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Essere genitori

Caso Bibbiano, parla un avvocato

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Le vicende emerse dall’Unione Val d’Enza continuano ancora oggi a sollevare diversi interrogativi.

 

Renovatio 21 ha seguito, dal punto di vista informativo, tutto il filone fin dall’inizio del drammatico scoppio dell’inchiesta “Angeli e Demoni”. Continuiamo a credere che questo enorme bubbone vada osservato ed analizzato su più piani.

 

Le questioni giudiziarie vanno  trattate nelle sedi opportune e da chi ne ha la competenza ed il compito.

 

Tuttavia ribadiamo che gli aspetti morali, sociali, istituzionali ed ideologici della faccenda, i quali possono non aver nulla hanno a che vedere con eventuali responsabilità penali, non devono essere in alcun modo tralasciati.

 

Ecco perché abbiamo voluto intervistare la dott.ssa Paola Mescoli Davoli, avvocato cassazionista e presso i Tribunali per minori, che da anni segue casi come quelli emersi in Val d’Enza.

 

Avvocato Mescoli, come ha vissuto, essendo lei di Reggio Emilia, il caso esploso in Val d’Enza a proposito dei presunti affidi illeciti?

Ho vissuto il caso Bibbiano come un evento che prima o poi sarebbe dovuto avvenire: sospettavo quanto stava accadendo ma mai nei termini che sono venuti alla luce, i quali mi hanno suscitato grande preoccupazione e sgomento.

 

Da quanto tempo attraverso la sua professione, si occupa di famiglie e bambini?

Sono cinquant’anni che mi occupo di famiglie e minori, non solo nei Tribunali ma anche con impegno sociale e civile. 

 

Una domanda indiscreta: sta seguendo qualche famiglia, a livello legale, di Bibbiano o dintorni?

Anche il mio studio sta seguendo alcuni casi delicati: ma il  più grave risale a due anni fa, proprio di Bibbiano. Un caso molto grave e doloroso, dove nel frattempo la madre accusata è morta.

 

«Il caso di Bibbiano è ben lungi dall’essere un raffreddore o un caso isolato»

La commissione tecnica regionale sui minori ha definito quanto accaduto in Val d’Enza come “un raffreddore”, ovverosia un caso isolato. Si trova in accordo con queste considerazioni?

Il caso di Bibbiano è secondo me ben lungi dall’essere un raffreddore o un caso isolato. Non è un caso isolato anche se non bisogna fare di ogni erba un fascio perché vi sono servizi sociali che funzionano bene. Ma vi sono altri casi dove, pure in modo meno clamoroso, pare si intimidiscano le famiglie, con i genitori che parrebbero trattati come persone  da punire o rieducare, ed i minori che parrebbero sottoposti a pressioni psicologiche ingiustificate per denunciare maltrattamenti o abusi.

 

«Vi sono casi in cui si pare si intimidiscano le famiglie, con i genitori che parrebbero trattati come persone  da punire o rieducare, ed i minori che parrebbero sottoposti a pressioni psicologiche ingiustificate per denunciare maltrattamenti o abusi»

Per quale motivo secondo lei si è arrivati a tanto? Molti parlano di business economico.

Si è arrivati a tanto anche perché alcune famiglie hanno subito le azioni dei Servizi come se fossero ineluttabili ed indiscutibili. Ed i Servizi – che fino a prova contraria non fanno parte dell’organo giudiziario – potrebbero aver adottato provvedimenti anche servendosi di relazioni, da quanto sarebbe emerso dalle indagini preliminari, forse falsificate.

 

Quindi sarebbe questa l’unica ragione secondo lei, ovvero la ricerca di un profitto economico?

Molti parlano di business economici. Non ritengo che la questione Bibbiano sia dovuta a mere  ragioni economiche, pure potendo riconoscerle per alcuni soggetti presumibilmente coinvolti nelle indagini. La ragione vera e profonda, a mio avviso, è di natura ideologica.

