Spirito
Cardinale Müller: i «falsi profeti» cercheranno di usare il Sinodo per l’Agenda 2030 dell’ONU

L’ex prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede (CDF), il cardinale Gerhard Müller, ha sostenuto a proposito del Sinodo sulla sinodalità che «falsi profeti» stanno cercando di trasformare la Chiesa «in un’organizzazione di aiuto per l’Agenda 2030».
Müller si è già rivelato un forte critico dell’imminente Sinodo sulla sinodalità, essendo uno dei pochi prelati nella Chiesa che ha rilasciato dichiarazioni critiche nei confronti dell’iniziativa del Papa. In una recente intervista con la testata ispanofona InfoVaticana, il cardinale Müller ha approfondito i suoi pensieri sull’incontro del sinodo dell’ottobre 2023 – un incontro al quale è stato infatti invitato personalmente da Papa Francesco.
Alla domanda se ci sia «qualcosa da temere» al sinodo, Müller ha risposto:
«Sì, i falsi profeti che si presentano come progressisti hanno annunciato che trasformeranno la Chiesa cattolica in un’organizzazione umanitaria per l’Agenda 2030».
Secondo Müller, «solo una Chiesa senza Cristo è adatta a un mondo senza Dio».
Il cardinale nell’intervista ha fatto più volte riferimento alla recente Giornata Mondiale della Gioventù di Lisbona – un evento segnato da aspetti particolarmente controversi, tra cui la promozione dell’Agenda 2030 pro-aborto delle Nazioni Unite – affermando come «molti giovani tornati da Lisbona sono delusi dal fatto che l’attenzione non sia più rivolta all’aborto e alla salvezza in Cristo, ma su una dottrina mondana di salvezza».
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«A quanto pare – ha proseguito Müller – ci sono addirittura vescovi che non credono più in Dio come origine e fine dell’uomo e salvatore del mondo, ma che, in modo pannaturalistico o panteistico, considerano la presunta “Madre Terra” come l’inizio dell’esistenza e la neutralità climatica l’obiettivo del pianeta Terra».
Müller ha citato la crisi moderna derivante dalla «mancanza di una formazione teologica di base anche tra i vescovi» come fonte di confusione che si è diffusa nella Chiesa. Senza un’adeguata formazione, le persone confondono «il contenuto della fede e la sua insuperabile pienezza in Cristo con la progressiva riflessione teologica e la crescita della coscienza di fede da parte della Chiesa attraverso la tradizione ecclesiastica».
Come ricorda LifeSiteNews, le parole di Müller sono apparse online un giorno dopo che l’attuale prefetto della CDF, il cardinale designato Victor Fernández, aveva affermato che Papa Francesco ha «un dono vivo e attivo» pari al «deposito della fede». Come ha fatto in precedenza, Müller ha tratto spunto da documenti del Vaticano II per affermare come «il Papa e i vescovi non ricevono una nuova rivelazione».
Come riportato da Renovatio 21, a luglio il cardinale tedesco aveva affrontato direttamente il suo successore alla CDF. «Il compito del Dicastero per la Dottrina della Fede è mostrare come quest’ultima si fonda sulla Scrittura e come si è sviluppata nella storia del dogma: il Papa e i vescovi non possono quindi esigere che obbediamo alle loro opinioni private, men che meno quando contraddicono la Rivelazione e la morale naturale», aveva tuonato il Müller.
Nella recente intervista, il cardinale Müller ha poi ha risposto alle domande sulla possibile approvazione da parte del Sinodo delle benedizioni per persone dello stesso sesso – un evento verso il quale il nuovo prefetto della CDF ha segnalato apertura in più di un’occasione, nonostante sia in violazione della dottrina cattolica.
«Benedire il comportamento immorale di persone dello stesso sesso o di sesso opposto è una diretta contraddizione con la parola e la volontà di Dio, una blasfemia gravemente peccaminosa», ha osservato. Riferendosi a tali benedizioni e alla promozione delle donne diaconi, Müller ha sostenuto che tali sviluppi «sarebbero obsoleti a priori».
