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Epidemie

Coronavirus e vaccini, intervista ad un genitore attivista della Lombardia

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Riguardo all’attuale emergenza causata dall’epidemia del nuovo Coronavirus si sono dette e si continuano a dire tante cose, alcune delle quali, a nostro avviso, frutto della più totale improvvisazione e soprattuto di una evidente sconnessione con la realtà, cioè con il dato  che ci si presenta davanti in una maniera incontrovertibile: contagi continui, terapie intensive piene, statistiche che non sono affatto uguali a quelli degli anni precedenti, città distrutte da una morte ogni venti minuti senza che alcun familiare possa vedere il proprio caro.

 

Fra le città più colpite ci sono certamente Brescia e Bergamo.

 

Renovatio 21 intervista Stefano D’Eliseo, Referente dei Genitori del NO Obbligo Lombardia che risiede in Provincia di Brescia, per sapere qual è il dato reale vissuto in prima persona sul campo e sul territorio, poco raccontato dai media ufficial” e ancora meno compreso da parte  di certi ambienti «negazionisti».

 

«Ricordiamoci che molte persone hanno perso la vita per la mancanza di un posto letto, e moltissimi cittadini che non sono rientrati nei numeri forniti quotidianamente non hanno mai raggiunto il pronto soccorso e sono deceduti presso la propria dimora»

Sig. D’Eliseo, qual è la situazione a Brescia e più in generale in Lombardia? 

La situazione a Brescia, come a Bergamo, è grave, molto grave, non si smette di fare la conta dei decessi che sono solo una parte di quello che leggiamo dai media. I quotidiani locali solo ora iniziano ad evidenziare la gravità della situazione e lo fanno dando sfogo all’appello del Sindaco Del Bono che a Brescia chiede l’aiuto di altri medici, perché i medici non abbastanza per fronteggiare l’emergenza. A  livello regionale è evidente che l’emergenza è concentrata soprattutto sulle province di Bergamo, Brescia, Cremona, Mantova, ma i numeri si stanno alzando parecchio, anche a Milano, in questo momento impegnata nel completare l’ospedale del Centro Fiera che dovrebbe garantire molti posti letto di terapia intensiva.

 

Qualcuno, anche negli ambienti per la libertà di scelta vaccinale sembra voler negare l’emergenza. Lei crede davvero che parlare di Covid-19 equivalga a parlare di una «banale influenza»?

«Solo due giorni fa, la sorpresa di poter in viso vedere i miei genitori ricoverati, coperti dalle maschere per la respirazione, grazie al cuore delle infermiere che sono riuscite  a organizzare videochiamate con dei telefoni e dei tablet»

Assolutamente no. È qualcosa d’altro, di più, e lo hanno evidenziato anche i 14 studi pubblicati qualche giorno fa sul portale ArXiv che hanno ricostruito la catena dei contagi in Lombardia fino al primo gennaio. Da lì si apprende come un focolaio si sia prima sviluppato nella lombardia meridionale per poi investire le zone che conosciamo. Peraltro si è stimato che, nel primo mese e mezzo in cui il virus ha circolato liberamente, aveva un valore di contagio pari a 3.5, ovvero un soggetto era capace di infettarne sostanzialmente altri 4. Se pensiamo che un’influenza è ritenuta altamente contagiosa già a 2.5, riusciamo a capire il danno causato dai ritardi degli interventi da parte della nostra Regione.

 

Io credo che il negazionismo che stiamo vedendo in alcuni ambienti, e direi non solo della libertà di scelta vaccinale, deriva più che altro dalla mancanza di percezione del danno, di chi non vive in queste zone, o comunque non ha dovuto mettere piede in uno degli ospedali della zona per comprendere la situazione.

 

«Io credo che il negazionismo che stiamo vedendo in alcuni ambienti, e direi non solo della libertà di scelta vaccinale, deriva più che altro dalla mancanza di percezione del danno, di chi non vive in queste zone, o comunque non ha dovuto mettere piede in uno degli ospedali della zona per comprendere la situazione»

Quindi, secondo lei, il collasso delle varie terapie intensive – in particolare lombarde – oltre ad esser sicuramente causato dai tagli alla Sanità degli ultimi vent’anni, è motivato anche da un dato reale rispetto ai malati gravi ricoverati perché contagiati dal virus?

