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Calcio e pandemia, indovinate qual è l’anno con più giocatori morti in campo?

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L’articolo di Renovatio 21 sulla quantità «insolita» di atleti che recentemente si accasciano in campo per problemi cardiaci è uno dei più letti dell’anno.

 

Abbiamo visto il caso di Sergio Aguero, del Barcellona (che ora dovrà ritirarsi per sempre), ma anche quello del giocatore islandese Emil Pálsson crollato in campo in diretta TV.

 

Con evidenza, si tratta di un fenomeno che difficilmente si può nascondere, e che sta andando avanti da mesi, e non solo nel calcio.

 

Con evidenza, si tratta di un fenomeno che difficilmente si può nascondere, e che sta andando avanti da mesi

Ci hanno segnalato che c’è una pagina di Wikipedia che potrebbe essere di nostro interesse. Si tratta di List of association footballers who died while playing 
(«Elenco dei calciatori dell’associazione morti durante il gioco»), una pagina che purtroppo non ha ancora traduzione in italiano.

 

Con la dovizia che riconosciamo alla celeberrima enciclopedia online, vediamo listate le morte di calciatori sul campo dal lontano 1893.

 

La domanda che ci poniamo è semplice-semplice: qual è l’anno in cui si è avuta la maggior quantità di giocatori morti sul campo di calcio?

 

Il 2013 ha avuto ben 10 morti.

 

Il 2015 ne ha avuti 9.

 

Erano 5 nel 2002, 6 nel 2006, 8 nel 2009.

 

Il 2018 aveva avuto appena 4 morti.

 

Il 2019 ne ha avuti 3.

 

E il 2021? Il 2021 ne ha avuti… 14. Record assoluto. E non è ancora finito.

 

E il 2021? Il 2021 di calciatori morti in campo ne ha avuti… 14. Record assoluto. E non è ancora finito.

Facciamo i loro nomi:

 

  • 7 gennaio 2021: Alex Apolinário, della squadra portoghese dell’Alverca. Il 3 gennaio 2021, ha avuto un arresto cardiaco al 27′ di una partita di campionato. È statorianimato dopo diversi tentativi e portato in ospedale, dove è stato messo in coma farmacologico. È morto quattro giorni dopo.

 

  • 8 marzo 2021: Abdul Rahman Atef, della squadra egiziana Al Qanayat. È morto durante una partita di campionato contro El Rowad.

 

  • 11 aprile 2021: Dejan Oršuš, della squadra croata NK Otok. Crollato durante una partita di campionato contro il Radnički dopo aver subito un arresto cardiaco. È morto in ospedale più tardi lo stesso giorno.

 

  • 18 aprile 2021: Tremaine Stewart, della squadra giamaicana Portmore United. Stewart è crollato mentre giocava a calcio la mattina. Nonostante sia stato ricoverato d’urgenza in ospedale, è morto più tardi quel giorno.

 

  • 1 giugno 2021: Giuseppe Perrino, del Parma. Il calciatore italiano è morto d’infarto durante una partita in memoria del fratello defunto.

 

  • 22 giugno 2021: Viktor Marcell Hegedüs, della squadra ungherese Andráshida SC. Crollato durante un riscaldamento di allenamento.

 

  • 16 luglio 2021: Imad Bayumi. Calciatore ritirato dalle competizioni, ha avuto un collasso circolatorio durante un’amichevole.

 

  • 28 agosto 2021: Alexander Shishmarev, della squadra russa Krasnaja Zvezda  (Stella Rossa). Shishmarev, 23 anni, stava giocando come portiere in una partita di allenamento russa quando si è scontrato con un avversario. Riceve cure per circa un’ora, poi muore.

 

  • 2 settembre 2021: Dylan Rich, della squadra ingleseWest Bridgford Colts. Un giovane calciatore morto dopo aver subito un sospetto arresto cardiaco durante una partita.

