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La Beata Vergine Maria è nostra Vita: omelia dell’Immacolata di mons. Viganò

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Renovatio 21 pubblica l’omelia di monsignor Carlo Maria Viganò per la festa dell’Immacolata.

 

 

SALVE, REGINA

Omelia nell’Immacolata Concezione della Beatissima e Semprevergine Maria

 

Salve, Regina. Con queste parole inizia una delle preghiere più dense di dottrina e di spiritualità, e allo stesso tempo più care al popolo cristiano. È il saluto semplice, composto, reverente, di una schiera infinita di anime che da ogni parte del mondo – e dalle pene purificatrici del Purgatorio – si leva alla Augusta Vergine Madre, Nostra Signora, che onoriamo quale Regina in virtù della Sua divina Maternità, dei meriti della Corredenzione e degli specialissimi privilegi di cui, in vista dell’Incarnazione, Ella è stata insignita dalla Santissima Trinità.

 

A quelle voci si uniscono quelle delle Gerarchie angeliche e dei Santi, che dalla loro dimora di gloria celebrano Colei che, sopra tutte le creature, è stata scelta per essere il Tabernacolo dell’Altissimo, l’Arca dell’Eterna Alleanza in cui è custodita la pienezza della Legge, il Pane della Vita, lo scettro del nuovo Aronne, l’olio dell’Unzione regale e sacerdotale.

 

Maria Santissima è anche Regina Crucis: la Sua Regalità, sul modello della Signoria di Cristo, è stata conquistata nella co-Passione e coronata nella Corredenzione, perché non vi può essere la gloria della vittoria senza prima salire il Calvario. Chi non riconosce Maria Santissima come Regina e Signora, non riconosce Gesù Cristo come Re, né può sperare di aver parte al banchetto del Sovrano chi non onora Sua Madre. 

 

Mater misericordiæ. La Vergine Santissima è Madre della divina Misericordia incarnata; Madre di Colui che per misericordia il Padre ha voluto come nostro Redentore. Ella è Madre di misericordia perché Suo Figlio, Nostro Signore, L’ha voluta come Corredentrice e Mediatrice di tutte le Grazie. Alla Sua misericordiosa intercessione si affidano non solo i fedeli – che La invocano come Auxilium Christianorum – ma anche la Santa Chiesa, che La venera come propria Madre e Regina.

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In questa terribile eclissi che oscura la Sposa dell’Agnello e le sostituisce una contraffazione ereticale, invochiamo Colei che da sola ha sbaragliato tutte le eresie nel mondo intero – quæ sola cunctas hæreses interemisti in universo mundo, recita la Liturgia – perché ci dia forza e perseveranza, affretti il trionfo della Chiesa di Cristo e distrugga i piani infernali dell’Avversario e dei suoi servi, interni ed esterni.

 

La crisi che travaglia il corpo ecclesiale potrà essere sanata solo quando la Gerarchia tornerà ai piedi della Madre di misericordia e della Regina Crucis.

 

Vita, dulcedo, et spes nostra: salve. La Beata Vergine Maria è nostra Vita: per mezzo di Lei il Figlio di Dio ha assunto la nostra natura umana, incarnandoSi nel Suo seno virginale e sedendo sul Trono immacolato della Sua Santissima Concezione, miracolo sublime della Augustissima Trinità.

 

Ella è nostra dolcezza, perché in Lei troviamo al sommo grado l’esempio di quelle virtù che la nostra umanità corrotta dal peccato originale mai potrà eguagliare, prime fra tutte il Suo essere Madre di Dio, Madre di Cristo e Madre nostra in Lui. Il Suo amore di Madre, assieme alla Sua intemerata purezza virginale e alla Sua umiltà, rendono la Vergine Santissima la più odiata e temuta tra le creature da Satana, capace solo di dare morte al corpo e all’anima proprio perché incapace per orgoglio di amare Dio e di conformarsi alla Sua volontà.