«Né potrebbero essere attuati nel diritto canonico dall’intero collegio dei vescovi con il papa, o dal solo papa», ha detto, «perché contraddicono la rivelazione e la chiara confessione della Chiesa».
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Il cardinale tedesco ha inoltre emesso un fermo pronunciamento contro un’interpretazione ampiamente permissiva dell’autorità papale, sottolineando attentamente che «l’autorità formale… del Papa non può essere separata dal collegamento sostanziale con la Sacra Scrittura, la Tradizione apostolica e le decisioni dogmatiche del Magistero che lo ha preceduto».
Sostenere o agire diversamente, ha proseguito Müller, significherebbe imitare l’erronea impressione di Martin Lutero che vedeva il Pontefice come uno che si mette «al posto di Dio, che è l’unico autore della sua verità rivelata, invece di limitarsi a testimoniare fedelmente, in autorità di Cristo, alla fede rivelata in modo integrale e non adulterato. e presentandolo autenticamente alla Chiesa».
Il Müller ha infine osservato che in «una situazione così estrema» Dio «può salvarci». Aggiungeva inoltre come «ogni funzionario ecclesiastico avrebbe perso la sua autorità e nessun cattolico è più obbligato a obbedire religiosamente a un vescovo eretico o scismatico».
Müller ha già dichiarato apertamente di aver definito il sinodo una «presa di potere ostile» nei confronti della Chiesa che minaccia di «porre fine» al cattolicesimo.
Come riportato da Renovatio 21, in una precedente intervista dell’anno scorso il cardinale aveva accusato il Sinodo di voler distruggere la Chiesa.
Con grande lucidità e coraggio, il Müller due anni fa aveva attaccato il Grande Reset, dichiarando che il COVID era utilizzato per stabilire uno «Stato di sorveglianza» globale.
Non si tratta dell’unica figura della gerarchia cattolica che attacca frontalmente l’Agenda 2030 dell’ONU, della quale la chiesa si vuole fare ancella.
Lo scorso aprile monsignor Manuel Sánchez Monge, vescovo della diocesi spagnuola di Santander, aveva pubblicato un editoriale in cui si scagliava contro gli obiettivi delle Nazioni Unite definiti come «una trappola» di carattere anticristiano.
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«Dietro l’Agenda 2030 c’è un tentativo di cambiare la civiltà, un nuovo ordine mondiale che cambierà le convinzioni degli individui. È un sistema globalista – che non ha nulla a che fare con la globalizzazione – volto a stabilire un governo mondiale non eletto e non democratico», aveva denunziato il prelato iberico.
«Nell’Agenda 2030, la famiglia e la religione sono presentate come elementi di conflitto. Religione e famiglia sono problemi, non soluzioni. Ad esempio, avere figli, la responsabilità coniugale o la generosità nel matrimonio non fanno parte di questo nuovo buon senso» scriveva l’editoriale apparso su El diario Montañés, una testata locale con il titolo non esattamente sibillino «Agenda 2030 y el nuevo orden mundial» («Agenda 2030 e il Nuovo Ordine Mondiale»).
«L’intenzione è quella di stabilire un nuovo ordine mondiale che escluda molte istituzioni, soprattutto quelle a fondamento cristiano. È lo stato che determina il modo di vivere, generando così un relativismo che fa della tolleranza il valore morale per eccellenza».
«Dovremmo anche essere tolleranti verso il male? Loro [gli obbiettivi ONU, ndr] sono assassini della libertà e generano relativismo» si domanda il vescovo spagnuolo.
La domanda vale per tutti noi, che abbiamo visto la nostra libertà assassinata, e che sappiamo che si è trattato solo dell’inizio del massacro che sarà l’instaurazione del Nuovo Ordine.
Immagine di Raimond Spekking via Wikimedia pubblica su licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 4.0 International (CC BY-SA 4.0)
Spirito
Bergoglio «nemico della Chiesa»: mons. Viganò e il «vitium consensus» del papato

A fructibus eorum cognoscetis eos.
Numquid colligunt de spinis uvas aut de tribulis ficus?
Sic omnis arbor bona fructus bonos facit; mala autem arbor fructus malos facit.
Non potest arbor bona fructus malos facere, neque arbor mala fructus bonos facere.
