Connettiti con Renovato 21

Grande Reset

Il cardinale Müller contro il Grande Reset: il COVID viene utilizzato per stabilire uno «Stato di sorveglianza» globale

Pubblicato

il

 

 

Il cardinale Gerhard Müller, ex prefetto della Congregazione per la dottrina della fede (CDF), ha dichiarato che il COVID viene utilizzato dai fautori del Grande Reset come un’opportunità per «sottomettere le persone al controllo completo e a istituire uno Stato di sorveglianza».

 

Müller ha fatto queste dichiarazioni a inizio mese in un’intervista in tedesco all’Istituto austriaco di St. Boniface, che ha pubblicato l’intervista per intero solo ieri

 

Il prelato tedesco ha parlato di «un certo caos» causato dalla pandemia COVID che, dice, viene utilizzato dalle élite globaliste come un modo per inaugurare la loro agenda del Grande Reset.

 

Ha spiegato che le restrizioni sono in parte «nate dal desiderio di sfruttare questa opportunità per sottoporre le persone al controllo completo [e] per stabilire uno stato di sorveglianza, proprio come hanno affermato gli stessi sostenitori del Great Reset».

 

Il cardinale  ha citato il fondatore e presidente esecutivo del World Economic Forum (WEF), Klaus Schwab, che ha descritto la pandemia di COVID-19 come un’«opportunità» per attuare il Great Reset . Come Schwab ha  scritto  in un articolo del giugno 2020, «la pandemia rappresenta una finestra rara ma ristretta di opportunità per riflettere, reimmaginare e resettare il nostro mondo».

 

Ci sono persone che, dall’alto della loro ricchezza, guardano dall’alto in basso queste lotte quotidiane e che poi proclamano ad alta voce che questa è un’opportunità per spingere la loro agenda»

Müller nell’intervista ha quindi condannato Schwab per aver descritto il COVID come qualcosa di positivo per il mondo.

 

«Molte persone stanno morendo, sono malate, hanno una vita gravemente limitata, l’economia è gravemente danneggiata, i bambini non possono andare a scuola, il che avrà effetti drammatici a lungo termine per le loro anime e il loro spirito», ha dichiarato Sua Eminenza.

 


«Poi ci sono persone che, dall’alto della loro ricchezza, guardano dall’alto in basso queste lotte quotidiane e che poi proclamano ad alta voce che questa è un’opportunità per spingere la loro agenda».

 

Il cardinale ha sostenuto che l’agenda del Grande Reset è «basata sulla frode» e ha spiegato che la frode consiste nell’idea che gli uomini possono, «attraverso la tecnologia moderna o la comunicazione moderna, portare avanti una nuova creazione, creare un nuovo essere umano a loro immagine e somiglianza».

 

«Non voglio essere salvato e reso a immagine e somiglianza di Klaus Schwab o Bill Gates, o Soros e altre persone simili»

«Non voglio essere salvato e reso a immagine e somiglianza di Klaus Schwab o Bill Gates, o Soros e altre persone simili», ha detto Müller.

 

Il prelato ha quindi denunciato l’ipocrisia delle ricche élite globali, fatta di «persone che volano a Glasgow con i loro jet privati ​​e poi vogliono imporre misure e restrizioni alle masse».

 

Come c’era da aspettarsi, le parole del cardinale Müller sulla questione hanno suscitato polemiche sui media tedeschi. La rivista Der Spiegel ha anche scritto che i commenti del cardinale potrebbero essere visti come «antisemiti», solo perché Müller ha osato includere l’investitore ebreo americano George Soros nelle sue critiche alle élite globaliste.

 

Vi sono state reazioni anche dal mondo politico e religioso: Il presidente della Baviera  Markus Söder e Matthias Kopp, portavoce della Conferenza episcopale tedesca, hanno preso le distanze dal discorso del loro connazionale cardinale Müller.

 

«Non lo capisco», ha commentato il presidente Söder riguardo al cardinale. «La protezione delle persone deve essere posta al primo posto», ha detto il governatore del Land, aggiungendo che si può vedere una «ricaduta nel rifiuto della scienza con l’aiuto di teorie molto strane».

