fino a giugno. È la ripresa della mega-esercitazione Defender-Europe 20, ridimensionata e abbreviata a causa del COVID-19. Consiste in un gigantesco dispiegamento di uomini e mezzi per simulare uno scontro con la Russia. Le manovre sono accompagnate da un’esercitazione in Grecia di bombardieri nucleari, alla presenza del citato Geoffrey Pyatt.
A metà marzo 2021, gli Stati Uniti hanno organizzato con i partner della NATO le manovre Defender-Europe 21, che si protrarranno fino a giugno
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha pubblicato la nuova Strategia per la Sicurezza (8) il 25 marzo, tre settimane dopo che Biden aveva pubblicato quella degli Stati Uniti.
In risposta alla NATO, la Russia ha intrapreso manovre militari lungo la frontiera occidentale, compreso il confine con l’Ucraina, nonché inviato truppe supplementari in Crimea e perfino in Transnistria.
Il 1° aprile il segretario alla Difesa USA ha telefonato all’omologo ucraino per allertarlo sulla possibile intensificazione della tensione con la Russia (9). Il presidente Zelensky ha poi fatto una dichiarazione per assicurare che avrebbe sorvegliato le manovre russe suscettibili di essere provocazioni (10).
In risposta alla NATO, la Russia ha intrapreso manovre militari lungo la frontiera occidentale, compreso il confine con l’Ucraina, nonché inviato truppe supplementari in Crimea e perfino in Transnistria
Il 2 aprile il Regno Unito ha organizzato una riunione dei propri ministri della Difesa e degli Esteri con gli omologhi ucraini, sotto la responsabilità del ministro britannico Ben Wallace (11) (molto attivo durante il conflitto del Nagorno-Karabakh) (12).
Il 2 aprile il presidente Biden ha chiamato l’omologo ucraino per assicurargli il suo sostegno nel contrasto con la Russia. Secondo l’Atlantic Council, gli avrebbe annunciato la decisione di regalare all’Ucraina un centinaio di aerei da combattimento (F-5, F-16 e E-2C), attualmente dislocati nella base aerea di Davis-Monthan (13).
Il 4 aprile il presidente della Commissione delle Forze armate della Camera dei Rappresentanti, il democratico Adam Smith, ha negoziato con parlamentari ucraini importanti sovvenzioni all’esercito ucraino, in cambio dell’arruolamento contro il gasdotto Nord Stream 2 (14).
Il 5 aprile il presidente Zelensky si è recato in visita in Qatar, ufficialmente per implementare le relazioni commerciali. Il Qatar è il principale fornitore di armi agli jihadisti e, secondo nostre informazioni, con l’occasione è stata affrontata la questione di un eventuale finanziamento di combattenti. Faceva parte della spedizione il direttore generale della società di forniture militari Ukroboronprom, Yuri Gusev, che fornì armi a Daesh, su ordine del Qatar (15).
Avendo ricevuto carta bianca dal Qatar, la Turchia, Paese membro della NATO, ha immediatamente avviato il reclutamento di jihadisti internazionali in Siria per inviarli a combattere nel Donbass ucraino
Il 6 aprile la Lituania, che in passato protesse la parte occidentale dell’Ucraina all’epoca sotto la propria giurisdizione, si è informata sulla situazione militare (16).
Il 6 e 7 aprile 2021 il generale britannico sir Stuart Peach, presidente del Comitato militare della NATO, si è recato in Ucraina per definire le riforme necessarie per l’adesione alla NATO (17).
Il 9 aprile, conformemente alla Convenzione di Montreux, il Pentagono ha informato la Turchia dell’intenzione di far transitare navi da guerra negli stretti dei Dardanelli e del Bosforo.
Il 10 aprile il presidente turco Recep Tayyp Erdoğan ha ricevuto a Istanbul l’omologo ucraino Zelensky, nel quadro di regolari consultazioni fra le due nazioni (18).
Avendo ricevuto carta bianca dal Qatar, la Turchia, Paese membro della NATO, ha immediatamente avviato il reclutamento di jihadisti internazionali in Siria per inviarli a combattere nel Donbass ucraino. Sono stati inoltre inviati istruttori militari al porto ucraino di Mariupol, sede della Brigata Islamista Internazionale (19), creata dal presidente Erdoğan e dall’omologo ucraino dell’epoca, insieme ai tatari fedeli a Washington e opposti alla Russia.
