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Bergoglio è morto nel giorno della Resurrezione di Gesù?

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Il sito Dagospia ha lanciato il sasso nello stagno: la data della morte di papa Francesco, spirato secondo quanto detto dal Sacro Palazzo alla mattina di Pasquetta sarebbe inesatta – il romano pontefice potrebbe essere morto invece proprio nel giorno della Pasqua di Resurrezione.

 

«Quando è morto davvero Papa Francesco? Davvero è “tornato alla casa del Padre” alle 7.35 del Lunedì dell’Angelo, sentendosi male un’ora dopo il risveglio?» si chiede il popolarissimo sito di informazione diretto da Roberto D’Agostino.

 

Il Dagoreport (cioè, un articolo cucinato in casa dal sito a partire dalle sue fonti, che a Roma abbondano davvero) si concentra sulla foto che mostra «una macchia scura sul volto del Pontefice». «Sangue rappreso? Un livido? Difficile che sia dovuta a un trauma: ci sarebbero segni evidenti sulla cute».

 

 


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Citando «fonti mediche autorevoli interpellate da Dagospia», viene spiegato che si tratterebbe di «una raccolta di sangue ipostatica, come accade nelle persone morte già da alcune ore (quando il sangue raggiunge la pelle, nella parte inferiore del cadavere si formano delle macchie di colore variabile dal rosa al rosso, al marrone violaceo fino al nero, che indicano la posizione in cui si è trovato il cadavere dopo la morte)».

 

Il sito nota che l’ultima apparizione pubblica è stata l’affaccio su piazza San Pietro all’ora di pranzo della Pasqua, dove ha lanciato un messaggio di pace per Gaza, Ucraina e per la Birmania terremotata. Tuttavia, scrive Dagospia, «quel momento, fino all’ufficialità della morte, consegnata ai media alle 10 di ieri mattina, è un segreto custodito nelle stanze vaticane».

 

«Quel che è legittimo chiedersi è quando sia sopraggiunto l’ictus cerebrale, riconosciuto ufficialmente come causa della morte di Bergoglio. Non è chiaro se è successo all’alba di lunedì, come da versione ufficiale, o nel pomeriggio di domenica».

 

Quindi, ecco che l’articolo la tocca piano: «in questa seconda ipotesi, non dovrebbe meravigliare il riserbo della Santa Sede: i vertici della Chiesa potrebbero aver comprensibilmente deciso di “posticipare” la data della morte del Santo Padre, per evitare di connotare la Pasqua, che celebra il passaggio di Gesù dalla morte alla resurrezione, con un evento luttuoso e drammatico».

 

È un modo assai gentile per dirlo.

 

Un altro, potrebbe essere quello di evitare che i fedeli di tutto il mondo si interrogassero sulla potente coincidenza: Gesù risorge mentre il papa muore…?

 

 

Sono pensieri che creano dissonanze cognitive da evitare: specie in quei pochi che, vuoi per stipendio, vuoi per incapacità di affrontare la realtà, hanno finto che durante questo lungo, contorto papato tutto andasse bene, nessuna difformità, nessuna stranezza, nessun atto palesemente malvagio da parte della Santa Sede.

 

Se uno inizia ad interrogarsi su segni simili, può finire pure per cambiare idea…

 

Non che i segni dal cielo ci siano stati risparmiati durante gli anni di Bergoglio. Nel 2013, si ricorderà come – fatto verificato – un fulmine colpì la cupola di San Pietro nel giorno delle dimissioni di Benedetto XVI, generando l’iconica fotografia che tutti han veduto.

 

 

Un altro segno potente, e piuttosto spaventoso, fu quando nel 2014 una colomba lanciata da Bergoglio dalla finestra su Piazza San Pietro fu attaccata con violenza da un corvo e da un gabbiano (quest’ultimo, qualcuno ha potuto pensare, è letteralmente una «bestia che vien dal mare», quasi un piccolo rebus con le parole dell’Apocalisse di San Giovanni). A memoria nostra, una scena del genere non si era mai prodotta ad un Angelus.