 

Con il Suo calcagno la Virgo Potens schiaccerà il capo dell’antico Serpente, così come Nostro Signore sterminerà l’Anticristo e la maledetta stirpe di Satana. L’apparente trionfo dei malvagi e il tradimento della Gerarchia conciliare e sinodale non devono privarci della pace interiore che ci viene dal consacrarci alla spes nostra

 

Ad te clamamus, exsules filii Hevæ. Ad te suspiramus, gementes et flentes, in hac lacrimarum valle. Siamo figli dell’ira, nati nel peccato a causa della colpa dei nostri Progenitori, partoriti nel dolore per essere inclini al male, per soffrire, per morire, in quanto schiavi del mondo, della carne e del diavolo. Ma se a causa di una donna è caduto Adamo e con lui l’intera umanità; a causa della Donna dal capo coronato di stelle, nuova Eva, è venuto nel mondo il nuovo Adamo, Gesù Cristo, a redimerci mediante la propria Passione e Morte.

 

Per questo, nel Salve Regina, siamo certi che riconoscendoci exsules filii Hevæ – figli di Eva cacciati dalla loro patria – possiamo confidare che Maria Santissima, Janua cœli, dischiuderà le porte della Gerusalemme celeste anche a noi, Suoi figli nell’ordine della Grazia.

 

A Lei dunque si levano i nostri sospiri, i nostri lamenti strazianti, i nostri pianti: perché siamo in una valle che è di lacrime a causa della lontananza dalla Patria celeste, nella quale si compie ogni nostro anelito, ogni nostro desiderio in Dio. Guai a noi, semmai dovessimo considerare il nostro terreno peregrinare non come una fase provvisoria di passaggio verso l’eternità, ma come nostra meta: perché in quell’istante non ci riconosceremmo più exsules, vanificando la Redenzione del nostro Salvatore Gesù Cristo e la Corredenzione della Vergine Madre.

 

Guai a noi se non ci riconoscessimo filii Hevæ, perché se non vi fosse alcuna colpa da espiare, nessuna offesa da riparare, non vi sarebbe nemmeno bisogno di un Redentore che ci riscatti, né di una Madre che dia alla luce l’Emmanuele.

 

In un mondo venduto al Maligno che celebra la morte dell’anima e del corpo; in una chiesa contraffatta che segue il mondo nella sua dance macabre verso l’abisso, teniamo Maria Santissima come nostra stella, e invochiamo da Lei la Grazia della perseveranza finale. 

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Eja, ergo, Advocata nostra: illos tuos misericordes oculos ad nos converte. La Vergine Santissima è nostra Avvocata presso il Trono del Figlio, così come il Figlio (1Gv 2, 2) e lo Spirito Santo (Gv 14, 16) sono nostri divini Avvocati presso il Trono del Padre. È Lei, onnipotente per Grazia, che intercede in nostra difesa. E come il Padre ci rimette le colpe per i meriti infiniti del Suo Figlio, così il Cuore Sacratissimo del Figlio non rimane indurito dinanzi alla perorazione del Cuore Immacolato della Madre in nostro favore.

 

E perché la nostra speranza non sia delusa, ci basta che Ella volga a noi il suo sguardo, quegli occhi di misericordia – misericordes oculos – occhi misericordiosi e desiderosi di dare misericordia. Non la falsa misericordia di chi nega la colpa e la necessità della conversione e della riparazione; non l’ipocrita simulacro di mercenari traditori e bugiardi, ma la vera Misericordia, che si fonda nella Giustizia e nella Carità. 

 

Et Jesum, benedictum fructum ventris tui, nobis post hoc exsilium ostende. Il nostro doloroso esilio in questa terra di mezzo si concluderà con il passaggio nell’eternità, quando il tempo della Misericordia si esaurirà e sarà il tempo della Giustizia. Sarà in virtù della nostra devozione a Maria Santissima durante la nostra vita terrena che potremo alzare il nostro sguardo verso il Rex tremendæ majestatis, perché sui piatti della bilancia con cui l’Arcangelo San Michele pesa le anime vi saranno da una parte le nostre colpe, ma dall’altra il nostro amore per la Vergine Madre e Regina, e la Sua potente intercessione.

