Eutanasia
Donazione degli organi, tredicenne riacquista coscienza dopo che i genitori hanno firmato il modulo

È passato un mese dallo sconvolgente caso che ha coinvolto il tredicenne americano Trenton Mckinley.
Il ragazzino americano ha improvvisamente ripreso conoscenza appena dopo che i suoi genitori avevano acconsentito alla disattivazione del supporto vitale e alla donazione degli organi.
Il ragazzino ha improvvisamente ripreso conoscenza appena dopo che i suoi genitori avevano acconsentito alla disattivazione del supporto vitale e alla donazione degli organi.
Trenton, che abita Mobile in Alabama, era in stato comatoso dopo aver subito gravi ferite alla testa in un incidente nel quale era stato colpito alla testa da un rimorchio ribaltato. Il ragazzo aveva subito diversi interventi di craniotomia, e aveva sofferto di insufficienza renale e arresto cardiaco. I dottori dicevano che «non sarebbe mai più tornato normale»: frase classica dell’onniscienza medica, spesso sparata sui famigliari senza tanti complimenti.
Gli stessi medici avevano parlato con la famiglia della donazione di cinque degli organi di Trenton, che risultavano adatti a cinque altri bambini, e la famiglia aveva accettato di far donare gli organi.
I dottori dicevano che «non sarebbe mai più tornato normale»: frase classica dell’onniscienza medica, spesso sparata sui famigliari senza tanti complimenti.
In una storia che ha dell’incredibile – del miracoloso – solo un giorno prima che si sarebbe dovuto interrompere il suo supporto vitale, il ragazzino ha iniziato a riprendere conoscenza.
Trenton sta ancora recuperando le sue abilità motorie e avrà bisogno di diverse operazioni per riparare le sue abilità, tuttavia è ora in grado di comunicare senza problemi e ha persino fatto battute con i giornalisti.
Il ragazzo ha detto ai giornalisti che era in paradiso mentre era incosciente. «Ero in un campo aperto che camminavo dritto», ha detto.
Il caso dovrebbe spingere tutti a ripensare con forza tutto il processo di espianto degli organi e i criteri con i quali si stabilisce che una persona è morta, quando invece è viva e perfettamente in grado di guarire.
«Non c’è altra spiegazione se non Dio. Non c’è altro modo, anche i medici lo hanno detto».
Il caso dovrebbe spingere tutti a ripensare con forza tutto il processo di espianto degli organi e i criteri con i quali si stabilisce che una persona – un bambino, in questo caso – è morta, quando invece è viva e perfettamente in grado di guarire.
Eutanasia
Gran Bretagna, proposta di legge sul suicidio assistito alla Camera dei Lord

Il Catholic Herald titolava: «I pari esaminano attentamente la legge sul suicidio assistito mentre cresce l’opposizione», riferendo che la Camera dei Lord discuterà il disegno di legge sugli adulti malati terminali (fine della vita) dopo la sua approvazione da parte della Camera dei Comuni.
Questo disegno di legge, presentato dal deputato laburista Kim Leadbeater, consentirebbe agli adulti malati terminali in Inghilterra e Galles di richiedere assistenza medica per porre fine alla propria vita. È stato approvato dalla Camera dei Comuni all’inizio di quest’estate, appena sette mesi dopo il primo dibattito parlamentare sulla questione.
Il testo è già stato letto alla Camera dei Lord il 23 giugno, un passaggio puramente procedurale senza dibattito. La seconda lettura del 19 settembre sarà la prima occasione per i Lord di esaminare il disegno di legge in dettaglio.
Il suo avanzamento è insolito per un disegno di legge presentato da un parlamentare di base, che in genere affronta un percorso difficile per l’adozione finale. I parlamentari hanno consentito che il disegno di legge fosse valutato nel merito, evitando tattiche procedurali: è stato approvato dalla Camera dei Comuni con voto libero.
Si prevede che la Camera dei Lord avvii il dibattito formale il 19 settembre, dopo una prima sessione puramente formale il 12 settembre. Se i Lord emendano il disegno di legge, questo tornerà alla Camera dei Comuni per un ulteriore esame in un processo parlamentare noto come «ping-pong».
Non è escluso che la Camera dei Lord respinga la legge nella sua interezza, a causa delle numerose lacune del suo quadro giuridico. Va notato che la Camera dei Lord ha già esaminato diversi progetti di legge sul suicidio assistito senza approvarli, con proposte presentate nel 2014, 2020, 2021 e 2024.