Omnis arbor quæ non facit fructum bonum exciditur et in ignem mittitur.
Igitur ex fructibus eorum cognoscetis eos.
Mt 7, 16-20
Permettetemi di rivolgere un saluto e un ringraziamento agli organizzatori della Catholic Identity Conference e a tutti coloro che vi prendono parte. In un momento di grande confusione è importante fare chiarezza su quanto accade, anche confrontandosi su posizioni differenti. Ecco perché sono grato all’amico Michael Matt per avermi dato l’opportunità di condividere con voi alcune considerazioni. In questo mio intervento non cercherò di dare risposte, ma di porre una questione ormai non più procrastinabile, affinché noi Vescovi, il Clero e i fedeli possiamo guardare alla gravissima apostasia presente come un fatto del tutto nuovo e che non può trovare soluzione, a mio parere, ricorrendo alle categorie di giudizio e di azione ordinarie.L’evidenza del «problema Bergoglio»
Il moltiplicarsi di dichiarazioni e comportamenti del tutto estranei a ciò che ci si aspetta da un Papa ed anzi in contrasto con la Fede e la Morale di cui il Papato è custode, ha portato molti fedeli e un numero sempre più cospicuo di Vescovi a prendere atto di qualcosa che fino a qualche tempo fa appariva inaudito: il Soglio di Pietro è occupato da un personaggio che abusa del proprio potere per lo scopo opposto a quello per cui Nostro Signore lo ha istituito. Alcuni ritengono Jorge Mario Bergoglio palesemente eretico nelle questioni dottrinali, altri tirannico nelle questioni di governo, altri ancora considerano la sua elezione invalida a causa delle molteplici anomalie della rinunzia di Benedetto XVI e dell’elezione di chi ha preso il suo posto. Queste opinioni – più o meno suffragate da prove o frutto di speculazioni non sempre condivisibili – confermano tuttavia una realtà ormai incontestabile. Ed è questa realtà, a mio parere, che costituisce un punto di partenza comune nel cercare di porre rimedio alla sconcertante, scandalosa presenza di un Papa che si pone con ostentata arroganza come inimicus Ecclesiæ, e che come tale agisce e parla. Un nemico che, proprio perché occupa il Soglio di Pietro e abusa dell’autorità papale, è in grado di infliggere un colpo terribile e disastroso, quale nessun nemico esterno in tutta la storia della Chiesa ha mai potuto arrecare. I peggiori persecutori dei Cristiani; i più feroci adepti delle Logge massoniche; i più scatenati eresiarchi non erano riusciti, in così poco tempo e con tale efficacia, a devastare la Vigna del Signore, scandalizzarne i fedeli, disgustarne i Ministri, screditarne dinanzi al mondo l’autorità e l’autorevolezza, demolirne il Magistero, la Fede, la Morale, la Liturgia, la disciplina. Inimicus Ecclesiæ, non solo rispetto alle membra del Corpo Mistico – che egli disprezza, ridicolizza (contro cui non cessa di lanciare velenosi epiteti), perseguita e colpisce; ma anche rispetto al Capo del Corpo Mistico, Gesù Cristo: l’autorità del Quale è da Bergoglio esercitata non più in funzione vicaria e quindi in necessaria e doverosa coerenza con il Depositum Fidei, ma in modo autoreferenziale e quindi tirannico. L’autorità del Romano Pontefice è infatti derivata dalla suprema autorità di Cristo, alla quale essa partecipa entro i confini e nell’ambito delle finalità che il divino Fondatore ha stabilito una volta per tutte, e che nessun potere umano può modificare. L’evidenza dell’alienità di Bergoglio all’ufficio che ricopre è un fatto certamente doloroso e gravissimo; ma il prendere coscienza di questa realtà è la premessa indispensabile per porre un rimedio ad una situazione insostenibile e disastrosa.Agere sequitur esse
