Bioetica
Benvenuti nel Kali Yuga bioetico

In sanscrito è chiamato Kali Yuga. L’era quaternaria, il tempo della massima decomposizione della società. Per millenni gli indù hanno associato a questa era finale il vertice del progresso tecnico, corrispondente però al totale degrado spirituale. In essa, è conosciuto solo il mendacio; le vite umane vengono falciate via. Il suo segno è quello della disintegrazione, della morte massiva.
Ebbene, in questa Italia dell’anno del Signore 2014 siamo entrati ufficialmente nel Kali Yuga bioetico. Un tempo di massacro e di falsità. E non per metafora: si faranno milioni di morti, mentre le menzogne necessarie a coprire l’ecatombe corrono già sulla bocca degli uomini (e delle donne) senza più pietà né onore. Senza Dio.
Oltre la catastrofe della legge 40
Com’era previsto e prevedibile, la Corte Costituzionale, alacre «legislatore di sostegno», ha reso legale anche in Italia la fecondazione in vitro eterologa. Il piano di liberalizzazione progressiva della fabbricazione di esseri umani in laboratorio, inaugurato nel 2004 dal mondo prolife ufficiale con la legge 40, si sta compiutamente realizzando sotto i nostri occhi. La legge 40 fu pensata, approvata e difesa dal potere para-cattolico post-democristiano: per questa legge, frutto malsano di contrattazioni sulla vita e per ciò stesso intrinsecamente iniqua (e ne è prova lampante l’originario limite convenzionale di tre embrioni producibili in provetta, spia inequivoca della fallacia e della falsità dell’impianto iniziale), si spesero movimenti, partiti e associazioni della galassia catto-prolife più o meno legati alle sostanze della CEI ruiniana, la quale pose alfine il suo infallibile imprimatur.
Uno ad uno, i «paletti» che avrebbero dovuto arginare il famoso «Far West procreatico», nel lungimirante programma di prevenzione del peggio vengono abbattuti a colpi di sentenza e, nel dissesto del sistema normativo ordinario e costituzionale, si infilano ora le trionfali fughe in avanti dei «governatori» regionali. Tana libera tutti.
In questo teatrino del Caos, i sedicenti prolife mettono in scena un copione concordato. La soluzione, ci dicono, è quella d’inventarne di nuovi, di paletti, aggiornati all’assetto giuridico sopravvenuto. Gli «impalettatori» di professione, magari forti di mandato democratico, sembrano avere una gran fretta di arrendersi docili docili ai diktat dei magistrati legislatori.
Intervistata dal sito ciellino Il Sussidiario, l’ex radicale Eugenia Roccella, ora piazzata curiosamente a capofila dei deputati episcopali (nonostante i suoi manuali sull’aborto fai-da-te e i recenti assist transregionali alla RU486), sul provvedimento annunciato dal ministro Lorenzin, è stata tranchant: «innanzitutto chiariamo che il decreto è obbligato a recepire la sentenza della Consulta».
La voce della legge, dunque, va incontestabilmente rispettata: dura lex, sed lex. La pax bioetica – con i «laici», con i radicali, con le «coppie» che vogliono il figlio di qualcun altro fatto su misura, con gli apprendisti stregoni che si spacciano per medici – deve scoppiare al più presto, costi quel che costi.
Il commercio con la “necrocultura” pare insomma l’unico orizzonte politico-religioso percorribile.
Il tarlo vorace del positivismo ha corroso ogni resistenza e determinato la ritirata da ogni battaglia sui princìpi. Ed eccoci tutti lanciati all’inseguimento del sempre maggiore «male minore» lungo l’irreversibile pendio scivoloso dove la strada del Bene non è più segnalata da nessuno, nemmeno da un Papa. Eppure, c’erano una volta i princìpi non negoziabili…
Nella realtà, la famigerata legge 40/2004, considerata pervicacemente a tutt’oggi il «capolavoro» dei catto-prolife (c’è chi la definisce «la Cappella Sistina di Carlo Casini»), ha iniziato e consacrato la perversa spirale di reificazione e mercificazione di esseri umani innocenti, fatta digerire al popolo (incluso quello «cattolico») come cosa lecita e quindi automaticamente buona e giusta.