 

«Molti parlano di business economici. Non  ritengo che la questione Bibbiano sia dovuta a mere  ragioni economiche. La ragione vera e profonda, a mio avviso, è di natura ideologica»

Ci spieghi meglio.  Perché parla di una componente ideologica a proposito di quanto emerso dall’inchiesta “Angeli e Demoni”?

La ideologia a base di queste vicende, a mio parere, consisterebbe:

 

A) nell’odio verso la famiglia naturale che deve essere eliminata, in quanto retaggio storico e minaccia sociale (dalla quale occorre salvare i bambini a loro parere “probabilmente” abusati), insegnando ai figli a considerare i genitori come nemici da cui guardarsi, allontanandoli dalla famiglia di origine;

 

B) nel ritenere i figli non appartenenti alla famiglia che li ha generati ed in cui vivono, ma  merce da usare attraverso affidi pilotati come quelli alle coppie LGBT amiche, con l’affidamento di figli nati da coppie eterosessuali a coppie LGBT etc., in violazione della legge 149/2001 che chiede che le famiglie affidatarie siano famiglie con figli minori o single ( non coppie LGBT come avvenuto);

 

C) nell’educare i minori secondo determinate teorie. Per “scoprire gli abusi” si sarebbero usati metodi contrari a protocolli scientifici di ascolto dei minori, con tecniche invasive e lesive della dignità dei minori e delle  famiglie, manipolative e dirette a fare “ricordare” e “rivelare” ai minori abusi forse mai avvenuti.

 

Così appare in sintesi il “metodo”: indurrebbe i minori a denunciare abusi mai avvenuti da parte dei genitori, inducendoli così a detestare, se non odiare la famiglia di origine.

La regione Emilia Romagna ha maggiori possibilità di realizzare lo scopo della eliminazione della famiglia naturale essendo questo l’essenza della ideologia dominante in questa regione.

 

 La Regione Emilia Romagna crede che rispetto alle altre regioni porti avanti con più forza politiche lontane dalla tutela della famiglia cosiddetta tradizionale?

La regione Emilia Romagna ha maggiori possibilità di realizzare lo scopo della eliminazione della famiglia naturale essendo questo l’essenza della ideologia dominante in questa regione.

 

È infatti in Emilia Romagna che è stato e sarà diffuso nelle scuole di ogni ordine e grado (e parrebbe anche nelle scuole materne) il libretto “Viva l’amore”, è l’Emilia Romagna la regione che ha approvato una legge contro la cosiddetta “omotransnegatività”, portata avanti, soprattutto ideologicamente, da chi ha speso fior di quattrini per il festival gender. La regione dove i rappresentanti delle istituzioni raccomandavano il sistema Val d’Enza elevandolo spesso a modello da cui prendere spunto.

 

Bibbiano è un caso isolato?

Bibbiano non è un caso isolato, ma di Bibbiano abbiamo scoperto aspetti che non ci si aspettava, quantomeno nei termini in cui è emerso.

 

Cosa c’è che non funziona in questo sistema, e in quale maniera si potrebbe intervenire per migliorarlo secondo lei?

Cosa è che non funziona nel sistema? Nella mia opinione, l’eccessivo potere apparentemente privo di controllo che è stato, da una  legge vecchia e superficiale, attribuito agli assistenti sociali.

 

Occorrerebbe una legge che partendo non dalle ideologie ma dalla realtà disciplinasse la materia, considerando i minori non come individui isolati, ma quali figli inseriti in un contesto famigliare – cioè non solo come “minori” ma come “figli” di famiglie anche in difficoltà da aiutare ma non certo da sottrarre.

 

«I genitori devono avere coraggio; devono affidarsi a professionisti specializzati in materia di famiglia e combattere per i propri figli. Di non avere paura, di non lasciarsi intimidire dalle minacce “di togliere loro  i figli”»

Cosa direbbe ai tanti genitori che, forse, dopo questo enorme bubbone scoppiato, potrebbe trovare il coraggio per combattere?