In questi dieci anni di «pontificato» abbiamo visto Bergoglio fare tutto quello che non ci si sarebbe mai aspettati da un Papa, e viceversa tutto quello che farebbe un eresiarca o un apostata. Vi sono state occasioni in cui queste azioni sono apparse palesemente provocatorie, come se con le sue esternazioni o con certi atti di governo egli volesse deliberatamente suscitare lo sdegno del corpo ecclesiale e spingere sacerdoti e fedeli a reagire dandogli il pretesto per dichiararli scismatici. Ma questa strategia tipica del peggiore gesuitismo è ormai scoperta, perché l’intera operazione è stata condotta con troppa arroganza e in ambiti su cui nemmeno i Cattolici moderati sono disposti a transigere. Gli scandali sessuali del Clero, ed in particolare la risposta della Santa Sede alla piaga della corruzione morale di Cardinali e Vescovi, hanno mostrato una vergognosa disparità di trattamento tra coloro che appartengono al cosiddetto «cerchio magico» di Bergoglio e quanti invece egli considera avversari. (…)Sostieni Renovatio 21
Si rompe il muro del silenzio
Il silenzio dell’Episcopato dinanzi alle enormità bergogliane conferma che l’autoritarismo autoreferenziale del gesuita Bergoglio ha trovato servile obbedienza nella quasi totalità dei Vescovi, terrorizzati dall’idea di essere fatti oggetto delle ritorsioni del vendicativo e dispotico satrapo di Santa Marta. Alcuni Vescovi diocesani iniziano a non sopportare più la sua azione devastatrice, che mina l’autorità e l’autorevolezza della Chiesa intera. Il Vescovo Joseph Strickland, ad esempio, ha lodevolmente ribadito verità dottrinali immutabili che il Sinodo sulla Sinodalità dei prossimi mesi si appresta a demolire. E il cardinal Gerhard Ludwig Müller ha giustamente ricordato che il Signore non ha conferito potere al Papa per «bullizzare» i buoni Vescovi. Qualcosa quindi inizia a cambiare: gli schieramenti vanno delineandosi e vediamo da una parte la «chiesa sinodale» di Bergoglio – che chiama emblematicamente «nostra» – e dall’altra quel che resta della Chiesa Cattolica, verso la quale egli non manca di ribadire la propria assoluta estraneità.La sanatio in radice delle irregolarità al Conclave
Mons. Athanasius Schneider sostiene che le eventuali irregolarità verificatesi nel Conclave del 2013 sarebbero comunque sanate in radice dal fatto che l’eletto Jorge Mario Bergoglio è stato riconosciuto come Papa dai Cardinali elettori, dall’Episcopato e dalla maggioranza dei fedeli. In pratica, a prescindere dalle vicende che possono aver portato all’elezione di un Papa – con o senza interventi esterni – la Chiesa si dà un lasso di tempo oltre il quale non sarebbe possibile impugnare un’elezione, se il nome dell’eletto è accettato dal popolo cristiano. Ma questa tesi è messa in discussione da un precedente storico. All’epoca di Urbano VI – siamo nel 1378 – la maggioranza dei Cardinali, dei Prelati, dei Sovrani cattolici e del popolo riconobbe come Papa Clemente VII, in realtà antipapa. Tredici Cardinali su un totale di sedici mise in discussione la validità dell’elezione di papa Urbano, in ragione della minaccia di violenze del popolo romano al Sacro Collegio, e anche i pochi sostenitori di Urbano ben presto si pentirono di averlo eletto, convocando un Conclave a Fondi da cui uscì eletto l’antipapa Clemente VII. Anche San Vincenzo Ferrer era convinto che il vero papa fosse Clemente, mentre Santa Caterina da Siena era schierata con Urbano. Se il consenso universale fosse stato un argomento indefettibilmente valido, si sarebbe dovuto considerare Papa Clemente e non Urbano. L’Antipapa Clemente, sconfitto dall’esercito di Urbano VI nella battaglia di Marino del 1379, trasferì la Sede ad Avignone, dando luogo allo Scisma d’Occidente che durò trentanove anni. Vediamo quindi che il consenso universale è un argomento che non regge alla prova della Storia.La via tutior di mons. Schneider
Mons. Athanasius Schneider ci ricorda che la via tutior consiste nel non obbedire a un Papa eretico, senza doverlo necessariamente considerare decaduto ipso facto dal suo ufficio in quanto separato dalla Chiesa e quindi non più capace di esservi a capo, come invece ritiene San Roberto Bellarmino. Ma anche questa soluzione – che se non altro riconosce che Bergoglio è eretico – non mi sembra risolutiva, dal momento che l’obbedienza che i fedeli possono negargli è solo marginale rispetto a tutti gli atti di governo e di magistero che costui ha compiuto e continua a compiere senza che i suoi sudditi possano fare alcunché. Certo, ci si può organizzare