Persecuzioni
Cristiani di etnia Montagnard denunciano nuove persecuzioni
Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
Raduni di fedeli di comunità evangeliche interrotti dalla polizia. Il pastore Aga: «È in corso una nuova ondata di minacce e repressioni». Oltre a sottrarre terre alle minoranze etniche per le aziende statali, il governo di Hanoi ritiene che seguire gruppi religiosi non riconosciuti provochi disordini sociali.
Nella provincia di Dak Lak, nella zona centrale del Vietnam, la locale Chiesa Evangelica di Cristo degli Altipiani centrali – diffusa tra le popolazioni indigene Montagnard ma non riconosciuta ufficialmente dal governo di Hanoi – denuncia persecuzioni sempre più dure da parte delle autorità. A raccontarlo a Radio Free Asia è il pastore Aga, che vive in esilio negli Stati Uniti, raccontando che l’ostilità è cresciuta dopo che, a giugno, le sedi del Comitato popolare di due comuni della provincia sono state attaccate da bande armate, causando nove morti.
Il 15 novembre la polizia e i funzionari hanno cercato di interrompere e registrare quelle che hanno definito «attività religiose illegali» in una casa nel distretto di Buon Don dove erano riunite decine di fedeli. Due giorni dopo, la polizia ha convocato molte persone che avevano partecipato al raduno per interrogarle e ha cercato di costringerle a firmare un impegno a non riunirsi più. Tuttavia, le persone si sono rifiutate di firmare. Così domenica scorsa gli agenti si sono ripresentati durante la celebrazione domenicale.
«Li hanno costretti ad abbandonare la Chiesa evangelica di Cristo degli Altipiani centrali – racconta il pastore Aga – hanno persino minacciato che se avessero continuato, sarebbero stati multati o imprigionati come Y Kreč Byă e Nay Y Blang». Si tratta di due esponenti della comunità arrestati nella scorsa primavera con l’accusa di «minare la politica di unità nazionale» e di «abuso delle libertà democratiche».
Secondo un rapporto di Montagnards for Justice del 19 novembre, la polizia e i funzionari locali si sono recati nei luoghi di incontro di queste comunità cristiane nel villaggio di Kdun, nella città di Buon Ma Thuot e nel villaggio di Kŏ Dung B, cercando di costringere i fedeli a disperdersi e minacciando di punirli se avessero continuato a riunirsi «illegalmente».
Secondo il Rapporto sui diritti umani in Vietnam 2022-2023, pubblicato dalla Rete vietnamita per i diritti umani, oltre a sottrarre terre alle minoranze etniche per le aziende statali, il governo non permette loro di praticare liberamente la propria fede, perché le autorità ritengono che seguire gruppi religiosi non riconosciuti provochi disordini sociali.
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Persecuzioni
Continuano i massacri di cristiani in Nigeria
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Persecuzioni
Pakistan, conversioni forzate: tentato avvelenamento di un cristiano di 13 anni
Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
Saim era uscito di casa per andare a tagliarsi i capelli, quando una guardia di sicurezza, che aveva notato addosso al ragazzo una collana con la croce, ha iniziato a chiedergli di recitare preghiere islamiche. Il giovane, dopo essersi rifiutato, è stato costretto a ingerire una sostanza nociva.
In Pakistan si è verificato l’ennesimo tentativo di conversione forzata nei confronti di un ragazzo cristiano di 13 anni, costretto a ingerire una sostanza tossica dopo essersi rifiutato di abbracciare l’Islam.
L’episodio è avvenuto nella città di Lahore il 13 aprile: Saim era uscito di casa per andare a tagliarsi i capelli, ma è stato fermato da una guardia di sicurezza musulmana che aveva notato che il ragazzo aveva al collo una croce.
La guardia, di nome Qadar Khan, ha strappato la collana e costretto Saim a recitare una preghiera islamica, ma il ragazzo si è rifiutato, dicendo di essere cristiano. L’uomo ha quindi costretto Saim a ingerire una sostanza tossica nel tentativo di avvelenarlo.
Sono stati i genitori del giovane a trovare il corpo del figlio senza conoscenza dopo diverse ore che Saim mancava da casa. Il padre, Liyaqat Randhava, si è rivolto alla polizia ma ha raccontato di aver ricevuto un trattamento iniquo.
Gli agenti hanno registrato la denuncia solo dopo diverse insistenze e una copia del documento non è stata rilasciata alla famiglia di Saim, che ha detto inoltre che diverse parti del racconto non sono state incluse nella denuncia (chiamata anche primo rapporto informativo o FIR).
Joseph Johnson, presidente di Voice for Justice, ha espresso profonda preoccupazione per i crescenti episodi di conversioni religiose forzate in Pakistan e ha condannato quanto successo a Saim, aggiungendo che la polizia sta mostrando estrema negligenza nel caso. «Evitando di includere i dettagli cruciali nel FIR, la polizia ha sottoposto Saim e la sua famiglia a ulteriori abusi», ha affermato Johnson, chiedendo l’intervento del governo per un’indagine.
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Immagine di Guilhem Vellut via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic
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