 

Mater mea, fiducia mea! Non la fiducia illusoria di chi si crede salvo e pensa che Dio ci ami per come siamo, ma la speranza teologale che ci dà la certezza dell’aiuto divino nell’affrontare le prove e nel rialzarci quando cadiamo. Non la fiducia di chi sfida lo Spirito Santo e impugna la Verità rivelata, ma il filiale abbandono all’abbraccio della Mater misericordiæ, che ci presenterà dinanzi al Trono della Maestà divina protetti dal Suo manto.

 

A Nostro Signore Gesù Cristo, Re e Pontefice, rinnoviamo la nostra professione di Fede, perché nell’eclissi temporanea della Sua gloria, ci rendiamo degni di assistere al Suo trionfo finale.

 

O clemens. O pia. O dulcis Virgo Maria. Tu, clemente: incline al perdono e che punisci con mitezza. Tu, pia: pietosa, fedele, devota. Tu, dolce Vergine Maria: dolce come il Tuo abbraccio nel quale si spegnerà la nostra vita terrena, dolce come l’esserTi accanto nella gloria della Santissima Trinità, dolce come il canto che la Santa Chiesa intona in Tuo onore, qui in terra e in cielo.

 

O Maria concepita senza peccato, pregate per noi che ricorriamo a Voi.

 

E così sia.

 

+ Carlo Maria Viganò

Arcivescovo

 

8 Dicembre 2024

 

In Conceptione Immaculatæ Beatæ Mariæ Virginis. 

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Immagine di Bartolomé Esteban Murillo (1617–1682), Immacolata concezione (circa 1962), Museo delle Belle Arti, Siviglia.

Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia

 

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Papa Leone XIII sarebbe pronto a sciogliere l’Opus Dei

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Papa Leone XIV sarebbe in procinto di dividere l’Opus Dei in parti indipendenti. Lo riporta InfoVaticana, un organo di stampa spagnolo legato alla prelatura personale.   Sono state completate le riforme che «comporterebbero la rottura definitiva della struttura originaria», hanno dichiarato due fonti indipendenti. Le fonti affermano che la rottura sarà avviata dal papa entro poche settimane.   Secondo quanto riferito, i nuovi statuti dividerebbero l’Opus Dei in tre parti distinte: una Prelatura Clericale, composta solo da sacerdoti incardinati dell’Opus Dei, ora «significativamente ridotta»; la Società Sacerdotale della Santa Croce, composta da sacerdoti diocesani che desiderano partecipare al carisma dell’Opus Dei, ora non è più affiliata alla prelatura; un’Associazione di fedeli laici, un’associazione ora completamente indipendente per tutti i membri laici, compresi numerari, associati, soprannumerari e cooperatori, che in precedenza erano inclusi nella prelatura.   Pertanto, l’Opus Dei «cesserà di esistere come entità giuridica e spirituale».   Bergoglio aveva già avviato una riforma strutturale dell’Opus Dei, emanando un motu proprio nel 2022, in cui stabiliva che non sarebbe più stata guidata da un vescovo, affermando che «è necessaria una forma di governo basata più sul carisma che sull’autorità gerarchica».

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  Immagine di Edgar Beltrán via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International 
 
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Lettera aperta di un Congregazione tradizionalista: «ripudiare la Chiesa sinodale»

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I Figli del Santissimo Redentore, una congregazione cattolica tradizionalista con sede a Papa Stronsay in Scozia, hanno pubblicato una lettera aperta «ai vescovi cattolici, ai sacerdoti, ai religiosi e ai fedeli» in seguito al loro Capitolo generale. Lo riporta LifeSite.

