Internet
Elon racconta: la UE ha offerto a X un accordo segreto sulla censura
X, cioè e Twitter sotto il nuovo corso di Elon Musk, è perseguitata dall’Unione Europea perché ha respinto la richiesta di Bruxelles di censurare segretamente le opinioni sulla piattaforma. Lo ha rivelato lo stesso proprietario Musk.
Venerdì scorso l’UE, per bocca del Commissario europeo per la concorrenza Margrethe Vestager, ha annunciato di ritenere che X abbia violato il Digital Services Act (DSA) e di voler imporre pesanti sanzioni alla società se non avesse modificato le sue pratiche.
«La Commissione Europea ha offerto a X un accordo segreto illegale: se avessimo censurato silenziosamente il discorso senza dirlo a nessuno, non ci avrebbero multato», ha scritto Musk in risposta. «Le altre piattaforme hanno accettato quell’accordo. X no».
The European Commission offered ???? an illegal secret deal: if we quietly censored speech without telling anyone, they would not fine us.
The other platforms accepted that deal.
???? did not. https://t.co/4lKsaRsYoA
— Elon Musk (@elonmusk) July 12, 2024
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«Aspettiamo con ansia una battaglia pubblica in tribunale, affinché i cittadini europei possano conoscere la verità», ha aggiunto.
Musk ha acquistato Twitter nell’ottobre 2022, dopo aver espresso disappunto per la censura diffusa sulla piattaforma di social media. Da allora ha sbloccato la maggior parte degli account bloccati, incluso quello dell’ex presidente Donald Trump.
Quando Musk aveva annunziato che «l’uccello è stato liberato», una delle risposte arrivò da Thierry Breton, Commissario europeo per il mercato interno.
«In Europa, l’uccello volerà secondo le nostre regole», aveva detto il Bretone, con in canna il DSA. La Commissione di Breton, ricordiamo, ha dichiarato l’anno scorso di poter vietare i social media in caso di disordini civili. Musk in passato aveva dovuto smentire la notizia secondo cui X si sarebbe ritirata dalla UE a causa delle leggi sulla censura.
Venerdì, Breton ha spiegato la mossa della Commissione europea contro Musk sostenendo che X viola i «requisiti di trasparenza» dell’UE negando l’accesso ai «ricercatori», tra le altre cose. Non è chiaro cosa siano questi «ricercatori» europei, né cosa facciano e chi, in caso, li paghi.
«Un tempo, le spunte blu significavano fonti di informazioni affidabili. Ora con X, la nostra opinione preliminare è che ingannino gli utenti e viòlino il DSA», ha affermato Breton.
Secondo la Commissione, consentire a chiunque di ottenere la verifica in cambio di una quota di abbonamento «incide negativamente sulla capacità degli utenti di prendere decisioni libere e informate sull’autenticità degli account e dei contenuti con cui interagiscono».
La Commissione ha inoltre obiettato che X non mantiene «un archivio pubblicitario consultabile e affidabile» che «consentirebbe la supervisione e la ricerca richieste sui rischi emergenti».
Ciò che ha maggiormente infastidito l’organismo dell’UE è stato il fatto che X non consenta ai «ricercatori» di estrarre i propri dati pubblici né di concedere l’accesso alla propria interfaccia di programmazione delle applicazioni (API), come previsto dal DSA.
Mike Benz, un ex funzionario dell’amministrazione Trump, ha evidenziato questo fatto per suggerire che la vera motivazione dell’UE è quella di «usare il DSA per costringere X a riorganizzare la squadra di censura licenziata quando Elon ha preso il potere». Il Benz ha inoltre affermato che le persone che si presentano come ricercatori sono in realtà «attività di censura e operatori politici».
Musk ha ripubblicato l’analisi di Benz con una sola parola di commento: «Esatto».
Exactly https://t.co/3TNM7rch2y
— Elon Musk (@elonmusk) July 12, 2024
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Musk sembra proprio essere detestato dall’oligarcato europeo, incluse le propaggini italiane.
Ora ci si aspetta che X risponda alla Commissione per iscritto. Se l’UE conferma le conclusioni preliminari di Breton, X potrebbe essere multata «fino al 6% del fatturato annuo mondiale totale» e obbligata a risolvere la sua «violazione» sotto «supervisione rafforzata», ha affermato l’organismo.
Se tutto quello che è stato detto è vero, si tratterebbe, per i cittadini europei, di qualcosa di gravissimo, e potenzialmente anticostituzionale in vari Paesi dell’Unione.
Ma del resto, abbiamo visto le costituzioni divenire carta straccia con pandemia, vaccino, greenpass. Proprio lì, in effetti, avevamo visto cominciare la fase più potente della censura (che colpì Renovatio 21 disintegrando visibilmente pagine e account personali Facebook, e chissà in quanti altri modi su altre piattaforme).
I social media usati maggiormente dalla popolazione – Facebook, Instagram, YouTube – sono di fatto strumenti di sottomissione.
