Il cardinale Gerhard Müller, ex prefetto della Congregazione per la dottrina della fede (CDF), ha dichiarato che il COVID viene utilizzato dai fautori del Grande Reset come un’opportunità per «sottomettere le persone al controllo completo e a istituire uno Stato di sorveglianza».
Müller ha fatto queste dichiarazioni a inizio mese in un’intervista in tedesco all’Istituto austriaco di St. Boniface, che ha pubblicato l’intervista per intero solo ieri
Il prelato tedesco ha parlato di «un certo caos» causato dalla pandemia COVID che, dice, viene utilizzato dalle élite globaliste come un modo per inaugurare la loro agenda del Grande Reset.
Ha spiegato che le restrizioni sono in parte «nate dal desiderio di sfruttare questa opportunità per sottoporre le persone al controllo completo [e] per stabilire uno stato di sorveglianza, proprio come hanno affermato gli stessi sostenitori del Great Reset».
Il cardinale ha citato il fondatore e presidente esecutivo del World Economic Forum (WEF), Klaus Schwab, che ha descritto la pandemia di COVID-19 come un’«opportunità» per attuare il Great Reset . Come Schwab ha scritto in un articolo del giugno 2020, «la pandemia rappresenta una finestra rara ma ristretta di opportunità per riflettere, reimmaginare e resettare il nostro mondo».
Ci sono persone che, dall’alto della loro ricchezza, guardano dall’alto in basso queste lotte quotidiane e che poi proclamano ad alta voce che questa è un’opportunità per spingere la loro agenda»
Müller nell’intervista ha quindi condannato Schwab per aver descritto il COVID come qualcosa di positivo per il mondo.
«Molte persone stanno morendo, sono malate, hanno una vita gravemente limitata, l’economia è gravemente danneggiata, i bambini non possono andare a scuola, il che avrà effetti drammatici a lungo termine per le loro anime e il loro spirito», ha dichiarato Sua Eminenza.
“[they] proclaim loudly that this is an opportunity to push their agenda, an agenda based on fraud, specifically the opinion that we can use modern technology to bring forth a new creation […]”
His Eminence Kardinal Müller, former Prefect of the CDF. pic.twitter.com/JSkWWFTSg4
«Poi ci sono persone che, dall’alto della loro ricchezza, guardano dall’alto in basso queste lotte quotidiane e che poi proclamano ad alta voce che questa è un’opportunità per spingere la loro agenda».
Il cardinale ha sostenuto che l’agenda del Grande Reset è «basata sulla frode» e ha spiegato che la frode consiste nell’idea che gli uomini possono, «attraverso la tecnologia moderna o la comunicazione moderna, portare avanti una nuova creazione, creare un nuovo essere umano a loro immagine e somiglianza».
«Non voglio essere salvato e reso a immagine e somiglianza di Klaus Schwab o Bill Gates, o Soros e altre persone simili»
«Non voglio essere salvato e reso a immagine e somiglianza di Klaus Schwab o Bill Gates, o Soros e altre persone simili», ha detto Müller.
Il prelato ha quindi denunciato l’ipocrisia delle ricche élite globali, fatta di «persone che volano a Glasgow con i loro jet privati e poi vogliono imporre misure e restrizioni alle masse».
Come c’era da aspettarsi, le parole del cardinale Müller sulla questione hanno suscitato polemiche sui media tedeschi. La rivista Der Spiegel ha anche scritto che i commenti del cardinale potrebbero essere visti come «antisemiti», solo perché Müller ha osato includere l’investitore ebreo americano George Soros nelle sue critiche alle élite globaliste.
Vi sono state reazioni anche dal mondo politico e religioso: Il presidente della Baviera Markus Söder e Matthias Kopp, portavoce della Conferenza episcopale tedesca, hanno preso le distanze dal discorso del loro connazionale cardinale Müller.
«Non lo capisco», ha commentato il presidente Söder riguardo al cardinale. «La protezione delle persone deve essere posta al primo posto», ha detto il governatore del Land, aggiungendo che si può vedere una «ricaduta nel rifiuto della scienza con l’aiuto di teorie molto strane».
Il politico del partito democristiano bavarese (CSU) ha quindi spiegato che vescovi e cardinali dovrebbero seguire meglio l’esempio di papa Francesco, che è stato vaccinato.
Il CEO di Pfizer al World Economic Forum di Davos parla di farmaci dotati di microchip ingeribili.
