Spirito
Si amplia il seminario di Zaitzkofen della FSSPX
Il 31 ottobre 2024, in occasione della festa di San Volfango, patrono della diocesi di Ratisbona dove si trova il seminario di Zaitzkofen, ha avuto luogo l’inaugurazione di un nuovo edificio presso il seminario Herz Jesu. Questo Wolfgangianum si era reso necessario. Mentre la maggior parte dei seminari diocesani in Germania sono vuoti e deserti, il seminario della Fraternità San Pio.
Dall’arrivo dei nuovi iscritti all’inizio del mese, il numero totale dei seminaristi è salito a 53, un nuovo record nella storia del seminario! E dopo lunghe settimane di vita communis in uno spazio ristretto, ogni seminarista potrà avere la propria stanza.
L’evento ha attirato numerosi visitatori: oltre a un centinaio di benefattori invitati, hanno partecipato padre Franz Schmidberger, già direttore di Zaitzkofen e superiore generale della Fraternità (1983-1994), nonché il suo secondo successore, padre Davide Pagliarani, superiore generale hanno compiuto un viaggio speciale per presenziare a questo importante evento nella storia del Seminario.
I numerosi ospiti non dovevano temere la noia. Infatti, dopo che il direttore, padre Pascal Schreiber, ha aperto la cerimonia presso la locanda Prückl a Zaitzkofen, è subito seguita una scena artistica: la rappresentazione di un’opera teatrale sulla vita di San Volfango, scritta appositamente per l’occasione e allestita dai seminaristi durante il mese precedente.
Dopo gli applausi, il direttore ha ringraziato personalmente i principali artefici del progetto di costruzione. Anche padre Pagliarani è intervenuto all’assemblea, sottolineando che i seminari sono la “luce degli occhi” della Fraternità e che la crescita materiale e spirituale osservata a Zaitzkofen lo ha riempito di particolare gioia.
La comunità e gli ospiti si sono poi recati in corteo fino all’ingresso del Wolfgangianum, dove l’abate Schmidberger ha impartito la benedizione ufficiale dell’edificio. Nel suo intervento l’ex direttore ha ripercorso la storia del seminario, dagli inizi a Weissbad fino all’acquisizione del castello di Zaitzkofen nel 1977 e alla crescita negli anni successivi.
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Nel 2014-2015 furono elaborati i primi progetti per l’ampliamento dell’edificio, ma all’epoca non fu possibile realizzarli. Poter assistere, dieci anni dopo, al compimento di quest’opera lo riempì di grande gratitudine verso la divina Provvidenza e di fiducia nel futuro del Seminario.
All’inaugurazione erano presenti anche l’architetto Sascha Schöberl e il primo sindaco di Schierling, Christian Kiendl; entrambi hanno elogiato la buona collaborazione con il seminario e si sono congratulati con la comunità per l’ultimo risultato raggiunto.
Tutti i presenti hanno potuto visitare l’edificio appena inaugurato, che ospiterà altri 23 seminaristi oltre a tre stanze per gli ospiti e tre stanze per i sacerdoti. Per otto mesi i fratelli e gli artigiani hanno lavorato instancabilmente per consentire l’apertura nei tempi previsti.
I vespri solenni di San Volfango hanno coronato questa giornata che si è opportunamente conclusa con la preghiera comune. Perché «se Dio non costruisce la casa, invano faticano i costruttori» (Sal 126,1).
In questo giorno ringraziamo particolarmente il divino capomaestro, ma anche tutti coloro che hanno partecipato così attivamente alla nostra nuova costruzione: i volontari, che hanno dedicato il loro tempo prezioso per aiutarci, i numerosi benefattori e donatori, così come tutti gli altri che hanno sostenuto noi con la loro competenza o le loro preghiere.
Possa Dio, per intercessione di San Volfango, fare della nostra nuova residenza una nuova casa per tanti aspiranti al sacerdozio per molti anni a venire.
Articolo previamente apparso su FSSPX.news.
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Immagine da FSSPX.news
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Spirito
Due nuovi «santi» venezuelani riaccendono le tensioni tra Chiesa e Stato
Tralasciando il dubbio valore delle nuove procedure di canonizzazione, una doppia canonizzazione in Venezuela è diventata rapidamente una questione di Stato, rivelando le profonde fratture tra una Chiesa cattolica fortemente coinvolta nell’arena politica, a rischio di apparire come una forza di opposizione, e il potere chavista detenuto dal presidente Nicolas Maduro.