Reificazione, mercificazione, nonché – alla lettera – sterminio.
Perché il costo umano dell’applicazione della 40 già nella sua versione originaria era di circa 130-140 mila embrioni scartati e distrutti in un anno. Vale a dire, il raddoppiamento secco dei numeri dell’aborto di Stato procurato in applicazione della legge 194.
Nella realtà, il presunto iato tra la fecondazione in vitro omologa e quella eterologa dal punto di vista logico non esiste: entrambe applicazioni prometeiche di una pratica tributata dalla zootecnia che disincarna la procreazione umana e spalanca le porte al «supermarket della vita». Una volta che i bambini sono non più generati ma prodotti, non più accolti ma ordinati, non c’è modo né ragione di scandalizzarsi se sono anche sottoposti a controllo di qualità, selezionati, congelati, scartati, scambiati, assemblati, all’occorrenza soppressi (in applicazione della parimenti genocida legge 194) o smembrati per ricerche mediche pubblicizzate da beoti che si tirano secchiate d’acqua in testa.
L’adulto onnipotente, titolare dello ius vitae ac necis, si sente legittimato a privare le sue creature di radici, di memoria, di identità e a scagliarle nell’orbita di un futuro sperimentale. Perché esse sono cose, non persone, agli occhi dei loro proprietari così come dell’agorà circostante. E infatti, nessuno si cura più dei costi della FIVET. E non si parla qui del prezzo in denaro da pagare ai bio-negromanti in cambio di un ipotetico «bimbo in braccio» (cioè il capriccio, che grava ora sulle tasche del contribuente, di un piccolo essere umano «chiavi in mano»), ma del prezzo esorbitante in termini di vite umane addebitato a una società già in avanzato stato di decomposizione.
Su dieci embrioni prodotti uno solo vede la luce, gli altri sono destinati a morire come effetto collaterale del procedimento. Una micromorte massiva di magnitudine devastante.
Ma una morte incruenta, non inflitta sul corpo di una madre; dunque, una uccisione non percepita perché pulita, asettica, visibile solo al microscopio. Il delitto perfetto. Un’evoluta strage degli innocenti senza spargimento di sangue.
Per questo, ignorata impunemente da tutti. Dai giudici. Dalle «coppie». Dagli «intellettuali». Dai politici. Da chierici e laici di vario ordine e grado.
La fantascienza fatta realtà: eugenismo ed incesti di massa
Ed eccoci all’improvviso planati in uno scenario da fantascienza distopica, che si sta ora realizzando a grandi passi senza che il mondo politico, intellettuale, ecclesiastico pongano la pur minima resistenza.
Qualcuno ricorderà, oramai di qualche anno fa, il film Gattaca. La pellicola descriveva un mondo a venire con due categorie di esseri umani: quelli naturali e quelli creati in laboratorio. I secondi sottoposti a un serrato controllo di qualità coessenziale al loro sistema di produzione, i primi soggetti alla imprevedibile e talvolta impietosa lotteria della natura, che – si sa – contempla nel suo seno anche le imperfezioni. Per forza di cose, questi ultimi, erano destinati ad essere emarginati e a soccombere.
Fuori dal cinema, guardiamo la realtà odierna: già adesso i genitori refrattari a sottoporsi a diagnosi prenatali invasive oramai di routine sono tacciati di egoismo, di irresponsabilità; diviene pubblicamente intollerabile, e da colpevolizzare, l’idea stessa di far nascere una creatura destinata a una scarsa «qualità della vita»; lo stigma per chi si assoggetta alla roulette russa biologica sarà invincibile, e ciò varrà tanto per i genitori quanto per i figli. In futuro il concepimento attraverso l’atto di amore tra un padre e una madre verrà identificato esso stesso come un rischio assurdo: potendo selezionare il figlio perfetto, perché rifiutare i vantaggi del progresso?