 

  • 4 settembre 2021: Jens De Smet, della squadra olandese FCC Filosoof. Giocatore dilettante. Crolla in campo. Muore.
  • 25 settembre 2021: Guillermo: Arias, della squadra colombiana Camaguán FC. Nei quarti di finale del torneo di terza divisione Arias è crollato in campo ed è morto per arresto cardiaco.

 

  • 1 ottobre 2021: Bruno Stein, della squadra tedesca FC An der Fahner Höhe. Il giovane portiere dilettante si è spento all’età di 15 anni.

 

  • 8 ottobre 2021: Benoît Sabard, della squadra francese SC Massay. A 20 minuti dalla fine della partita, Benoît è crollato.

 

  • 15 ottobre 2021: Christophe Ramassamy, della squadra francese AS Saint Yves. Christophe Ramassamy, calciatore di 54 anni, ha avuto un infarto fatale. I soccorsi non hanno potuto fare nulla per rianimarlo

 

Sì, potrebbe essere una coincidenza, epperò l’anno del vaccino sospettato di provocare problemi cardiaci nei giovani ha avuto più di quattro volte i calciatori morti rispetto a due anni prima, il mesto 2019, che oggi guardiamo con infinita nostalgia

Diciamolo subito: non abbiamo informazioni su quanti di questi atleti fossero vaccinati. Immaginiamo, comunque, che gli inoculati fossero non pochi.

 

Sì, potrebbe essere una coincidenza, epperò l’anno pandemico del vaccino sospettato di provocare problemi cardiaci nei giovani ha avuto più di quattro volte i calciatori morti rispetto a due anni prima, il mesto 2019, che oggi guardiamo con infinita nostalgia.

 

Si tratta, se ci pensate, solo della punta dell’iceberg: perché la lista riguarda solo calciatori professionisti. Cosa succede in campi e campetti, dal calcio a 5 del lunedì sera con gli amici al retro della parrocchia, non è dato sapere, se non scavando sulla stampa locale, sempre che questa non abbia taciuto.

 

Così come per ogni morto dobbiamo immaginare la quantità massiva di persone che invece sono rimaste ferite, magari menomate per tutta la vita.

 

Si tratta, se ci pensate, solo della punta dell’iceberg: perché la lista riguarda solo calciatori professionisti

Renovatio 21 ha segnalato più di un caso di questo tipo: pericardite, miocardite, carriera sportiva finita, carriera scolastica finita, difficoltà a vivere il quotidiano, ansia di un attacco di cuore da un momento all’altro…

 

Ci abbiamo ripensato: non è nemmeno la punta dell’iceberg: è una spruzzatina di neve in cima. Sotto, una montagna granitica che può affondare mille Titanic – che può distruggere, in realtà, intere Nazioni terrestri.

 

Ma niente paura, si tratta solo di «malori». Avete presente, quelli che sembrano aumentati di brutto in questo 2021, assieme alla crescita degli articoli che parlano di «morte improvvisa».

 

Nessuna correlazione. No?

 

Non c’è niente da vedere, qui, circolare.

 

Sennò, manganello e forza ondulatoria.

 

 

 

 

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Cicatrici cardiache rilevate oltre 1 anno dopo la vaccinazione COVID-19: studi

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Cicatrici cardiache sono state rilevate più di un anno dopo la vaccinazione contro il COVID-19 in alcune persone che avevano sofferto di miocardite a seguito di un’iniezione, hanno riferito i ricercatori in nuovi studi. Lo riporta la testata americana Epoch Times.

 

La miocardite, come noto, è una forma di infiammazione del cuore, di cui molto si è parlato negli ultimi anni.

 

Un terzo dei 60 pazienti con imaging cardiaco di follow-up eseguito più di 12 mesi dopo la diagnosi di miocardite presentava un persistente potenziamento tardivo del gadolinio (LGE), che è, nella maggior parte dei casi, riflettente cicatrici cardiache, hanno riferito ricercatori australiani in una prestampa di un nuovo studio pubblicato il 22 marzo.

 

Il tempo mediano dalla ricezione di un vaccino all’imaging di follow-up è stato di 548 giorni, con l’intervallo più lungo di 603 giorni.

