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Epidemie

Avigan potrebbe causare difetti alla nascita. “Come la talidomide”?

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Il premier giapponese Abe sta spingendo Avigan nelle conferenze stampa e negli incontri con i leader mondiali, inclusa una telefonata con il presidente americano Donald Trump e gli altri capi del G7. Abe stanziato quasi 130 milioni di dollari per triplicare una scorta esistente di medicinali. E, nello stile della «diplomazia sanitaria» che vediamo da anno nella geopolitica dei vaccini, si è offerto di offrirlo gratuitamente a dozzine di altri paesi.

 

Il primo ministro nipponico, tuttavia, sorvola su di un fatto cruciale, scrive il New York Times. «Non ci sono prove concrete che Avigan sia effettivamente efficace contro Covid-19. Mentre il farmaco ha dimostrato il potenziale per il trattamento di alcune malattie mortali come l’Ebola negli studi sugli animali, ci sono risultati limitati che funziona per qualsiasi malattia nell’uomo».

 

Avigan ha una storia regolatoria peculiare e un potenziale effetto collaterale davvero tragico: i difetti alla nascita

Ciò che è noto invece è che Avigan, il cui nome generico è favipiravir, ha una storia regolatoria peculiare e un potenziale effetto collaterale davvero tragico: i difetti alla nascita. Lo stesso Abe ha notato in una conferenza stampa ad inizio mese, dicendo che l’effetto collaterale era «lo stesso della talidomide», che ha causato deformità in migliaia di bambini negli anni ’50 e ’60.

 

Per chi non conoscesse il dramma della talidomide, follia farmaceutica che generò migliaia di bimbi deformi qualche decennio fa, c’è un articolo di Renovatio 21.

Lo stesso Abe ha notato in una conferenza stampa ad inizio mese, dicendo che l’effetto collaterale era «lo stesso della talidomide», che ha causato deformità in migliaia di bambini negli anni ’50 e ’60

 

La storia della talidomide è anche oggi molto interessante perché ci offre un primo esempio di «martirio da Big Pharma» – le farmaceutiche, che avevano messo in vendita il farmaco «consigliandolo vivamente» ai dottori come prescrizione alle donne in gravidanza, attaccarono con ogni mezzo il medico che tentò di suonare l’allarme, l’australiano William McBride. Un simbolo di come la verità medica, quella che salva vite, nel mondo moderno si paghi a carissimo prezzo.

 

Tornando al premier Abe, egli ha tirato dritto su questo piccolo problema – la teratogenicità – da lui stesso ammesso, e ha chiesto che Avigan sia approvato dalle autorità farmaceutiche di Tokyo  la fine del mese. Il quotidiano di Nuova York nota le  «preoccupazioni che i leader nazionali potrebbero deformare i processi di approvazione dei farmaci facendo interventi insoliti a sostegno di farmaci non dimostrati».

Il premier Abe, egli ha tirato dritto su questo piccolo problema – la teratogenicità – da lui stesso ammesso, e ha chiesto che Avigan sia approvato dalle autorità farmaceutiche di Tokyo  la fine del mese

 

Lo sprint del primo ministro ha contribuito a far entrare Avigan in oltre 1.000 strutture mediche in Giappone e il ministero degli Esteri del paese afferma che quasi 80 paesi hanno richiesto la droga. Tra gli altri, il farmaco è stato richiesto dalla Regione Veneta presieduta da Luca Zaia. Finora, 1.100 strutture mediche giapponesi hanno dato Avigan a quasi 2.200 pazienti COVID-19, con oltre un migliaio di liste d’attesa per il farmaco.

 

Sorprendentemente, il farmaco giapponese ha trovato sostegno istituzionale nella Cina Popolare, che verso i Giapponesi non sempre dimostra simpatia. Il governo cinese ha attestato la sua sicurezza ed efficacia contro COVID-19. Il farmaco ha cominciato ad avere supporto a marzo, quando due team di ricerca cinesi hanno pubblicato articoli online che suggerivano che aveva accelerato il recupero di pazienti con casi lievi o moderati di COVID-19.