per la celebrazione clandestina della Messa cattolica, ma cosa possono fare un sacerdote o un laico quando una cupola eversiva di Vescovi manovrati da Bergoglio si appresta a introdurre con il Sinodo sulla Sinodalità cambiamenti dottrinali inaccettabili? E cosa potranno fare quando nelle loro parrocchie una diaconessa benedirà le «nozze» di due sodomiti? Certamente la disobbedienza a ordini illegittimi di un Superiore eretico o apostata è doverosa sub gravi, poiché l’obbedienza a Dio viene prima dell’obbedienza agli uomini, e perché la virtù dell’Obbedienza è gerarchicamente subordinata alla virtù teologale della Fede. Ma il danno che ne deriva per il corpo ecclesiale non è impedito con un’azione di semplice resistenza: occorre risolvere la questione alla radice.Aiuta Renovatio 21
Il vizio di consenso nell’assunzione del Papato
Preso dunque atto che Bergoglio è eretico – e basterebbero Amoris Lætitia o la dichiarazione dell’immoralità intrinseca della pena capitale per averne la prova – dobbiamo chiederci se l’elezione del 2013 sia stata in qualche modo inficiata da un vizio di consenso; se cioè l’eletto abbia voluto diventare Papa della Chiesa Cattolica o piuttosto capo di quella che egli chiama la «nostra chiesa sinodale», che nulla ha a che vedere con la Chiesa di Cristo proprio perché si pone come altra rispetto ad essa. Questo vizio di consenso si rileva a mio parere anche dal comportamento di Bergoglio, ostentatamente anticattolico ed eterogeneo rispetto all’essenza stessa del Papato. Non vi è azione di costui che non suoni palesemente di rottura rispetto alla prassi e al Magistero della Chiesa, e a ciò si aggiungono le prese di posizione tutt’altro che inclusive verso i fedeli che non intendono accettare arbitrarie innovazioni o peggio eresie conclamate. La questione fondamentale verte sulla comprensione del piano eversivo della deep church, che con i metodi denunciati a suo tempo da San Pio X nei riguardi dei Modernisti si è organizzata per compiere un colpo di stato in seno alla Chiesa e portare sul Soglio di Pietro il profeta dell’Anticristo. La mens rea nell’infiltrarsi nella Gerarchia e ascenderne i gradi è evidente, così come è evidente che i piani della fazione ultra-progressista non potevano arrestarsi dinanzi a Benedetto XVI, da essi considerato troppo conservatore e soprattutto odiatissimo per aver osato promulgare il Motu Proprio Summorum Pontificum. E così ecco spinto Benedetto XVI a dimettersi, e subito pronto quello sconosciuto Arcivescovo di Buenos Aires che l’11 Ottobre 2013, in una conferenza alla Villanova University (qui), l’allora Card. McCarrick, suo amico di lunga data, rivelò essere stato fortemente voluto da un «very influential Italian gentleman», emissario del deep state presso la deep church. Chi lavora nella Curia Romana sa bene chi è chiamato «il gentiluomo» per antonomasia e quali siano i suoi legami con il potere di qua e di là del Tevere, e ne conosce pure gli imbarazzanti penchant che spiegano la contiguità con la lobby omosessuale vaticana. È altresì significativo che McCarrick si dica convinto che Bergoglio «cambierà il Papato nell’arco di quattro anni», confermando l’intenzione dolosa di manomettere l’istituzione divina e irriformabile della Chiesa.Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
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Possibili obiezioni
Qualcuno potrà obiettare: Ma anche se Bergoglio ha agito con il dolo, ha comunque accettato ciò che i Cardinali gli offrivano: l’elezione a Vescovo di Roma e quindi a Pontefice Romano. Quindi ha assunto l’ufficio e va considerato Papa. Io credo invece che l’accettazione del Papato sia viziata perché egli considera il Papato altra cosa rispetto a ciò che è, come il coniuge che si sposa in chiesa escludendo i fini specifici del Matrimonio e rendendo quindi nullo il Matrimonio per vizio di consenso, appunto. Non solo: quale congiurato che agisce dolosamente per ascendere a una carica sarebbe così sprovveduto da spiegare a chi deve eleggerlo di avere intenzione di diventare Papa per dare esecuzione