Spirito
La Chiesa caldea rifiuta Fiducia supplicans

Secondo il comunicato finale pubblicato sul sito web del Patriarcato caldeo, il Sinodo della Chiesa caldea ha tenuto la sua riunione annuale dal 15 al 19 luglio 2024, sotto la presidenza di Sua Beatitudine il Patriarca Louis Raphael Sako, presso la sede patriarcale di Al- Mansur (Baghdad). Durante questo incontro è stata presa una decisione riguardo alle coppie dello stesso sesso.
Si ricorda che il sinodo di una Chiesa orientale riunisce tutti i vescovi di un patriarcato, incontro che può essere regolare o straordinario. È il sinodo che elegge il patriarca in caso di vacanza della sede e che ha la competenza esclusiva di approvare le leggi per l’intera Chiesa patriarcale. Egli è finalmente un tribunale per questa Chiesa. Questo incontro era un incontro regolare o annuale.
Il Sinodo, svoltosi «subito dopo il ritorno di Sua Beatitudine alla sede patriarcale di Baghdad», è stato l’occasione per i vescovi caldei di esprimere «la loro gratitudine per l’iniziativa legale e coraggiosa del primo ministro, Muhammad Shiaa Al-Sudani», di aver pubblicato il decreto che conferma la designazione del patriarca Sako a capo della Chiesa caldea, e responsabile dei suoi beni.
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Il Sinodo ha evocato l’agonia dei cristiani dell’Iraq, rievocando la loro sofferenza nel corso degli «ultimi due decenni»: privazione dei loro diritti, emarginazione, esclusione e spoliazione delle loro proprietà e dei loro beni, «che ha costretto molti di loro a emigrare in cerca di di una vita migliore».
Per questo i vescovi chiedono «che i loro diritti siano pienamente rispettati come cittadini, con pari rappresentanza e impiego», e rifiutano «la confisca dei loro beni a causa dell'”esclusività” di un partito politico».
Hanno invitato «la comunità internazionale a prendere la decisione di porre immediatamente fine alla guerra distruttiva di persone e pietre» in Terra Santa, ritenendo che la migliore soluzione al conflitto israelo-palestinese sia «la creazione di due Stati vicini che vivano in pace, sicurezza, stabilità e fiducia reciproca».
Quanto ai cristiani d’Oriente, «i vescovi sinodali» hanno rinnovato «l’appello all’unità e alla solidarietà del patriarca Sako. La cosa principale che dovrebbe unirci è la nostra fede e la nostra terra», hanno affermato. Vogliono «misure concrete e coraggiose, per stabilizzare i cristiani nella loro terra, preservandone l’identità, ma anche per rafforzare il loro ruolo e la loro presenza».
Durante l’incontro di martedì 16 luglio i Padri hanno discusso la questione delle molestie sessuali e della benedizione delle coppie omosessuali. È stato diffuso il seguente comunicato stampa:
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Decisione del Sinodo caldeo sulla benedizione delle unioni omosessuali
Nel corso della sessione serale di martedì 16 luglio 2024, i Padri Sinodali hanno esaminato il tema delle molestie sessuali e della questione LGBT.
1. Hanno sottolineato la necessità di proteggere i bambini dalle molestie sessuali e di educare i sacerdoti sulla gravità di questo fenomeno, e hanno insistito sull’importanza che i sacerdoti partecipino al programma di protezione dell’infanzia e ottengano un certificato dall’autorità ecclesiastica locale.
2. Per quanto riguarda le unioni omosessuali (due persone dello stesso sesso), hanno adottato la seguente risoluzione: la Chiesa caldea in Iraq e nel mondo non considera le unioni omosessuali come matrimonio, perché definisce il matrimonio tra un uomo e una donna come la legittima solo il matrimonio per fondare una famiglia, e rifiuta di benedire le unioni omosessuali, per preservare la santità del matrimonio, uno dei sette sacramenti.
Si tratta di un nuovo rifiuto della Fiducia supplicans che si aggiunge alle decine di altri già espressi da cardinali, conferenze episcopali, vescovi o società religiose.
Un’altra pietra nel giardino del cardinale Manuel Fernandez e di papa Francesco.
Articolo previamente apparso su FSSPX.news.
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Immagine di Catholic Church England and Wales via Flickr pubblicata su licenza Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivs 2.0 Generic
Spirito
Mons. Viganò: «chi aderisce al Concilio si rende responsabile della demolizione della Chiesa»

