Internet
Censura digitale, La UE cerca di formalizzare il «codice di disinformazione» ai sensi della legge DSA
La censura in Europa subisce un’accelerazione decisiva. Sulla scia delle elezioni europee, i vertici dell’Unione stanno lavorando per rendere ancora più controverso il già controverso Digital Services Act (DSA), che i critici definiscono una legge sulla censura radicale. Lo riporta Reclaim The Net.
In particolare, le autorità di regolamentazione dell’UE vogliono ora trasformare quello che in precedenza era un insieme di linee guida «volontarie» implementate dalle piattaforme online, ovvero il Codice di condotta sulla disinformazione, in una parte formale del DSA.
Questa è la posizione assunta dal Digital Services Board, che ha appena pubblicato un rapporto che ora vuole che quel «codice volontario» venga «rapidamente convertito» in modo che diventi soggetto al DSA. Il Board è composto da coordinatori degli stati nazionali dell’UE.
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Nel rapporto si afferma che la loro richiesta di far rientrare il Codice nell’ambito del DSA è sostenuta dalla Commissione Europea.
Nel 2022, il Codice è stato inizialmente sottoscritto da 34 firmatari, mentre attualmente questo numero è di 44. Tra questi ci sono Adobe, Google, Meta, Microsoft, Twitch e TikTok, ma anche diversi gruppi di giornalisti e ricercatori, gruppi di «fact-checking» e la World Federation of Advertisers (WFA).
Al momento dell’annuncio, l’UE ha affermato che il Codice rappresentava una versione «rafforzata» di quella del 2018 e ha osservato che era il risultato delle linee guida della CE emanate nel 2021.
Anche prima di quest’ultima iniziativa, non era chiaro in che misura le regole fossero «volontarie» nella pratica, dato che in molte occasioni i massimi burocrati dell’UE non nascondevano che, soprattutto quando si trattava di piattaforme online, erano lì per assicurarsi che si «autoregolassero» – o l’UE lo avrebbe fatto per loro.
Se il Codice verrà incluso nel DSA, vorrà dire che è esattamente ciò che è successo.
«In considerazione dell’importante valore aggiunto del Codice in termini di mitigazione dei rischi sistemici, la Commissione ritiene che una rapida conversione del Codice sia fondamentale, con l’obiettivo di completare questo processo nei prossimi mesi», si legge nel rapporto.
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Il testo del Codice del 2022 afferma che il suo scopo è, tra le altre cose, quello di creare un controllo dei posizionamenti pubblicitari, che include la demonetizzazione della «disinformazione» e la «cooperazione con gli attori rilevanti»; la sezione «integrità dei servizi» si biforca in «comprensione comune di comportamenti manipolativi inammissibili» e «obblighi di trasparenza per i sistemi di intelligenza artificiale».
Il Codice cerca inoltre di «rafforzare» sia gli utenti che la comunità di ricerca. La prima categoria prevedeva che i firmatari si concentrassero su «una maggiore alfabetizzazione mediatica» e «una migliore preparazione degli utenti per identificare la disinformazione», nonché «la funzionalità per segnalare informazioni false e/o fuorvianti dannose».
Nel frattempo, i ricercatori avrebbero dovuto ricevere i dati dei firmatari, allo scopo di «ricercare la disinformazione».
Come riportato da Renovatio 21, Elon Musk il mese scorso ha raccontato che X (già Twitter) ha respinto la richiesta di Bruxelles di censurare segretamente le opinioni sulla piattaforma, ricevendone in risposta una persecuzione ai sensi del DSA.
«La Commissione Europea ha offerto a X un accordo segreto illegale: se avessimo censurato silenziosamente il discorso senza dirlo a nessuno, non ci avrebbero multato», ha scritto Musk in risposta. «Le altre piattaforme hanno accettato quell’accordo. X no».
L’allineamento tra potere politico, potere economico e media – sia giornalistici, che televisivi, che social – è cosa fatta in Europa come in America, un sistema di fatto totalitario che prevede la sottomissione del cittadino sin dentro il suo pensiero.