agli ordini dei nemici di Dio e della Chiesa? Buongiorno. Sono Jorge Mario Bergoglio e ho intenzione di distruggere la Chiesa facendomi eleggere Papa. Mi date il vostro voto? La mens rea sta proprio nel ricorso all’inganno, alla dissimulazione, alla menzogna, alla delegittimazione degli avversari fastidiosi e all’eliminazione di quelli pericolosi. E che volesse compiere il piano criminale dell’élite globalista l’abbiamo sotto gli occhi: tutti i desiderata delle mail di John Podesta, braccio destro di Hillary Clinton, hanno trovato o stanno trovando esecuzione, dall’adozione della parità di genere come premessa al sacerdozio femminile all’inclusione LGBTQ+, dall’accettazione della teoria gender alla partecipazione all’Agenda 2030 in materia di cambiamento climatico, dalla colpevolizzazione del «proselitismo» all’esaltazione dell’immigrazionismo come metodo di sostituzione etnica. E parallelamente, vi è la rimozione e la condanna dell’altra Chiesa, quella «preconciliare», fatta di rigidi intolleranti, a partire da Nostro Signore, come ha blasfemamente scritto Antonio Spadaro. E con la cancel culture applicata a Fede e Morale, anche l’eliminazione della Messa che a quella Chiesa appartiene intrinsecamente, e che Bergoglio considera in conflitto con la «nuova ecclesiologia» al punto da proibirla come incompatibile con la «chiesa sinodale». Ecco dunque lanciato il sasso nello stagno. Vorrei che prendessimo in seria, serissima considerazione l’eventualità che Bergoglio abbia voluto ottenere l’elezione con il dolo, e che si prefiggesse di abusare dell’autorità di Romano Pontefice per fare l’esatto contrario di ciò che Gesù Cristo ha dato mandato a San Pietro e ai suoi Successori di fare: confermare i fedeli nella Fede cattolica, pascere e governare il Gregge del Signore, predicare il Vangelo a tutte le genti. Tutta l’azione di governo e di magistero di Bergoglio – sin dalla sua prima apparizione alla Loggia vaticana presentandosi con quell’inquietante «Buonasera» – si è dipanata in senso diametralmente opposto al mandato petrino: ha adulterato e continua ad adulterare il Depositum Fidei, ha creato confusione e indotto in errore i fedeli, ha disperso il Gregge, ha dichiarato di ritenere l’evangelizzazione dei popoli «una solenne sciocchezza» e abusa sistematicamente del potere delle Sante Chiavi per sciogliere quel che non può essere sciolto e legare ciò che non può essere legato. Questa situazione è umanamente insanabile, perché le forze in gioco sono immani e perché la corruzione dell’Autorità non può essere sanata da chi ad essa è sottoposto. Dobbiamo prendere atto che la metastasi di questo “pontificato” origina dal cancro conciliare, da quel Vaticano II che ha creato le basi ideologiche, dottrinali e disciplinari che dovevano condurre inevitabilmente a questo punto. Ma quanti dei miei Confratelli, che pure riconoscono la gravità della crisi attuale, hanno la capacità di riconoscere questo legame di causalità tra la rivoluzione conciliare e le sue estreme conseguenze con Bergoglio?Conclusione
Se questa passio Ecclesiæ prelude alla fine dei tempi, è nostro dovere prepararci spiritualmente a momenti di grande tribolazione e di vera e propria persecuzione. Ma sarà proprio ripercorrendo la via dolorosa della Croce che il corpo ecclesiale potrà purificarsi dalle sozzure che lo deturpano e meritare gli aiuti soprannaturali che la Provvidenza riserva alla Chiesa nei tempi della prova: dove abbonda il peccato, sovrabbonda la Grazia. Permettetemi infine di ricordarvi che l’Associazione Exsurge Domine da me fondata ha come scopo dare un aiuto spirituale e materiale ai sacerdoti, ai religiosi e alle religiose perseguitati dalla chiesa bergogliana a causa della loro fedeltà alla Tradizione. Se volete contribuire con una donazione alla realizzazione dei nostri progetti, potete farlo dal sito dell’Associazione. + Carlo Maria Viganò ArcivescovoIscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Cervello
Alcuni pazienti ricordano esperienze di pre-morte dopo attacchi di cuore

Renovatio 21 traduce questo articolo di Bioedge.
