Spirito
Bergoglio difende le restrizioni sulla Messa in latino: «leggete il motu proprio»
Papa Francesco ha difeso le restrizioni del 2021 sulla liturgia tradizionale della Chiesa, affermando che tutte le ragioni per cui ha adottato tali restrizioni si trovano nel motu proprio Traditionis Custodes. Lo riporta LifeSiteNews.
«Leggi il motu proprio, tutto è lì per te», ha risposto oggi Papa Francesco al corrispondente vaticano di LifeSiteNews, quando gli è stato chiesto perché – dato che così tanti giovani amano la Messa tradizionale – avesse adottato delle restrizioni su di essa. La risposta è stata data nel corso dei saluti individuali nel corso dell’udienza papale per la stampa vaticana, tenutasi nella Sala Clementina.
Il motu proprio in questione è il testo Traditionis Custodes del luglio 2021, con cui Francesco ha inaugurato radicali restrizioni alla liturgia tradizionale – nota anche come Messa latina o Forma straordinaria – e che hanno avuto conseguenze devastanti per le comunità tradizionali e le chiese di tutto il mondo.
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Attraverso la Traditionis Custodes era vietato celebrare la Messa tradizionale nelle chiese parrocchiali e solo i sacerdoti a cui era stato concesso un permesso esplicito potevano offrire la Messa. I vescovi dovevano garantire uno stretto controllo sull’offerta e sulla diffusione della Messa tradizionale, mentre la Messa del Novus ordo fu dichiarata «espressione unica» del Rito Romano.
Il Summorum Pontificum di Papa Benedetto XVI del 2007 sulla Messa tradizionale è stato quindi ufficialmente «abrogato».
Francesco ha accompagnato il motu proprio con una lettera in cui presentava le ragioni ufficiali delle restrizioni devastanti e di ampio impatto, scrivendo che le sue nuove misure sono state prese per «sollecitudine per tutta la Chiesa, che sommamente contribuisce al bene della Chiesa universale».
Il pontefice ha denunciato anche «l’uso strumentale del Missale Romanum del 1962», che a suo dire è «caratterizzato da un rifiuto crescente non solo della riforma liturgica, ma del Concilio Vaticano II, con l’affermazione infondata e insostenibile che abbia tradito la Tradizione e la “vera Chiesa”».
Il Bergoglio aveva affermato nella sua lettera che il suo attacco alla Liturgia tradizionale era motivato solo dalla preoccupazione per l’unità della Chiesa: «è per difendere l’unità del Corpo di Cristo che mi vedo costretto a revocare la facoltà concessa dai miei Predecessori», scrive il papa, affermando che esiste un «uso distorto» della liturgia tradizionale, che è «contrario ai motivi che li hanno indotti a concedere la libertà di celebrare la Messa con il Missale Romanum del 1962».
Il gesuita sosteneva quindi che le sue restrizioni erano il risultato di un sondaggio tra i vescovi del mondo, da lui richiesto, e che è stato condotto dalla Congregazione per la Dottrina della Fede (CDF) riguardo alla Messa tradizionale. Francesco ha attestato che la sua decisione dell’applicazione delle restrizioni è stata fatta alla luce delle «richieste» dei vescovi di tutto il mondo.
«Rispondendo alle vostre richieste, prendo la ferma decisione di abrogare tutte le norme, le istruzioni, le concessioni e le consuetudini precedenti al presente Motu Proprio, e di ritenere i libri liturgici promulgati dai santi Pontefici Paolo VI e Giovanni Paolo II, in conformità ai decreti del Concilio Vaticano II, come l’unica espressione della lex orandi del Rito Romano».
Come scrive LifeSite, «l’affermazione di Papa Francesco – secondo cui il sondaggio ha rivelato una diffusa preoccupazione riguardo alla Messa tradizionale – è stata costantemente contestata in quanto non in linea con i fatti, o addirittura invertendo il vero risultato del sondaggio».