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Geopolitica
Elon Musk chiede l’abolizione dell’UE «Quarto Reich»
;The tyrannical, unelected bureaucracy oppressing the people of Europe are in the second picture https://t.co/j6CFFbajJa
— Elon Musk (@elonmusk) December 7, 2025
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In precedenza, Musk aveva bollato l’UE come un «mostro burocratico», accusandone la dirigenza di «soffocare lentamente l’Europa fino alla morte». Il miliardario, che ha spesso denunciato l’iper-regolamentazione bruxellese, ha invocato lo smantellamento completo dell’Unione. «L’UE dovrebbe essere abolita e la sovranità restituita ai singoli paesi, in modo che i governi possano rappresentare meglio i loro cittadini», ha scritto. Anche l’ambasciatore statunitense presso l’UE Andrew Puzder ha condannato l’iniziativa europea, precisando che Washington «si oppone alla censura e contesterà le gravose normative che prendono di mira le aziende statunitensi all’estero». Ciononostante, l’UE difende la decisione: la vicepresidente esecutiva della Commissione per la sovranità tecnologica, la sicurezza e la democrazia, Henna Virkkunen, ha puntualizzato che la responsabilità ricade unicamente sulla piattaforma di Musk e che «ingannare gli utenti con segni di spunta blu, oscurare informazioni sulle pubblicità ed escludere i ricercatori non è consentito online nell’UE». Come riportato da Renovatio 21 il tema delle euromulte contro Musk è risalente. Brusselle aveva valutato l’ipotesi di multe contro X da quando l’ex commissario alla tecnologia UE, Thierry Breton, aveva accusato la piattaforma di non aver controllato adeguatamente i contenuti illegali e di aver violato il Digital Services Act (DSA) dell’UE del 2022. La decisione se penalizzare X spetta ora alla commissaria UE per la concorrenza, Margrethe Vestager. Come noto al lettore di Renovatio 21, Elone per qualche ragione è assai inviso all’oligarchia europea e a tanta politica continentale, come hanno dimostrato i discorsi del presidente italiano Sergio Mattarella, che pareva attaccare proprio Musk e le sue ambizioni sui social e nello spazio.Pretty much https://t.co/0hspV4roFj
— Elon Musk (@elonmusk) December 7, 2025
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Internet
L’UE attacca le piattaforme che si rifiutano di censurare la libertà di parola: il fondatore di Telegram
L’Unione Europea sta ingiustamente prendendo di mira le piattaforme social che tollerano discorsi dissidenti o critici, ha dichiarato Pavel Durov, fondatore di Telegram.
La sua affermazione è arrivata in risposta a un post del 2024 di Elon Musk, proprietario di X, che accusava la Commissione Europea di aver proposto alla piattaforma un patto segreto per eludere sanzioni in cambio della censura di certi contenuti. Il giorno precedente, l’UE aveva inflitto a X una multa da 120 milioni di euro (circa 140 milioni di dollari).
Durov ha spiegato che Bruxelles sta applicando alle società tech norme severe e impraticabili proprio per colpire quelle che rifiutano di praticare una moderazione occulta dei contenuti.
«L’UE impone regole impossibili per poter punire le aziende tecnologiche che si oppongono a una censura silenziosa della libertà di espressione», ha postato Durov sabato su X.
Il Pavel ha inoltre richiamato la sua detenzione in Francia dell’anno scorso, che ha descritto come motivata da ragioni politiche. Secondo lui, in quel frangente il capo dei servizi segreti francesi gli avrebbe chiesto di «bannare le voci conservatrici in Romania» in vista delle elezioni – un’ipotesi smentita dalle autorità transalpine. Durov ha aggiunto che gli agenti di Intelligence gli avrebbero offerto assistenza in cambio della rimozione discreta dei canali legati alle elezioni in Romania.
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Queste stesse accuse sono state ribadite nel suo intervento recente, in cui ha qualificato l’inchiesta come «un’indagine penale priva di fondamento», seguita da tentativi di pressione per limitare la libertà di parola in Romania e Moldavia.
Più tardi, sempre sabato, Durov ha aggiunto: «L’UE prende di mira esclusivamente le piattaforme che ospitano discorsi scomodi o dissenzienti (Telegram, X, TikTok…). Le piattaforme che, tramite algoritmi, mettono a tacere le persone rimangono sostanzialmente intatte, nonostante problemi ben più gravi di contenuti illegali».
L’anno scorso, Elon Musk aveva rivelato che la Commissione Europea aveva proposto a X «un accordo segreto illegale» per censurare i contenuti in modo discreto. «Se avessimo censurato silenziosamente i contenuti senza dirlo a nessuno, non ci avrebbero multato. Le altre piattaforme hanno accettato quell’accordo. X no», aveva scritto.
Venerdì, il portavoce della Commissione Europea Tom Rainier ha precisato che la sanzione a X ammontava a 120 milioni di euro per violazioni del Digital Services Act, sottolineando che non aveva legami con la censura e che si trattava della prima applicazione concreta della normativa. Il Segretario di Stato americano Marco Rubio ha aspramente criticato la decisione, definendola «un attacco a tutte le piattaforme tech americane e al popolo statunitense da parte di governi stranieri».
Tanto Durov quanto Musk hanno subito pressioni da parte dei regolatori UE in base al DSA, in vigore dal 2023. Questa legge obbliga le piattaforme a eliminare celermente i contenuti illegali, sebbene i detrattori sostengano che possa essere impiegata per reprimere opinioni legittime.
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Immagine screenshot da YouTube
Internet
L’UE multa X di Musk per 120 milioni di euro. Gli USA: «attacco al popolo americano»
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