In un articolo sulla rivista Resuscitation, alcuni sopravvissuti ad un arresto cardiaco hanno descritto esperienze di morte lucida avvenute mentre parevano essere incoscienti.
Nonostante il trattamento immediato, meno del 10% dei 567 pazienti studiati, sottoposti a RCP [rianimazione cardiopolmonare, ndt] in ospedale, si sono ripresi sufficientemente da essere dimessi. Quattro pazienti su 10 sopravvissuti, tuttavia, hanno ricordato un certo grado di coscienza durante la RCP non catturato dalle misure standard.
Lo studio ha anche scoperto che in un sottogruppo di questi pazienti, quasi il 40% aveva un’attività cerebrale che tornava alla normalità, o quasi, da uno stato «flatline», in alcuni punti anche dopo un’ora dall’inizio della RCP. Come catturato dall’EEG, una tecnologia che registra l’attività cerebrale con elettrodi, i pazienti hanno visto picchi nelle onde gamma, delta, theta, alfa e beta associati a funzioni mentali più elevate.
I sopravvissuti riferiscono da tempo di aver avuto una maggiore consapevolezza ed esperienze potenti e lucide, affermano gli autori dello studio. Questi hanno incluso la percezione della separazione dal corpo, l’osservazione degli eventi senza dolore o angoscia e una valutazione significativa delle proprie azioni e relazioni.
Questo nuovo lavoro ha scoperto che queste esperienze di morte sono diverse dalle allucinazioni, dai deliri, dalle illusioni, dai sogni o dalla coscienza indotta dalla RCP.
Gli autori dello studio ipotizzano che il cervello «piatto» e morente rimuova i sistemi inibitori (frenanti) naturali. Questi processi, noti collettivamente come disinibizione, potrebbero aprire l’accesso a «nuove dimensioni della realtà», compreso il ricordo lucido di tutti i ricordi immagazzinati dalla prima infanzia alla morte, valutati dal punto di vista della moralità.
Sebbene nessuno conosca lo scopo evolutivo di questo fenomeno, esso «apre la porta a un’esplorazione sistematica di ciò che accade quando una persona muore».
L’autore senior dello studio Sam Parnia, della NYU Langone Health, afferma: «sebbene i medici abbiano a lungo pensato che il cervello subisse danni permanenti circa 10 minuti dopo che il cuore smette di fornirgli ossigeno, il nostro lavoro ha scoperto che il cervello può mostrare segni di recupero elettrico prolungato nella RCP in corso. Questo è il primo ampio studio a dimostrare che questi ricordi e i cambiamenti delle onde cerebrali possono essere segni di elementi universali e condivisi delle cosiddette esperienze di pre-morte».
Gli autori concludono che la ricerca fino ad oggi non ha né dimostrato né smentito la realtà o il significato delle esperienze e delle dichiarazioni di consapevolezza dei pazienti in relazione alla morte.
Dicono che l’esperienza ricordata riguardo alla morte merita ulteriori indagini empiriche. Hanno in programma di condurre studi che definiscano più precisamente i biomarcatori della coscienza clinica e che monitorino gli effetti psicologici a lungo termine della rianimazione dopo l’arresto cardiaco.
Michael Cook
Renovatio 21 offre questa traduzione per dare una informazione a 360º. Ricordiamo che non tutto ciò che viene pubblicato sul sito di Renovatio 21 corrisponde alle nostre posizioni.
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Cina
La Cina invierà due vescovi al sinodo

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