Sono stati inoltre inviati istruttori militari al porto ucraino di Mariupol, sede della Brigata Islamista Internazionale, creata dal presidente Erdoğan e dall’omologo ucraino dell’epoca, insieme ai tatari fedeli a Washington e opposti alla Russia
La Federazione di Russia ha reagito in modo del tutto logico, ammassando truppe alla frontiera ucraina.
I partner dell’OSCE (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa) hanno interrogato la Russia sulle manovre, ricevendo solo risposte evasive. Il Documento di Vienna (1999) impegna i membri dell’OSCE a informarsi reciprocamente dei movimenti di truppe e di materiale bellico. Ma si sa che i russi non ragionano come gli Occidentali: non informano mai né la popolazione né i partner durante le operazioni, ma solo dopo che sono concluse.
Due giorni dopo, il G7 ha pubblicato una dichiarazione in cui manifestava preoccupazione per i movimenti della Russia, sorvolando però su quelli di NATO e Turchia. Si congratulava inoltre con l’Ucraina per l’autocontrollo e chiedeva alla Russia di «mettere fine alle provocazioni» (20).
Il 15 aprile il presidente Biden ha manifestato la propria visione del conflitto, espellendo dieci diplomatici russi. Ha adottato sanzioni contro la Russia, accusata non soltanto di aver truccato elezioni per far vincere il presidente Donald Trump, ma anche di aver offerto ricompense per l’assassinio di soldati USA in Afghanistan, nonché per aver attaccato i sistemi informatici federali attraverso un software di SolarWinds.
Il 13 aprile, in occasione della riunione dei ministri degli Esteri della NATO con la Commissione Ucraina/NATO, gli Stati Uniti hanno esposto il loro grande progetto. Tutti gli alleati – nessuno dei quali desideroso di morire affinché gli ucraini riescano a divorziare dalla Russia – sono stati invitati a recare sostegno a Kiev e a denunciare l’escalation della Russia (21). Il segretario di Stato Blinken si è a lungo intrattenuto con l’omologo ucraino, Dmytro Kouleba (22). Sembrava ci si stesse avviando inesorabilmente alla guerra.
Senonché la telefonata del presidente Biden all’omologo russo Putin ha improvvisamente disteso l’atmosfera. Gli ha proposto un incontro al vertice, benché, dopo averlo insultato, avesse sdegnosamente rifiutato la proposta di Putin di un dibattito pubblico (23). Dopo l’iniziativa di Biden, la guerra è apparsa evitabile.
Ciononostante, il 14 aprile Blinken ha convocato i principali alleati (Germania, Francia, Italia e Regno Unito) per mobilitarli (24).
Il 15 aprile il presidente Biden ha manifestato la propria visione del conflitto, espellendo dieci diplomatici russi (25). Ha adottato sanzioni contro la Russia, accusata non soltanto di aver truccato elezioni per far vincere il presidente Donald Trump, ma anche di aver offerto ricompense per l’assassinio di soldati USA in Afghanistan, nonché per aver attaccato i sistemi informatici federali attraverso un software di SolarWinds.
Com’era prevedibile, la Russia ha espulso un identico numero di diplomatici statunitensi. Ha inoltre teso una trappola a un diplomatico ucraino, fermandolo in flagrante reato di spionaggio: aveva ancora in mano documenti classificati segreto militare.
Proseguendo sulla propria strada, il presidente Zelensky ha incontrato gli omologhi francese e tedesco: il presidente Emmanuel Macron e la cancelliera Angela Merkel.
Alla fin fine, gli Stati Uniti e la Russia s’incontreranno e discuteranno: è prematuro morire per Kiev.
Pur deplorando l’escalation russa e riaffermando senza esitazioni il sostegno morale all’integrità territoriale dell’Ucraina, gli interlocutori sono stati evasivi sul prosieguo della vicenda.
Alla fin fine, gli Stati Uniti e la Russia s’incontreranno e discuteranno: è prematuro morire per Kiev.
Thierry Meyssan
NOTE
1) Destined for War: Can America and China Escape Thucydides’s Trap?, Graham Allison, Houghton Mifflin Harcourt (2017).
