Cina
Cina, resi noti i delegati al 20° Congresso del Partito comunista: nessuna sorpresa
Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.
Finiti ormai i preparativi per l’evento. Nonostante «voci» di colpi di Stato, il rinnovo dei vertici del potere dovrebbe avvenire senza traumi, con Xi Jinping ancora al timone. Falco nazionalista dà vita a insolito dibattito online sulla pandemia da COVID-19, in cui si chiede più «trasparenza».
I media di Stato hanno pubblicato oggi la lista dei 2.296 delegati che parteciperanno dal 16 ottobre al 20° Congresso del Partito Comunista Cinese. I partecipanti dovranno nominare il nuovo Comitato centrale e i due organi decisionali del regime: il Politburo e il suo Comitato permanente.
Il fatto che tra i delegati ci sia Xi Jinping, senza particolari sorprese nell’elenco finale, smentiscono sulla carta le «voci» circolate sul web negli ultimi giorni di un possibile colpo di Stato in corso nel Paese, con il presidente cinese finito agli arresti.
Gli unici due personaggi di peso esclusi dal Congresso sono Zhang Xiaoming, ex vice direttore dell’Ufficio per gli affari di Hong Kong e Macao, e l’ex vice procuratore generale Ying Yong.
Con ogni probabilità il dibattito sulla distribuzione del potere tra le diverse fazioni del Partito è stato più accesso di quanto previsto, ma Xi dovrebbe riuscire a ottenere un nuovo mandato al potere: una deroga al limite dei due quinquenni alla guida dello Stato, del PCC e delle Forze armate, prassi consolidata da più di 30 anni.
Osservatori fanno notare che l’annuncio della data di apertura del Congresso e quello della nomina dei delegati possono significare che i giochi sono fatti e che l’evento si svolgerà senza problemi. I preparativi a Pechino sono in corso: aumentate soprattutto le misure di sicurezza e i controlli per il COVID-19.
In questo quadro di apparente tranquillità, colpisce però l’uscita pubblica di Hu Xijin sull’emergenza pandemica in Cina. L’ex direttore del governativo Global Times, noto per essere un falco nazionalista, ha pubblicato ieri un post su Weibo (una sorta di Twitter cinese) in cui chiede ai medici di parlare in modo aperto sull’argomento e di condurre ricerche esaustive da condividere con il pubblico.
Il messaggio di Hu ha ricevuto più di 34 mila like e ha dato vita a un dibattito che le autorità non hanno censurato: un caso insolito dato che le discussioni sul COVID-19 sono di solito censurate.
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Cina
Accoltellato bambino giapponese a Shenzen: nuova violenza di matrice nazionalista
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Nell’anniversario dell’Incidente di Munken del 1931, un bambino di 10 anni è stato aggredito da un uomo a 200 metri dalla scuola nella città dell’high-tech. A giugno era morta una donna cinese per fermare un’aggressione simile. Hiroshi Moriya, portavoce del governo di Tokyo: collaborare con autorità cinesi per «proteggere i cittadini giapponesi».
Intorno alle 8 di questa mattina, un uomo cinese di 44 anni ora in stato di fermo ha aggredito con un coltello un bambino giapponese di 10 anni, a circa 200 metri dalla sua scuola elementare di Shenzhen, nella provincia del Guangdong, nel sud della Cina.
Le autorità cinesi hanno riferito che le condizioni della vittima, trasportato subito in ospedale, sono stabili e l’arresto dell’attentatore è stato confermato anche dal portavoce del governo giapponese Hiroshi Moriya. L’ambasciata del Giappone ha emesso un avviso dopo l’attacco, sottolineando quanto aggressioni di questa natura siano diffuse in tutta la Cina, mettendo in guardia i cittadini nipponici da eventuali persone sospette.
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Il fatto è accaduto nel giorno in cui ricorre il 93esimo anniversario del cosiddetto «incidente di Munken», che diede inizio all’invasione giapponese della Manciuria nel 1931.
Non si tratta quindi di un caso isolato. Il dilagante nazionalismo cinese e la lunga lista di ostilità tra i due Paesi che si trascina dal secondo conflitto mondiale – includendo rivendicazioni territoriali e marittime – sono la cornice entro cui leggere queste violenze.
Lo scorso giugno una donna cinese Hu Youping, 54 anni, autista di autobus, era morta accoltellata mentre a Suzhou, nella provincia di Jiangsu, cercava di fermare un uomo che stava aggredendo alla fermata di un bus una madre giapponese e suo figlio in età prescolare.
I due si sono salvati, riportando lievi lesioni. «A nome del governo e del popolo giapponese, vorrei esprimere il mio più profondo rispetto e le mie sincere condoglianze per l’azione coraggiosa», aveva detto ai giornalisti l’ambasciatore giapponese in Cina Kenji Kanasugi, sottolineando quando fosse necessario collaborare con le autorità cinesi per garantire la sicurezza dei cittadini giapponesi che vivono in Cina.