Di avere coraggio; di affidarsi a professionisti specializzati in materia di famiglia e combattere per i propri figli. Di non avere paura, di non lasciarsi intimidire dalle minacce “di togliere loro  i figli”.

 

Pretendere che la legge 133/83 venga rispettata, dato che prevede che i figli vengano allontanati dalle loro famiglie quale soluzione estrema da realizzarsi solo se vi è un pericolo per la salute psicofisica del minore e dopo che sono stati praticati tutti gli altri interventi, con l’obbligo di mantenere i rapporti con la famiglia di origine.

 

Se necessario rivolgersi a Consulenti privati (psicologi o psichiatri) per contrastare giudizi prevenuti o superficiali da parte dei Servizi. La legge, anche se imperfetta, permette loro di agire contro interventi illegittimi.

 

Poi mandare al Parlamento persone che operino per eliminare l’ art. 403 cc, che autorizza i servizi ad allontanare i minori in via preventiva rispetto al provvedimento del giudice; e ancora: emanare leggi a tutela della famiglia, la famiglia dell’art. 29 della Costituzione Italiana; dell’art. 3 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, quelle della famiglia basata sul matrimonio fra uomo e donna. Che dichiara:

 

«La famiglia è il nucleo naturale e fondamentale della società e ha diritto ad essere protetta dalla società e dallo Stato».

 

 

Cristiano Lugli

 

 

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Animali

Scoperto in India un serpente lungo quanto uno scuolabus. Probabilmente pure molto meno letale

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Gli scienziati dell’Istituto indiano di tecnologia Roorkee, in India, hanno pubblicato un articolo sulla rivista Scientific Reports per discutere della loro scoperta del Vasuki Indicus, una nuova specie di serpente gigante, vissuto circa 47 milioni di anni fa nello Stato indiano del Gujarat.

 

I resti del gargantuesco serpentone sono stati trovati nella miniera di carbone di Panandhro, nella regione di Kutch. Il suo nome è stato scelto in riferimento al luogo del ritrovamento e alla leggendaria creatura simile a un serpente associata alla divinità induista Shiva.

 

I ricercatori hanno osservato 27 vertebre, per lo più in buono stato di conservazione e alcune delle quali ancora articolate, che sembrano essere state raccolte da un individuo adulto. I pezzi ossei hanno dimensioni comprese tra 37,5 e 62,7 millimetri in lunghezza e tra 62,4 e 111,4 millimetri in larghezza, indicando un corpo ampio e cilindrico.

 

Sulla base di queste misurazioni, gli scienziati hanno ipotizzato che l’esemplare di Vasuki Indicus di cui facevano parte potesse raggiungere una lunghezza compresa tra 10,9 e 15,2 metri.

 

«Il team, guidato da Debajit Datta e Sunil Bajpai, ha scoperto i resti fossili della specie, che poteva raggiungere una lunghezza stimata tra gli 11 e i 15 metri, praticamente quanto uno scuolabus» scrive La Stampa.

 

Tuttavia non è dato sapere quanto letale per l’uomo potrebbe essere stato il rettilone. Sappiamo invece perfettamente quando posso ferire, di questi tempi, il suo termine di paragone, lo scuolabus.

 

«Autista dello scuolabus ha un malore e muore a Chiavari: aveva appena concluso il giro con i bambini»: Il Messaggero di due settimane fa.

 

«Incidente a Cittadella: autista di scuolabus ha un malore e va a sbattere contro una corriera». Il Resto del Carlino, 25 gennaio 2023.

 

La Spezia, maggio 2022: «Malore improvviso per l’autista dello scuolabus, mezzo fa un volo di venti metri». Lo riporta La Città della Spezia.

 

«Padova, autista di scuolabus muore alla guida». Automoto, ottobre 2023.

 

Corridonia, provincia di Macerata: «Malore fatale in strada, arrivano i soccorsi e uno scuolabus resta bloccato sui binari mentre arriva il treno». Il Resto del Carlino, il mese scorso.