2) Interim National Security Guidance, White House, March 3, 2021. «La strategia di Sicurezza Nazionale del presidente Biden», di Thierry Meyssan, Traduzione Rachele Marmetti, Rete Voltaire, 6 aprile 2021.
3) Annual Threat Assessment of the US Intelligence Community, Director of National Intelligence, 9 aprile, 2021.
4) The Military Balance 2021, Institute for Strategic Studies, Routledge (2021).
5) «Déclaration du Sommet de l’Otan à Bucarest», NATO, 3 aprile 2008.
6) «Chi sono i nazisti nel governo ucraino?», di Thierry Meyssan, Traduzione Alessandro Lattanzio, Rete Voltaire, 4 marzo 2014.
7) Les Armées Secrètes de l’OTAN, Danièle Ganser, Ed. Demi-Lune (2003). Disponibile in episodi su Voltairenet.org, pubblicato in italiano con il titolo Gli eserciti segreti della NATO, Fazi Editore, 2005.
8) Decreto presidenziale 121/2021.
9) «Readout of Secretary of Defense Lloyd J. Austin III’s Call With Ukrainian Minister of Defence Andrii Taran», US Department of Defense, 2 aprile, 2021.
10) «Zelensky on Russian troops near border: Ukraine is ready for any provocations», Ukrinform, 2 aprile 2021.
11) «UK defense secretary initiates talks with Taran due to escalation in eastern Ukraine”, Ukrinform, 2 aprile 2021.
12) «Alto-Karabakh: la vittoria di Londra e Ankara, la disfatta di Soros e degli armeni», di Thierry Meyssan, Traduzione Rachele Marmetti, Rete Voltaire, 24 novembre 2020.
13) «U.S. Should Provide Lend-Lease Type of Aid Package for Ukraine to Help it Upgrade its Air Force – Atlantic Council», Defense Express, 7 aprile, 2021.
14) «Arakhamiya, Congressman Smith discuss expanding military support for Ukraine», Ukrinform, 5 marzo 2021.
15) «Ucraina e Qatar forniscono missili antierei allo Stato islamico», di Andrej Fomin, Traduzione Alessandro Lattanzio, Oriental Review (Russia) , Rete Voltaire, 23 novembre 2015.
16) «Ukrainian, Latvian defense ministers discuss security situation on Ukraine’s borders», Ukrinform, 7 aprile 2021.
17) «Visite du président du Comité militaire de l’OTAN en Ukraine», Otan, 6 aprile, 2021.
18) «La Turchia recluta jihadisti per mandarli in Ucraina», Traduzione Rachele Marmetti, Rete Voltaire, 17 aprile 2021.
19) «L’Ukraine et la Turquie créent une Brigade internationale islamique contre la Russie», par Thierry Meyssan, Télévision nationale syrienne , Réseau Voltaire, 12 agosto 2015.
20) «Déclaration du G7 sur l’Ukraine», Réseau Voltaire, 12 aprile 2021.
21) «La Commission OTAN-Ukraine se penche sur l’état de la sécurité en Ukraine», Réseau Voltaire, 13 aprile 2021.
22) «Rencontre d’Antony Blinken et Dmytro Kouleba», Stati Uniti (Dipartimento di Stato) , Réseau Voltaire, 13 aprile 2021.
23) «Conversation téléphonique entre Joe Biden et Vladimir Poutine», Stati Uniti (Casa Bianca), Réseau Voltaire, 13 aprile 2021.
[24] « Réunion des principaux alliés sur l’Ukraine », Stati Uniti (Dipartimento di Stato), Réseau Voltaire, 14 aprile 2021.
25) «Remarks on Russia», by Joseph R. Biden Jr., Voltaire Network, 15 aprile 2021.
Articolo ripubblicato su licenza Creative Commons CC BY-NC-ND
Fonte: «Gli alleati dovranno morire per Kiev?», di Thierry Meyssan, Traduzione Rachele Marmetti, Rete Voltaire, 20 aprile 2021,
Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.
Geopolitica
Oggetto trovato vicino al Nord Stream: ci porterà al colpevole?

L’agenzia per l’energia della Danimarca ha pubblicato giovedì scorso una foto di un misterioso oggetto cilindrico trovato vicino al gasdotto Nord Stream 2 sul fondo del mare.