 

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L’ultima evidente indicazione celeste si ebbe a fine 2023 quando un fulmine ha colpito una statua di San Pietro presso il Santuario di Nostra Signora del Rosario di San Nicolás, a Nord di Buenos Aires, il giorno del compleanno di Bergoglio e della Fiducia Supplicans, distruggendone – anche qui molto simbolicamente – la mano e le chiavi.

 

Un gruppo americano, l’Istituto Lepanto, ha mandato una persona al Santuario di Nostra Signora del Rosario di San Nicolás, a nord di Buenos Aires, per verificare la voce, che stava circolando su internet, e scattare le foto del caso.

 


«Alcune persone mettono in dubbio la veridicità delle affermazioni secondo cui una statua di San Pietro in Argentina è stata colpita da un fulmine il 17 dicembre, polverizzando l’aureola, la chiave e la mano benedicente» scrive su Twitter l’ente cattolico della Virginia. «L’Istituto Lepanto ha inviato qualcuno sul posto per scattare foto e confermare gli eventi. Il fulmine del 17 dicembre è CONFERMATO ed ecco altre foto della statua».

 

Vogliamo concludere citando le parole del Risorto: «Voi dunque sapete distinguere l’aspetto del cielo, e non riuscite a distinguere i segni dei tempi? Una generazione perversa e adultera domanda un segno: e non le sarà dato altro segno tranne quello di Giona» (Mt 16, 4).

 

La generazione perversa e adultera vive dentro a Roma. Per quanto, non sappiamo ancora dire. Né se vi saranno altri segni spaventosi ad indicarlo.

 

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Spirito

Papa Leone ribadisce la condanna della Chiesa contro l’usura: «corruzione del cuore umano»

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Papa Leone XIV ha ribadito la condanna dell’usura da parte della Chiesa durante l’incontro con i membri della Consulta Nazionale Antiusura, tenutosi sabato.   Nel discorso del 18 ottobre al Consiglio anti-usura, il pontefice ha condannato fermamente la pratica dell’usura come un peccato «molto grave» che “«rimanda al tema della corruzione del cuore umano», sottolineando che in ultima analisi schiavizza i più vulnerabili della popolazione. L’usura, ovvero la pratica di applicare tassi di interesse eccessivi sui prestiti, è stata costantemente condannata dalla Chiesa.   «Il fenomeno dell’usura rimanda al tema della corruzione del cuore umano. È una storia dolorosa e antica, già attestata nella Bibbia» ha continuato il romano pontefice. «I profeti, infatti, hanno denunciato l’usura, insieme allo sfruttamento e ad ogni forma di ingiustizia nei riguardi dei poveri. Il profeta Isaia, a nome del Signore, pone questa domanda: “Non è piuttosto questo il digiuno che voglio: sciogliere le catene inique, togliere i legami del giogo, rimandare liberi gli oppressi e spezzare ogni giogo?” (Is 58,6)».   «Quanto è lontano da Dio l’atteggiamento di chi schiaccia le persone fino a renderle schiave! Si tratta di un peccato grave, a volte molto grave, perché non è riducibile a mera questione di contabilità; l’usura può portare crisi nelle famiglie, può logorare la mente e il cuore al punto da indurre a pensare al suicidio come unica via d’uscita».