Albert Bourla, l’oramai notissimo veterinario greco-ebreo-americano a capo del colosso farmaceutico del vaccino COVID mRNA, ha annunziato al consesso organizzato in questi giorni dal guru del Grande Reset Klaus Schwab questa innovazione biomedica.
Si tratterebbe, al momento, di un farmaco che segnalerebbe ai sistemi informatici di essere stato assunto dal cittadino.
«Imagine the compliance», dice il Bourla: immaginate l’obbedienza. Chiaramente, parlando di obbedienza, egli lascia capire che il suo cliente non è il paziente, ma lo Stato moderno che ha reso ogni suo cittadino un paziente, se non una cavia obbligata a farmaci sperimentali sconosciuti.
C’è poco da aggiungere, se non ricordare che al WEF di Davos, il regno di Klaus Schwabbo e del Grande Reset, questa solfa in realtà è stata già ascoltata.
Basta riportare alla mente le parole di una delle figure più gettonate del «partito di Davos», il filosofo Yuval Harari.
«Ciò che abbiamo visto finora è che aziende e governi raccolgono dati su dove andiamo, chi incontriamo, quali film guardiamo» teorizza il pensatore gay israeliano. «La fase successiva è la sorveglianza sotto la nostra pelle».
«In precedenza, la sorveglianza era principalmente sopra la pelle. Ora sta andando sotto la pelle. I governi vogliono sapere non solo dove andiamo o chi incontriamo. Vogliono soprattutto sapere cosa sta succedendo sotto la nostra pelle».
Importante l’ammissione per cui «Il COVID è fondamentale perché questo è ciò convince le persone. ad accettare, a legittimare la sorveglianza biometrica totaleSe vogliamo fermare questa epidemia, non dobbiamo solo monitorare le persone. Dobbiamo monitorare cosa sta succedendo sotto la pelle».
Come riportato da Renovatio 21, lo stesso Schwab ha parlato di «Quarta Rivoluzione Industriale» come «fusione della nostra identità fisica, digitale e biologica» ottenibile con l’impianto di chip cerebrali con cui controllare l’animo del pubblico, e ridefinire il controllo ad esempio dei viaggi internazionali grazie a «scansioni» cerebrali per i passeggeri in aeroporto: «anche attraversare un confine nazionale potrebbe un giorno richiedere una scansione cerebrale dettagliata per valutare il rischio per la sicurezza di un individuo
In pratica, si tratta di discussioni su nuovi strumenti di sottomissione.
E mica si vergognano a parlarne pubblicamente, anzi.
In realtà, si tratta solamente persone che non offrono la loco compliance, cioè la loro obbedienza. Cittadini di tutto il mondo che non vogliono essere né cavie, né schiavi, né bestie chippate.
L’incontro annuale del World Economic Forum a Davos, in Svizzera, prevede immense misure di sicurezza per i suoi partecipanti d’élite, tra cui 5.000 militari e una no-fly zone rigorosamente applicata.
Secondo Reuters, per la sicurezza dell’élite globale , lo Stato elvetico ha offerto 5.000 unità delle sue forze armate per aiutare le forze di polizia locali durante la riunione annuale del WEF di quest’anno dal 22 al 26 maggio.
Già ora molti soldati stanno già erigendo grandi recinzioni di sicurezza intorno al complesso della riunione mentre i membri dell’aviazione svizzera sorvoleranno lo spazio aereo sopra la conferenza elitista per garantire che venga mantenuta una no-fly zone.
Il consesso globalista presenterà fino a 2.000 leader politici e professionali, che si riuniranno per discutere i loro piani per «la ripresa dalla pandemia, affrontare il cambiamento climatico, il futuro del lavoro, accelerare il capitalismo delle parti interessate e sfruttare le nuove tecnologie».
Come noto, il WEF di Klaus Schwab è il luogo dove è stato incubato il concetto di Grande Reset, il progetto radicale di riprogrammazione dell’economia mondiale e, in ultima analisi, della stessa umanità.
Il WEF ha apertamente dichiarato di considerare la pandemia COVID-19 come una grande opportunità per ottenere la rivoluzione globale da essi programmata.
«I lockdown per il COVID-19 potrebbero gradualmente allentarsi, ma l’ansia per le prospettive sociali ed economiche del mondo si sta solo intensificando. Ci sono buone ragioni per preoccuparsi: è già iniziata una forte recessione economica e potremmo trovarci di fronte alla peggiore depressione dagli anni ’30. Ma mentre questo risultato è probabile, non è inevitabile», ha scritto Schwab nel giugno 2020.