A incrinare i rapporti tra i due Paesi facendo salire le tensioni xenofobe l’anno scorso aveva contribuito anche il divieto diramato da Pechino di importare qualsiasi prodotto ittico proveniente da Tokyo, in seguito dello sversamento in mare delle acque di raffreddamento impiegate nella centrale nucleare di Fukushima. Un provvedimento ampiamente cavalcato dalla retorica nazionalista cinese, nonostante l’assenza di indicatori scientificamente provati di pericolo per la salute dei consumatori
Questi divieti hanno impattato in modo significativo anche i legami commerciali tra i due Paesi: nel 2022 il valore dei prodotti giapponesi inviati in Cina era di oltre 900 milioni di dollari.
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Questo clima sta mettendo i cittadini giapponesi residenti in Cina in una posizione di estrema allerta e instabilità. Specie laddove c’è un’alta concentrazione.
Nella zona di Shenzhen, per esempio, sono molti in quanto sede di aziende giapponesi nel settore della tecnologia. E non è un caso che l’ultima violenza accada nei giorni in cui si rammenta l’occupazione della Manciuria, che ancora è ricordo vivo e alimenta il nazionalismo.
Questa mattina Moriya durante una conferenza stampa ha ribadito: «Per proteggere i cittadini giapponesi abbiamo chiesto alle autorità cinesi di adottare misure preventive e condividere informazioni dettagliate».
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Immagine di TK lsuhOA mDAO via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International
Cina
Giovani cinesi, cresce rischio obesità (e tumori): verso il 40% entro il 2030
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Cina
Anche il Sudan firma con la Cina patti per il nucleare
Il 4 settembre, il Sudan e la Cina hanno firmato accordi per «sostenere gli obiettivi del Sudan di sviluppare l’energia nucleare pacifica, migliorare i porti marittimi e modernizzare gli aeroporti». Lo riporta il giornale sudanese Sudan Tribune.
Gli accordi sono stati firmati a margine del vertice 2024 del Forum sulla cooperazione Cina-Africa (FOCAC) a Pechino, che si svolge ogni tre anni in una delle capitali delle nazioni. I dettagli sugli orari e sui finanziamenti non sono stati resi pubblici.
«Il Sudan’s Energy and Mining Group, parte del complesso dell’industria della difesa del Paese, ha siglato accordi con China Energy Engineering Group, una società statale specializzata in progetti energetici e infrastrutturali», ha scritto il Sudan Tribune.
Sono stati inoltre firmati accordi tra il gruppo statale «Giad Engineering» e tre importanti società cinesi: Dongfeng Motors, Dongfeng Automobile e Zhenghou Annaide. Questa partnership si concentra sulla produzione di auto elettriche, camion e vari tipi di macchinari».
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Il Gruppo Giad Engineering è specializzato in prodotti nei settori dei trasporti, dell’agricoltura e dell’energia, produce camion, trattori, automobili, oli speciali per automobili, etc., Oltre alla formazione del personale dei quadri e dispone anche di centri di ricerca e sviluppo. Il presidente del Consiglio di sovranità del Sudan, Abdel Fattah Al-Burhan, ha partecipato all’evento, ha incontrato il presidente cinese Xi Jinping e ha supervisionato la firma degli accordi.
Il Sudan ha lottato per molti decenni per un sano sviluppo economico a causa della destabilizzazione causata da interessi nefasti in Inghilterra e da altre fonti, e questi accordi rappresentano una prospettiva ottimistica sul suo potenziale economico e sulla sua stabilità.
L’agenzia di stampa statale cinese Xinhua ha riferito: «Xi ha osservato che la Cina sostiene il Sudan nella salvaguardia della sovranità nazionale, dell’indipendenza e dell’integrità territoriale, e spera che il Sudan ripristinerà la pace e la stabilità in tempi brevi». La Cina continuerà a sostenere la giustizia per il Sudan in occasioni multilaterali e si batterà per un solido ambiente esterno per la soluzione politica della questione sudanese, ha affermato Xi.
«Al-Burhan ha affermato che la Cina ha realizzato molti progetti di costruzione di infrastrutture in Sudan, apportando importanti contributi allo sviluppo economico del Sudan e al miglioramento della vita delle persone. Al-Burhan ha parlato molto bene delle 10 azioni di partenariato proposte dal presidente Xi al vertice e ritiene che le azioni aiuteranno notevolmente il Sudan a liberarsi dalle sofferenze della guerra e a raggiungere la pace e lo sviluppo».
«Il Sudan è disposto a implementare attivamente i risultati del vertice insieme alla Cina e a continuare a rafforzare il partenariato strategico tra i due Paesi», ha affermato.
Come riportato da Renovatio 21, anche la Nigeria pochi giorni fa ha firmato per l’assistenza cinese nello sviluppo dell’industria nucleare.
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Immagine screenshot da YouTube
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