 

Il politico del partito democristiano bavarese (CSU) ha quindi spiegato che vescovi e cardinali dovrebbero seguire meglio l’esempio di papa Francesco, che è stato vaccinato.

 

 

 

 

 

Immagine di Jolanta Dyr via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 3.0 Unported (CC BY-SA 3.0)

Continua a leggere

Grande Reset

Bergoglio e Schwab: la chiesa cattolica a Davos

Pubblicato

il

Da

Il sito di informazione ufficiale della Santa Sede Vatican News ha intervistato il parroco di Davos riguardo all’incontro annuale del World Economic Forum che si svolge nella sua parrocchia ogni gennaio.

 

Padre Kurt Susak, sacerdote a Davos da oltre dieci anni, afferma che «ovunque si sente parlare di crisi. Anche il mondo è in qualche modo in crisi».

 

Il prete quindi «afferma di aver avuto l’impressione che i partecipanti puntassero “consapevolmente” sulla conferenza di quest’anno “per presentare soluzioni». «Le persone attendono con speranza soluzioni ai conflitti e alle crisi globali».

 

Don Susak ha poi tuonato che il WEF rischia di perdere «la sua credibilità e legittimità se questo incontro non presentasse ora anche soluzioni riconoscibili alla gente e porti a un miglioramento dei tanti conflitti e sfide».

 

«Esattamente che tipo di soluzioni potrebbero essere presentate, Susak non lo dice» nota il sito prolife Lifesitenews. «Tuttavia (…) gli incontri del WEF hanno già evidenziato come “l’accesso all’aborto” sia un tema chiave».

 

Un moderatore di una delle sessioni ha parlato brevemente dell’«iniziativa per la salute delle donne» del WEF, un progetto dell’organizzazione globalista che spinge anche l’aborto e la contraccezione con il pretesto di «salute riproduttiva«. L’iniziativa mira, tra le altre cose, a ridurre «le gravidanze indesiderate e le gravidanze non sicure». 

 

Tra le numerose organizzazioni partner dell’iniziativa pro-aborto ci sono aziende leader come Johnson & Johnson, Merck, CVS Health, Save the Children e la Bill and Melinda Gates Foundation. Bill Gates, habitué di Davos, quest’anno non si è presentato, forse fiutando che poteva succedergli quella cosa accaduta poi al suo amico CEO Pfizer Albert Bourla: arrivano dei giornalisti veri e ti fanno delle domande.

 

Nell’intervista su Vatican News, il parroco di Davos «non ha menzionato tali attacchi ai nascituri, alla famiglia o alle libertà. Invece, ha notato “ingorghi”, le spese generali per lo svolgimento dell’evento e una mancanza di trasparenza», scrive LSN.

 

Vatican News parafrasa i commenti di Susak, scrivendo che «c’è un’enorme quantità di traffico con ingorghi, tempi di attesa; la vita normale, come si è abituati qui, in realtà “si svolge in modo molto, molto limitato” durante il periodo del WEF».

 

«Si critica il fatto che molti argomenti vengano discussi e dibattuti a porte chiuse e che alla fine si sappia ben poco. “Ci sono tesi, opinioni, teorie che alimentano la resistenza contro l’élite che si riunisce al WEF», osserva il parroco.

 

«Tuttavia, l’intero evento ha anche qualcosa di positivo. Si tratta delle scuole, che hanno in calendario diversi giorni di sci durante la settimana. “Questo fa sempre molto piacere agli alunni. Sono sempre stupito da ciò che gli abitanti di Davos escogitano durante i festeggiamenti», racconta il don Susak.

 

Don Susak rivelato che da diversi anni la parrocchia organizza eventi di «silenzio e preghiera» ecumenici durante gli incontri del WEF. «Cattolici, Riformati e Chiese evangeliche invitano insieme a pregare la sera, insieme per cercare soluzioni a partire dal Vangelo. In passato, la Chiesa nella sua diversità, nella sua teologia morale, nella sua etica sociale, ha sempre trovato risposte meravigliose alle sfide del tempo. È solo necessario richiamarli alla mente più volte».