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«Abbiamo scoperto che l’incidenza della fibrosi miocardica persistente è elevata, osservata in quasi un terzo dei pazienti a più di 12 mesi dalla diagnosi, il che potrebbe avere implicazioni per la gestione e la prognosi di questo gruppo prevalentemente giovane», scrivono i ricercatori. «Le implicazioni cliniche a lungo termine della LGE in questa condizione sono ancora sconosciute, ma è stato dimostrato che la LGE conferisce una prognosi peggiore nella miocardite non associata al vaccino COVID-19, soprattutto se persiste oltre i sei mesi», hanno aggiunto in seguito, facendo riferimento a diversi documenti precedenti.

 

I ricercatori in uno degli articoli precedenti, ad esempio, hanno scoperto che l’LGE era un «potente prognostico» di esiti avversi nei pazienti con miocardite.

 

Prima del nuovo test, nove pazienti erano stati accertati come affetti da miocardite e 58 pazienti erano stati etichettati come probabilmente affetti da miocardite. I risultati di LGE persistente hanno portato a riclassificare 16 casi da miocardite probabile a miocardite certa.

 

Sono state esclusi i pazienti in gravidanza o allergici agli agenti utilizzati nei test del gadolinio.

 

Tra un sottogruppo di 20 pazienti sottoposti a imaging subito dopo la vaccinazione, 19 avevano LGE. Nell’imaging di follow-up, LGE non era più visibile in 10 di questi pazienti. In cinque è stato ridotto, ma in quattro è rimasto invariato.

 

Andrew Taylor, professore alla Central Clinical School della Monash University, e i suoi coautori hanno condotto lo studio reclutando pazienti a cui era stata diagnosticata una miocardite associata alla vaccinazione COVID-19 tra agosto 2021 e marzo 2022. I pazienti sono stati invitati a sottoporsi a imaging presso l’Alfred Ospedale o Royal Children’s Hospital di Melbourne, Australia.

 

La popolazione dello studio con imaging di follow-up comprendeva 44 adulti e 16 adolescenti. «La maggior parte dei pazienti aveva ricevuto un’iniezione Pfizer-BioNTech. Una minoranza aveva ricevuto una vaccinazione Moderna o AstraZeneca. Le società non hanno risposto alle richieste di commento» scrive Epoch Times.

 

I limiti del documento, che è stato pubblicato prima della peer review, includevano possibili errori di selezione, poiché la partecipazione allo studio era volontaria. Gli autori non hanno elencato conflitti di interessi o finanziamenti.

 

In un altro articolo recente, ricercatori canadesi hanno riferito di aver riscontrato che circa la metà dei pazienti sottoposti a imaging a causa di una possibile miocardite post-vaccinazione presentavano LGE persistente nell’imaging di follow-up. Complessivamente, 60 pazienti sono stati inclusi nello studio retrospettivo. Di questi, sette hanno riportato sintomi persistenti.

 

In un sottogruppo di 21 pazienti per i quali erano disponibili risonanze magnetiche di follow-up, 10 avevano LGE persistente, hanno detto i ricercatori. D’altra parte, la funzione del ventricolo sinistro, che pompa il sangue, si era normalizzata in tutti i pazienti.

 

La persistente LGE «probabilmente riflette la fibrosi sostitutiva», o cicatrici cardiache, hanno scritto la dottoressa Kate Hanneman, del Dipartimento di imaging medico dell’Università di Toronto, e i suoi coautori, citando alcuni degli stessi articoli del gruppo australiano, incluso lo studio che ha rilevato che i pazienti con LGE persistente avevano un rischio più elevato di esiti avversi, nonché un articolo su ciò che rappresenta quando LGE viene rilevato alla risonanza magnetica in pazienti con miocardite.

 

«Tuttavia, il significato della LGE è incerto nei pazienti post-miocardite con recupero della normale funzione sistolica ventricolare sinistra», hanno affermato i ricercatori, che hanno quindi richiesto ulteriori studi per valutare i pazienti con LGE persistente e un ventricolo sinistro recuperato.