I reparti di terapia intensiva sono andati subito al collasso, del resto ricordiamoci che dal 2008 ad oggi i tagli hanno visto passare i letti disponibili da 4,5 ogni 1000 abitanti a 3,2. Stiamo parlando di poco più della metà della Francia e un terzo della Germania. Quando è stato scoperto il «paziente 1», proprio uno dei medici dell’ospedale Papa Giovanni di Bergamo chiese alla Regione di istituire subito le zone rosse e di svuotare alcuni ospedali per tramutarli in ospedali Covid-19. Proposte più che razionali proprio per contenere il contagio e soprattutto  per non infettare tutti i nosocomi delle province interessate.

 

Questo avrebbe risparmiato moltissimi decessi. Ora siamo costretti a vedere foto e video di RSA che vengono sanificate anche grazie all’ausilio dei reparti militari russi, che sono venuti in aiuto nel silenzio della stampa nazionale, mentre quella locale, per fortuna, ha contribuito  insieme ai tanti abitanti della zona a far conoscere quanto sta succedendo.

 

«La mia famiglia è stata già colpita dal decesso di due familiari, di 66 e 81 anni, e entrambi i miei genitori sono ricoverati da 13 giorni. Sono risultati entrambi positivi, mia madre più grave e ricoverata nel reparto di pneumologia dopo 3 giorni di solleciti al 112 per avere una ambulanza»

Dal punto di vista personale ha avuto casi di contagio intorno a lei? 

Purtroppo sì: la mia famiglia è stata già colpita dal decesso di due familiari, di 66 e 81 anni, e entrambi i miei genitori sono ricoverati da 13 giorni. Sono risultati entrambi positivi, mia madre più grave e ricoverata nel reparto di pneumologia dopo 3 giorni di solleciti al 112 per avere una ambulanza.

 

Come state vivendo questa situazione?

In questo momento stiamo vivendo una situazione surreale. Se penso ancora alla prima telefonata al 112 in cui mi sono sentito esplicitamente dire che, nel pieno dell’emergenza, le ambulanze si recavano sul posto solo in caso di grave deficit respiratorio, questo dovrebbe far comprendere l’entità del problema.

 

Lo stato di agitazione dell’operatore al telefono faceva percepire tutta l’emergenza in atto, e parliamo ancora dei giorni tra l’11 e il 12 marzo. Solo due giorni fa, la sorpresa di poterli vedere in viso, coperti dalle maschere per la respirazione, grazie al cuore delle infermiere che sono riuscite  a organizzare videochiamate con dei telefoni e dei tablet.

«Mi sono sentito esplicitamente dire che, nel pieno dell’emergenza, le ambulanze si recavano sul posto solo in caso di grave deficit respiratorio, questo dovrebbe far comprendere l’entità del problema»

 

Come spiega il fatto che proprio a Brescia e Bergamo ci siano stati così tanti contagi e così tanti decessi? 

Non sono un esperto di epidemiologia e virologia, quindi quello che posso raccontare è frutto della vita di un cittadino. Ho letto chi ipotizzava che tutto questo potesse essere frutto delle decine di migliaia di vaccinazioni fatte per la meningite tra dicembre e gennaio, insieme all’antinfluenzale. Non credo però che questa strada sia percorribile, non solo perché i miei genitori sono entrambi non vaccinati (e quindi fuori dall’eventuale statistica), ma proprio perché dal personale medico e dagli infermieri con cui siamo in contatto si è proprio saputo che non c’è al momento questo comune denominatore tra i pazienti ricoverati.

 

 «Ho letto chi ipotizzava che tutto questo potesse essere frutto delle decine di migliaia di vaccinazioni fatte per la meningite tra dicembre e gennaio, insieme all’antinfluenzale. Non credo però che questa strada sia percorribile, non solo perché i miei genitori sono entrambi non vaccinati (e quindi fuori dall’eventuale statistica), ma proprio perché dal personale medico e dagli infermieri con cui siamo in contatto si è proprio saputo che non c’è al momento questo comune denominatore tra i pazienti ricoverati»

Penso piuttosto che uno dei fattori trainanti potrebbe essere quello dell’inquinamento atmosferico. Brescia, come Bergamo, è nota per essere una delle città più inquinate d’Italia, il livello di tossicità dell’aria è sempre molto elevato e questo non siamo solo noi a dirlo. Considerando anche il fatto che una delle primarie sintomatologie del Covid-19 è proprio la polmonite, credo non ci voglia uno scienziato per ipotizzare che molti di coloro che sono finiti al pronto soccorso avessero già infezioni in corso alle vie respiratorie, e la malattia, comunque grave e non certo riconducibile ad una banale influenza come poc’anzi detto, ha fatto il resto.