È lo stesso Schwab a vantarsene, dicendo di essere in grado di «penetrare i gabinetti» di governo.
I piani del WEF sono inoltre implementati da enti come quelli bancari: è sintomatico il caso delle unione delle banche canadesi che, d’accordo con il governo, spingono, su idea del WEF, per la creazione di un ID digitale unico per i cittadini.
Lo Schwab è arrivato a proporre «scansioni» cerebrali per i passeggeri in aeroporto, perché vuoi mai che chi prende l’aereo abbia le idee sbagliate: «anche attraversare un confine nazionale potrebbe un giorno richiedere una scansione cerebrale dettagliata per valutare il rischio per la sicurezza di un individuo».
«I microchip impiantabili attivi che rompono la barriera cutanea del nostro corpo» cambieranno il modo in cui ci interfacciamo con il mondo «e ci costringeranno a chiederci «cosa significhi essere umani», sostiene Schwab.
Poco prima del conflitto in corso, la Russia proponeva a Kiev e al mondo una «finlandizzazione» dell’Ucraina.
Se l’Ucraina fosse divenuta, come Helsinki, neutrale – proposta che trova da anni e anni una sponda nella scuola realista delle relazioni internazionali, come nel caso del prof. Mearshimer – l’attrito con Mosca sarebbe stato disinnescato.
Anche la Svezia, come noto, è un Paese neutrale: non è nella NATO, bilanciando assieme alla Finlandia la quota di Paesi atlantici in Scandinavia (sono nel Patto Norvegia e Danimarca).
La neutralità di Stoccolma ed Helsinki è sempre stata considerata come una garanzia nei confronti di possibili attriti con i russi.
Nell’incredibile momento storico che stiamo vivendo – dove perfino la Svizzera rinuncia alla neutralità! – assistiamo all’inversione a U dei due Paesi scandinavi, che ora chiedono a gran voce di entrare nella NATO.
Le apprensioni sono già partite: i russi hanno ricordato che con la Finlandia hanno qualcosa come 1300 chilometri di confine condiviso. Senza contare che esiste una regione che si estende fra i due Paesi, la Carelia, dove potrebbero riaccendersi moti irredentisti.
Con pazzesco sprezzo del pericolo – e di decenni di tradizione diplomatiche – i due primi ministri (o, boldrinianamente, le due «prime ministre») dei Paesi scandinavi hanno detto in una conferenza stampa congiunta che la loro richiesta di adesione al Patto Atlantico è sempre più probabile.
La proposta viene da due personaggi apparentemente diversi per età e per natura politica: la premier svedese Magdalena Anderson, 55 anni, è un classico arnese della socialdemocrazia scandinava. Ha fatto carriera scalando i ministeri. C’è pochissimo da dire, una noia infinita – in questo rappresenta assai bene il suo Paese.
La 36enne premier finnica Sanna Marin, pure socialdemocratica, è invece un oggetto teoricamente nuovo sulla scena politica mondiale: è il prototipo definitivo della politica millennial, guida un governo che strabocca di femmine, strappa alla neozelandese Jacinda Ardern lo scettro di premier più giovane, ed è bella, bellissima – sul serio, mica come le controverse deputate-ministre nostrane supposte carine ma solo per relativismo rispetto alle colleghe –, praticamente una velina prestata ad un vertice di governo UE, tant’è che si è sposata un calciatore, ed ha dovuto scusarsi per la sua presenza in discoteca dopo essere stata in contatto con un COVID-positivo. Onorevole super-spreader: ma il mondo la ama lo stesso, alla follia.
La stampa occidentale sbava sulla Marin ogni giorno, anche perché – ecco l’arma definitiva – ella è figlia di mamma lesbica. Ci viene inoltre ricordato che è la prima nella sua famiglia ad aver fatto l’università. E che, maledetto patriarcato, il padre biologico si è separato dalla madre perché era alcolizzato.
Storie diverse, Paesi in fondo diversissimi – per lingua, per interessi, per asti metastorici – eppure ecco che le socialdemocratiche Magdalena e Sanna Marina che convergono fisicamente nell’annuncio di ingresso nel più grande complesso militare del pianeta la NATO.
Cosa hanno davvero in comune le due signore?
Crediamo che la risposta sia semplicissima: entrambe sono segnate nel giro del World Economico Forum di Davos.
Ambedue, quindi, sarebbero nella ragnatela del Klaus Schwab, il pontefice massimo del Grande Reset.