Sorprendentemente, il farmaco giapponese ha trovato sostegno istituzionale nella Cina Popolare. Il governo cinese ha attestato la sua sicurezza ed efficacia contro COVID-19

 

Funzionari cinesi, che sono stati colpiti dalle critiche per aver inizialmente coperto l’epidemia, hanno iniziato a promuovere i risultati come esempio della risposta riuscita del paese al virus. Gli studi sono stati poi aspramente criticati da scienziati che sostengono la mancanza di controlli scientifici di base. Entrambi i documenti cinesi sulla validità dell’Avigan non erano stati sottoposti a peer review.

 

Tuttavia, la Cina ha rapidamente approvato Avigan per l’uso contro COVID-19. Era la prima volta che un paese al di fuori del Giappone ne approvava l’uso contro qualsiasi malattia.

 

Il Giappone stesso aveva dato il via libera condizionale al farmaco solo nel 2014, secondo ciò che alcuni descrivono come «circostanze molto insolite».

Il Giappone stesso aveva dato il via libera condizionale al farmaco solo nel 2014, secondo ciò che alcuni descrivono come «circostanze molto insolite»

 

Nella loro valutazione, i regolatori scrissero che Avigan «non ha mostrato efficacia» contro l’influenza stagionale e diedero l’approvazione per l’uso contro di essa. Invece, ne permetterebbero l’uso contro ceppi di influenza nuovi o riemergenti, ma solo in situazioni di «crisi» in cui gli antivirali esistenti si sono rivelati inefficaci.

 

La prova di difetti alla nascita nelle sperimentazioni su animali ha portato il Giappone a mettere controlli insolitamente severi sull’uso e sulla produzione della pillola.

 

La prova di difetti alla nascita nelle sperimentazioni su animali ha portato il Giappone a mettere controlli insolitamente severi sull’uso e sulla produzione di Avigan

Prima del coronavirus, era stato somministrato all’uomo solo durante studi clinici e in disperati tentativi di trattare l’Ebola. Nessuno di questi sforzi ha fornito prove definitive del fatto che tratta efficacemente qualsiasi malattia nell’uomo, anche i comuni tipi di influenza, ha affermato il dott. Masaya Yamato, capo delle malattie infettive presso il Rinku General Medical Center di Osaka. Il dott. Yamato ritiene che le prove sulla bontà del farmaco siano solo aneddotiche.

 

Non è chiaro perché Abe sia  un sostenitore così vocale di Avigan. «Alcuni media giapponesi hanno notato i suoi stretti legami con il CEO di Fujifilm, Shigetaka Komori. I due uomini hanno spesso giocato a golf e mangiato insieme, ultimo incontro il 17 gennaio» scrive il NYT citando i giornali del Sol Levante. Fujifilm è la zaibatsu (=grande impresa multinazionale giapponese) che tramite una sua controllata produce il farmaco. I portavoce della società smentiscono ogni trattamento di favore

«È incredibile che se ne sia fatto scorta come farmaco antinfluenzale. Ed è ancora più incredibile che in queste circostanze, anche senza alcuna base scientifica, venga detto alle persone di usarlo»

 

Medwatcher Japan, un gruppo no profit che monitora l’industria farmaceutica, ha descritto il processo di approvazione come «estremamente anormale», riporta il NYT.

 

«”È incredibile che se ne sia fatto scorta come farmaco antinfluenzale”, ha dichiarato Masumi Minaguchi, segretario generale del gruppo. “Ed è ancora più incredibile che in queste circostanze, anche senza alcuna base scientifica, venga detto alle persone di usarlo”».

 

In Italia Avigan divenne improvvisamente popolare grazie al video virale di un italiano a Tokyo che decantava i pregi. Tra questi, non vi era il fatto che Avigan potrebbe creare bambini deformi.