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«Lo studio ha incluso pazienti adulti che sono stati indirizzati a una rete ospedaliera con sospetta miocardite e che presentavano nuovi sintomi cardiaci come dolore toracico entro 14 giorni dalla vaccinazione COVID-19» scrive il giornale americano. «Tutti i pazienti hanno ricevuto l’iniezione Pfizer o Moderna».

 

I limiti dello studio, pubblicato dal Journal of Cardiovascular Magnetic Resonance, includevano la mancanza di miocardite confermata dalla biopsia.

 

Gli autori non hanno dichiarato alcun finanziamento e hanno elencato solo un interesse in competizione, ovvero che un autore è un editore associato della rivista.

 

Gli autori corrispondenti dei due articoli non hanno risposto alle richieste di commento.

 

«La mia preoccupazione nel leggere questi due studi è che il danno miocardico e le cicatrici sono presenti in un numero significativo di individui feriti da vaccino COVID fino a 18 mesi dopo la vaccinazione. Ciò suggerisce un potenziale danno cardiaco permanente derivante dai vaccini», ha dichiarato in una e-mail a Epoch Times la dottoressa Danice Hertz, responsabile della ricerca per il gruppo statunitense React19. «Le implicazioni a lungo termine non sono ancora note ma devono essere studiate attentamente».

 

I nuovi documenti si aggiungono a studi precedenti, che avevano scoperto che l’LGE persiste per mesi in alcune persone dopo un’iniezione di COVID-19.

 

Ricercatori nello stato di Washington hanno riferito nel 2022 che l’LGE persisteva nei bambini fino a otto mesi dopo la vaccinazione. Nello stesso anno, i Centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie (CDC) hanno affermato che più della metà dei 151 pazienti sottoposti a imaging di follow-up presentavano LGE residuo, che è stato descritto come «suggestivo di cicatrici miocardiche».

 

Ricercatori di Hong Kong nel 2023 avevano riferito di aver scoperto che circa la metà dei 40 pazienti sottoposti a risonanza magnetica di follow-up mesi dopo la vaccinazione avevano LGE.

 

I sintomi sono persistiti anche in alcuni pazienti con miocardite post-vaccinazione.

 

Il CDC, descrivendo i risultati preliminari aggiornati del suo studio a lungo termine, ha affermato all’inizio del 2023 che c’erano pazienti che soffrivano ancora di sintomi più di un anno dopo l’iniezione.

 

Ricercatori in Australia alla fine del 2023 hanno affermato che i sintomi persistevano almeno sei mesi dopo un’iniezione nella maggior parte dei pazienti seguiti.

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Come riportato da Renovatio 21, i dati dell’esercito americano confermano il picco di infiammazioni cardiache con l’introduzione del siero COVID. Già due anni fa uno studio sull’esercito americano confermava l’infiammazione cardiaca legata ai vaccini COVID. I dati tratti Defense Medical Epidemiology Database (DMED) pubblicati a marzo indicavano che le diagnosi della forma di infiammazione del cuore erano aumentate del 130,5% nel 2021 rispetto alla media degli anni dal 2016 al 2020.

 

La miocardite, che alcuni ritengono che in forma migliore può essere causata anche dall’infezione di COVID-19, è una malattia che può portare alla morte. Casi certificati di morti per miocardite da vaccino mRNA si sono avuti sia tra giovani che tra bambini piccoli.

 

La consapevolezza del ruolo del vaccino nella possibile manifestazione di questa malattia cardiaca, specie nei giovaniè diffusa presso praticamente tutte le istituzioni sanitarie dei Paesi del mondo.

 

Disturbo fino a poco fa abbastanza raro, abbiamo visto incredibili tentativi di normalizzare la miocardite infantile con spot a cartoni animati.

 

Alcuni casi suggeriscono che, anche anni dopo, persone affette da miocardite post-vaccinale non sono ancora guarite.