 

Ottobre 2023: «Autista di scuolabus ha un malore alla guida: Jessica muore a 15 anni schiacciata dal mezzo». Lo riporta il Corriere Adriatico.

 

Stati Uniti, aprile 2023: «L’autista dello scuolabus ha un malore: studente di 13 anni prende il controllo del mezzo».

 

Roma, dicembre 2022: «Scuolabus fuori strada a Roma, paura per 41 bambini: Malore dell’autista». Lo riporta IlSussidiario.net.

 

Renovatio 21 ha riportato tanti altri casi.

 

«I ricercatori ipotizzano inoltre che il predatore preistorico cacciasse in modo lento, come le anaconde» scrivono gli scienziati scopritori del serpentazzo indico.

 

Abbiamo imparato invece che il suo termine di paragone, lo scuolabus, miete vittime all’improvviso.

 

«Malori improvvisi» del conducente, che rischiano di tirare giù con loro le vite di diecine di bimbi trasportati.

 

E quindi: cosa è più pericoloso? Il boa preistorico di 15 metri o mandare il proprio figlio a scuola?

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Essere genitori

Il 25% dei bambini di età compresa tra 3 e 4 anni possiede uno smartphone: studio

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Uno studio condotto dall’autorità governativa di regolamentazione delle comunicazioni nel Regno Unito ha rilevato che un quarto dei bambini di soli 3-4 anni possiede uno smartphone. Lo riporta il giornale britannico Telegraph.   Dallo studio di Ofcom è infatti emerso che un quarto di tutti i bambini sotto i 7 anni possiede un dispositivo intelligente, con un aumento di circa il 5% in un anno.   I dati per i bambini di età inferiore a 7 anni sono stati forniti dai genitori, quindi il numero reale potrebbe essere molto più alto se alcuni genitori scegliessero di essere liberali riguardo alla verità.   Lo studio ha rilevato che quasi il 60% dei bambini di età compresa tra gli 8 e gli 11 anni possiede un telefono e, quando si arriva ai 12-17 anni, essenzialmente tutti i bambini possiedono uno smartphone.   Ofcom ha osservato che «i bambini delle scuole materne sono sempre più online e godono di una maggiore indipendenza digitale da parte dei genitori».   Lo studio ha anche scoperto che i bambini riescono ad aggirare i controlli sull’età per accedere alle app dei social media, semplicemente inventando la loro data di nascita.

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Più della metà (51%) di età inferiore ai 13 anni utilizza un’app di social media di qualche tipo sui propri telefoni, nonostante il fatto che la maggior parte delle app di social media richieda che gli utenti abbiano più di 13 anni.   Un totale del 40% dei bambini di età compresa tra 8 e 17 anni ha dichiarato a Ofcom di aver mentito sulla propria età per accedere a un’app.   Nella fascia di età 5-7 anni, un terzo dei genitori ha affermato che i propri figli utilizzano le app completamente senza supervisione e un terzo ha affermato di consentire ai propri figli di utilizzare le app prima che raggiungano l’età minima consigliata.   Il commissario governativo per l’infanzia britannico, Rachel de Souza, ha commentato che «l’uso dei social media e delle piattaforme di messaggistica da parte dei minorenni è molto diffuso. Le tutele previste dall’Online Safety Act devono essere implementate in modo rapido e deciso, con efficaci garanzie sull’età».   I risultati arrivano mentre il governo di Londra sta valutando la possibilità di attuare un divieto totale per i minori di 16 anni di acquistare smartphone, scrive Modernity News.   Tuttavia, tale legge non impedirebbe ai genitori di acquistare i dispositivi e di darli ai bambini, come avviene nella stragrande maggioranza delle case. Il governo sta anche valutando una legge che richiederebbe l’approvazione dei genitori quando i bambini di età inferiore ai 16 anni si iscrivono ad account sui social media.   Richard Collard della National Society for the Prevention of Cruelty to Children ha sottolineato che «il numero di bambini molto piccoli che utilizzano i social media indica un fallimento sistemico da parte delle aziende tecnologiche nel far rispettare i limiti di età da loro stabiliti”.   Gli studi hanno dimostrato che esistono ampie prove che l’uso dei social media è collegato ad un aumento dell’ansia, della depressione e ad un declino del benessere mentale tra i giovani. Le connessioni tra telefonino e l’aumento del cortisolo – l’ormone dello stress – sono discusse da diversi anni.   Come riportato da Renovatio 21, una curiosa circolare del ministero dell’Istruzione italiano dell’anno scorso descriveva lo smartphone come una droga «non diversa dalla cocaina».   Negli anni è emerso che le app degli smartphone spiano i bambini su «una scala scioccante», hanno rivelato esperti a Children’s Health Defense.