L’agenzia ha affermato che è «possibile» che l’oggetto sia una boa marittima, alta 40 centimetri e larga 10 centimetri, e che «non rappresenti un rischio immediato per la sicurezza», riporta l’agenzia AFP.
Il Cremlino ha definito il recupero e l’esame dell’oggetto trovato accanto al Nord Stream «di fondamentale importanza» e che il reperto sarà attentamente esaminato.
Esso infatti potrebbe costituire la prova fisica di chi ha davvero commesso l’atto di terrorismo internazionale che ha distrutto il gasdotto russo-tedesco nel settembre scorso.,
Il portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov ha detto durante il quotidiano incontro con la stampa che «è di fondamentale importanza determinare che tipo di oggetto è, se è collegato a questo atto terroristico – a quanto pare lo è – e continuare questa indagine. E questa indagine deve essere trasparente». Come noto, le richieste della Russia di indagini congiunte con i vari Paesi dall’area sono state rifiutate dai governi, pur essendo il Nord Stream una proprietà russa.
Tuttavia ora la Danimarca sembra per qualche ragione aver cambiato idea. Il portavoce Peskov ha affermato riguardo alle indagini tedesche, svedesi e danesi in corso che è «una notizia sicuramente positiva» che Copenaghen abbia invitato Nord Stream 2 AG, la società russo-tedesca che controlla il gasdotto, ad assumere un ruolo attivo nelle indagini.
In realtà è stato Putin il primo a fare riferimento pubblicamente all’oggetto e agli sforzi investigativi in corso per accertare di cosa si tratti. Il presidente della Federazione Russa aveva detto che esperti ritengono che l’oggetto potrebbe essere un’antenna di segnale per attivare un esplosivo in quella parte del gasdotto.
Dagli attentati clandestini del 26 settembre che hanno disabilitato permanentemente i gasdotti dalla Russia alla Germania che passano sotto il Mar Baltico, la narrativa prevalente è cambiata radicalmente. Inizialmente, politici media occidentali avevano incredibilmente puntato il dito contro Mosca, ma poi a febbraio il giornalista premio Pulitzer Seymour Hersh ha pubblicato un’inchiesta specificando che si trattava di un’operazione segreta della CIA e della Marina degli Stati Uniti.
Dopo l’accurato reportage di Hersh, le accuse secondo cui la Russia avrebbe bombardato il proprio oleodotto erano terminate, tuttavia è emersa una bislacca nuova teoria, subito sostenuta dai media mainstream: i colpevoli vanno ricercati in un piccolo gruppo filoucraino, con a disposizione competenze e attrezzatura subacque avanzate, tanto esplosivo, più una barchetta.
Come riportato da Renovatio 21, il Cremlino ha definito la nuova teoria dei sub «filoucraini» ridicola, sottolineando che solo uno Stato e un esercito avrebbero le risorse per portare a termine un’operazione così complessa. Hersh ha quindi affermato, sulla base delle sue fonti, che la CIA stessa ha piantato la narrativa dei palombari ucrainisti nei media amichevoli per proteggere la Casa Bianca, che è coinvolta fin nella sua vetta, dal consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan, alla sottosegretaria del Dipartimento di Stato Victoria Nuland (artefice, almeno da un decennio e più, delle tensioni ucraine), al presidente Biden stesso.
Immagine da Twitter
Geopolitica
Ministro israeliano dichiara che non esiste alcun popolo palestinese

Il ministro delle finanze israeliano Bezalel Smotrich ha dichiarato a una cerimonia commemorativa privata a Parigi che non esiste un popolo palestinese, che è un’invenzione del mondo arabo e che lui e i suoi nonni sono i veri palestinesi. Lo riporta il quotidiano israeliano Times of Israel.
Smotrich ha affermato che «non esistono i palestinesi perché non esiste il popolo palestinese», un commento che è stato accolto con applausi dai partecipanti, come si vede in un video dell’evento pubblicato online.
«Sai chi sono i palestinesi?” ha proseguito il ministro dello Stato ebraico. «Io Sono palestinese», ha detto, citando anche sua nonna, nata nella città israeliana settentrionale di Metula 100 anni fa, e suo nonno, un gerosolimitano di 13ª generazione come i «veri palestinesi».
