Persecuzioni
Gerusalemme: il comune «congela» i conti del patriarcato greco-ortodosso

Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
La denuncia in una nota di Protecting Holy Land Christians. Il «ragionamento» dietro la decisione sarebbe collegato «alla questione dell’Arnona». Il patriarcato «non è ora in grado di pagare gli stipendi al clero, agli insegnanti e al personale». Nell’omelia dell’Assunzione il card. Pizzaballa afferma che il sangue di ogni «innocente» a Gaza e nel mondo «non è dimenticato».
In una fase di profonde tensioni per la guerra a Gaza e le violenze dei coloni ebraici che hanno colpito anche la comunità cristiana palestinese, si apre un nuovo fronte di scontro in Terra Santa: nei giorni scorsi, ma la notizia è emersa solo in queste ore, la municipalità di Gerusalemme ha «congelato» tutti i conti bancari appartenenti al patriarcato greco-ortodosso, come emerge da una dichiarazione ufficiale della comunità guidata dal primate Teofilo III: «Mercoledì 6 agosto il comune di Gerusalemme – si legge nella nota – ha deciso unilateralmente di congelare il conto bancario del Patriarcato greco-ortodosso di Gerusalemme. È nostra convinzione che il ragionamento alla base di questa decisione sia legato alla questione dell’Arnona», la controversa tassa di proprietà che i Comuni incassano sulle proprietà immobiliari.
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
La disputa tra il comune e diverse chiese che detengono proprietà a Gerusalemme va avanti da diversi anni. Un accordo decennale tra le Chiese e lo Stato di Israele aveva impedito al comune di Gerusalemme di riscuotere l’imposta sulla proprietà dalle istituzioni cristiane.
Tuttavia, nel 2018, la città ha deciso che l’esenzione per le congregazioni e comunità cristiane si applicasse solo alle proprietà utilizzate «per la preghiera, per l’insegnamento della religione o per le esigenze derivanti da ciò». Da qui l’esclusione di attività al servizio dei pellegrini come pensioni e caffetterie, iniziando a raccogliere fatture e balzelli per decine di milioni di shekel.
Uno scontro che ha registrato fasi di profonda tensione, culminate il 25 febbraio 2018 nella storica decisione del patriarca armeno Manougian, del greco-ortodosso Teofilo III e del custode di Terra Santa fra Francesco Patton di chiudere il santuario del Santo Sepolcro.
Nel mirino una bozza di legge sull’esproprio di terreni appartenuti a Chiese e la richiesta dell’allora sindaco Nir Barkat di versare anni di tasse, contravvenendo agli accordi legati allo status quo. Il comune aveva fatto marcia indietro solo dopo l’intervento del premier Benjamin Netanyahu ma, da allora, le tensioni sono più volte riemerse fra municipalità e autorità ecclesiastiche su proprietà o attività specifiche.
«Come enti religiosi, le chiese svolgono ruoli vitali mantenendo istituzioni educative, assistenziali e caritatevoli che servono la popolazione locale, cristiana o non» spiega la dichiarazione del gruppo di Theophilos, Protecting Holy Land Christians, realtà che collabora con capi di altre chiese. Per questo motivo, storicamente, le chiese «non hanno mai pagato le tasse comunali o governative per le proprietà» durante i periodi di dominio ottomano, britannico, giordano o israeliano.
Secondo Protecting Holy Land Christians, che è collegato anche al Council of Patriarchs and Heads of Churches in Jerusalem, il patriarcato greco-ortodosso «non è ora in grado di pagare gli stipendi al clero, agli insegnanti e al personale». Tuttavia, altre Chiese affrontano controversie simili: una causa è aperta contro il patriarcato armeno dal comune di Gerusalemme e sarà discussa a settembre.
Iscriviti al canale Telegram
Ieri, intanto, nell’omelia della messa dell’Assunzione celebrata nel monastero benedettino di Abu Gosh, il patriarca di Gerusalemme dei latini, card. Pierbattista Pizzaballa, ha sottolineato che il sangue di ogni «innocente» a Gaza e nel mondo «non è dimenticato».