«Si definì “secondo” per far credere che si ponesse in continuità con il perenne Magistero Cattolico, così da poterlo adulterare usurpando l’Autorità della Chiesa e del Romano Pontefice» continua monsignore. «Pose le basi pseudo-dottrinali della odierna “chiesa sinodale” che intende sovvertire la costituzione gerarchica della Chiesa e il Papato». «Chi aderisce consapevolmente a questo “concilio” si rende responsabile della demolizione della Chiesa Cattolica e ratifica con la propria complicità il golpe conciliare e sinodale».Sessantatre anni fa, in questo giorno, venne solennemente aperto il Concilio Ecumenico Vaticano II, il primo “concilio” della chiesa che da esso prende il nome – la “chiesa conciliare” appunto. – Esso fu “concilio” perché volle “conciliare” Dio e mondo, Cristo e Belial, vero e… pic.twitter.com/c87pPRz84a
— Arcivescovo Carlo Maria Viganò (@CarloMVigano) October 11, 2025
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Spirito
Scontri tra Pakistan e Afghanistan

Sabato si sono verificati intensi scontri lungo il confine tra Afghanistan e Pakistan, confermati da entrambe le parti, a seguito di accuse reciproche di violazioni dello spazio aereo e attacchi.
Il ministero della Difesa afghano ha dichiarato che le sue forze hanno condotto «operazioni di ritorsione efficaci» contro postazioni di sicurezza pakistane lungo la Linea Durand, in risposta a quelli che ha definito ripetuti attacchi aerei pakistani. La dichiarazione, condivisa su X dal portavoce Enayat Khowarazm, ha precisato che l’operazione si è conclusa intorno a mezzanotte.
Un funzionario provinciale pakistano, Jan Achakzai, ha confermato gli scontri, scrivendo su X che le forze pakistane hanno risposto con decisione all’«aggressione afghana», affermando che le forze afghane hanno compiuto attacchi non provocati in cinque o sei località lungo il confine, colpendo avamposti pakistani.
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La risposta dell’esercito pakistano è stata così intensa da costringere gli aggressori afghani a ritirarsi, lasciando vittime sul campo. Achakzai ha aggiunto che «i confini del Pakistan sono sicuri» e che il governo afghano non dovrebbe scambiare il desiderio di pace del Pakistan per debolezza.
Nessuna delle due parti ha fornito dettagli sulle vittime, e le affermazioni non possono essere verificate indipendentemente al momento.
L’episodio segue le esplosioni di giovedì a Kabul, che le autorità afghane hanno attribuito ad attacchi aerei pakistani, non confermati da Islamabad.
L’aumento delle tensioni tra i due Paesi è legato a questioni di sicurezza dei confini e alle attività dei militanti. Islamabad accusa Kabul di offrire rifugio ai combattenti del Tehreek-e-Taliban Pakistan (TTP), accuse respinte dall’amministrazione talebana.
Gli scontri avvengono mentre il Ministro degli Esteri afghano Amir Khan Muttaqi è in visita in India per colloqui volti a rafforzare le relazioni diplomatiche ed economiche con Nuova Delhi. I funzionari afghani hanno dichiarato che il viaggio rientra negli sforzi per ampliare la cooperazione regionale.
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Immagine di pubblico dominio CC0 via Wikimedia
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Mostri nei loro barattoli e nella loro formaldeide

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