 

 

 

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Epidemie

Morti in casa anche per 8 giorni: emergenza ‘kodokushi’ tra gli anziani soli giapponesi

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Renovatio 21 pubblica questo articolo su gentile concessione di AsiaNews. Le opinioni degli articoli pubblicati non coincidono necessariamente con quelle di Renovatio 21.

 

Secondo l’Agenzia nazionale di polizia, nel primo semestre del 2025 sono stati oltre 40mila in Giappone i casi di morte isolata in casa. Il 28% viene scoperto dopo più di una settimana. Tra le cause: invecchiamento della popolazione, indebolimento dei legami, riluttanza a chiedere aiuto. Padre Marco Villa, responsabile di un centro d’ascolto a Koshigaya: «Una persona mi ha appena detto: mi è rimasto un solo amico, ci sentiamo due volte all’anno… La solitudine il dramma più grande di questo Paese».

 

Kodokushi (孤独死): la morte in casa di persone circondate da una profonda aridità relazionale, che non viene scoperta anche per un lungo periodo di tempo dopo il decesso. È uno dei drammatici volti della solitudine in Giappone. Secondo i nuovi dati dell’Agenzia nazionale di polizia diffusi oggi, in Giappone solo nel primo semestre del 2025 sono stati 40.913 i decessi avvenuti in isolamento nelle abitazioni.

 

Una cifra che segna un aumento di 3.686 casi rispetto allo stesso periodo del 2024. Ma il dettaglio forse più inquietante è che almeno il 28% di essi (11.669 persone) è stato scoperto dopo almeno 8 giorni.

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Una delle principali cause è anzitutto l’invecchiamento della popolazione del Giappone: 1 persona su 4 ha più di 65 anni. «Inoltre, si tende sempre più a non avere legami significativi né con il territorio, né con la famiglia. La maggioranza della gente non vive nei luoghi dove è cresciuta, ma si trova a vivere dove c’è lavoro», spiega ad AsiaNews dal Giappone padre Marco Villa, missionario del PIME che opera a Koshigaya, cittadina nella periferia nord di Tokyo, nella diocesi di Saitama. «Quindi, si fa più fatica a intrecciare relazioni significative con gente che non si conosce. Ciò accade anche perché avere relazioni a volte è davvero una cosa faticosa, allora si decide di non impegnarsi».

 

Padre Marco Villa nel 2012 ha favorito la nascita a Koshigaya del Centro d’Ascolto Mizu Ippai («un bicchiere d’acqua») – di cui è responsabile – proprio con l’obiettivo di sostenere le persone affette dalla solitudine, comprese le persone hikikomori, che soffrono di isolamento patologico ed estraniamento. Nel suo servizio non è raro che venga a conoscenza di casi di kodokushi, l’ultimo solo pochi mesi fa. «Una signora che frequenta il centro è rientrata a casa la sera, dopo un incontro. Dopo circa due settimane, il figlio mi ha chiamato dicendo che non aveva contatti con la mamma, chiedendo se l’avessi sentita. È andato a vedere se si trovava a casa, e l’ha trovata morta», racconta p. Marco Villa.

Questo caso dimostra che anche le persone che riescono a curare dei legami, a uscire di casa, possono andare incontro a una morte isolata. «Vivendo da sola si è imbattuta in questi rischi», dice Villa. Rischi che aumentano in quelle persone che, invece, vivono una solitudine più estrema, perché non hanno dei familiari vicini, o perché non hanno degli amici.

 

Padre Marco Villa racconta anche di una telefonata avuta poco prima di essere contattato oggi da AsiaNews. «Una persona mi ha detto che è morto un suo amico; ora gli rimane un amico solo, che sente due volte all’anno: una per gli auguri di compleanno e una per gli auguri di buon anno. È l’unico amico che ha: mi ha chiesto di passare del tempo insieme. Queste sono situazioni che incontro regolarmente», aggiunge.

 

Oltre alla significativa quota di persone anziane in Giappone, favorisce il preoccupante fenomeno kodokushi anche «la ritrosia della persona giapponese a chiedere aiuto». Villa spiega che, culturalmente, nel domandare è insita «la preoccupazione di dare fastidio agli altri, di non voler dare preoccupazioni a causa delle proprie difficoltà».