 

Il Vaticano ha infatti avuto un rapporto stretto, anche se poco conosciuto, con il WEF. Papa Francesco ha segnalato la sua intimità con il fondatore globalista del WEF Klaus Schwab, inviando un discorso al WEF quattro volte nei suoi otto anni di pontificato e consentendo una tavola rotonda vaticana annuale a Davos, sede della conferenza annuale del WEF in Svizzera.

 

«Finora il Vaticano ha inviato ogni anno rappresentanti della Chiesa al Forum Economico mondiale. Negli ultimi anni, il cardinale Peter Appiah Turkson o il cardinale Michael Czerny, e una volta anche il cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin» scrive il sito vaticano. «Quest’anno è la prima volta che il Vaticano non ha inviato alcun rappresentante ufficiale o cardinale a Davos».

 

In un’intervista del 2021 sempre con Vatican News, Don Susak aveva rivelato che Parolin era andato al posto di Papa Francesco, che era stato invitato personalmente da Schwab per il 50° anniversario dell’evento.

 

«Sono stato davvero sorpreso positivamente di quanto interesse c’è per la Chiesa al WEF, ad esempio, c’è un incontro chiamato “Vatican meets WEF” e lì ho riscontrato un grande interesse da tutto il mondo», aveva dichiarato Susak nel 2021.

 

Vatican News scriveva che Schwab stesso era stato in Vaticano.

 

«In effetti, le azioni e gli interessi pubblici di Papa Francesco si allineano strettamente con Schwab, le élite globaliste e il WEF. Nel dicembre 2020, Francesco ha usato la frase “ricostruire meglio”, lo slogan sinonimo di politiche globaliste. La frase era il nome del sito web di Joe Biden dopo le elezioni (BuildBackBetter.gov), in cui affermava di “ripristinare la leadership americana”» nota LSN. «Poco dopo, Bergoglio si è unito ad aziende di tutto il mondo per promuovere un nuovo «sistema economico» del capitalismo in linea con gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile propalati, nonostante il loro legame con l’aborto e il suo stesso appello a una vita semplice e austera».

 

«A ciò è poi seguita una partnership tra il Vaticano e l’ONU, in cui il Papa ha mostrato ancora una volta le sue tendenze globaliste promuovendo l’educazione su “stili di vita sostenibili”, “parità di genere” e “cittadinanza globale”, evitando però di menzionare la fede cattolica».

 

Tali legami più profondi con le società e i leader globalisti danno ulteriore credito alle convinzioni di alcuni secondo cui Papa Francesco è allineato con l’appello del WEF per un «Grande Reset»: «c’è bisogno di un’autorità speciale legalmente costituita in grado di facilitarne l’attuazione».

 

«In effetti, durante l’incontro di Davos ritardato dello scorso anno, un funzionario vaticano ha dichiarato che la Chiesa cattolica è “impegnata nelle varie questioni esaminate al forum”» continua LSN. «Padre Leonir Chiarello, Superiore Generale della Congregazione dei Missionari di San Carlo (Scalabriniani), ha individuato otto temi chiave dell’incontro: “clima e natura, economia più giusta… salute e assistenza sanitaria, cooperazione globale, società ed equità”. Ha citato la Laudato Sii e Fratelli Tutti di Papa Francesco come esempi di come la Chiesa cattolica aderisse all’agenda globalista su aspetti particolari».

 

Insomma, habemus papam: il papa del Grande Reset.

 

 

 

 

 

Immagine di World Economic Forum via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-NonCommercial-ShareAlike 2.0 Generic (CC BY-NC-SA 2.0)

 

 

 

Continua a leggere

Grande Reset

World Economic Forum 2023, la lista degli invitati a Davos

Pubblicato

il

Da

È uscita da qualche ora una lista degli invitati al consesso di Davos edizione 2023, cioè i nomi che si raccoglieranno al World Economic Forum che si tiene nella cittadini svizzera, cioè la corte del guru del Grande Reset Klaus Schwab.