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«Influencer» per genitori condannata per abusi su minori

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Una madre americana di sei figli, i cui consigli online sui genitori hanno attirato più di due milioni di abbonati su YouTube, è stata condannata il mese scorso ad almeno quattro anni di carcere con l’accusa di aggravamento di abusi su minori.

 

Ruby Franke, 42 anni, che gestiva il canale YouTube «8 Passengers», ora cancellata, è stata arrestata lo scorso agosto nello stato americano dello Utah quando suo figlio dodicenne malnutrito è scappato dalla casa di un’altra donna, Jodi Hildebrandt, 54 anni, per chiedere cibo e acqua a un vicino.

 

Il bambino era stato legato con nastro adesivo e aveva ferite aperte visibili a causa dell’essere stato legato con una corda, secondo i documenti della polizia. Hildebrandt, con il quale Franke collaborava in un’impresa commerciale separata, è stata condannata alla stessa pena detentiva di quattro pene da uno a 15 anni ciascuna.

 

Entrambe si erano dichiarate colpevoli a dicembre delle accuse di abuso aggravato di secondo grado su minori.

 

 

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Scusandosi con i suoi figli dopo la sua condanna, Franke ha detto di aver «creduto che l’oscurità fosse luce e che il giusto fosse sbagliato. Farei qualsiasi cosa al mondo per voi. Ho preso da voi tutto ciò che era tenero, sicuro e buono». Nella sua stessa dichiarazione, la Hildebrandt ha detto che spera che i bambini possano «guarire fisicamente ed emotivamente».

 

Durante il processo dell’anno scorso, il pubblico ministero Eric Clarke ha detto alla corte che due dei figli di Franke erano stati costretti a vivere in un «ambiente simile a un campo di concentramento» e gli erano stati «regolarmente negati cibo, acqua, letti in cui dormire e praticamente ogni forma di divertimento».

 

 

La Franke aveva creato il suo canale YouTube «8 Passengers» nel 2015 e l’estate scorsa aveva accumulato 2,3 milioni di abbonati, molti dei quali attratti dai video della vita familiare suburbana di Franke.

 

Tuttavia, alcuni spettatori si sono preoccupati nel 2020 quando uno dei suoi figli ha detto in un video che aveva dormito su un pouf per sette mesi. Altri video descrivevano Franke che tratteneva il cibo dai suoi figli e «annullava» il Natale come punizione.

 

Il canale YouTube «8 Passengers» è stato cancellato nel 2022, lo stesso anno in cui la Franke si era separata dal marito Kevin.

 

Nell’ambito di un patteggiamento, Hildebrandt – che ha collaborato con Franke in una serie di video di «life coaching» – ha ammesso di essere a conoscenza degli abusi sui minori e di aver costretto uno dei figli di Franke a «saltare più volte in un cactus».

 

Ha aggiunto che Franke aveva detto ai suoi figli che erano «malvagi e posseduti» e dovevano «pentirsi».

 

In una dichiarazione rilasciata dal suo avvocato prima del processo l’anno scorso, Kevin Franke ha chiesto che fosse inflitta la pena massima al suo ex partner per l’abuso «orribile e disumano» dei suoi figli.

 

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Immagine screenshot da YouTube

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