 

La tendenza rilevata è la gestione in totale autonomia dei problemi personali. Ciò affievolisce inevitabilmente i legami con le persone della famiglia, così come con coloro che vivono nello stesso luogo. Un elemento che il missionario definisce «costante», basandosi sulla sua esperienza in Giappone. «La solitudine è il dramma principale del Paese», dice.

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Padre Marco Villa ammette di essere rimasto «sconvolto» dai casi di solitudine profonda incontrati nel Paese. Da questo sentimento nacque il Centro d’Ascolto Mizu Ippai di Koshigaya. «Chiesi al vescovo (della diocesi di Saitama, ndr) di poter iniziare un’attività a tempo pieno per cercare di alleviare la solitudine delle persone», racconta. Il Centro mette in campo le risorse del «volontariato dell’ascolto»: non professionisti all’opera, ma volontari e volontarie che offrono il proprio ascolto, nella struttura, così come alla stazione ferroviaria, luogo di aggregazione per la presenza di numerosi negozi.

 

Un’attività che affianca le iniziative istituzionali. «Lo Stato è consapevole di queste situazioni e cerca di essere sempre più capillare nel territorio attraverso strutture dedicate, cercando di creare delle occasioni di incontro per la gente. Questo è un tentativo, secondo me valido, che il Giappone porta avanti», spiega.

 

Come invertire la tendenza di questa drammatica e così diffusa esperienza umana? «La cosa fondamentale è creare delle occasioni di incontro, dei luoghi adatti per potersi trovare; fondamentalmente cercando di diventare amici delle persone che vivono in stato di solitudine», dice padre Marco Villa.

 

Solitudine che in alcuni casi viene «risolta» da lunghi dialoghi intrattenuti con l’intelligenza artificiale. «Ieri un ragazzo mi diceva che l’AI è l’unica persona che lo capisce, che riesce a capire i suoi problemi. Così crede di avere qualcuno, qualcosa con cui si relaziona, che però non è certamente un essere umano», aggiunge.

 

Per uscire da queste situazioni, ne è convinto il missionario, «basta poco: una via, una linea, un aggancio, capace di instaurare un minimo di relazione umana».

 

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Epidemie

Aumento delle infezioni da sifilide in Germania, soprattutto tra gli omosessuali

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I casi di sifilide in Germania hanno raggiunto un nuovo picco, con 9.519 infezioni registrate nel 2024, rispetto ai 1.697 del 2000. Lo scrive l’ultimo rapporto del Robert Koch Institute (RKI)   La malattia sessualmente trasmissibile, causata dal batterio Treponema pallidum, ha visto un costante aumento negli ultimi vent’anni. Dai 3.364 casi del 2004, il numero è cresciuto, soprattutto tra gli uomini omosessuali.   Il Bollettino Epidemiologico, pubblicato giovedì, ha riportato un incremento annuo del 3,9% rispetto al 2023. La comunità LGBT ha rappresentato la maggior parte dei contagi, con le donne che costituiscono solo il 7,6% dei casi. La trasmissione eterosessuale è leggermente aumentata rispetto all’anno precedente.

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L’età media dei pazienti è di circa 41 anni, con reinfezioni che rappresentano un rischio continuo. L’RKI ha evidenziato tassi di infezione più alti nelle grandi città, come Berlino, Amburgo, Colonia, Francoforte e Monaco.   Le epidemie tra gli uomini gay hanno contribuito significativamente all’aumento dei casi dalla fine degli anni ’90, con un primo picco rilevante ad Amburgo nel 1997. Nel 2003, l’incidenza tra gli uomini era dieci volte superiore rispetto alle donne.   Attualmente, circa tre quarti dei casi sono legati alla comunità LGBT, con dati che indicano che fino alla metà di questi pazienti è anche sieropositiva, spesso con coinfezioni da epatite C.   La diffusione delle infezioni sessualmente trasmissibili è stata associata all’uso di social media e app di incontri geolocalizzate, che hanno favorito un aumento dei partner sessuali, inclusi contatti nuovi e anonimi.   Come riportato da Renovatio 21, due anni fa si parlò di un mutamento del comportamento sessuale post-pandemia, con un incremento di malattie veneree nella UE.