È facilmente immaginabile la «peer pressure» destinata a svilupparsi attorno al fenomeno dei bambini sintetici. Come non fare un bambino in vitro se lo fanno tutti gli amici? Come resistere alla pretesa del partner di generare i figli in laboratorio, anche se ciò significa uccidere qualche manciata di embrioni fratelli? Come respingere quell’esprit du temps irradiato da ogni medium e modello sociale, per cui il figlio naturale è tendenzialmente lebensumwertens leben («vita indegna di essere vissuta»), secondo il lessico dei precursori nazisti dell’odierna necrocultura?
Ancora in tema di filmografia fantascientifica, si rammenterà, una diecina di anni fa, la pellicola intitolata Codice 46. Nel futuro prossimo ivi rappresentato, la fecondazione in vitro e il traffico di gameti sono così globalmente diffusi che le autorità si vedono costrette ad adottare misure contro le probabilità di «incesto involontario da IVF»: due persone che condividono lo stesso DNA perché figlie di un medesimo donatore possono infatti incontrarsi, amarsi e procreare. Nel film, lo Stato impone in questi frangenti l’aborto legale immediato e la cancellazione della memoria.
Anche questa ipotesi non è più astratta, tanto che i neodemocristiani accorrono a puntellarla con il ridicolo paletto dell’etichettatura delle provette onanistico-donatorie, anzi è già realtà: in Inghilterra – ci informaLifesitenews – esiste una top 500 di donatori con almeno 6000 figli sparsi randomicamente per il regno. L’onorevole Roccella, nella sua lettera in dieci punti ai colleghi parlamentari che funge sostanzialmente da rampa di lancio delle piroette circensi del ministro Lorenzin, lo definisce un problema da «discutere». C’est-à-dire: sono aperte ufficialmente le trattative.
Avremo dunque miriadi di casi di incesto da IVF, con gravidanze annesse. Nel giro di tre o quattro lustri, tra figli della stessa provetta potrà scattare la scintilla: «ci conosciamo? Hai qualcosa di famigliare…». Si sa, per questa generazione perduta il miglior modo di rompere il ghiaccio è finire a letto insieme. E alla scoperta della traumatica verità, facile immaginare il pubblico epilogo. I giornali titoleranno: «siamo fratelli, ma non ne abbiamo colpa. Ci amiamo». E tutti già sappiamo cosa si deve pensare oggi: «love is love». Punto.
Quindi anche l’incesto, retaggio arcaico indissolubilmente legato all’idea stessa di famiglia, percorrerà la via della «normalizzazione». Edipo non dovrà più accecarsi. La hybris antica torna e, armata degli strumenti fiammanti della tecnologia più avanzata, non lascia più nemmeno cogliere al nuovo prometeo l’entità della propria trasgressione.
Questa prospettiva raccapricciante è alla nostra portata nel giro di poco tempo, e con evidenza – come ci conferma la strisciante cultura popolare che ha inaugurato a suon di film e di serie televisive il filone del sesso tra consanguinei – i poteri forti sono all’opera per far digerire omeopaticamente anche questo abominio estremo e contribuire a inserirlo, dolcemente, nel quotidiano.
Eliminare il tabù dell’incesto significa una volta per tutte disintegrare la base antropologica profonda della famiglia e della società intera: l’istituto famigliare, base naturale prepolitica e pregiuridica del consesso umano, perde d’un tratto struttura identità e senso. Il paradigm shift della sua dissoluzione finale è stato innescato.
Alla luce di tutto questo, rimane un mistero anche come la Chiesa – ora così drammaticamente afasica – potrà ancora parlare di un Dio che è Padre, del Figlio di Dio, di Sua Madre, del fratello prossimo tuo, ad un mondo così sovvertito sin dalle sue radici.
