Geopolitica
«Bruciate Gaza adesso» dice il vicepresidente del Parlamento israeliano

Un importante figura parlamentare israeliana ha esortato i militari a «bruciare» Gaza e a non consentire l’ingresso di alcun carburante nell’enclave palestinese a meno che tutti gli ostaggi detenuti da Hamas non vengano rilasciati.
I commenti fatti venerdì da Nissim Vaturi, vicepresidente della Knesset (il Parlamento israeliano), sono gli ultimi di una serie di commenti incendiari dei politici israeliani sullo scontro mortale con Hamas a finire sui giornali internazionali.
«Tutta questa preoccupazione sulla presenza o meno di Internet a Gaza dimostra che non abbiamo imparato nulla. Siamo troppo umani», ha scritto su Twitter il Vaturi, membro del partito di governo Likud, lo stesso del primo ministro Beniamino Netanyahu.
«Bruciate Gaza adesso, niente di meno! Non lasciate entrare il carburante, non lasciate entrare l’acqua finché gli ostaggi non saranno restituiti!»
All’inizio di questo mese, Netanyahu aveva sospeso il ministro del Patrimonio Amichai Eliyahu dalle riunioni del gabinetto dopo aver suggerito di nuclearizzare l’enclave palestinese.
Israele ha imposto un blocco quasi totale dell’enclave palestinese, che secondo le Nazioni Unite e i gruppi per i diritti umani ha solo esacerbato la catastrofica situazione umanitaria del Paese.
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Il portavoce del ministero della Salute di Gaza, Ashraf al-Qudra, ha detto venerdì ai giornalisti che 24 pazienti dell’ospedale Al-Shifa, la più grande struttura medica dell’enclave, sono morti durante un raid israeliano nel complesso. Le forze militari dello Stato Ebraico hanno accusato Hamas di utilizzare Al-Shifa e altri ospedali per scopi militari.
Secondo i funzionari locali, dal 7 ottobre sono morte a Gaza più di 11.000 persone. Dopo lunghi dibattiti, mercoledì il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha approvato una risoluzione che chiede una pausa umanitaria nei combattimenti e il «rilascio immediato e incondizionato di tutti gli ostaggi detenuti da Hamas».
Durante un’intervista concessa alla rete statunitense CBS di questa settimana, il premier Netanyahu ha fatto un’inaspettata rivelazione, dicendo che Israele «non è riuscito» a ridurre al minimo le vittime civili palestinesi.
Come riportato da Renovatio 21, da settimane oramai Israele continua a bombardare campi profughi, scuole e ospedali a Gaza, nonostante le presunte pressioni degli Stati Uniti per «pause umanitarie». Immagini sempre più brutali, con spari su auto civili e persone travolte da bulldozer continuano ad emergere dalla Palestina.
Come riportato da Renovatio 21, il direttore dell’OMS Tedros Ghebreyesus ha dichiarato che a Gaza muore un bambino ogni 10 minuti. L’UNICEF ha detto due settimane fa che ci troviamo dinnanzi a un «cimitero di bimbi». A inizio conflitto la ONG Save The Children parlò di almeno 2000 bambini uccisi.
Il Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani Volker Tuerk ha dichiarato che «siamo caduti in un precipizio».
Secondo calcoli del ministero della Sanità palestinese, un abitante di Gaza su 100 è stato ucciso.
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Immagine di Palestinian News & Information Agency (Wafa) in contract with APAimages via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported
Geopolitica
Trump annulla l’incontro a Budapest con Putin

Economia
Il governo olandese sequestra il produttore di chip cinese Nexperia, la Cina risponde con un divieto di esportazione

Il governo dei Paesi Bassi ha preso il controllo di Nexperia, un’azienda di semiconduttori di proprietà cinese con sede in Olanda, in risposta alle pressioni degli Stati Uniti, segnando un’importante escalation nella competizione occidentale con Pechino per il controllo delle catene di approvvigionamento tecnologiche avanzate.
Nexperia, specializzata nella produzione di semiconduttori di vecchia generazione per automobili ed elettronica di consumo, dà lavoro a migliaia di persone in Europa, Stati Uniti e Asia ed è stata acquisita da Wingtech nel 2013. Il 30 settembre, le autorità olandesi hanno comunicato che le decisioni su Nexperia sarebbero passate sotto l’autorità del ministro dell’Economia Vincent Karremans.
Questa mossa è seguita all’inasprimento delle restrizioni commerciali da parte di Washington contro Wingtech, la casa madre di Nexperia, già inclusa nella lista nera commerciale statunitense. Documenti giudiziari hanno rivelato che a giugno funzionari americani avevano ammonito il governo olandese sul rischio di ulteriori sanzioni se Nexperia non avesse sostituito il suo amministratore delegato cinese, Zhang Xuezheng.
In risposta, il ministero del Commercio cinese ha vietato l’esportazione di alcuni prodotti dalle filiali cinesi di Nexperia. Pechino ha condannato l’intervento olandese, attribuendolo alle pressioni USA. Un editoriale del quotidiano il lingua inglese del Partito Comunista Cinese Global Times ha dichiarato: «Questo non è l’agire di una nazione che rispetta lo stato di diritto, ma di un governo che usa la legge come uno strumento da applicare o scartare in base a convenienze politiche».
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«La Cina non chiede ai Paesi Bassi di prendere parte a una competizione geopolitica, ma di rispettare i valori che dichiarano di sostenere: stato di diritto, concorrenza equa e protezione della proprietà legalmente acquisita» ha aggiunto l’house organ anglofono del PCC.
L’anno scorso era emerso che le fabbriche di semiconduttori con tecnologia avanzata olandese presenti a Taiwan potrebbero essere spente da remoto nel caso di invasione dell’isola da parte di Pechino. In particolare si tratterebbe delle fabbriche del colosso Taiwan Semiconductor Manufacturing Company (TSMC), che impiega tecnologie ultraviolette di estrema precisione (chiamate in gergo EUV) fornite da un’azienda olandese, la ASML. Tali macchine, grandi come un autobus e dal costo di circa 217 milioni di dollari cadauna. utilizzano onde luminose ad alta frequenza per stampare i chip più avanzati al mondo.
Secondo quando riportato da Bloomberg, in caso di invasione da parte della Repubblica Popolare Cinese, gli EUV di ASML nelle fabbriche TSMC potrebbero essere resi inutilizzabili.
Come riportato da Renovatio 21, un anno fa l’Intelligence olandese accusa la Cina di cyber spionaggio dopo che fu segnalata la compromissione di 20.000 sistemi di sicurezza informatica Fortinet Fortigate in tutto il mondo.
Immagine di Raimond Spekking via Wikimedia pubblicata su licenza CC BY-SA 4.0
Geopolitica
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