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Epidemie

L’ameba mangia-cervello uccide 19 persone in India

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Lo Stato indiano del Kerala, nel Sud del Paese, sta affrontando una crisi sanitaria in escalation a causa di un’epidemia di meningoencefalite amebica primaria (PAM), causata dall’ameba «mangia-cervello» la Naegleria fowleri.

 

Le autorità hanno confermato giovedì che l’infezione ha provocato 19 morti e decine di casi, colpendo persone di età compresa tra i tre mesi e i 91 anni, rendendo difficile individuare fonti di esposizione comuni o contenere la diffusione.

 

La PAM, generata da un’ameba presente in acque dolci calde e nel suolo, penetra nel corpo attraverso il naso, attaccando il tessuto cerebrale e causando un’infiammazione potenzialmente letale in pochi giorni.

 

Il ministro della Salute, Veena George, ha definito la situazione una «grave emergenza sanitaria». Intervistata da NDTV News, ha spiegato: «Non si tratta di focolai legati a un’unica fonte d’acqua, come in passato, ma di casi isolati, il che complica le indagini epidemiologiche».

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La George ha poi evidenziato l’importanza di una diagnosi precoce: «Il nostro tasso di sopravvivenza del 24% è ben superiore alla media globale, inferiore al 3%, grazie a interventi tempestivi e all’uso del farmaco miltefosina».

 

Un medico governativo, parlando con l’agenzia AFP, ha confermato che, nonostante il numero limitato di casi, «sono in corso test su vasta scala per identificare e trattare i contagi». Le autorità hanno intensificato le misure di controllo sull’igiene delle acque, invitando la popolazione a evitare fonti d’acqua dolce stagnanti o non trattate.

 

Secondo un rapporto governativo citato da News18, la PAM colpisce principalmente il sistema nervoso centrale, con un impatto sproporzionato su bambini, adolescenti e giovani adulti sani. Gli esperti chiariscono che l’infezione non avviene ingerendo acqua contaminata, ma attraverso il contatto con le vie nasali durante attività come nuoto o immersioni in acque non sicure.

 

Il lettore di Renovatio 21 conosce la minaccia dell’ameba mangia-cervello con dovizia.

 

Come riportato da Renovatio 21, l’anno passato un cittadino dello Stato americano della Georgia era morto per infezione dell’ameba mangia-cervello. Ancora più recente il caso di un giovane che è morto di encefalite in Israele pochi giorni dopo aver contratto l’ameba Naegleria fowleri.

 

Si trattava all’epoca della terza persona a morire negli Stati Uniti in un solo anno a causa della mostruosa creatura microscopica, che pare diffondersi sempre più a Nord.

 

Uno studio del CDC pubblicato nel 2020, ha rilevato che cinque dei sei casi di meningoencefalite amebica primaria (PAM), come viene chiamata l’infezione cerebrale causata da Naegleria fowleri, si sono verificati durante o dopo il 2010.

 

Come riportato da Renovatio 21, nel 2022 un cittadino del Missouri e un bambino del Nebraska sono stati ammazzati dall’ameba mangia-cervello.

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Come riportato da Renovatio 21, due anni fa è emersa la rilevazione di vibrio vulnificus, cioè di un tipo di batteri «carnivori», nelle spiagge della Florida.

 

Negli ultimi 15 anni, una malattia neurodegenerativa estremamente rara che mangia il cervello umano lasciando buchi è diventata sempre più comune in Giappone, ma il caso PAM statunitense sembra molto diverso.

 

Prioni sarebbero stati invece alla base di un’epidemia di cervi-zombie nel 2019.

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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia; rielaborata

 

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