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Il Santo Padre ha sottolineato che uno degli aspetti peggiori dell’usura è che spesso i creditori pretendono di aiutare le persone più vulnerabili, ma poi l’aumento del debito peggiora il loro peso soffocante.   «C’è un’usura che apparentemente sembra voler aiutare chi è in difficoltà economiche, ma che ben presto si rivela per quello che è: un macigno che soffoca. Ne pagano le conseguenze soprattutto le persone fragili, come chi è vittima del gioco d’azzardo. Essa colpisce però anche chi deve affrontare momenti difficili, come ad esempio cure mediche straordinarie, spese impreviste oltre le possibilità proprie e della famiglia. Ciò che dapprima si presenta come un aiuto, in realtà, a lungo andare, diventa un tormento».     «Questo capita anche a livello di Paesi nel mondo. Purtroppo, sistemi finanziari usurari possono mettere in ginocchio interi popoli. Ugualmente, non si possono trascurare «quanti nei commerci usano pratiche usurarie e mercantili che provocano la fame e la morte dei loro fratelli in umanità» (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2269): le loro responsabilità sono gravi e alimentano strutture di peccato inique».   La Chiesa cattolica ha costantemente insegnato che l’usura è un peccato mortale. Oltre al Catechismo , come citato da Papa Leone, diversi santi hanno fatto dichiarazioni forti sull’usura.   San Tommaso d’Aquino sosteneva nella Summa Theologica che applicare interessi equivaleva a vendere l’uso del denaro separatamente dal denaro stesso. Sosteneva che il denaro, in quanto parte dell’ordine inanimato e improduttivo, non dovesse generare ulteriore denaro attraverso gli interessi, ma piuttosto essere utilizzato solo per scopi produttivi.   Il pensatore cattolico distributista Hilaire Belloc definiva analogamente l’usura come «qualsiasi interesse, per quanto basso, richiesto per un prestito improduttivo».   «Quando prevale la ricerca del guadagno, gli altri non sono più persone, non hanno più volto, sono solo oggetti da sfruttare; e così si finisce per perdere anche sé stessi e la propria anima» ha continuato Leone citando la storia di Zaccheo, capo dei pubblicani di Gerico (Lc 19,1-10). «La conversione di chi si macchia di usura è altrettanto importante della vicinanza a chi soffre per l’usura subìta».  

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  Immagine di Catholic Church England and Wales via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivs 2.0 Generic (CC BY-NC-ND 2.0)
 
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La sinodalità come sovversione. Mons. Viganò con i Figli del Santissimo Redentore

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Renovatio 21 pubblica questa dichiarazione dell’arcivescovo Carlo Maria Viganò. La lettera di ripudio della chiesa sinodale da parte della comunità dei Figli del Santissimo Rendentore è stata pubblicata pochi giorni fa.

 

«Tolle Missam, tolle Ecclesiam»

Dichiarazione dell’Arcivescovo Carlo Maria Viganò a proposito della Comunità religiosa dei Figli del Santissimo Redentore

 

 

Verrà il giorno,
in cui non si sopporterà più la sana dottrina,
ma, per il prurito di udire qualcosa di nuovo,
gli uomini si circonderanno di maestri
secondo le proprie voglie,
rifiutando di dare ascolto alla verità.

2 Tim 4, 3

 

Pochi giorni or sono, dopo diciassette anni di tensioni con il Vaticano e con il vescovo di Christchurch in Nuova Zelanda, culminate con un ordine di espulsione dalla Diocesi confermato con un decreto dalla Santa Sede, la Comunità dei Redentoristi Transalpini ha diramato una Lettera Aperta nella quale denuncia i principali errori della chiesa conciliare-sinodale, la sua aperta ostilità nei riguardi della Messa Apostolica e le malversazioni di cui i Figli del Santissimo Redentore sono stati oggetto. Nella Lettera Aperta i padri Redentoristi affermano che «si è spezzata la catena di comando» all’interno della Gerarchia: «Quando un superiore si allontana dalla propria obbedienza a Cristo Re, il suo comando non è più il braccio di Cristo, ma il gesto di un uomo. (IIa IIæ, q. 104, a. 5)».

 

La crisi dell’Autorità nella Chiesa Cattolica è ormai palese. Nel piano degli eversori, essa deve condurre alla dissoluzione del corpo ecclesiale, per sostituire la Chiesa Cattolica Apostolica Romana con un surrogato di origine umana e di ispirazione massonica. Strumento principale di questo sovvertimento è la sinodalità, ossia l’applicazione dei principi rivoluzionari della democrazia e della rappresentatività popolare ad una istituzione di origine divina che il suo Fondatore Gesù Cristo ha voluto monarchica e gerarchica. In questo modo, spezzato il vincolo di obbedienza a Dio, l’Autorità diventa assoluta e tirannica, non dovendo rispondere delle proprie decisioni né a Nostro Signore Gesù Cristo né al popolo cristiano.

 

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Questa rivoluzione permette di manipolare i fedeli e far loro credere che le innovazioni e le eresie introdotte dalla Gerarchia siano richieste dalla base, mentre in realtà sono imposte da una lobby di deviati nella Fede e nella Morale.