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La Camera non eletta comprende membri con esperienza in settori correlati al disegno di legge: medicina, diritto e diritto della disabilità. La Convenzione di Salisbury, che sconsiglia ai Lord di bloccare gli impegni previsti dal programma governativo, non si applica in questo caso. Tuttavia, è raro che i Lord respingano completamente un disegno di legge approvato dalla Camera dei Comuni.
Ma il momento giusto potrebbe rivelarsi decisivo. L’ultimo tentativo di legiferare sul suicidio assistito alla Camera dei Lord, dieci anni fa, fallì a causa dell’elevato numero di emendamenti. I Lord hanno il diritto di presentare e discutere ogni emendamento, il che potrebbe richiedere molto tempo parlamentare.
Gli oppositori avvertono che anche una legge limitata sul suicidio assistito potrebbe compromettere la tutela dei gruppi vulnerabili. Lord Shinkwin, disabile, ha dichiarato: «questo disegno di legge metterebbe una taglia sulla mia testa e su quella di molte persone disabili».
La Conferenza Episcopale Cattolica di Inghilterra e Galles ha espresso la sua opposizione. In documenti scritti presentati alla Commissione per la Legge sul Suicidio Assistito all’inizio di quest’anno, i vescovi hanno sostenuto che la vita è un dono sacro che deve essere apprezzato fino alla morte naturale e che qualsiasi modifica alla legge avrebbe conseguenze sociali dannose.
Hanno espresso preoccupazione per il fatto che il termine «suicidio assistito» offuschi la realtà del suicidio assistito e hanno avvertito che tale legislazione potrebbe minare la fiducia tra medici e pazienti. Hanno inoltre sottolineato che le persone più vulnerabili potrebbero essere messe a rischio da giudizi prematuri o errati.
I vescovi hanno inoltre avvertito che la legalizzazione potrebbe colpire in modo sproporzionato le persone con disabilità e gli anziani, in particolare in un contesto di pressione sui servizi sanitari e sociali. Citando l’esempio di altri Paesi, hanno affermato che una volta legalizzato il suicidio assistito, la sua portata tende ad espandersi oltre le circostanze inizialmente previste.
I vescovi hanno chiesto maggiori investimenti nelle cure palliative, accogliendo con favore l’obbligo legale introdotto nel 2022 per i consigli di assistenza integrati di fornire questi servizi. Hanno ribadito il loro impegno a sostenere i malati e i morenti attraverso l’assistenza pastorale, le cure palliative e l’assistenza spirituale negli ospedali, e hanno ribadito la loro opposizione a qualsiasi legislazione che autorizzi il suicidio assistito o l’eutanasia.
Articolo previamente apparso su FSSPX.News
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Immagine di ukhouseoflords via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic
Eutanasia
Medici del Quebecco sostengono che l’eutanasia è un «trattamento appropriato» per i neonati gravemente malati

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Eutanasia
Ozzy eutanatizzato? Utilitarismo rock-boomer in azione

Ozzy Osbourne è deceduto dopo una lunga battaglia contro il Parkinson: così l’annuncio della famiglia dell’ex frontman dei Black Sabbath, dato la scorsa settimana. Tuttavia, le circostanze della sua morte rimangono poco chiare, tanto da spingere qualcuno a ipotizzare un caso di eutanasia.
Due anni fa, in un’intervista a Rolling Stone, Osbourne aveva espresso il suo supporto per l’eutanasia in caso di malattia terminale, citando il desiderio di evitare sofferenze come quelle viste nel padre malato di cancro. Sebbene il suo Parkinson non fosse allo stadio terminale, il libro Ozzy. La storia di Ken Paisli, uscito proprio questo agosto, potrebbe far luce sugli ultimi momenti della rockstar.
Secondo i resoconti apparsi sulla stampa, poche ore prima della morte, lunedì, sui social di Osbourne è apparsa una foto enigmatica scattata il 5 luglio fuori dal suo camerino a Birmingham, durante quello che è stato definito «The final show», cioè letteralmente l’ultimo spettacolo. Paisli, nel suo libro, considera questa immagine «altamente simbolica».
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Da notare come il comunicato della famiglia non specifica né il luogo né le cause del decesso, limitandosi a dire che Ozzy è morto «circondato dall’amore».
Il biografo scrive anche che «ipocondriaco com’era, Ozzy temeva più la sofferenza che la morte, memore delle agonie di suo padre in ospedale. Credo che questo non sia accaduto». Lo Osbourne, come scritto da Renovatio 21, aveva incarnato involontariamente l’intero arco tragico della narrativa di Wuhano, dapprima divorando un pipistrello vivo durante un concerto, poi facendo sapere al mondo in pandemia che si era vaccinato.
Nel caso Ozzy fosse stato eutanatizzato, non si tratterebbe della prima storia di artisti del XX secolo che concludono la carriera con la dolce morte.