 

Qual è l’appello che come referente di tanti genitori e attivista nel campo della libertà di scelta vorrebbe fare rispetto a questa situazione?  

In questo momento non possiamo far altro che attendere, ma senza abbassare la guardia.

 

Perché le istituzioni regionali e nazionali dovranno molte spiegazioni sui ritardi di intervento che già molti media locali stanno e hanno denunciato nei giorni scorsi. Nessuno potrà mai dire con certezza che chiudere 20 giorni prima avrebbe evitato quello che stiamo vivendo oggi a distanza di tante settimane, ma se si fosse agito come in Cina (aldilà dei metodi discutibili e della informazioni rispetto ai numeri certamente poco veritiere) con una chiusura totale immediata, e si fossero ascoltati gli esperti sul campo che già stavano registrando la portata del problema, oggi staremmo festeggiando più guariti.

 

Ricordiamoci che molte persone hanno perso la vita per la mancanza di un posto letto, e moltissimi cittadini che non sono rientrati nei numeri forniti quotidianamente non hanno mai raggiunto il pronto soccorso e sono deceduti presso la propria dimora. 

 

È nostro dovere, con i mezzi che abbiamo, combattere anche per queste persone.

 

 

Cristiano Lugli

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Epidemie

Uomo muore di peste bubbonica: piaghe antiche stanno tornando?

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Funzionari dello Stato americano del Nuovo Messico hanno confermato che un cittadino è morto di peste. Si tratterebbe del primo caso di decesso da peste da diversi anni. Lo riporta la testata americano Epoch Times.

 

Il Dipartimento della Salute del Nuovo Messico, in una dichiarazione, ha affermato che un uomo nella contea di Lincoln «ha ceduto alla peste» L’uomo, che non è stato identificato, era stato ricoverato in ospedale prima della sua morte, hanno detto i funzionari.

 

Hanno inoltre notato che si tratta del primo caso umano di peste nel Nuovo Messico dal 2021 e anche della prima morte dal 2020, secondo la dichiarazione. Non sono stati forniti altri dettagli, compreso il modo in cui la malattia si è diffusa all’uomo.

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L’agenzia sta ora svolgendo attività di sensibilizzazione nella contea di Lincoln, mentre «nella comunità verrà condotta anche una valutazione ambientale per individuare i rischi in corso», continua la dichiarazione. «Questo tragico incidente serve a ricordare chiaramente la minaccia rappresentata da questa antica malattia e sottolinea la necessità di una maggiore consapevolezza della comunità e di misure proattive per prevenirne la diffusione», ha affermato l’agenzia.

 

La peste, conosciuta come morte nera o peste bubbonica, è una malattia batterica che può diffondersi attraverso il contatto con animali infetti come roditori, animali domestici o animali selvatici.

 

La dichiarazione del Dipartimento della Salute del Nuovo Mexico afferma che gli animali domestici come cani e gatti che vagano e cacciano possono riportare pulci infette nelle case e mettere a rischio i residenti.

 

I funzionari hanno avvertito le persone della zona di «evitare roditori e conigli malati o morti, i loro nidi e tane» e di «impedire agli animali domestici di vagare e cacciare».

 

«Parlate con il vostro veterinario dell’utilizzo di un prodotto appropriato per il controllo delle pulci sui vostri animali domestici poiché non tutti i prodotti sono sicuri per gatti, cani o bambini» e «fate esaminare prontamente gli animali malati da un veterinario», ha aggiunto.

 

«Consulta il tuo medico per qualsiasi malattia inspiegabile che comporti una febbre improvvisa e grave, continua la dichiarazione, aggiungendo che la gente del posto dovrebbe pulire le aree intorno alla loro casa che potrebbero ospitare roditori come cataste di legna, mucchi di spazzatura, vecchi veicoli e mucchi di cespugli.

 

La peste, diffusa dal batterio Yersinia pestis, ha causato la morte di circa centinaia di milioni di europei nei secoli XIV e XV in seguito alle invasioni mongole. In quella pandemia, i batteri si diffusero tramite le pulci sui ratti neri, che secondo gli storici non erano conosciuti dalla gente dell’epoca.