 

Non posso che lodare il coraggio di questi Redentoristi, la cui denuncia si aggiunge alle altre che con sempre maggiore frequenza mostrano lo scandalo e il grande malessere del Clero e del popolo di Dio nei riguardi di una Gerarchia ribelle e apostata. Non siamo più all’ecumenismo conciliare verso le sette acattoliche (pur condannato dai Pontefici fino a Pio XII), ma all’accettazione e alla legittimazione di tutte le false religioni e idolatrie, e dei punti programmatici dell’Agenda globalista (pansessualismo LGBTQ+, immigrazionismo, ecologismo), ai quali la «chiesa sinodale» è totalmente allineata.

 

Questa crisi ha è di natura teologica e non canonica. Essa riguarda lo smantellamento sistematico della perenne Tradizione della Chiesa Cattolica Apostolica Romana e la dissoluzione del Depositum Fidei: è dunque con argomenti teologici che può essere affrontata. Giudicare i singoli casi individualmente alla luce del Diritto Canonico, senza correlarli tra loro nel contesto più vasto di un’azione eversiva pianificata da decenni e attuata con la cooperazione attiva e consapevole di gran parte dell’Episcopato, non fa che dare riconoscimento ufficiale ad un’Autorità deviata e deviante, a usurpatori che si avvalgono del potere di cui si sono impadroniti contro la volontà di Nostro Signore Gesù Cristo, Capo del Corpo Mistico, ai danni dei Fedeli, per scopi opposti a quelli che Nostro Signore ha stabilito per la Sua Chiesa.

 

Esorto i Figli del Santissimo Redentore e i loro fedeli con le parole di San Pietro: Resistete forti nella fede, sapendo che le medesime sofferenze affliggono i vostri fratelli sparsi nel mondo (Pt 5, 9). La Fondazione Exsurge Domine – con la quale i Redentoristi Transalpini hanno già relazioni di fraterna amicizia – io stesso come arcivescovo e successore degli Apostoli; insieme ai Chierici della Fraternità della Familia Christi, anch’essi perseguitati e «cancellati» dalla «chiesa bergogliana»; insieme ai tanti Sacerdoti e Religiosi sparsi nel mondo che seguo stabilmente, assicuriamo loro il nostro pieno sostegno, nella latitanza e nel silenzio complice dei Pastori pavidi e codardi.

 

Poiché sta scritto: Se questi taceranno, grideranno le pietre (Lc 19, 40).

 

+ Carlo Maria Viganò

Arcivescovo

 

17 Ottobre MMXXV
S.ctæ Margaritæ Mariæ Virg.

 

NOTE

1) Togliete la Messa, distruggete la Chiesa. È una citazione di Martin Lutero tratta dal suo libello De abroganda missa privata Martini Lutheri sententia del 1522.

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Papa Leone XIII sarebbe pronto a sciogliere l’Opus Dei

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Papa Leone XIV sarebbe in procinto di dividere l’Opus Dei in parti indipendenti. Lo riporta InfoVaticana, un organo di stampa spagnolo legato alla prelatura personale.   Sono state completate le riforme che «comporterebbero la rottura definitiva della struttura originaria», hanno dichiarato due fonti indipendenti. Le fonti affermano che la rottura sarà avviata dal papa entro poche settimane.   Secondo quanto riferito, i nuovi statuti dividerebbero l’Opus Dei in tre parti distinte: una Prelatura Clericale, composta solo da sacerdoti incardinati dell’Opus Dei, ora «significativamente ridotta»; la Società Sacerdotale della Santa Croce, composta da sacerdoti diocesani che desiderano partecipare al carisma dell’Opus Dei, ora non è più affiliata alla prelatura; un’Associazione di fedeli laici, un’associazione ora completamente indipendente per tutti i membri laici, compresi numerari, associati, soprannumerari e cooperatori, che in precedenza erano inclusi nella prelatura.   Pertanto, l’Opus Dei «cesserà di esistere come entità giuridica e spirituale».   Bergoglio aveva già avviato una riforma strutturale dell’Opus Dei, emanando un motu proprio nel 2022, in cui stabiliva che non sarebbe più stata guidata da un vescovo, affermando che «è necessaria una forma di governo basata più sul carisma che sull’autorità gerarchica».

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  Immagine di Edgar Beltrán via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International 
 
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