Speculazioni finite sui giornali su una «morte volontaria» furono fatte anche nei riguardi di David Bowie, morto il 10 gennaio 2016 dopo una lotta con il cancro al fegato. Era risaputo che il cantante avesse pianificato la sua morte, come ad esempio la dispersione delle sue ceneri a Bali in Indonesia, non in Puglia. Tali voci non hanno, ad ogni modo, non sembrano aver trovato riscontro certo.
Si avrebbe certezza invece della «morte assistita» scelta dal sulfureo cineasta della Nouvelle Vague Jean-Luc Godard. Il Godardo, ad una certa più noto per le sue sgarbate apparizioni alla TV francese che per i suoi film manieristi, proveniva da una famiglia protestante con ramificazioni nella grande finanza: il nonno Julien Monod fu il fondatore della banca Paribas, cosa che il metteur en scène goscista e persino maoista non teneva più di tanto di ricordare al pubblico dei suoi noiosi film sedicenti rivoluzionari.
Alla morte di Jean-Luc (che il documentario Godard à la télé storpiava scherzosamente in «gens-Cul», che suona tipo «Gianculo») nel settembre 2022, sulla stampa apparve una di una « persona vicina alla famiglia» che diceva che «il n’était pas malade, il était simplement épuisé» («Non era malato, era solo esausto»). «Così ha preso la decisione di porre fine a tutto» ha detto la fonte al giornale di sinistra Libération. «Era una sua decisione ed era importante per lui che fosse nota». Qualcuno poteva ipotizzare il titolo di un film d’essai: Gianculo decide di morire.
Restando in Francia, si ha il caso più recente della cantante e modella francese Françoise Hardy, deceduta l’11 giugno 2024 a 80 anni, che aveva pubblicamente richiesto l’eutanasia a causa di un cancro terminale alla faringe diagnosticato nel 2018. La Hardy espresso il suo desiderio in interviste alla rivista Femme Actuelle e in lettere al presidente francese Emmanuel Macron, descrivendo la sua vita come insostenibile a causa delle sofferenze causate da radioterapia e immunoterapia. Sebbene non ci sia una conferma definitiva che sia morta per eutanasia, le sue dichiarazioni pubbliche indicano una chiara intenzione.
La lista delle celebrità che scelgono la morte potrebbe continuare, ma in molti casi vi sono solo speculazioni, o suicidi veri e propri (suicidi «non assistiti»), che tuttavia vanno considerati in fondo come forme di eutanasia. Il fenomeno non è ancora slatentizzato, anche se la Finestra di Overton si muove sensibilmente: nel futuro prossimo vedremo con probabilità tante grandi glorie del passato fare campagne mediatiche per chiedere la loro morte di Stato. Il tutto sfruttando la celebrità acquisita, assieme al tanto denaro, grazie ad una popolazione istupidita che li ha visti per decenni come eroi.
Si tratta di una conseguenza automatica della filosofia utilitarista, che dai suoi inizi nell’Inghilterra coloniale di Jeremy Bentham è ora penetrata nei gangli della società occidentale tutta, divenendo di fatto parte integrante del sistema operativo dello Stato moderno: il fine delle strutture umane è massimizzare il piacere, minimizzare il dolore, e ciò a discapito di qualsiasi cosa, della vita delle minoranza, della vita degli innocenti, della propria stessa viva.
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L’utilitarismo produce la giustificazione dell’edonismo che fu diffuso alle masse con il rock (sesso, droga, rock and roll: non vi è motto utilitarista più chiaro) e con tutta la cultura delle celebrità che ne conseguì.
Esaurita la fase del piacere, i corpi vecchi di rockstar e attori divengono disfunzionali rispetto all’utilitarismo, filosofia atea e disperata, che ne ha generato la celebrità, il successo, il potere. Quindi, in un’amara, depressiva vendetta della realtà, voglio suicidarsi.
È la sterile, triste parabola di morte che finisce per divenire paradigma per l’intera generazione dei boomer, nati e cresciuti con il vento in poppa della super-crescita economica post-bellica, finiti per rifiutare la religione e la metafisica del sacrificio per abbracciare la rivoluzione sessuale e il consumismo nulliparo (a discapito dei più deboli: le generazioni future, le generazioni non nate), autori materiali e morali della catastrofe biologica e spirituale in cui ci troviamo.
Gli eroi dei boomer, i pupazzi di sistema a cui hanno i fortunati figli del dopoguerra abboccato, ora vogliono morire: non c’è immagine più chiara del fallimento di una generazione, e della filosofia infame dietro ad essa.
Roberto Dal Bosco
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Immagine di Morten Skovgaard via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic
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