“Le peuple palestinien n’existe pas.”
Voici les propos tenus à Paris par Bezalel Smotrich, colon ultranationaliste et ministre israélien des Finances : pic.twitter.com/eJHaKJak3x— AJ+ français (@ajplusfrancais) March 21, 2023
«Esiste una storia o una cultura palestinese? No. Ci sono stati arabi in Medio Oriente che sono arrivati in Terra d’Israele contemporaneamente all’immigrazione ebraica e all’inizio del sionismo. Dopo 2000 anni di esilio, il popolo di Israele stava tornando a casa, e intorno c’erano arabi a cui non piaceva. Quindi cosa fanno? Inventano un popolo fittizio in Terra d’Israele e rivendicano diritti fittizi in Terra d’Israele solo per combattere il movimento sionista».
Le comunità arabe occupate dovrebbero «smettere di sputare nel pozzo da cui stanno bevendo», ha detto Smotrich, riferendosi al beneficio che gli arabi avrebbero tratto dal «miracolo» che è Israele.
Le ultime osservazioni infiammatorie di Smotrich sono arrivate all’incirca nello stesso periodo in cui i funzionari della sicurezza israeliani e palestinesi si stavano riunendo a Sharm el Sheik, in Egitto, per dare seguito a un incontro di febbraio ad Aqaba, in Giordania, per elaborare accordi di sicurezza per la Cisgiordania.
Un comunicato congiunto firmato da Israele e Palestina sottolinea il «diritto legale» che la Palestina ha di svolgere responsabilità di sicurezza sull’Area A della Cisgiordania.
Secondo il Times of Israel le forze dello Stato ebraico conducono regolarmente raid nell’Area A che hanno ucciso dozzine di palestinesi nell’ultimo anno.
L’affermazione di Smotrich non è nuova: la prima a dire che «i palestinesi non esistono» fu, negli anni Settanta, la premier Golda Meir.
The right-winger Smotrich has provoked international outrage with his denial of the existence of Palestinians.
Meanwhile, ex-Labor PM Golda Meir remains a hero inside liberal Western circles despite having repeatedly said the same thing. pic.twitter.com/w1dGfgg7pS https://t.co/ic8UJx4tf1
— Max Blumenthal (@MaxBlumenthal) March 22, 2023
Dal discorso di Smotrich restano completamente fuori, per qualche motivo, i cristiani palestinesi, in nessun modo assimilabili alla narrativa professata dal ministro, e pure dotati di loro automatiche rappresentanze alla Knesset. Attualmente, i cristiani israeliani si stanno dimostrando inquieti per il nuovo governo Netanyahu.
Come riportato da Renovatio 21, un nuovo disegno di legge proposto dall’alleanza partitica Ebraismo della Torah Unito (UTJ) prevede la criminalizzazione dei tentativi di conversione; la proposta pone l’accento sul proselitismo cristiano.
Un altro ministro israeliano, il capo del dicastero della Sicurezza Nazionale Itamar Ben-Gvir, due mesi fa ha vietato l’esposizione di bandiere palestinesi in luoghi pubblici sostenendo che «incoraggiano il terrorismo».
Immagine di 4800 via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 4.0 International (CC BY-SA 4.0)
Essere genitori
La manovra dietro la richiesta di arresto di Putin da parte della Corte Penale Internazionale

Il presidente della Federazione Russa Vladimir Putin è stato accusato dalla ICC, o Corte Penale Internazionale (CPI), di aver permesso al commissario presidenziale per i diritti dei bambini Maria Lvova-Belova di salvare orfani dalla zona di guerra del Donbass e poi trovare genitori russi disposti ad adottarli.
«La deportazione illegale di popolazione (bambini) e quella del trasferimento illegale di popolazione (bambini) dalle aree occupate dell’Ucraina» è scritto nel linguaggio della CPI.
È qui ignorato bellamente che milioni di residenti adulti del Donbass sono fuggiti in Russia in cerca protezione in questi anni di pulizia etnica (14 mila morti) praticata dal regime di Kiev contro l’etnia russa presente su quello che era sulla carta territorio ucraino. È ignorato altresì che dal 2014 la continuità tra i russi di ucraina e la madrepatria non ha potuto che aumentare a dismisura. Il successo dei referendum di annessione e della distribuzione dei passaporti a Lugansk e Donetsk stanno a significarlo alla perfezione.