«Quel sondaggio non è mai stato pubblicato dalla CDF, e LifeSiteNews apprende da fonti vaticane che solo pochi mesi fa i risultati del sondaggio segreto non erano ancora stati diffusi agli organi curiali competenti». Tale decisione «è stata sottolineata anche dal segretario di Papa Benedetto, l’arcivescovo Georg Gänswein, il quale ha affermato che il defunto papa trovava “misterioso” il motivo per cui i risultati del sondaggio non fossero mai stati pubblicati, e anche il cardinale Raymond Burke ha espresso pubblicamente confusione sulla questione».
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Il compito di far rispettare le restrizioni sulla Messa tradizionale è spettato al Dicastero per il Culto Divino, guidato dal prefetto fermamente anti-tradizionalista cardinale Arthur Roche. Alcuni mesi dopo la Traditionis Custodes, Roche pubblicò una Responsa ad dubia che introdusse ulteriori restrizioni al rito antico.
Il testo di Roche del dicembre 2021 delineava nuovi divieti di offrire la Messa e i sacramenti secondo i libri liturgici utilizzati nella liturgia tradizionale, insieme agli avvertimenti che i sacerdoti che non cooperano sufficientemente nelle liturgie del Novus Ordo avrebbero il permesso di offrire la liturgia tradizionale spogliata.
Eppure le restrizioni del Papa sulla liturgia tradizionale sono state ampiamente criticate da prelati come i cardinali Raymond Burke e Gerhard Müller, l’arcivescovo Carlo Maria Viganò, i vescovi Joseph Strickland e Athanasius Schneider.
Il cardinale Müller ha scritto che «il chiaro intento è quello di condannare la Forma Straordinaria all’estinzione», mentre il cardinale Burke l’ha definita «un’azione severa e rivoluzionaria» che segnala un tentativo di «eliminazione definitiva» della liturgia tradizionale.
«Il numero dei presenti alla Messa in latino e quello degli ammessi ai seminari e agli ordini religiosi ad essa devoti crescono sempre più nonostante i vari tentativi del Vaticano di limitare la liturgia» scrive LifeSite. «In effetti, in molte chiese e comunità religiose la Traditionis Custodes è stata un catalizzatore di tale crescita, con un certo numero di comunità tradizionali che hanno notato un record di richieste di seminario negli anni successivi alla Traditionis Custodes».
Come visto l’anno scorso durante un incontro con i gesuiti ungheresi, Bergoglio non ha mai smesso di attaccare il rito e la tradizione, mentre la chiesa si riempie di riti allucinanti come quello della «messa maya».
Come riportato da Renovatio 21, una storica chiesa dove si teneva la messa in latino nella città di Salem, nello Stato americano dell’Oregon, è stata data alle fiamme lo scorso agosto.
Negli Stati Uniti è emerso che l’FBI aveva in programma di controllo, schedatura, infiltrazione del tradizionalismo cattolico americano, perché giudicato eversivo.
La Santa Messa Tradizionale, tuttavia, continua in tutto il mondo: istituzioni come la Fraternità San Pio X non smetteranno mai di celebrarla, qualsiasi follia arrivi da Roma.
Per sapere dove assistere ad una Santa Messa in rito antico vicino a voi potete contattarci.
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Gender
La chiesa ortodossa loda la legge anti-«propaganda LGBT» in Georgia
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Spirito
Bergoglio annuncia 21 nuovi cardinali: tra di essi un sostenitore della causa catto-LGBT
Papa Francesco ha annunciato un concistoro per l’8 dicembre in cui creerà 21 nuovi cardinali da tutto il mondo. Tra di essi, un acceso predicatore e sostenitore della causa catto-LGBT, padre Timothy Radcliffe, che ora sarà cardinale elettore.
Concludendo il suo Angelus domenicale ieri 6 ottobre, papa Francesco ha fatto un annuncio a sorpresa riguardo alla creazione di nuovi cardinali. In un concistoro l’8 dicembre, festa dell’Immacolata Concezione, Francesco creerà 21 nuovi cardinali per la Chiesa, di cui 20 saranno cardinali elettori, in quanto di età inferiore agli 80 anni.