 

La comunità, spesso chiamata «Redentoristi Transalpini», è stata fondata da padre Michael Mary Sim nel 1987 sotto gli auspici dell’arcivescovo Marcel Lefebvre e della Fraternità San Pio X, su incoraggiamento del Cardinale Édouard Gagnon. Si è riconciliata con il Vaticano nel 2012 e opera negli Stati Uniti e in Nuova Zelanda.

 

Nel luglio 2024, il vescovo Michael Gielen ha ordinato ai Redentoristi di lasciare la diocesi di Christchurch entro 24 ore. La comunità ha negato le accuse di Gielen e intraprese azioni canoniche contro l’avviso di sfratto.

 

La lettera aperta non indica se intendono ora riprendere a collaborare con la Fraternità Sacerdotale San Pio X o intraprendere un’altra strada. La dichiarazione e la sua introduzione sono riportate di seguito.

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Lettera aperta ai vescovi cattolici, ai sacerdoti, ai religiosi e ai fedeli

Cara anima cattolica,

 

Abbiamo appena concluso il nostro Capitolo Generale, in cui abbiamo preso in esame la nostra Congregazione e la sua vocazione nella Chiesa e nella Diocesi di Christchurch, Nuova Zelanda, dove il Vescovo ne aveva decretato l’espulsione.

 

La lettera allegata esprime le convinzioni della nostra Congregazione.

 

Questo non è un compito che accettiamo alla leggera. Abbiamo considerato la gamma di possibili punizioni che la gerarchia potrebbe usare contro di noi – tutte mentalmente terrificanti, in realtà, ma rafforzate dalla consapevolezza che la gerarchia ha infranto la catena di comando, rendendola umana e spiritualmente nulla. Ma quando è in gioco l’onore di Nostro Signore, il silenzio diventa una forma di tradimento.

 

Intraprendiamo quindi quest’opera con cuore tremante ma con ferma convinzione, desiderando solo difendere il Santo Nome di Gesù Cristo e la purezza della Sua Sposa, la Chiesa.

 

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CONGREGAZIONE DEI FIGLI DEL SANTISSIMO REDENTORE
REDENTORISTI TRANSALPINI

Lettera aperta ai vescovi cattolici, ai sacerdoti, ai religiosi e ai fedeli del Capitolo generale della Congregazione dei Figli del Santissimo Redentore che si tiene a Papa Stronsay, Scozia, Santa Teresa di Gesù Bambino, 3 ottobre – San Gerardo Maiella 16 ottobre 2025

 

 

Cari fedeli,

 

Viva Gesù nostro amore e Maria nostra speranza!

 

È con il cuore pesante e con grande tristezza che vi scriviamo. Ciò che ci unisce è il nostro grande amore per la nostra Santa Madre, la Chiesa Cattolica e Sposa di Gesù Cristo, per la quale i martiri hanno versato il loro sangue e i santi hanno dato la loro vita. È questo amore che ci spinge a esprimere una verità difficile, seppur essenziale. (Lc 12, 4-9)

 

Proprio come voi, anche noi abbiamo nutrito una grande speranza per molti anni. Credevamo che fosse possibile vivere come figli fedeli della Tradizione all’interno delle strutture della Chiesa moderna. Credevamo che le antiche e meravigliose tradizioni della nostra fede, in particolare la Messa latina di sempre, ci sarebbero state legittimamente restituite. Questo ci ha dato speranza, soprattutto durante il periodo di Benedetto XVI. Ci aspettavamo con fiducia di poter praticare liberamente la fede dei nostri Padri nella Chiesa. Non sapevamo quanto ci sbagliassimo!

 

Dopo anni di prove ed esperienze siamo giunti alla triste conclusione che la fede cattolica tradizionale, la fede di tutti i tempi e dei santi, è incompatibile con la nuova Chiesa moderna, frutto del Concilio Vaticano II. Semplicemente non possono coesistere in un unico corpo.