 

La UE è presente in forze: c’è il presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, c’è il vicepresidente del Parlamento Europeo Valdis Dombrovskis e vi sono i commissari europei del Bilancio (Hahn) e dell’Energia (Simson), più l’immancabile Paolo Gentiloni de Siverij, che è commissario agli Affari economici.

 

Christine Lagarde, presidente BCE, sarà presente allo stesso panel dove interverrà la presidente del Fondo Monetario Internazionale Kristalina Georgieva.

 

Piuttosto significativo che oltre dimenticabili figure come la rappresentante per il Commercio Katherine Tai il segretario per il Lavoro Martin Walsh, l’amministrazione Biden mandi a Davos i vertici dei servizi segreti USA: Avril Haines, numero uno dell’Intelligence nazionale e vicedirettrice CIA, e Christopher Wray, il capo dell’FBI, istituzione talmente fuori controllo che vi sono ora voci che chiedono apertamente di scioglierla. Non può non esserci l’immancabile «Zar del Clima» John Kerry, candidato presidente trombato sposatosi con l’ereditiera dell’impero del ketchup Heinz, il quale non mancherà di arrivare a discettare con il suo mascellone sul clima, al solito, sul suo jet executive privatissimo.

 

Non solo: gli Stati Uniti sono presenti anche con il numero 1 di BlackRock Larry Fink, considerato oramai un deus ex machina dell’economia mondiale. È prevista la presenza del CEO di Goldman Sachs David Solomon, del CEO di JP Morgan Jamie Dimon, oltre che dei vertici di Morgan Stanley, Deutsche Bank e tanti altri.

 

Non può mancare il paesino al centro di tante storie in questi mesi, il piccolo Qatar, il quale invierà tra le nevi di Davos ben due ministri nonché il vicepremier e ministro degli Esteri membro della real casa qatarigna Mohammed Bin Abdulrahman Al Thani.

 

La Francia manda il ministro dell’Economia Bruno Lemaire e quello dell’Europa Boone, più il governatore della Banca Centrale di Parigi Villeroy de Galhau.

 

La Germania invia il vicecancelliere Robert Habeck, verde confusionario dalle uscite sempre più imbarazzanti, il presidente della Bundesbank Joachim Nagel, il ministro delle Finanze Christian Lindner e più di una mezza dozzina di figure pubbliche spendibili.

 

I polacchi, che con la guerra in Ucraina si sentono di avere l’occasione del millennio, planeranno sull’ammucchiata globalista di Davos col presidente Andrzej Duda e il premier Mateusz Morawiecki. Si parla di nutrita presenza anche di lituani e lèttoni, altri Paesi che spingono per la guerra anti-Mosca, pur avendo al loro interno vasta popolazione di etnia russa. Potrebbero non mancare, per la scala reale antiputin (antica conoscenza di Klaus Schwab…) la presidente moldava pro-occidentale Maia Sandu e il premier georgiano Irakli Garibashvili.

 

Per l’Italia, era stato invitato il ministro dell’Economia della Lega Giancarlo Giorgetti, che dopo aver accettato invece avrebbe dato forfait. Presente invece il ministro dell’Istruzione Valditara: si trova infatti proprio al dicastero dove si parla di Piano Scuola 4.0, un’espressione che sembra tanto un omaggio al Klaus Schwabbo.

 

Per le grandi aziende italiane, in lista si nota la presenza di Francesco Starace e Michele Crisostomo di ENEL, Carlo Messina e Stefano Lucchini di Intesa San Paolo, Alexander Orcel e l’ex ministro PD Pier Carlo Padoan di Unicredit, Matteo Laterza di UNIPOL (la holding delle coop),  Claudio Descalzi e Lucia Calvosa di ENI , di Andrea Illy (della famiglia valdese triestina del caffè), Paolo Merloni (Areston), Paolo Moretti Polegato (Geox, calzature traspiranti), Nerio ed Erica Alessandri (dell’impero Technogym). Tra gli invitati italiani vi è anche il vicedirettore del Corriere della Sera Federico Fubini.