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Immagine di UK Government via Flickr pubblicata su licenza CC BY 2.0
Geopolitica
Elon Musk chiede l’abolizione dell’UE «Quarto Reich»
;The tyrannical, unelected bureaucracy oppressing the people of Europe are in the second picture https://t.co/j6CFFbajJa
— Elon Musk (@elonmusk) December 7, 2025
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In precedenza, Musk aveva bollato l’UE come un «mostro burocratico», accusandone la dirigenza di «soffocare lentamente l’Europa fino alla morte». Il miliardario, che ha spesso denunciato l’iper-regolamentazione bruxellese, ha invocato lo smantellamento completo dell’Unione. «L’UE dovrebbe essere abolita e la sovranità restituita ai singoli paesi, in modo che i governi possano rappresentare meglio i loro cittadini», ha scritto. Anche l’ambasciatore statunitense presso l’UE Andrew Puzder ha condannato l’iniziativa europea, precisando che Washington «si oppone alla censura e contesterà le gravose normative che prendono di mira le aziende statunitensi all’estero». Ciononostante, l’UE difende la decisione: la vicepresidente esecutiva della Commissione per la sovranità tecnologica, la sicurezza e la democrazia, Henna Virkkunen, ha puntualizzato che la responsabilità ricade unicamente sulla piattaforma di Musk e che «ingannare gli utenti con segni di spunta blu, oscurare informazioni sulle pubblicità ed escludere i ricercatori non è consentito online nell’UE». Come riportato da Renovatio 21 il tema delle euromulte contro Musk è risalente. Brusselle aveva valutato l’ipotesi di multe contro X da quando l’ex commissario alla tecnologia UE, Thierry Breton, aveva accusato la piattaforma di non aver controllato adeguatamente i contenuti illegali e di aver violato il Digital Services Act (DSA) dell’UE del 2022. La decisione se penalizzare X spetta ora alla commissaria UE per la concorrenza, Margrethe Vestager. Come noto al lettore di Renovatio 21, Elone per qualche ragione è assai inviso all’oligarchia europea e a tanta politica continentale, come hanno dimostrato i discorsi del presidente italiano Sergio Mattarella, che pareva attaccare proprio Musk e le sue ambizioni sui social e nello spazio.Pretty much https://t.co/0hspV4roFj
— Elon Musk (@elonmusk) December 7, 2025
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Internet
L’UE attacca le piattaforme che si rifiutano di censurare la libertà di parola: il fondatore di Telegram
L’Unione Europea sta ingiustamente prendendo di mira le piattaforme social che tollerano discorsi dissidenti o critici, ha dichiarato Pavel Durov, fondatore di Telegram.
La sua affermazione è arrivata in risposta a un post del 2024 di Elon Musk, proprietario di X, che accusava la Commissione Europea di aver proposto alla piattaforma un patto segreto per eludere sanzioni in cambio della censura di certi contenuti. Il giorno precedente, l’UE aveva inflitto a X una multa da 120 milioni di euro (circa 140 milioni di dollari).
Durov ha spiegato che Bruxelles sta applicando alle società tech norme severe e impraticabili proprio per colpire quelle che rifiutano di praticare una moderazione occulta dei contenuti.
«L’UE impone regole impossibili per poter punire le aziende tecnologiche che si oppongono a una censura silenziosa della libertà di espressione», ha postato Durov sabato su X.
Il Pavel ha inoltre richiamato la sua detenzione in Francia dell’anno scorso, che ha descritto come motivata da ragioni politiche. Secondo lui, in quel frangente il capo dei servizi segreti francesi gli avrebbe chiesto di «bannare le voci conservatrici in Romania» in vista delle elezioni – un’ipotesi smentita dalle autorità transalpine. Durov ha aggiunto che gli agenti di Intelligence gli avrebbero offerto assistenza in cambio della rimozione discreta dei canali legati alle elezioni in Romania.
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Queste stesse accuse sono state ribadite nel suo intervento recente, in cui ha qualificato l’inchiesta come «un’indagine penale priva di fondamento», seguita da tentativi di pressione per limitare la libertà di parola in Romania e Moldavia.
Più tardi, sempre sabato, Durov ha aggiunto: «L’UE prende di mira esclusivamente le piattaforme che ospitano discorsi scomodi o dissenzienti (Telegram, X, TikTok…). Le piattaforme che, tramite algoritmi, mettono a tacere le persone rimangono sostanzialmente intatte, nonostante problemi ben più gravi di contenuti illegali».
L’anno scorso, Elon Musk aveva rivelato che la Commissione Europea aveva proposto a X «un accordo segreto illegale» per censurare i contenuti in modo discreto. «Se avessimo censurato silenziosamente i contenuti senza dirlo a nessuno, non ci avrebbero multato. Le altre piattaforme hanno accettato quell’accordo. X no», aveva scritto.
Venerdì, il portavoce della Commissione Europea Tom Rainier ha precisato che la sanzione a X ammontava a 120 milioni di euro per violazioni del Digital Services Act, sottolineando che non aveva legami con la censura e che si trattava della prima applicazione concreta della normativa. Il Segretario di Stato americano Marco Rubio ha aspramente criticato la decisione, definendola «un attacco a tutte le piattaforme tech americane e al popolo statunitense da parte di governi stranieri».
Tanto Durov quanto Musk hanno subito pressioni da parte dei regolatori UE in base al DSA, in vigore dal 2023. Questa legge obbliga le piattaforme a eliminare celermente i contenuti illegali, sebbene i detrattori sostengano che possa essere impiegata per reprimere opinioni legittime.
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Immagine screenshot da YouTube
Internet
L’UE multa X di Musk per 120 milioni di euro. Gli USA: «attacco al popolo americano»
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