Contrariamente a quel che può credere il quivis de populo, la Corte Penale Internazionale non è collegata alle Nazioni Unite. Inoltre, non ha autorità in Russia, Stati Uniti, Cina, India e dozzine di altri Paesi che non sono firmatari dello Statuto di Roma, lanciato nel 1998, entrato in vigore nel 2002 e modificato nel 2010.
La Russia, sebbene originariamente firmataria del documento di fondazione della CPI del 1998, si è ufficialmente ritirata dalla CPI anni fa, citando il suo allontanamento dai suoi obiettivi dichiarati.
In secondo luogo, gli Stati Uniti hanno promulgato una legge nel 2002 che proibisce qualsiasi cooperazione con la CPI e autorizza «tutti i mezzi necessari e appropriati», inclusa la forza militare, per liberare gli americani o i cittadini degli alleati degli Stati Uniti dalle azioni della CPI. In pratica, se un qualche cittadino americano accusato di essere un criminale di guerra viene preso e portato alla CPI, Washington manda un commando a esfiltrarlo (se va bene), oppure i bombardieri, o chissà ché.
La legge ovviamente protegge personaggi come George Bush, Dick Cheney e l’allegra compagnia neocon (quella che ora è dietro alla guerra contro la Russia) dalla possibilità di essere processati, e pagare, per aver macellato uno o due milioni di persone in Iraq – più l’Afghanistan… è bello pensare che anche Biden, Jake Sullivan, Victoria Nuland e soci mai potranno essere processati all’Aia per l’attacco terroristico al gasdotto Nord Stream. Lo stesso dicasi per Anthony Fauci e per Shi Zhengli, la batwoman del laboratorio di Wuhano, qualora mai ci fosse un processo internazionale per il coronavirus.
Non solo Putin è ora ricercato dal Tribunale per crimini internazionali dell’Aia. Con lui c’è Maria Lvova-Belova, Commissario presidenziale per i diritti dei bambini della Federazione Russa, una donna che col marito, pur avendo già cinque figli dal marito sacerdote ortodosso, ne ha adottati molti altri, arrivando ad essere custode di 23 fanciulli.
Prima di ricevere l’incarico di Commissario per l’infanzia, la Lvova-Belova aveva insegnato chitarra nelle scuole di musica per bambini. Successivamente, aveva fondato Novjie Berega, una comunità per giovani con diversi tipi di disabilità.
L’anno scorso lei e suo marito avevano adottato il loro primo figlio dal Donbass: ecco il presunto complice di Putin.
Durante il conflitto, la Lvova-Belova ha trovato genitori adottivi e tirato fuori gli orfani dal pericolo in corso. Lo stesso regime di Kiev che da nove anni ha ucciso un numero significativo di genitori, aggravando notevolmente il problema degli orfanotrofi, ha dichiarato alla Corte penale internazionale che Lvova-Belova, insieme a Putin, sta rapendo i bambini, presumibilmente i loro cari cittadini ucraini.
Dopo l’emissione da parte della CPI di un mandato di arresto, Maria Lvova-Belova ha ringraziato sarcasticamente la «comunità internazionale» per aver apprezzato il suo lavoro per aiutare a salvare i bambini dalla zona degli attacchi ucraini.
La triste realtà, che a questo punto getta ombre anche sui sistemi giudiziari transnazionali, è che tutta questa manovra serve a ferire le possibilità di manovra di Putin, che non potrà più visitare Paesi stranieri qualora fossero firmatari dello Statuto di Roma che riconosce la CPI. Il presidente russo rischierebbe l’arresto.
Per cui, per Putin, niente più G20, etc.: ecco un modo per togliere il vero dominatore della scena globale dai palcoscenici diplomatici.
Paradossalmente, Putin potrebbe però visitare gli USA, che rivendicano l’opzione militare nel caso la CPI tocchi uno dei loro.
L’ipocrisia dell’intero sistema internazionale occidentale arriva al parossismo, al ridicolo.
Immagine di President of Russia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 4.0 International (CC BY 4.0)
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