Ripercorrendo gli ultimi, terribili mesi di guerra e così «carichi di dolore», il porporato afferma che non permettono discorsi sulla pace «edulcorati e astratti», per questo «non credibili».
Al contrario, il primate latino torna a sottolineare il valore del realismo ricordando anche che il compito dei cristiani è – pur fra morte e distruzione – continuare a “seminare vita” perché «il drago» non abbia l’ultima parola.
«Dobbiamo sempre di nuovo imparare a convivere – ha affermato il cardinale Pizzaballa – con la dolorosa consapevolezza che il potere del male continuerà ad essere presente nella vita del mondo e nella nostra [e] non potremo con le nostre sole forze umane sconfiggere il potere enorme di quel drago. […] Al contrario è presa di coscienza delle dinamiche della vita del mondo, senza fughe di alcun genere, ma anche senza paura, senza condividerle ma anche senza nasconderle».
Invitiamo i lettori di Renovatio 21 a sostenere con una donazione AsiaNews e le sue campagne.
Renovatio 21 offre questo articolo per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Immagine di Lizzy Shaanan Pikiwiki Israel via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.5 Generic
Persecuzioni
Terra Santa, il Patriarca latino di Gerusalemme vuole credere al piano di Trump

Iscriviti al canale Telegram
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Persecuzioni
Arcivescovo armeno condannato a due anni di carcere

L’arcivescovo armeno Mikael Ajapahyan è stato giudicato colpevole di incitamento al colpo di stato e condannato a due anni di carcere, in un clima di crescente tensione tra la Chiesa nazionale e il governo. Il religioso ha respinto le accuse, definendole di natura politica.
Come riportato da Renovatio 21, l’arcivescovo era stato arrestato ad inizio estate, quando la polizia aveva fatto irruzione nella sede della Chiesa apostolica armena, la più grande del Paese, nella città di Vagharshapat, provocando gravi scontri tra chierici, membri della chiesa e forze dell’ordine.
Negli ultimi mesi, le frizioni tra il primo ministro Nikol Pashinyan e l’opposizione, appoggiata da figure di spicco della Chiesa Apostolica Armena (CAA), si sono intensificate. I critici hanno accusato Pashinyan di compromettere gli interessi nazionali dell’Armenia per aver accettato di cedere alcuni villaggi di confine all’Azerbaigian, Paese con cui l’Armenia ha contenziosi territoriali. Pashinyan ha difeso la decisione, che ha scatenato proteste, sostenendo che punta a risolvere il conflitto decennale tra le due ex repubbliche sovietiche.
Iscriviti al canale Telegram
Venerdì, un tribunale di Yerevan ha emesso la sentenza contro Ajapahyan, in custodia cautelare da fine giugno. L’accusa aveva richiesto una condanna a due anni e mezzo, mentre la difesa aveva sostenuto l’innocenza dell’arcivescovo. Secondo l’atto d’accusa, Ajapahyan avrebbe incitato al rovesciamento del governo armeno in due interviste rilasciate a febbraio 2024 e giugno 2025.
Commentando le accuse dopo il suo arresto, Ajapahyan ha dichiarato che il «Signore non perdonerà i miseri servitori che sanno bene cosa stanno facendo».
Ad agosto, Karekin II, Patriarca supremo e Catholicos di tutti gli armeni, ha espresso preoccupazione per la «campagna illegale contro la Santa Chiesa apostolica armena e il suo clero da parte del potere politico», come riportato in una dichiarazione ufficiale della Chiesa.
A giugno, le autorità armene hanno arrestato un altro importante religioso, il vescovo Bagrat Galstanyan, accusandolo di terrorismo e di aver pianificato un colpo di Stato.