Ecatombe
L’eugenismo e l’incesto di massa saranno presto realtà. Ma l’emergenza più immediata dell’apocalisse bioetica che sta spazzando via ogni appiglio naturale e morale della generazione umana resta l’ecatombe quotidiana.
Eliminata la foglia di fico dei tre embrioni producibili e accollata la spesa delle operazioni frankesteiniane alla comunità – urgerebbe, almeno, una rivolta fiscale! – si verificherà con certezza un aumento esponenziale di esseri umani fabbricati ed uccisi, o cannibalizzati a fini «scientifici». Le 130 mila vittime innocenti della 40 prima facie, diverranno presto milioni. Di fatto, si moltiplicano gli effetti esiziali della 194: l’aborto di Stato, a questo punto, è solo un sottoinsieme nemmeno prioritario di questo immane scenario di morte.
Milioni di creature indifese annientate legalmente, a spese del contribuente.
Nell’affannarsi a inventare virtuosistici paletti – paletti primi, paletti al quadrato, paletti multipli – per la nuova eterologa, presa pretestuosamente a bersaglio degli strali del mondo prolife ufficialmente accreditato, nessuno più si ricorda di questo «dettaglio». Anzi. Nel mostrarsi tutti (moderatamente) scandalizzati per la deriva scatenata dall’ultima sentenza costituzionale, tutti fanno più o meno esplicitamente risaltare per contrasto la bontà dell’impianto originario della legge 40: la fecondazione omologa da essa introdotta nell’ordinamento italiano, utilizzando gameti provenienti dalla coppia ordinante, è pratica da benedire. E chi se ne importa di quanti embrioni siano perduti nel perseguimento del desiderio spasmodico del figlio à la carte.
Eppure a qualcuno dovrebbe sovvenire che, recitando il Credo niceno, c’è un passaggio durante il quale, in teoria, ci si dovrebbe genuflettere, come sempre avveniva durante la Messa antica: «e per opera dello Spirito Santo si è incarnato nel seno della Vergine Maria… et homo factus est». L’embrione di Gesù Cristo, del Dio che si fa uomo nel grembo di una madre, è citato nel simbolo della religione cattolica e dinanzi a questa verità, per millenni, il fedele è stato chiamato a inginocchiarsi per esprimere la devozione più alta e il più commosso stupore.
L’embrione umano è Imago Dei ed ogni offesa che gli è arrecata è un offesa diretta a Dio. Ma oggi il nuovo dogma della modernità (e del modernismo) ha visibilmente preso il sopravvento, ed anche la Chiesa, ripudiati i valori non-negoziabili, per lo più se ne fa una ragione. E non si inchina. E tace.
Così, nel silenzio assordante dei pastori, il gregge è smarrito e la necrocultura avanza indisturbata. Anzi, addirittura, si è creata una opposizione sintetica, programmata per essere innocua, e disegnata nella cifra del compromesso col Male.
Gli stati generali di questa opposizione «in vitro» nel Kali Yuga post-40 si terranno a Verona il prossimo 20 settembre. La melassa buonista fatta di teorici dell’abortismo umanitario e di fabbricanti di paletti che sguazzano nel degrado bioetico si riunirà sotto il nome ecumenico e conciliante della neonata associazione «Vita è…». A siglare la nuova pax bioetica ci saranno politici, giuristi, medici, scienziati, filantropi, attivisti pseudo-spontaneisti. L’intero esercito dei “normalizzatori”, uniti tutti dall’invidiabile spirito irenista espresso sotto pseudonimo da uno degli organizzatori del blob neodemocristiano: «Chi lo ha detto che siamo messi così male?».
C’è da giurarci: così moderati, così aperti, così ottimisti, così per nulla «fissati» né «inespressivi», non stenteranno certo a guadagnarsi la benevolenza curiale e il buffetto dei vescovi galantiniani.
La loro missione, del resto, è una e una sola: non disturbare il manovratore. Nonostante l’urlo silenzioso dei milioni di morti innocenti.