 

Poiché nutriamo e onoriamo profondamente la Messa latina tradizionale e non possiamo rinunciare alla Santa Messa dei secoli e dei santi, questa nuova Chiesa non ci vuole. A causa della nostra fedeltà, siamo stati considerati ostinati, difficili e ribelli; siamo stati incastrati e calunniati in un’acrimonia senza fine.

 

Questa lettera si rivolge a tutti coloro che avvertono che qualcosa non va nella Chiesa o che pensano che la nuova Chiesa e la Fede immutabile possano coesistere pacificamente. Ahimè! Permetteteci di affermare la triste verità: la nostra esperienza dimostra chiaramente che ciò è impossibile. Sicuramente questa nuova Chiesa sconvolgerebbe tutti i santi Papi che hanno ripetutamente dichiarato che l’indifferentismo religioso è un male gravissimo, assolutamente incompatibile con la fede cattolica.

 

Vi diciamo che non saremo complici del silenzio in questa continua distruzione della Chiesa. Dobbiamo parlare prima o poi, e quale momento migliore di questo? Dopo 17 anni come comunità all’interno delle strutture della Chiesa, siamo stati continuamente isolati e vessati. Soprattutto in questi ultimi anni il Vescovo di Christchurch ci ha ridotto a spazzatura o feccia della terra.

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Con i suoi numerosi Decreti e il ricorso a Roma ha cercato di espellere i nostri monaci dalla diocesi. Vuole che quindici vocazioni locali siano esiliate per sempre dalle loro famiglie e dalla loro patria. Vi diciamo ora che un dovere superiore lo proibisce. Finché ci sarà una sola anima che ci chiede il Santo Sacrificio della Messa, i Sacramenti o l’aiuto spirituale, con la grazia di Dio non la abbandoneremo. Il Buon Pastore ci esorta a dare la vita per le Sue pecore e a tenere a bada il lupo affamato. È nostro dovere nella carità, nella teologia e nel Diritto Canonico.

 

Perché? Perché la catena di comando è stata spezzata. L’autorità nella Chiesa è ministeriale (servire Nostro Signore), non assoluta (fare ciò che vuole): ci vincola perché è essa stessa vincolata a Cristo, al deposito della Fede, al Magistero costante. Quando un superiore si allontana dalla propria obbedienza a Cristo Re, il suo comando non è più il braccio di Cristo, ma il gesto di un uomo. (ST, IIa IIæ, q. 104, a. 5)

 

Questi ecclesiastici disobbediscono a Dio. E poi, avendo spezzato la catena del comando di Dio, tentano di invocare l’obbedienza religiosa per questioni che impoveriscono la Chiesa, e aboliscono la Santa Messa. Tolle Missam, Tolle Ecclesiam – Togliete la Messa, distruggete la Chiesa (Lutero). No! Dobbiamo obbedire a Dio prima che all’Uomo.

 

E perciò, aderendo con tutte le nostre forze alla nostra profonda comunione con la nostra Santa Madre Chiesa, il nostro dovere davanti al Signore Gesù Cristo e verso le anime esige che:

 