Nello stesso mese, il portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov ha definito la spaccatura tra il governo armeno e la Chiesa una «questione interna» dell’Armenia, aggiungendo però che molti membri della numerosa diaspora armena in Russia stavano «osservando questi eventi con dolore» e non «accettavano il modo in cui si stavano svolgendo».
L’Armenia e il vicino Azerbaigian sono entrambe ex repubbliche sovietiche, coinvolte in una disputa territoriale sulla regione del Nagorno-Karabakh dalla fine degli anni Ottanta. La regione, a maggioranza armena, si è staccata da Baku all’inizio degli anni ’90 in seguito a una guerra in piena regola.
Il territorio è stato fonte di costante tensione tra Armenia e Azerbaigian per oltre due decenni, con molteplici focolai e conflitti su larga scala, prima che Baku riuscisse a riprendere il controllo della regione con la forza nel 2023, provocando l’immane esodo degli armeni del Nagorno, regione divenuta prima teatro di atrocità poi di città fantasma.
Come riportato da Renovatio 21, strutture gasiere legate all’Azerbaigian sono state colpite nei pressi di Odessa, a pochi metri dal confine romeno (cioè NATO) nelle scorse ore.
Aiuta Renovatio 21
Baku è legata alla politica europea, ed italiana, tramite il gasdotto TAP, considerato come fornitura di idrocarburo alternativa a Mosca, per cui spinta dalle élite euro-atlantiche di Brusselle, pronte a chiudere un occhio sulle accuse allo Stato dinastico petro-islamico dell’Azerbaigian riguardo i diritti umani.
Secondo un giornale spagnolo, l’Armenia, nel suo movimento di allontanamento da Mosca perseguito dalla presidenza Pashynian, starebbe per porre parte del suo territorio sotto il controllo degli Stati Uniti.
Yerevan è diventata sempre più filo-occidentale sotto Pashinyan; durante la conferenza stampa, il primo ministro ha ribadito che «l’Armenia vuole entrare a far parte dell’UE», riflettendo una legge firmata all’inizio di quest’anno che esprime questa intenzione. Tuttavia, ha riconosciuto che sarà «un processo complicato», poiché il paese dovrà soddisfare determinati standard e ottenere l’approvazione di tutti gli Stati membri.
Nelle ultime settimane, la tensione in Armenia è stata elevata a seguito dell’arresto di due alti prelati della Chiesa Apostolica Armena (CAA) e di uno dei suoi principali sostenitori, l’imprenditore russo-armeno Samvel Karapetyan. Sono stati accusati di aver cospirato per rovesciare il governo di Pashinyan dopo aver esortato la popolazione a protestare contro la decisione del primo ministro di cedere diversi villaggi di confine all’Azerbaigian.
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Immagine screenshot da YouTube
Persecuzioni
Il ministro israeliano Katz: suore e clero cristiano saranno considerati terroristi se non lasceranno Gaza

Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
-
Persecuzioni2 settimane fa
Il ministro israeliano Katz: suore e clero cristiano saranno considerati terroristi se non lasceranno Gaza
-
Immigrazione2 settimane fa
Mons. Viganò: storia delle migrazioni di massa come ingegneria sociale
-
Spirito2 settimane fa
Viganò: «Leone ambisce al ruolo di Presidente del Pantheon ecumenico della Nuova Religione Globale di matrice massonica»
-
Ambiente2 settimane fa
Cringe vaticano ai limiti: papa benedice un pezzo di ghiaccio tra Schwarzenegger e hawaiani a caso
-
Cancro1 settimana fa
Tutti i vaccini contro il COVID aumentano il rischio di cancro, conclude un nuovo studio
-
Civiltà2 settimane fa
«Pragmatismo e realismo, rifiuto della filosofia dei blocchi». Il discorso di Putin a Valdai 2025: «la Russia non mostrerà mai debolezza o indecisione»
-
Salute2 settimane fa
I malori della 40ª settimana 2025
-
Spirito1 settimana fa
Il vescovo Schneider: i cattolici devono adorare Cristo, non l’ideologia LGBT o l’agenda climatica