Roberto Dal Bosco
Elisabetta Frezza
Articolo previamente pubblicato su EFFEDIEFFE.COM
Immagine di Zeiss Microscopy via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-ShareAlike 2.0 Generic (CC BY-SA 2.0)

Ambiente
Studi sui metodi per testare le sostanze chimiche della pillola abortiva nelle riserve idriche

I funzionari governativi USA stanno valutando se sia possibile sviluppare metodi per rilevare le sostanze chimiche contenute nella pillola abortiva nelle riserve idriche degli Stati Uniti, in seguito all’iniziativa del gruppo Students for Life. Lo riporta LifeSite.
Quest’estate, i funzionari dell’Agenzia per la Protezione Ambientale americana (EPA) hanno incaricato gli scienziati di determinare se fosse possibile sviluppare metodi per rilevare tracce di pillole abortive nelle acque reflue. Sebbene al momento non esistano metodi approvati dall’EPA, è possibile svilupparne di nuovi, hanno recentemente dichiarato al New York Times due fonti anonime.
La divulgazione fa seguito alla richiesta di 25 membri repubblicani del Congresso USA che hanno chiesto all’EPA di indagare sulla questione.
«Esistono metodi approvati dall’EPA per rilevare il mifepristone e i suoi metaboliti attivi nelle riserve idriche?», chiedevano i deputati in una lettera del 18 giugno. «In caso contrario, quali risorse sono necessarie per sviluppare questi metodi di analisi?»
Sostieni Renovatio 21
I legislatori hanno osservato che il mifepristone è un «potente bloccante del progesterone» che altera l’equilibrio ormonale e potrebbe «potenzialmente interferire con la fertilità di una persona, indipendentemente dal sesso».
Dopo l’annullamento della sentenza Roe v. Wade, Students for Life aveva rilanciato una campagna per indagare sulle tracce di pillole abortive e sui resti fetali nelle acque reflue. Il gruppo ha affermato che il mifepristone e i resti fetali potrebbero potenzialmente danneggiare gli esseri umani, gli animali e l’ambiente.
Nel novembre 2022, i dipendenti di Students for Life si sono lamentati del fatto che le agenzie governative non controllassero le acque reflue per individuare eventuali sostanze chimiche contenute nelle pillole abortive e hanno deciso di assumere i propri «studenti investigatori» per analizzare l’acqua.
La campagna era fallita sotto l’amministrazione Biden. Nella primavera del 2024, undici membri del Congresso, tra cui il senatore Marco Rubio della Florida, attuale Segretario di Stato, scrissero all’EPA chiedendo in che modo il crescente uso di pillole abortive potesse influire sull’approvvigionamento idrico.
Secondo due funzionari, l’EPA ha scoperto di non aver condotto alcuna ricerca precedente sull’argomento, ma non ha avviato alcuna nuova indagine correlata.
Kristan Hawkins, presidente di Students for Life, ha annunciato venerdì: «tre presidenti democratici hanno promosso in modo sconsiderato l’uso della pillola abortiva chimica. Ora l’EPA sta finalmente indagando sull’inquinamento causato dalla pillola abortiva».
«Ogni anno oltre 50 tonnellate di sangue e tessuti contaminati chimicamente finiscono nei nostri corsi d’acqua», ha continuato su X. «Spetta al presidente Trump e al suo team ripulire questo disastro».
A giugno un rapporto pubblicato da Liberty Counsel Action indicava che più di 40 tonnellate di resti di feti abortiti e sottoprodotti della pillola abortiva sono infiltrati nelle riserve idriche americane.
«Come altri farmaci noti per causare effetti avversi sul nostro ecosistema, il mifepristone forma metaboliti attivi», spiega il rapporto di 86 pagine. «Questi metaboliti possono mantenere gli effetti terapeutici del mifepristone anche dopo essere stati escreti dagli esseri umani e contaminati dagli impianti di trattamento delle acque reflue (WWTP), la maggior parte dei quali non è progettata per rimuoverli».