 

«La Davos 2023 potrebbe dunque essere più giocata dietro le quinte, con i negoziati operativi nelle salette private, piuttosto che nelle grandi dichiarazioni programmatiche del passato» scrive l’ANSA.

 

La realtà è che quello che si dirà a Davos, in scena o dietro il sipario, avrà effetto su tutti noi, visto il livello di infiltrazione dei governi nazionali «penetrati» (testuali parole) dal guru e dai suoi. Vaccini, educazione, consumi, trasporti, alimentazione, libertà di parola: ogni aspetto della vostra vita, nel vostro Paese desovranizzato, può dipendere da Davos. E parliamo di programmi dalle origini oscure dove la chippatura dei bambini diverrà a breve la proposta meno scioccante.

 

Aveva detto il leader di questo gruppo fanatico a Bali due mesi fa a Bali: «una ristrutturazione profonda, sistemica e strutturale del nostro mondo». Sì, bene così: quello che sarà del nostro mondo lo decide lui con i suoi amici.

 

 

 

Immagine di World Economic Forum via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-NonCommercial-ShareAlike 2.0 Generic (CC BY-NC-SA 2.0)

 

 

 

 

Continua a leggere

Grande Reset

Klaus Schwab annuncia il suo programma per i vostri figli

Pubblicato

il

Da

Un video emerso in questi ultimi giorni in rete mostra il fondatore del World Economic Forum di Davos Klaus Schwab che enuclea l’azione del suo gruppo riguardo l’istruzione a livello internazionale.

 

Lo Schwab parla, anche per la scuola, di partenariati pubblico-privato che, dice riferendosi al suo gruppo, «accompagniamo».

 

«Quando definiamo un progetto come la nostra Global Educational Initiative… abbiamo, sotto la guida di Cisco e molte altre aziende, praticamente tutti i grandi nomi, cerchiamo di rivoluzionare il sistema educativo in Giordania, in Egitto e ora in Burundi» dichiara il potente ottuagenario tedesco calvo.

 

La Cisco è una multinazionale che si occupa di comunicazioni digitali, che, partita dai vecchi modem, si è ora specializzata nell’Internet of Things e nelle videoconferenze. Nel 2022 i profitti di Cisco hanno raggiunto i 51.56 miliardi di dollari americani.

 

 

Lo Schwab quindi cita l’UNESCO e sostiene che il WEF viene chiamato «non solo per attrezzare le scuole, ma per riqualificare gli insegnanti, per mettere in atto il nuovo curriculum nei programmi di studio. Quindi lavoriamo insieme. Accompagniamo».

 

Per enunciare il proprio modello di assistenza, l’uomo di Davos tira in ballo le operazioni «umanitarie» dei Clinton, dei quali tuttavia non si sente di parlar male, nonostante il suo modello sia diverso «rispetto alla Clinton Initiavie, che è una buona cosa, che chiede alle aziende di impegnare dei soldi e poi tornare e riferire».

 

L’azione del WEF, invece, segue «l’iniziativa dall’inizio alla fine».

 

Non è chiaro da dove provenga questo filmato, né di quando sia. Tuttavia il video sta spopolando in rete, dove ha ottenuto anche la reazione perplessa di Elon Musk.

 

 

 

Come riportato da Renovatio 21, a Davos 2022 si è discussa in profondità l’inserzione dei vostri figli nel metaverso, con fine educativi e non solo.

 

Klaus Schwab è anche lì, nel mondo dei corsi di aggiornamento degli insegnanti, cioè i tramiti per cui nelle scuole pubbliche vengono infiltrati teoria del gender ed altro.

 

Come dire: lasciate che i bimbi vengano al Grande Reset.

 

 

 

 

Immagine di World Economic Forum via Flickr pubblicata su licenza Attribution-NonCommercial-ShareAlike 2.0 Generic (CC BY-NC-SA 2.0)

 

 

 

 

Continua a leggere

Più popolari