 

Si ritiene che anche altre epidemie di peste, come la peste di Giustiniano nel VI secolo, abbiano ucciso circa un quinto della popolazione dell’Impero bizantino, secondo documenti e resoconti storici. Nel 2013, i ricercatori hanno affermato che anche la peste di Giustiniano era stata causata dal batterio Yersinia pestis.

 

Casi recenti si sono verificati principalmente in Africa, Asia e America Latina. I paesi con frequenti casi di peste includono il Madagascar, la Repubblica Democratica del Congo e il Perù, afferma la clinica. Negli ultimi anni sono stati segnalati numerosi casi di peste anche nella Mongolia interna, in Cina.

 

I sintomi di un’infezione da peste bubbonica comprendono mal di testa, brividi, febbre e debolezza. I funzionari sanitari affermano che di solito può causare un doloroso gonfiore dei linfonodi nella zona dell’inguine, dell’ascella o del collo. Il gonfiore di solito si verifica entro circa due-otto giorni.

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La malattia può generalmente essere trattata con antibiotici, ma di solito è mortale se non trattata, dice il sito web della Mayo Clinic. «La peste è considerata una potenziale arma biologica. Il governo degli Stati Uniti ha piani e trattamenti in atto nel caso in cui la malattia venga utilizzata come arma», afferma anche il sito web.

 

Secondo i dati dei Centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie, l’ultima volta che sono stati segnalati decessi per peste negli Stati Uniti è stato nel 2020, quando sono morte due persone.

 

Come riportato da Renovatio 21, un altro caso di peste bubbonica si era avuto pochi giorni fa in Oregon.

 

Come riportato da Renovatio 21, altre malattie antiche si sono riaffacciate sulla scena mondiale. La lebbra, ad esempio, è riapparsa in USA, India, Gran Bretagna, con esperti che ipotizzano una possibile correlazione con la vaccinazione mRNA.

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Immagine: Domenico Gargiulo detto Micco Spadaro (c. 1609-1610–c. 1675), Largo Mercatello durante la peste a Napoli (1656), Museo nazionale di San Martino, Napoli.

Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
 

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Epidemie

Cambiamento del comportamento sessuale post-pandemia: le malattia veneree aumentano nella UE

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L’Europa ha assistito a un aumento «preoccupante» del numero di casi di infezioni a trasmissione sessuale, ha avvertito Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC), l’agenzia epidemiologica dell’UE.   Il rapporto epidemiologico annuale pubblicato giovedì dal l’ECDC ha rivelato i risultati per il 2022 per gli Stati membri dell’Unione europea e dello Spazio economico europeo (Islanda, Liechtenstein e Norvegia).   Secondo il documento, in tutta l’UE/SEE, i casi di infezioni batteriche come sifilide, gonorrea e clamidia hanno registrato un aumento «preoccupante» e «significativo» rispetto al 2021. I casi di gonorrea sono aumentati del 48%, i casi di sifilide del 34%, e casi di clamidia del 16%, afferma il documento. Il rapporto non ha fornito dati sulle malattie sessualmente trasmissibili virali come l’HIV e l’epatite.

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L’educazione alla salute sessuale, l’accesso ampliato ai servizi di test e trattamento, nonché la lotta allo stigma associato alle malattie sessualmente trasmissibili sono stati indicati come modi per affrontare la questione dal direttore dell’ECDC Andrea Ammon.   «Sfortunatamente, i numeri dipingono un quadro drammatico, che richiede la nostra attenzione e azione immediate», ha detto giovedì in una conferenza stampa.   «Questi numeri – per quanto grandi – molto probabilmente rappresentano solo la punta dell’iceberg, perché i dati di sorveglianza potrebbero sottostimare il vero peso della sifilide, della gonorrea e della clamidia a causa delle differenze nelle pratiche di test, nell’accesso ai servizi di salute sessuale e nelle pratiche di segnalazione nei vari paesi», ha aggiunto, riporta Euractiv.   Sebbene le infezioni trasmesse sessualmente come la clamidia, la gonorrea e la sifilide siano curabili, se non trattate possono comunque portare a gravi complicazioni tra cui dolore cronico e infertilità, osserva il rapporto.   Le malattie sessualmente trasmissibili sono in aumento da anni nell’UE/SEE, anche se questo fenomeno ha subito una battuta d’arresto durante la pandemia di COVID-19 del 2020-2021, quando i governi hanno imposto misure di isolamento sociale costringendo le persone a rimanere a casa ed evitare il contatto sociale.   Un aumento dei comportamenti sessuali più rischiosi, insieme a una migliore sorveglianza e all’aumento dei test domiciliari, sono stati indicati dall’ECDC come ragioni alla base di questo aumento sostenuto.