 

Come riportato da Renovatio 21, la miocardite nello sport è oramai un fenomeno impossibile da ignorare.

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Medico parla di vaccini COVID e morti in eccesso durante l’Assemblea dell’Ordine a Brescia

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Sta circolando in rete un video di una decine di minuti dove, con un telefonino tra la folla, qualcuno riprende l’intervento del dottor Paolo Schicchi, medico chirurgo presso l’ICRS di Brescia durante l’Assemblea dell’Ordine dei medici della città.   Nel suo discorso, che il medico annuncia essere polemico, il medico racconta la sua esperienza, «sospeso nell’agosto con procedura d’urgenza, mi sono sentito Vallanzasca» e rientrato nell’ottobre dell’anno successivo «grazie ai due mesi di sconto pena che ci ha offerto il governo Meloni appena insediato».   «Abbiamo attraversato uno dei periodi più bui della storia della medicina e mi dispiace dirlo, gli ordini hanno avuto un ruolo assolutamente negativo nella gestione della pandemia».   «Si è aderito totalmente a quelli che erano i diktat politici, dimenticando quella che è l’arte medica da decenni, culminata la follia vaccinale nel vaccinare donne in gravidanza, nel vaccinare i bambini e nel vaccinare, con l’obbligo comunque che ci ha purtroppo investito come categoria per primi».   «Se fossimo noi stati un pochino più energici nel dire ‘no’, perché so che tantissimi colleghi hanno dovuto chinare la testa e accettare questo diktat, probabilmente le cose sarebbero andate diverse», dice il medico, citando quindi il catastrofico caso della Talidomide.   Il dottor Schicchi ha avuto il coraggio di parlare del grande tabù dei nostri tempi, l’elefante nella stanza che occupa le cronache dei giornali senza poter essere nominato: il tema delle morti in eccesso: «sono sotto gli occhi di tutti, non possiamo negare la realtà, non possiamo negare che ci sia un esubero di morti improvvise, soprattutto nelle fasce di età».   A questo punto partono i fischi e gli schiamazzi, che pare vogliano interrompere il discorso del medico, ma il presidente dell’ordine prende la parola per farlo parlare.  

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«Volevo solo dirvi che negli Stati Uniti, quelle che sono state le morti sicuramente accertate, in cui c’è un nesso di causalità per l’assunzione del farmaco, io non lo chiamo vaccino, è chiaro che non è non è un vaccino, si discosta totalmente da tutti i vaccini impiegati fino adesso» dice il dottor Schicchi citando i dati del database di eventi avversi dei vaccini in America, il famoso VAERS, secondo cui «I deceduti sicuramente sono 37.100, quindi poi ci sono tutti gli effetti collaterali, 21.000 infarti 214.000 patologie gravi, 242.000 ricoveri ospedalieri… Ci sono delle cifre veramente drammatiche».   «I deceduti sicuramente sono 37.100, quindi poi ci sono tutti gli effetti collaterali, 21.000 infarti 214.000 patologie gravi, 242.000 ricoveri ospedalieri… Ci sono delle cifre veramente drammatiche, però non so non è successo niente, anzi ancora qui in Europa andiamo avanti con la vaccinazione e migliaia, milioni di dosi vengono buttate e viene buttato così del denaro pubblico, denaro nostro».   Poi il medico tenta il calcolo dell’esorbitante costo della campagna vaccinale COVID: «non ci sono soldi in sanità, ma iniziamo a spendere bene quei pochi che ci sono, sapete quanto è costata in Italia così a occhio e croce questa folle campagna vaccinale? 10 miliardi di euro. Questo perché dai dati pubblicati dalla Germania, facendo la proporzione fra la popolazione nostra e la loro viene fuori una cifra del genere, quindi 10 miliardi di euro che potevano essere destinati in tutt’altra maniera».   Le affermazioni del dottor Schicchi, durante la pandemia erano stato definite dal presidente dell’Ordine «note argomentazioni delle campagne No-Vax».   Ora, tuttavia, il medico sospeso, che aveva scelto di non venire vaccinato, rivendica la bontà delle sue posizioni, parlando di «falsità ormai riconosciute smascherate dai vari organi di controllo come EMA, AIFA, Istituto superiore di sanità… sono sotto gli occhi di tutti, non possiamo negare la realtà».   «Ho pagato con 15 mesi di sospensione, un danno professionale, economico, morale perché dopo 41 anni di laurea sentirsi dire che non sei più in grado di fare il medico perché è un’idea che nel tempo si dimostra giusta, giusta, inutile negarlo».