La Andersson è segnata come «World Agenda Contributor» dal sito del WEF, per cui nel 2015 ha scritto un saggio, ripubblicato dal sito della Banca Mondiale, intitolato «Come la Svezia mostra come è possibile disaccoppiare la crescita del PIL dalle emissioni di CO2». La biografia della signora, comprendente gli studi harvardiani, è presente sullo stesso sito.
La loro esistenza è fonte di orgoglio per lo stesso Klaus Schwab, che rivendica di avere con essi «penetrato» (testuale) i governi di varie nazioni.
Il programma YGL nasce ufficialmente nel 1992. Vi avrebbero gravitato nomi come quello di Angela Merkel, Bill Gates, Tony Blair… Qualcuno sostiene che siano stati alunni anche Sarkozy e Viktor Orban, ma non abbiamo conferme. Ad un incontro lo Schwabbo si sarebbe fatto scappare anche il nome di Putin – tuttavia il WEF ha da poco reso pubblico che ha rotto i ponti con tutti i russi che conosceva.
Ai governi di Berlino negli ultimi tempi si sono avuti diversi i ministri ex WEF-YGL: Jens Spahn, che è il controverso ministro federale della Salute dal 2018; Philipp Rösler, ministro della Salute tedesco dal 2009 al 2011; Annalena Baerbock, leader dei Verdi tedeschi che è stata la prima candidata del partito a cancelliere alle elezioni federali e che ora è ministro degli Esteri di Berlino.
Macron è segnato nella lista nella classe del 2017. Sebastian Kurz, giovanissimo aitante cancelliere austriaco defenestrato per scandaletto quando stava per entrare il lockdown duro di Vienna, pure.
C’è il governatore della California, e uomo della complessa famiglia petrolifera Getty, Gavin Newsom, che ha reso il suo Stato la tana dei khmer rossi lockdownisti-vaccinali. Jeff Bezos, ultramiliardario padrone di Amazon e non solo di quello, era nella classe 1998.
Ancora, Chelsea Clinton, Richard Branson, Larry Page e Sergey Brin di Google, Mark Zuckerberg, Jack Ma, Leonardo di Caprio, Charlize Theron, Michael Schumacher (non sappiamo se prima o dopo l’incidente), l’attore hollywoodiano Ashton Kutcher, il presentatore gay CNN Anderson Cooper (rampollo della potente famiglia americana Vanderbilt e stagista presso la CIA, nonché affittatore di uteri)
Il caso più conclamato è quello del premier canadese Trudeau e del suo governo, dove lo Schwabbo vanta di avere almeno «la metà ministri». La controversa vicepremier Chrystia Freeland, di fatto, è membra del board del WEF.
Non è che ci stupiamo a trovarci il nome della Sanna Marina, la quale siamo sicuri che, a questo come a qualsiasi altro casting, ha i numeri per sbaragliare molta concorrenza.
Va detto che la Sanna ha già risposto in Parlamento a chi le chiedeva conto della sua partecipazione alla cupola schwabesca.
Il mitico deputato Ano Turtianen, già sollevatore di pesi e nemico giurato delle vaccinazioni mRNA («il vaccino COVID è genocidio» disse alla Camera), lo ha domandato direttamente lo scorso settembre.
«Questa è una rete a cui sono stati invitati influencer di tutto il mondo, e io stesso sono membro di questa rete, così come il ministro Saarikko, e capisco che anche i ministri dei governi precedenti siano coinvolti in questa rete» ribatta la Marin, che sembra soddisfatta della risposta al punto da piazzarla nel suo canale YouTube.
«Non sono stato attivamente coinvolta in questa rete di Young Global Leaders. Ci ho scritto un articolo, ma non sono stata a questi incontri o ad altri, perché sono semplicemente tanto impegnata in altri lavori. Si tratta quindi di un’organizzazione di questo tipo, con diversi attori politici. Fanno parte di questa rete giovani personaggi politici di diversi partiti, a quanto ho capito da diversi partiti parlamentari».
In pratica, niente da vedere. Circolare.
Tuttavia, la nostra mente vola sulle note di un remix apparso in rete qualche tempo fa: «we penetrate the cabinets» noi penetriamo il governo.
La musica è del campione del synthwave Mr. Kitty. Non sappiamo se quando Sanna Marin lascia a casa sua figlia piccola e va in discoteca balli questo tipo di musica.
Da un punto di vista geopolitico, ci pare invece che balli proprio la musica di Davos – nell’incoscienza del fatto che sulle pista del club NATO si ballano potenzialmente delle hit atomiche.