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Secondo gli ultimi dati, un aumento dei contagi tra i giovani eterosessuali, e in particolare tra le giovani donne, potrebbe essere attribuito a un cambiamento nel comportamento sessuale post-pandemia, ha affermato l’agenzia UE.   Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), prima della pandemia, nel 2019, il numero di casi di infezioni sessualmente trasmissibili batteriche ha raggiunto il massimo storico in Europa.   Come noto, a fine pandemia apparve sulla scena – annunciato da una bizzarra esercitazione simulativa organizzata dai soliti Gates più enti annessi – un’epidemia internazionale di vaiolo delle scimmie, che sembrava colpire per lo più gli uomini omosessuali, con picchi attorno ai gay pride di tutto il mondo.   In Italia il vaccino – approvato senza studi clinici – fu quindi offerto in precedenza a «persone gay, transgender, bisessuali e altri uomini che hanno rapporti sessuali con uomini (MSM) che rientrano nei seguenti criteri di rischio: storia recente (ultimi 3 mesi) con più partner sessuali; partecipazione a eventi di sesso di gruppo; partecipazione a incontri sessuali in locali/club/cruising/saune; recente infezione sessualmente trasmessa (almeno un episodio nell’ultimo anno); abitudine alla pratica di associare gli atti sessuali al consumo di droghe chimiche (Chemsex)» scriveva testualmente la circolare diramata dal ministero della Salute della Repubblica Italiana.   L’OMS – che aveva comunque raccomandato ai maschi gay di «limitare i partner sessuali» – dieci mesi fa aveva dichiarato finita l’emergenza, tuttavia l’ente epidemiologico americano CDC l’anno scorso aveva avvertito che il vaiolo delle scimmie sarebbe potuto tornare con i festival LGBT estivi.

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Epidemie

«Alaskapox»: una nuova epidemia colpisce il Nord America

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Funzionari sanitari dell’Alaska hanno documentato il primo caso mortale di virus Alaskapox (noto anche come «AKPV») in un signore anziano della penisola di Kenai, situata appena a sud della capitale dello Stato, Anchorage.

 

L’uomo è morto alla fine di gennaio, suscitando la preoccupazione tra i funzionari che la trasmissione del virus potesse essere più estesa di quanto si pensasse in precedenza.

 

Secondo il bollettino della Sezione di Epidemiologia dell’Alaska pubblicato la scorsa settimana, l’uomo immunocompromesso ha notato per la prima volta una tenera protuberanza rossa sotto l’ascella destra a metà settembre. Nelle settimane successive, si è consultato con i professionisti medici poiché la lesione è peggiorata, portando al ricovero in ospedale a novembre a causa di un’estesa infezione che ha inibito la mobilità del braccio.

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Il bollettino spiegava che la salute dell’uomo era migliorata alla fine dell’anno dopo il trattamento con farmaci per via endovenosa, ma che era morto improvvisamente alla fine di gennaio a causa di un’insufficienza renale.

 

«Finora sono state segnalate sette infezioni da AKPV alla Sezione di Epidemiologia dell’Alaska (SOE). Fino a dicembre 2023, tutte le infezioni segnalate si sono verificate in residenti dell’area di Fairbanks e riguardavano malattie autolimitanti costituite da eruzione cutanea localizzata e linfoadenopatia», si legge nel bollettino. notato.

 

«Le persone non dovrebbero essere necessariamente preoccupate ma più consapevoli», ha affermato Julia Rogers, epidemiologa statale e coautrice del bollettino. «Quindi speriamo di rendere i medici più consapevoli di cosa sia il virus dell’Alaskapox, in modo che possano identificare segni e sintomi».

 

Il bollettino include raccomandazioni: «i medici dovrebbero acquisire familiarità con le caratteristiche cliniche dell’Alaskapox e prendere in considerazione l’esecuzione di test per l’infezione da orthopoxvirus in pazienti con una malattia clinicamente compatibile».

 

Come riportato da Renovatio 21, funzionari sanitari dell’Oregon hanno confermato un caso di peste bubbonica, con un cittadino probabilmente infettato dal suo gatto domestico.

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