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I vaccini COVID-19 collegati a lesioni renali a lungo termine

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I pericoli dei vaccini COVID-19 legati al cuore sono molto noti a questo punto, ma c’è un altro organo che sembra soffrire a causa delle vaccinazioni e che sta ricevendo molta meno attenzione: i reni. Lo riporta il sito americano Natural News.

 

Secondo il dottor Peter A. McCullough, epidemiologo, cardiologo e internista, vengono segnalati un numero preoccupante di effetti sui reni e sui reni in relazione al vaccino, e teme che possa essere trascurato al punto che questi problemi non vengono scoperti nei pazienti finché non è troppo tardi per intervenire.

 

Il medico texano osserva che i reni ricevono un quarto di tutta la gittata cardiaca e filtrano il sangue su base regolare. Poiché gli studi dimostrano che circa la metà degli individui vaccinati hanno livelli rilevabili della proteina spike del vaccino COVID-19 nel flusso sanguigno, non è azzardato ipotizzare che la proteina spike e l’mRNA potrebbero finire per depositarsi nei reni e causare l’espressione del virus.

 

Una revisione scientifica ha delineato 28 meccanismi pubblicati di danno renale e danno renale derivanti dalle iniezioni, con la maggior parte dei percorsi correlati all’infiammazione da autoimmunità o al danno diretto delle citochine.

 

Ciò coincide con un documento pubblicato su un server di prestampa lo scorso anno da scienziati del Ministero della Salute neozelandese che mostrava che il vaccino provoca danni ai reni. «È interessante notare che l’articolo è riuscito in qualche modo a “scomparire” dal server della prestampa prima di riapparire più tardi nel corso dell’anno in una rivista sottoposta a revisione paritaria con alcuni numeri modificati per riformulare il vaccino come sicuro per i reni» scrive Natural News.

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In un esame delle informazioni del database VAERS, Steve Kirsch ha scoperto che solo un vaccino nei 30 anni di storia del database aveva un segnale di danno renale acuto – ed era proprio il vaccino COVID-19.

 

Anche ricercatori sudcoreani hanno esplorato le malattie renali di nuova insorgenza in seguito alla vaccinazione contro il COVID-19, esaminando casi di persone senza una storia di problemi nefrologici che hanno cercato assistenza medica a seguito di sintomi insorti dopo la vaccinazione contro il COVID-19, come urina rossa, danno renale acuto e diminuzione della funzionalità renale.

 

Lo studio non è stato eseguito con controllo, il che significa che non è possibile determinare in modo definitivo la causalità. Ma hanno fatto attenzione: «Tuttavia, è noto che i vaccini COVID-19 causano malattie glomerulari di nuova insorgenza o recidivanti a causa di una potente disregolazione immunitaria e sono state segnalate varie risposte terapeutiche».

 

Nella conclusione del loro studio, pubblicato sulla rivista Vaccines, gli scienziati coreani scrivono che «sebbene non siamo riusciti a confermare la causalità tra le vaccinazioni e questi fenomeni, in questo periodo di vaccinazioni di massa, i medici devono considerare la possibilità che i vaccini possano aver provocato malattie ai reni in pazienti che presentano sintomi renali».

 

Come riportato da Renovatio 21, curiosamente i trapianti di rene sono stati più volte negati, durante la pandemia, alle persone non vaccinate. In un caso a Cleveland ad un bambino di 9 anni il trapianto di rene fu rifiutato perché il padre non era vaccinato.

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