L’elenco completo è il seguente:
1. Arcivescovo Angelo Acerbi: Nunzio Apostolico emerito e l’unico troppo anziano per votare in conclave. È stato prelato emerito del Sovrano Militare Ordine di Malta.
2. Arcivescovo Carlos Gustavo Castillo Mattasoglio: Arcivescovo di Lima, Perù.
3. Arcivescovo Vicente Bokalic Iglic CM: Arcivescovo di Santiago del Estero, primate dell’Argentina.
4. Mons. Luis Gerardo Cabrera Herrera, OFM: Arcivescovo di Guayaquil, Ecuador.
5. Mons. Fernando Natalio Chomali Garib: Arcivescovo di Santiago del Cile (Cile).
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6. Arcivescovo Tarcisio Isao Kikuchi, SVD: Arcivescovo di Tokyo, dal luglio 2021 segretario generale della Federazione delle conferenze episcopali dell’Asia, dal febbraio 2022 presidente della Conferenza dei vescovi cattolici del Giappone e dal 13maggio 2023 presidente di Caritas Internationalis.
7. Vescovo Pablo Virgilio Siongco David: Vescovo di Kalookan, Filippine, e presidente della Conferenza Episcopale Filippina.
8. Mons. Ladislav Nemet SVD: Arcivescovo di Belgrado – Smederevo, Serbia, appartenente alla società del Verbo Divino (i «verbiti»).
9. Arcivescovo Jaime Spengler OFM: Arcivescovo di Porto Alegre, Brasile. Presidente della Conferenza Episcopale Nazionale del Brasile e del Consiglio Episcopale Latinoamericano dal 2023
10. Arcivescovo Ignace Bessi Dogbo: Arcivescovo di Abidjan, Costa d’Avorio. Dal 2017 al 2023 presidente della Conferenza episcopale della Costa d’Avorio
11. Mons. Jean-Paul Vesco OP: Arcivescovo di Algeri (Algeria). Domenicano a capo dei domenicani francesi dal 2010 al 2012
12. Vescovo Mons. Paskalis Bruno Syukur OFM: Vescovo di Bogor, Indonesia.
13. Arcivescovo Dominique Joseph Mathieu, OFM Conv.: Arcivescovo di Teheran Esfahan, Iran. Frate minore conventuale belga, già incardinato nella Custodia Provinciale d’Oriente e di Terra Santa.
14. Arcivescovo Roberto Repole: Arcivescovo di Torino. Ai lettori di Renovatio 21 è noto per l’imbarazzo della messa interrotta dagli attivisti di Extinction Rebellion, che però volevano solo leggere brani dalla Laudato Sii di Bergoglio.
15. Mons. Baldassarre Reina: Vescovo ausiliare di Roma, già Vicegerente e, da oggi, Vicario generale per la Diocesi di Roma.
16. Arcivescovo Francis Leo, Arcivescovo di Toronto. Dal 2015 al 2021 segretario generale della Conferenza episcopale canadese
17. Vescovo Mons. Rolandas Makrickas: Arciprete Coadiutore della Basilica Papale di Santa Maria Maggiore. Lituano, già diplomatico per la segreteria di Stato.
18. Mons. Mykola Bychok, CSR: Vescovo dell’Eparchia cattolica ucraina dei Santi Pietro e Paolo di Melbourne. Nato a Ternopol’, nell’Ucraina occidentale un tempo parte della Polonia, consacrato vescovo a Leopoli nel 2020.
19. Padre Timothy Peter Joseph Radcliffe, OP. (vedi sotto)
20. Padre Fabio Baggio, CS: Sottosegretario del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale. Di Bassano del Grappa (provincia di Vicenza), è noto per difendere l’apertura di porte legali per migranti e rifugiati
21. Mons. George Jacob Koovakad: Funzionario del Segretario di Stato, Responsabile dei Viaggi
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Con il concistoro dell’8 dicembre, Francesco farà sì che il Collegio cardinalizio sia composto quasi esclusivamente da uomini da lui nominati.