  • Ripudiamo Amoris Laetitia che permette la Santa Comunione alle coppie che vivono nel peccato.
  • Ripudiamo la persecuzione della Messa e dei cattolici da parte di Traditionis Custodes
  • Ripudiamo Fiducia Supplicans che permette la benedizione delle coppie dello stesso sesso
  • Ripudiamo «Il Documento sulla Fratellanza Umana» che afferma che Dio vuole tutte le religioni
  • Ripudiamo la falsa teologia delle «Chiese sorelle» e della «comunione parziale»
  • Ripudiamo i falsi pastori che hanno trionfalmente portato in processione l’idolo della Pachamama in San Pietro.
  • Ripudiamo Francesco che si è scusato per l’eroico cattolico che ha gettato quell’idolo nel Tevere.
  • Ripudiamo il flagello dell’indifferenza religiosa in Nuova Zelanda e in tutta la Chiesa.
  • Ripudiamo gli atti dei vescovi neozelandesi di chiusura delle chiese e di negazione dei sacramenti in una codarda sottomissione all’oppressione del COVID-19.
  • Ripudiamo il vescovo di Christchurch che ha ricevuto le sue ceneri il Mercoledì delle Ceneri dal vescovo anglicano di Christchurch.
  • Ripudiamo la corruzione dei bambini e lo scandalo dato agli innocenti attraverso programmi catechetici malvagi.
  • Ripudiamo l’insegnamento di Francesco secondo cui tutte le religioni sono lingue diverse e la domanda: «il mio Dio è più importante del tuo?».
  • Ripudiamo il silenzio di quei vescovi che non si sono pronunciati contro quel tradimento della Fede.
  • Ripudiamo la Chiesa sinodale come distinta dalla Chiesa cattolica divinamente costituita.
  • Ripudiamo la continua distruzione e umiliazione della nostra Santa Madre Chiesa.
  • Ripudiamo coloro che attaccano o minano la Chiesa nei suoi dogmi, nella sua morale, nei suoi sacramenti o nella sua disciplina con un nuovo culto dell’uomo.

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A tutti coloro che leggono questo: per quanto tempo durerà tutta questa assurdità? Qualunque cosa ci costi, con l’Apostolo dobbiamo dire: Anatema!

 

«Ma anche se noi stessi o un angelo del Cielo venisse ad annunziarvi [un Vangelo] diverso da quello che vi abbiamo annunziato noi, sia egli anàtema». (Gal 1, 8-9)

 

Non tacete! Difendete la fede dei nostri Padri!

 

«Anche se tutte le genti obbedissero al re Antioco, e tutti s’allontanassero dalla legge de’ padri loro per fare secondo il comando di lui; io ed i miei figli ed i miei fratelli obbediremo alla legge dei padri nostri». (1 Maccabei 2, 19-20)

 

«Al contrario, è scritto (At 5, 29): Dobbiamo obbedire a Dio piuttosto che agli uomini. Ora, talvolta le cose comandate da un superiore sono contro Dio. Pertanto, non si deve obbedire ai superiori in ogni cosa». — San Tommaso d’Aquino (ST, IIa IIæ, q. 104, a. 5)

 

Expecta Dominum, Viriliter Age et Confortetur cor tuum. Spera nel Signore: mostrati uomo e si conforti il tuo cuore, e confida nel Signore! (Sal, 26,14)

 

Gaude, Maria Virgo… Rallegrati, o Vergine Maria; tu sola hai schiacciato tutte le eresie nel mondo intero.

 

Firme:

Padre Michael Mary. F.SS.R.

Padre Anthony Mary, F.SS.R.

Fratel Nicodemo Maria, F.SS.R.

Fratel Paul Mary, F.SS.R.

Fratel Dominic Mary, F.SS.R.

Padre Magdala Maria, F.SS.R.

Padre Martin Mary, F.SS.R.

Fratel Xavier Maria, F.SS.R.

Fr. Alfonso Maria, F.SS.R.

Padre Seelos Maria, F.SS.R.

Padre Celestino Maria, F.SS.R.

Fratel Raffaele Maria, F.SS.R.

Fratel Maksymilian Maria, F.SS.R.

Fratel Charles-Marie, F.SS.R.

Fratel Damaso Maria, F.SS.R.

Fratel Bogumił Maria, F.SS.R.

Fratel Francisco Maria, F.SS.R.

Fratel Ernest Maria, F.SS.R.

Fratel Giacinto Maria, F.SS.R.

Fratel Gabriel Maria, F.SS.R.