Non si tratta della prima volta che vengono lanciati gli allarmi sull’inquinamento dei fiumi da parte della pillola abortiva RU486, detta anche «pesticida umano».
Come riportato da Renovatio 21, le acque di tutto il mondo sono inquinate da fortemente dalla pillola anticoncenzionale, un potente steroide usato dalle donne per rendersi sterili, che viene escreto con l’orina con effetto devastante sui fiumi e sulla fauna ittica. In particolare, vi è l’idea che la pillola starebbe facendo diventare i pesci transessuali.
Danni non dissimili sono stati rilevati per gli psicofarmaci, con studi sui pesci di fiume resi «codardi e nervosi».
Iscriviti al canale Telegram
Nonostante i ripetuti allarmi sul danno ambientale dalla pillola, le amministrazioni di tutto il mondo – votate, in teoria, all’ecologia e alla Dea Gaia – continuano con programmi devastatori, come quello approvato lo scorso anno a Nuova York di distribuire ai topi della metropoli sostanze anticoncezionali. A ben guardare, non si trova un solo ambientalista a parlare di questa sconvolgente forma di inquinamento, ben più tremenda di quello delle auto a combustibile fossile.
Ad ogni modo, come Renovatio 21 ripeterà sempre, l’inquinamento più spiritualmente e materialmente distruttore è quello dei feti che con l’aborto chimico vengono espulsi nel water e spediti via sciacquone direttamente nelle fogne, dove verranno divorati da topi, pesci, insetti, anfibi e altri animali del sottosuolo.
Su questo non solo non si trovano ambientalisti a protestare: mancano, completamente, anche i cattolici.
Come riportato da Renovatio 21, l’OMS poche settimane fa ha aggiunto la pillola figlicida alla lista dei «medicinali essenziali». Il segretario della Salute USA Robert Kennedy jr. aveva promesso una «revisione completa» del farmaco di morte (gli sarebbe stato chiesto dallo stesso Trump) ma negli scorsi giorni esso è stato approvato dall’ente regolatore FDA.
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Bioetica
Aborto, il governo spagnuolo chiede la lista degli obiettori di coscienza

Sostieni Renovatio 21
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Bioetica
Falso allarme bomba in una chiesa cattolica prima della Marcia antiabortista di Vienna

Un ordigno finto è stato collocato in una chiesa prima della Marcia per la Vita a Vienna, con l’intento di intimorire i sostenitori del movimento antiabortista. Lo riporta LifeSite.
Il 4 ottobre, in preparazione della Marcia per la Vita nella capitale austriaca, il vescovo Klaus Küng ha officiato una messa per i nascituri nella Karlskirche, la chiesa dedicata a San Carlo Borromeo, una delle principali di Vienna.
I fedeli hanno scoperto due dispositivi che sembravano emettere segnali esplosivi: una sveglia che produceva un forte ticchettio all’interno di una borsa e un’altra borsa con una luce lampeggiante.
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Le forze speciali di polizia sono intervenute per mettere in sicurezza e analizzare gli oggetti sospetti, dando successivamente il via libera. È in corso un’indagine per identificare i responsabili. Secondo i funzionari della Direzione per la Sicurezza e l’Intelligence dello Stato (DSN), l’azione mirava a provocare panico di massa.
Gli organizzatori della Marcia per la Vita hanno suggerito che l’atto potrebbe essere attribuito a gruppi di estrema sinistra Antifa, che ogni anno organizzano contro-proteste alla marcia e hanno spesso inviato minacce di violenza ai pro-life.
«Il gruppo terrorista Antifa con le sue minacce di violenza e le sue finte bombe non ci spaventa, ma è un esempio lampante di una brutta escalation», ha dichiarato Felicitas Trachta, presidente della Marcia per la Vita Austria. «Mentre gli attivisti pro-life erano disposti al dialogo, amichevolmente e ad esprimere apertamente la loro posizione nelle strade, gli estremisti di sinistra stanno diventando sempre più sgradevoli ed estremisti. Stiamo contrastando tutto questo con ancora più determinazione, la nostra gioia di vivere e la nostra volontà di cambiare».