Ad oggi, 92 degli attuali 122 cardinali aventi diritto di voto sono stati nominati da Francesco. Entro la fine del 2024, con i nuovi cardinali e con altri due che invecchiano (raggiungendo l’80° compleanno e diventando troppo anziani per votare in un conclave papale), Francesco avrà creato 111 dei 140 aventi diritto di voto.
Il documento Universi Dominici Gregis di Papa Giovanni Paolo II fissa il limite di voto a 120 cardinali, sebbene questo numero venga regolarmente superato in fase di concistoro, poiché i papi prendono in considerazione i cardinali che nel corso dell’anno successivo raggiungeranno l’età minima per essere eleggibili.
Le nuove scelte di Francesco sono caratteristiche del suo stile durante tutto il pontificato, sfidando le aspettative e aggirando sedi importanti che storicamente sarebbero state sedi cardinalizie.
Da notare che l’unico cardinale in arrivo dal Nord America è l’arcivescovo di Toronto Leo, nominato alla sede nel marzo 2023.
La nomina di padre Baggio e monsignor Koovakad direttamente da incarichi curiali al cardinalato è inaspettata e caratteristica dello stile di Francesco, soprattutto perché i due sono stati strettamente coinvolti in cause a lui care, in particolare Baggio che guida la gestione dei migranti e Koovakad che è stato fortemente coinvolto nell’organizzazione dei viaggi papali, scrive LifeSite.
Tuttavia è l’inclusione di padre Radcliffe, O.P. che è il punto più notevole e controverso di questa nuova infornata di porporati.
Monsignor Radcliffe è stato maestro dell’Ordine domenicano dal 1992 al 2001, ma il suo nome è probabilmente più noto per la sua prominente e persistente promozione dell’ideologia LGBT in contraddizione con l’insegnamento cattolico.
Poco prima che il Vaticano pubblicasse il suo documento del 2005 che riaffermava il divieto di ammettere uomini con «tendenze omosessuali» nei seminari, padre Radcliffe si oppose pubblicamente al divieto previsto. Scrivendo al London Times, il Radcliffe sostenne che «qualsiasi pregiudizio radicato contro gli altri, come l’omofobia o la misoginia, sarebbe motivo di rifiuto di un candidato al sacerdozio, ma non il suo orientamento sessuale».
Poi in un articolo per The Tablet, ha detto: «non ho dubbi che Dio chiami gli omosessuali al sacerdozio, e loro sono tra i sacerdoti più dedicati e impressionanti che abbia mai incontrato».
Mesi dopo, incoraggiò i cattolici ad «accompagnare» e persino a vivere con gli omosessuali. «Dobbiamo accompagnarli mentre discernono cosa questo significhi, lasciando che le nostre immagini si estendano», disse in una conferenza di educazione religiosa del 2006 a Los Angeles. «Questo significa guardare Brokeback Mountain, leggere romanzi gay, vivere con i nostri amici gay e ascoltare con loro mentre ascoltano il Signore».
Rispondendo a questo corrispondente durante il Sinodo del 2023, Radcliffe sembrava ancora suggerire che gli omosessuali potrebbero essere felicemente sacerdoti a patto che non facciano della loro sessualità «la parte più importante della loro identità», scrive LifeSite.
Nel 2012, Radcliffe scrisse sulla rivista dissidente britannica The Tablet, difendendo l’insegnamento della Chiesa secondo cui il «matrimonio» tra persone dello stesso sesso è impossibile, ma aggiungendo:
«Questo non significa denigrare l’amore impegnato per le persone dello stesso sesso. Anche questo dovrebbe essere amato e sostenuto, motivo per cui i leader della chiesa stanno lentamente arrivando a sostenere le unioni civili tra persone dello stesso sesso. Il Dio dell’amore può essere presente in ogni vero amore».