Fratello Dysmas

Fratel George Marie

Fra Ignazio Maria

Fratel Aloysius Maria

Fratel Zaccheo Maria

Fratel Gerardo

Fratello William

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Cerimonia di riparazione nella Basilica di San Pietro

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Per chi è troppo pronto a gioire, questa non è una riparazione dopo la profanazione della Basilica Petrina durante il «pellegrinaggio» LGBT. Quest’ultimo, organizzato da un’associazione a favore del matrimonio tra persone dello stesso sesso e autorizzato dall’autorità giubilare, è entrato nell’edificio con insegne di protesta, tra cui una «croce arcobaleno», dando luogo a scene scandalose.   L’evento in questione è ben diverso, sebbene molto grave. Venerdì 10 ottobre, un uomo ha urinato sull’altare della confessione nella Basilica di San Pietro in Vaticano, in pieno giorno, davanti a numerosi testimoni. Si tratta della terza profanazione di questo altare in due anni.   Secondo Silere non possum, cresce l’indignazione nei confronti del cardinale Mauro Gambetti, arciprete della basilica. Molti ritengono che la sicurezza del luogo non sia sufficiente a giustificare una simile serie di profanazioni.   Secondo lo stesso sito, ci sarebbe voluto l’intervento diretto di papa Leone XIV presso il cardinale Gambetti perché un «rito penitenziale» fosse celebrato immediatamente dal responsabile, mentre questi avrebbe, a quanto pare, pensato di rinviarlo.   Questo episodio rivela, da un lato, una certa negligenza da parte del responsabile della basilica petrina – il che spiega l’indignazione suscitata e l’accusa di inadeguatezza dei mezzi impiegati per garantire la sicurezza interna del gigantesco vascello di pietra.   Ma mette anche in luce la preoccupazione del nuovo papa di reagire prontamente a un simile attacco alla maestà dell’altare – e quindi a quella di Cristo stesso, rappresentato dall’altare, e alla maestà divina, poiché Cristo è Dio.   Manifesta, infine, la sollecitudine pastorale del Santo Padre, il quale, chiedendo che si compia il rito della penitenza, ricorda l’attenzione che il clero e la gerarchia devono alle cose sante, secondo il rispetto e la devozione che i fedeli hanno verso di esse.

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Quando ci saranno riparazioni per la profanazione del «pellegrinaggio» LGBT?

Tuttavia, è impossibile non notare la profonda differenza di trattamento tra questa profanazione e quella commessa durante il «pellegrinaggio» LGBT, sempre alla Basilica di San Pietro, che ha interessato il Giubileo e la Porta Santa.   Oggettivamente parlando – e senza minimizzare la gravità dell’atto appena discusso – la seconda profanazione è molto più grave.   Essa è:
  • dal numero di attori coinvolti,
  • dalla vetrina offerta ad un’organizzazione apertamente contraria alla morale cattolica,
  • con l’autorizzazione data dai capi del giubileo, che non potevano ignorare che tali eccessi si sarebbero verificati,
  • dall’incoraggiamento espresso da un vicepresidente della Conferenza Episcopale Italiana,
  • e infine dalla precedente accoglienza del gruppo nella chiesa del Gesù.
  Quattro vescovi hanno avuto il coraggio di compiere, nei limiti delle loro possibilità, un atto di riparazione. Tuttavia, secondo il Cerimoniale dei Vescovi, tale riparazione dovrebbe essere compiuta dal vescovo diocesano o, in questo caso particolare, dall’arciprete della basilica.   È chiaro che la progressiva riduzione della condanna del peccato di sodomia, favorita dalla visibilità che sacerdoti, vescovi e cardinali danno a questi gruppi, porta a una situazione in cui non possiamo più affrontare la realtà così com’è.   In un certo senso, la mancata reazione alla profanazione LGBT equivale a un riconoscimento anticipato di queste unioni: ora possono entrare in chiesa come tali, mostrarsi pubblicamente nel luogo sacro, e questo senza causare la minima difficoltà, anzi.   La mancanza di qualsiasi risarcimento per il «pellegrinaggio» LGBT dimostra chiaramente un «doppio standard» che è seriamente dannoso per la moralità cattolica.   Articolo previamente apparso su FSSPX.News

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