Per comprendere la storia, dobbiamo fare un passo indietro. Il 19 ottobre 2025, papa Leone XIV proclamò «santi» i primi due venezuelani nella storia del Paese: José Gregorio Hernández Cisneros, il «medico dei poveri», e María del Carmen Rendiles Martínez, fondatrice della comunità delle Serve di Gesù. L’evento divenne rapidamente un affare politico.
Nicolás Maduro, al potere dal 2013, non ha perso tempo a sfruttare la canonizzazione. Dopo la cerimonia nella casa-museo di José Gregorio Hernández, circondato da fedeli e autorità governative, il capo dello Stato ha rilasciato una serie di dichiarazioni sui social media: «Siamo felici per i nostri santi. Sono entrambi grandi! Il papa ha agito giustamente!», ha dichiarato, esprimendo «immensa, eterna gratitudine» al pontefice, che ha definito un «amico» e un «fratello».
E presentare l’evento come un gesto provvidenziale di fronte alle «minacce» che la «più grande potenza militare della storia» rappresenterebbe nei Caraibi, vale a dire gli Stati Uniti, che da diversi anni cercano invano di far cadere il regime chavista.
Il chavismo ha una lunga storia con la religione: Hugo Chavez ha invocato la cosiddetta Teologia della Liberazione per la sua «Rivoluzione Bolivariana». Il processo di canonizzazione, guidato con grande entusiasmo dal defunto Papa Francesco, è visto da Nicolas Maduro come una forma di benedizione per il regime.
Ma l’opposizione non è rimasta indietro. Maria Corina Machado, vincitrice del premio Nobel per la Pace 2025, un premio altamente politico, ed Edmundo Gonzalez, il candidato presidenziale fallito, hanno rilasciato una dichiarazione congiunta in cui José Hernández e Carmen Rendiles vengono descritti come «due santi per 30 milioni di ostaggi venezuelani», riferendosi al destino di 800.000 prigionieri «politici» e migliaia di esuli.
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«Questi santi esemplari, che hanno dedicato la loro vita al servizio degli altri, offrono speranza e consolazione in mezzo all’oscurità», scrivono, invocando un «miracolo imminente»: la caduta del regime chavista.
Temendo che la messa papale del 19 ottobre potesse suggerire una forma di approvazione per Maduro, il giorno seguente, durante una messa di ringraziamento a San Pietro, il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato della Santa Sede ed ex nunzio in Venezuela dal 2009 al 2013, ha pronunciato un’omelia in cui ha chiesto «di aprire le prigioni ingiuste, di spezzare le catene dell’oppressione, di liberare gli oppressi, di spezzare tutte le catene».
Il caso torna di attualità a Caracas: la «Festa della Santità», prevista per il 25 ottobre 2025 allo stadio Monumental Simon Bolívar , davanti a 50.000 fedeli e alla presenza di tutti i vescovi venezuelani, è stata annullata il 22 ottobre, ufficialmente per «problemi di sicurezza e capienza» – erano state registrate più di 80.000 iscrizioni mentre la capienza non supera i 40.000 posti: «È una questione di sicurezza, sarebbero stati necessari circa tre stadi», spiega uno dei portavoce dell’arcidiocesi.
Nell’arcidiocesi di Caracas si vociferava addirittura che il regime chavista intendesse noleggiare autobus per migliaia di sostenitori, trasformando l’evento in una dimostrazione di forza pro-Maduro. Il cardinale Baltazar Porras, arcivescovo emerito di Caracas, ha denunciato il 17 ottobre una situazione «moralmente inaccettabile»: «crescente povertà, militarizzazione come forma di governo, corruzione, mancanza di rispetto per la volontà popolare» e ha chiesto il rilascio dei prigionieri.
Nicolas Maduro rispose quattro giorni dopo: «Baltazar Porras ha dedicato la sua vita a cospirare contro José Gregorio Hernández (uno dei neo-canonizzati). È stato sconfitto da Dio, dal popolo». L’accesa discussione tra Chiesa e Stato – in un Paese in cui l’80% della popolazione è cattolica – arriva mentre gli Stati Uniti intensificano la pressione contro il regime chavista.
Lo schieramento di una grande flotta al largo delle coste del Paese, accompagnata da un sottomarino nucleare d’attacco, da caccia F-35 e dalla CIA ufficialmente autorizzata da Donald Trump a operare sul territorio venezuelano: si intensifica la pressione su un Paese economicamente rovinato dal bolivarianismo e che – per fortuna o per sfortuna? – è uno dei più dotati in termini di risorse petrolifere. Abbastanza da suscitare cupidigia.
Articolo previamente apparso su FSSPX.News
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Immagine di Guillermo Ramos Flamerich via Wikimedia pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International
Spirito
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