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Successivamente, mentre contribuiva al rapporto anglicano del 2013 sull’etica sessuale umana, padre Radcliffe sostenne che l’omosessualità andava intesa alla luce del dono di sé di Cristo nell’Eucaristia. Affermò che «non tutti i matrimoni sono fertili» e che «sicuramente è nelle parole gentili e curative che ci offriamo a vicenda che tutti condividiamo la fertilità di quel momento più intimo».
«Come tutto questo ha a che fare con la questione della sessualità gay? Non possiamo iniziare con la domanda se sia permessa o proibita! Dobbiamo chiederci cosa significhi e fino a che punto sia eucaristica. Certamente può essere generosa, vulnerabile, tenera, reciproca e non violenta. Quindi, in molti modi, penserei che possa essere espressione del dono di sé di Cristo. Possiamo anche vedere come possa essere espressione di fedeltà reciproca, una relazione di alleanza in cui due persone si legano l’una all’altra per sempre».
Padre Radcliffe era uno dei celebranti abituali delle messe LGBT tenute a Londra, conosciute come «Messe di Soho».
Sotto Francesco, il Radcliffe ha avuto una rinascita in termini di importanza, in particolare nel Sinodo sulla sinodalità, in cui è stato predicatore nel 2023 e nel 2024 e ha partecipato all’evento. Sostiene che i divorziati e i «risposati» ricevano la Santa Comunione, in particolare alla luce della controversa esortazione di Papa Francesco Amoris Laetitia.
Francesco ha nominato padre Radcliffe come consultore del Pontificio Consiglio per la Giustizia e la Pace nel 2015. Il gruppo pro-LGBT New Ways Ministry ha accolto con favore la nomina di Radcliffe al Pontificio Consiglio, elogiando il suo «sostegno alle questioni LGBT, che è stato evidente almeno dagli anni ’90».
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Immagine di Yakov Fedorov via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International
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Mons. Viganò contro la cerimonia azteca per la nuova presidente messicana: «Tutti gli dèi dei pagani sono demoni»
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Dopo sessant’anni di ecumenismo (dal pantheon di Assisi alla Pachamama in Vaticano) e di sistematica distruzione della dottrina sulla unicità ed esclusività della vera Chiesa di Cristo – la Chiesa Cattolica Apostolica Romana – come strumento di salvezza, cosa impedisce di erigere… https://t.co/yjs68JDpVn
— Arcivescovo Carlo Maria Viganò (@CarloMVigano) October 4, 2024
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Brujería, paganismo y rituales satánicos. Solo que se olvidaron de incluir sacrificios humanos y canibalismo, si lo van a hacer, háganlo completo…. pic.twitter.com/ljkxMlCyOR
— Pablo Munoz Iturrieta (@PMunozIturrieta) October 2, 2024
Da notare come le fumigazioni a cui si sottopone la Sheinbaum non sono differenti da quelle a cui si è sottoposto Bergoglio durante il suo viaggio in Canada, dove è prestato ad un’operazione di «pulizia» spirituale condotta in pubblico da uno sciamano locale. Lo spettacolo negromantico papale finì, programmaticamente, in mondovisione.Comenzó con payé, en lugar de la tradicional bendición cristiana la nueva judeo-mexicana presidente de 🇲🇽 Claudia Sheinbaum (enemiga de la cultura de Occidente: cristiana grecorromana). pic.twitter.com/GR7sPhlcXt
— Alan L Redick (@Alanredick1) October 3, 2024
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Ci troviamo ancora una volta dinanzi a quello che Renovatio 21 a più riprese ha definito catto-paganesimo papale, adulterazione idolatrica se non demoniaca del rito spinta dallo stesso vertice del papato. «La vera Religione trionfa sulla superstizione pagana» aveva detto monsignor Viganò ad inizio anno nell’omelia per la festa della Purificazione di Maria Santissima.What’s happening here?
pic.twitter.com/KymWZwIWaJ — The Post Millennial (@TPostMillennial) January 17, 2024
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