Un gruppo di estrema sinistra aveva pubblicato su Instagram, prima della marcia, un’immagine della Karlskirche in fiamme con la didascalia: «Fai soffrire i fondamentalisti!» Come riportato dal quotidiano austriaco Exxpress, estremisti di sinistra hanno scritto con il gesso una minaccia di morte vicino alla Karlskirche, che recitava: «1. Kirk 2. You».
Si tratta di un chiaro riferimento all’assassinio di Charlie Kirk, noto per le sue posizioni pro-life, e di una minaccia rivolta ai partecipanti alla marcia come prossimi bersagli.
Jan Ledóchowski, politico del Partito Popolare Austriaco (ÖVP) e presidente del Centro di informazione per la protezione dei cristiani, ha commentato la falsa minaccia di bomba: «Condanniamo fermamente questo tentativo di intimidire persone innocenti e violare il diritto alla libertà di riunione. La scoperta di questa falsa bomba segna una nuova, spaventosa escalation di ostilità verso i cristiani. Sono sinceramente preoccupato per ciò che potrebbe accadere in seguito».
Durante la marcia, membri di Antifa hanno seguito i pro-life con cori e slogan anticristiani e blasfemi. Molti dei contro-manifestanti di estrema sinistra indossavano maschere e abiti neri, alcuni con corna e costumi da diavolo. La Marcia per la Vita è stata protetta da una significativa presenza di polizia.
La portavoce federale del Partito della Libertà (FPÖ), Lisa Schuch-Gubik, ha dichiarato: «Gli incidenti avvenuti durante una funzione religiosa per la vita nascente, in vista della “Marcia per la vita”, rappresentano un attacco alla libertà religiosa e alle persone che si battono pacificamente per la vita».
Iscriviti al canale Telegram
«Mentre numerose persone e famiglie pregavano per la protezione della vita nella chiesa di San Carlo, questa funzione è stata apparentemente deliberatamente minacciata e interrotta. Questo dimostra quanta ostilità anticristiana si stia già diffondendo nel nostro Paese», ha aggiunto.
«Non dobbiamo tollerare questo odio verso i cristiani in Austria!», ha denunciato.
Secondo gli organizzatori, circa 3.000 persone hanno partecipato alla Marcia per la Vita del 4 ottobre, tra cui diversi politici dell’ÖVP e dell’FPÖ, oltre ai vescovi cattolici Klaus Küng, Stephan Turnovsky e Franz Scharl.
Iscriviti alla Newslettera di Renovatio 21
Immagine di Diego Delso via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International
-
Persecuzioni2 settimane fa
Il ministro israeliano Katz: suore e clero cristiano saranno considerati terroristi se non lasceranno Gaza
-
Immigrazione2 settimane fa
Mons. Viganò: storia delle migrazioni di massa come ingegneria sociale
-
Spirito2 settimane fa
Viganò: «Leone ambisce al ruolo di Presidente del Pantheon ecumenico della Nuova Religione Globale di matrice massonica»
-
Civiltà2 settimane fa
La lingua russa, l’amicizia fra i popoli, la civiltà
-
Ambiente2 settimane fa
Cringe vaticano ai limiti: papa benedice un pezzo di ghiaccio tra Schwarzenegger e hawaiani a caso
-
Cancro1 settimana fa
Tutti i vaccini contro il COVID aumentano il rischio di cancro, conclude un nuovo studio
-
Civiltà2 settimane fa
«Pragmatismo e realismo, rifiuto della filosofia dei blocchi». Il discorso di Putin a Valdai 2025: «la Russia non mostrerà mai debolezza o indecisione»
-
Salute2 settimane fa
I malori della 40ª settimana 2025